Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Piccola depressione triangolare della regione del polso, circoscritta dai tendini dei muscoli lungo e corto estensori dei pollici. Chiamata così perchè si usava porre in essa la presa di tabacco da fiuto.
I margini o lati della tabacchiera anatomica sono costituiti dal rilievo, sul dorso della mano, dei tendini dei muscoli posteriori dell'avambraccio che si inseriscono sul pollice. Il margine mediale è costituito dal tendine di inserzione del muscolo estensore lungo del pollice che, il più rilevato e più visibile a pollice esteso, corre sul dorso della mano dal carpo alla base della falange ungueale del pollice. Il margine laterale è costituito invece dai tendini dei muscoli estensore breve del pollice e abduttore lungo del pollice. Il tendine del muscolo estensore breve del pollice, scorrendo sul dorso del primo osso metacarpale dal carpo alla base della falange prossimale del pollice, contribuisce a formare il margine laterale in tutta la sua lunghezza mentre quello del muscolo abduttore lungo del pollice, inserendosi alla superficie laterale della base del primo osso metacarpale, contribuisce a formare solo la porzione più prossimale del margine laterale laddove questa passa al di sopra del carpo. L'apice della tabacchiera è quindi nient'altro che il risultato della convergenza dei tendini dei muscoli estensori del pollice verso la base della prima falange del pollice. La base infine, delimitata dal rilievo del processo stiloideo del radio che sporge tra i tendini dei due muscoli estensori del pollice, si pone prossimalmente a livello del polso ed è ricoperta dalla porzione più laterale del margine distale del legamento dorsale del carpo, laddove questo ricopre le guaine sinoviali dei tendini dei muscoli estensori del pollice e abduttore del pollice.
A seconda della posizione della mano, il fondo della fossetta radiale può essere costituito dalla superficie dorsale dello scafoide o del trapezio.
La L-tiroxina o tetraiodo-L-tironina (T4) è uno degli ormoni iodati prodotti dalle cellule tiroidee insieme alla 3,5,3'-triiodo-L-tironina (T3). Si usa riferirvisi anche come T4, in opposizione all'altro ormone tiroideo circolante - T3 (il numero indica il numero di atomi di iodio presenti), che è la forma più attiva dell'ormone, avendo un'affinità 10 volte maggiore per il recettore degli ormoni tiroidei. È sintetizzata nelle cellule follicolari della tiroide a partire da una grossa glicoproteina nota come tireoglobulina, accumulata nella colloide dei follicoli. Dopo la sintesi, è immessa nel circolo ematico assieme alla T3, dove viaggiano principalmente legate a proteine plasmatiche, che le proteggono dal metabolismo e dall'escrezione: la TBG (Thyroxine Binding Globulin) ne lega il 75%, il resto è legato all'albumina e alla prealbumina. Una piccola quota (circa lo 0,03% di T4 e lo 0,3% di T3) viaggia come ormone libero, le cosiddette fT4 e fT3 (f=free, cioè libere), che rappresentano la frazione fisiologicamente attiva, cioè capace di legarsi al proprio recettore.
La tiroxina è la più presente nel sangue, rappresentando il 90% del totale degli ormoni tiroidei, e la sua emivita è relativamente elevata (6 giorni) contro 1 giorno per T3. Tuttavia, viene convertita in parte in T3 per esplicare i suoi effetti. Gli ormoni tiroidei agiscono sul metabolismo corporeo in vari modi:
Aumentano il consumo di ossigeno e la produzione di calore (con aumento della temperatura corporea)
Stimolano la sintesi proteica e positivizzano il bilancio dell'azoto (indice di utilizzo delle proteine per la loro sintesi)
Aumentano la gluconeogenesi e la glicogenolisi
Stimolano la sintesi, la mobilizzazione e il catabolismo del colesterolo e dei lipidi in genere.
L’azione catabolica è prevalente
Gli ormoni tiroidei aumentano la velocità dei processi ossidativi cellulari e regolano il metabolismo della maggior parte dei tessuti. In generale, si ha un effetto prevalentemente anabolico a basse dosi, mentre a dosi elevate si ha un'azione catabolica. Questa azione bifasica è evidente nei confronti del metabolismo del glicogeno, delle proteine e dei lipidi.
Inoltre, T4 e T3 regolano l’attività del sistema adrenergico agendo sulla responsività dei tessuti periferici alle catecolamine. Un loro eccesso, come negli ipertiroidismi, causa un aumento della frequenza cardiaca e della contrattilità miocardica; un aumento della gittata pulsatoria e della gittata cardiaca; la diminuzione delle resistenze periferiche causata dalla vasodilatazione; un aumento del flusso sanguigno locale nella cute (con conseguente sudorazione e aumento della temperatura), nei muscoli, nel cuore e nell’encefalo. Questi cambiamenti sono il risultato di vari fattori: azione inotropa (aumento della forza di contrazione cardiaca) e cronotropa (aumento della frequenza cardiaca) positiva degli ormoni tiroidei, aumentata responsività all'azione delle catecolamine, aumentata richiesta periferica di ossigeno.
Nel corso della vita giovanile, la tiroxina e la sua forma più attiva T3, in collaborazione con l'GH (ossia l'ormone somatotropo, secreto dall'adenoipofisi) controllano l'accrescimento. Gli ormoni tiroidei sono indispensabili allo sviluppo dell’apparato scheletrico e alla maturazione di quello riproduttivo.
In ambito clinico, il dosaggio della frazione libera (quella non legata alle proteine di trasporto plasmatiche) della T4 e della T3 (fT4 e fT3), essendo la quota responsabile delle azioni sui tessuti, unita al dosaggio dell'ormone tireostimolante (TSH), permette la diagnosi della maggior parte delle malattie tiroidee.
A livello farmacologico, la Tiroxina è usata per la terapia sostitutiva nei pazienti con ipotiroidismo e cretinismo o per la soppressione del TSH nei pazienti con gozzo non tossico.
Sigla di triiodotironina. E'un ormone tiroideo, prodotto dalle cellule follicolari tiroidee in risposta all'ormone ipofisario TSH,insieme alla tiroxina.
Contiene tre atomi di iodio ed è presente nel flusso sanguigno con una concentrazione di 80/180 ng/dl di sangue. Nei tessuti periferici la tiroxina viene trasformata in triiodotironina.
La massima parte dell'ormone circolante (89%)deriva dalla trasformazione metabolica della tiroxina, o tetraiodotironina (T4), e rappresenta il 2÷5% dello iodio ormonale; la perdita di un atomo di iodio le conferisce una maggiore potenza biologica e infatti ha un’azione stimolante sul metabolismo molto più intensa di quella della tiroxina.
Di Admin (del 05/06/2009 @ 17:00:27, in Lettera T, visto n. 5555 volte)
Per sindrome del tunnel cubitale, in campo medico, si intende un insieme di manifestazioni che riguardano il nervo ulnare del gomito, provocate da una compressione del nervo o da una trazione dello stesso. Questa patologia colpisce più raramente rispetto alla sindrome del tunnel carpale, localizzata, invece, al polso.
La sindrome del tunnel cubitale si manifesta a seguito di movimenti ripetitivi e anomali dei gomiti, come il continuo appoggiarsi su di essi o continue stimolazioni, come ad esempio eccessive flessioni. Per quanto riguarda le patologie che possono influire su questa sindrome, troviamo la presenza di cisti gangliare e arteriti, ma la genesi può essere anche di tipo traumatico.
I sintomi prevedono parestesia (mancanza di sensibilità), torpore al gomito e dolore diffuso.
Col passare del tempo si evidenziano casi di ipostenia (debolezza muscolare) di diversi muscoli della mano, che ne impediscono il corretto funzionamento: ad esempio diventa difficile la stretta di mano.
Il trattamento della sindrome del tunnel cubitale prevede l'immobilizzazione del gomito tramite l'uso di tutori che vengono utilizzati durante il sonno (vengono bloccati in posizione piegate a 45 gradi), mentre durante la fase di veglia si poggiano i gomiti su superfici soffici come cuscini. Solo occasionalmente, nei casi peggiori, è richiesto un intervento chirurgico di decompressione dei nervi.
Endoscopia specifica per l’esplorazione del cavo pleurico, attuata mediante introduzione, attraverso la parete toracica, di un toracoscopio che consente di esaminare la superficie polmonare o quella interna del torace e anche (facendo in questo caso uso di uno speciale toracoscopio operatore) di eseguire prelievi bioptici e interventi. Il toracoscopio è costituito essenzialmente di un tubo ottico introdotto in altro tubo metallico, munito a un estremo di lente e sorgente luminosa; il toracoscopio operatore, di calibro maggiore, è munito anche di ansa per elettrocoagulazione.
Muscolo flessore, abduttore e rotatore interno dell'anca. Di forma appiattita e allungata, si trova nella parte laterale dell'osso iliaco. Insieme al muscolo grande gluteo costituisce lo strato superficiale dei muscoli esterni dell'anca.
Origina dalla spina iliaca antero-superiore e dall'estremità anteriore della cresta iliaca. I suoi fasci muscolari, che decorrono lateralmente rispetto allo scheletro della coscia, si inseriscono in un lungo tendine che si fonde con la fascia lata formando un ispessimento, detto tratto ileotibiale. Quest'ultimo prosegue in basso inserendosi al condilo laterale della tibia.
La funzione è quella di flettere la coscia sul bacino, abdurla e ruotarla internamente.
È anche uno stabilizzatore del ginocchio quando questo è esteso, a ginocchio piegato esso è in grado di fletterlo e ruotarlo esternamente. Quando prende punto fisso sulla fascia e sul condilo tibiale, inclina il bacino dal proprio lato.
Inoltre stabilizza il corpo quando, nella deambulazione e nelle corse, poggia su un solo arto, quindi è importante nella stazione eretta asimmetrica, poiché è un potente stabilizzatore del bacino insieme alla muscolatura glutea.
Il muscolo tensore della fascia lata è innervato dal nervo gluteo superiore.
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