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 Informazione medica libera per una salute senza condizionamenti... di Admin
Vogliamo creare uno strumento aperto a tutti che consenta a ognuno di noi, di qualunque estrazione sociale e grado d'istruzione, di qualunque tendenza politica e religiosa, di accedervi liberamente esprimendo le proprie considerazioni.

Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di dr.ssa Anna Carderi (del 10/04/2014 @ 11:33:00, in Lettera T, visto n. 1131 volte)
È un individuo (maschio e/o femmina) che seppur soddisfatto del sesso biologico di appartenenza preferisce occupare un ruolo sociale con dei tratti del comportamento manifesto associati a quelli del sesso opposto. Quindi, mentre l’identità di genere è conforme al sesso biologico di riferimento, il ruolo di genere è egodistonico rispetto al contesto sociale di riferimento. Non desidera sottoporsi ad una RCS. Tende a mettere in atto accorgimenti per essere più credibile socialmente: travestitismo, chirurghia estetica, anche terapia ormonale. L’orientamento è tipicamente omosessuale, ma vi sono uomini che si definiscono bisessuali.
 
Di dr.psico (del 12/07/2007 @ 10:17:44, in Lettera T, visto n. 1961 volte)
Condizione di un soggetto che vive come se facesse parte dell'altro sesso, assumendone aspetto esteriore e modalità di comportamento; non è da confondere con l'omosessualità. Si parla più precisamente di Disturbo di Identità di Genere (DIG) o disforia di genere. Secondo il DSM-IV, i criteri diagnostici per identificare il disturbo dell'identità di genere sono i seguenti: 1. Il soggetto si identifica in maniera intensa e persistente con individui di sesso opposto (a quello anagrafico) 2. Questa identificazione non deve essere semplicemente un desiderio di qualche presunto vantaggio culturale derivante dall'appartenenza al sesso opposto (a quello anagrafico). 3. Deve esserci l'evidenza di una condizione di malessere persistente o di estraneità riguardo al proprio sesso anagrafico. 4. L'individuo non deve presentare una condizione di intersessualità (es. sindrome di insensibilità agli androgeni o iperplasia surrenale congenita) 5. Deve esserci un disagio clinicamente significativo o compromissione in ambito sociale, lavorativo e nelle relazioni interpersonali. Vengono usati i termini MtF per definire persone in transizione dal sesso maschile al femminile e FtM per la transizione dal femminile al maschile. L'iter per la riattribuzione di sesso è molto lungo e prevede visite psicologiche, endocrinologiche, chirurgiche, incontri di gruppo e il cd. real life test, cioè vivere per un tempo predefinito (2 anni) come se si appartenesse al sesso d'elezione. E' buona norma utilizzare l'asterisco nelle parole che definisco il sesso di riferimento per comprendere tutte le situazioni possibili di genere (es. tutt* invece che tutti/e).
 
Di dr.ssa Anna Carderi (del 07/04/2014 @ 12:16:13, in Lettera T, visto n. 1362 volte)
Disturbo dell'identita sessuale caratterizzato dal sentirsi psicologicamente di sesso opposto a quello biologico. Le persone transessuali, quindi, si sentono uomini in un corpo femminile o donne in un corpo maschile. La persona transessuale sente impossibile condurre un esistenza consona al proprio sesso in riferimento ad abbigliamento affetti lavoro hobby e prova vivo disgusto nei confronti dei propri genitali. Prova attrazione sessuale verso persone del proprio sesso anatomico ma la relazione e vissuta come eterosessuale e non omosessuale. Cerca di adeguare il suo aspetto esteriore, l'abbigliamento e il comportamento a quelli del sesso desiderato e a partire dall'adolescenza cercherà di ottenere cure ormonali. La condizione transessuale e' abbastanza rara: riguarda meno dello 0.005% della popolazione mondiale. Questo vuol dire che in Italia vivono alcune migliaia di transessuali. La maggior parte degli studi clinici in questo campo concordano sul fatto che il transessualismo sia il risultato di una combinazione complessa di fattori psico-socio-biologici. Non vi sono cause mediche accertate alla base del transessualismo anche se alcuni autori ipotizzano fattori genetici od ormonali che avrebbero agito gia durante la vita fetale l origine sarebbe dunque da ricercare in ambito psicologico. Poichè l'identità sessuale si struttura entro il terzo anno di vita si puo ipotizzare che in questo periodo agiscano a livello profondo fattori disturbanti di ordine relazionale familiare culturale e sociale transessualismo primario. Si definisce transessualismo secondario invece una condizione acquisita piu tardivamente in seguito a condizionamenti sociali economici o a eventi traumatici per esempio un soggetto travestito che prostituendosi in abiti femminili finisca per assumere progressivamente una identita femminile giungendo a desiderare il cambiamento di sesso. La variazione del sesso e la successiva variazione anagrafica del nome sono consentite in Italia a norma di una legge del 1982.
 
Di Dr.ssa Maglioni (del 30/12/2010 @ 15:32:31, in Lettera T, visto n. 1272 volte)
Come dice il nome sono enzimi che intervengono nella transamminazione, Nella trasformazione cioè di un amminoacido in un altro. Normalmente sono presenti sia nel fegato che nei muscoli, dove partecipano alla trasformazione degli amminoacidi in energia, soprattutto se l'impegno fisico è lungo e impegnativo. Valori normali sono inferiori a 40 mU/ml (GOT e GPT) e inferiori a 18 mU/ml (SGOT).
 
Di riccardo (del 07/04/2014 @ 12:35:39, in Lettera T, visto n. 1061 volte)
Analgesico somministrabile per via orale intramuscolare o endovenosa appartenente alla classe degli analgesici-narcotici deboli 2 gradino della scala OMS ma comunque ad azione centrale in quanto anch esso cosi come la morfina esercita la sua azione legandosi prevalentemente ai recettori del sistema nervoso centrale. Gli effetti collaterali possibili consistono in nausea vertigini sedazione cefalea stipsi ostinata mentre alle dosi consigliate non vi e rischio di depressione respiratoria. Puo potenziare l effetto sedativo degli alcolici.
 
Di dr.ssa Anna Carderi (del 07/04/2014 @ 12:11:10, in Lettera T, visto n. 980 volte)
Ideato da Johannes Heinrich Schultz, è un “metodo di autodistensione da concentrazione psichica passiva che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche”. È essenzialmente un allenamento (training) che si genera da sé (autogeno)che insegna prima con la guida di un istruttore poi autonomamente a modificare situazioni psichiche e somatiche dolorose o di stress grazie all apprendimento graduale di un ciclo di esercizi di tipo inferiore-somatico e uno di tipo superiore-psichico. Il Training Autogeno ristabilisce il giusto equilibrio ideoplastico tra sistema parasimpatico e simpatico può essere un valido aiuto di tipo auto-rigenerativo. Con il training autogeno si ottiene una decontrazione somatica progressiva grazie a una concentrazione del pensiero su quanto accade nel nostro organismo e su determinante sensazioni cenestesiche come la pesantezza e il calore per esempio si sente il calore e la pesantezza delle gambe e delle braccia ci si sente respirare si ascolta il battito del cuore ecc. Questo conduce all'annullamento degli stati di stress, allo scioglimento delle tensioni e all eliminazione del dolore. Può essere applicato anche in terapia di gruppo. E' impiegato tra l'altro anche nella preparazione al parto (RAT) e in campo sportivo per migliorare le prestazioni agonistiche in quanto si e rivelato capace di abolire le tensioni prima della gara.
 
Di riccardo (del 11/03/2014 @ 17:18:13, in Lettera T, visto n. 1090 volte)
Grave forma di infezione della congiuntiva e della cornea (cheratocongiuntivite) ad andamento cronico, causata da un batterio gram-negativo trasmesso da mosche o per trasferimento diretto attraverso mani e panni infetti. Il tracoma esordisce come una congiuntivite follicolare, la cui sintomatologia è quasi nulla finchè i follicoli si ingrossano, e la congiuntivite si cronicizza dando luogo a lacrimazione, abbagliamento, annebbiamento. Questa è la fase di maggiore contagiosità. La fase successiva è quella cicatriziale, in cui si hanno alterazioni delle palpebre, con adesioni e retrazioni come entropion, ectropion, trichiasi, e della secrezione lacrimale, che comportano un danno alla cornea (xeroftalmo). L'esito più grave è la comparsa di un'opacità della cornea, che provoca cecità. La terapia si basa sull'uso tempestivo di pomate antibiotiche. I casi più gravi, perlopiù dovuti alla trascuratezza dei soggetti ammalati, necessitano di una terapia chirurgica e talora impongono il trapianto della cornea, una volta che l'infezione sia stata dominata.
 
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