Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La stenosi mitralica indica la riduzione dell'orifizio valvolare mitralico del cuore. Tale riduzione è provocata da un'infiammazione che colpisce i lembi valvolari o l'apparato di sostegno. Si forma di conseguenza un ostacolo al corretto passaggio di sangue dall'atrio sinistro al ventricolo sinistro. Raramente, può essere di origine congenita.
La causa scatenante è invece nella maggior parte dei casi di origine reumatica. Gli streptococchi di gruppo A possiedono antigeni di superficie strutturalmente simili ad alcune proteine presenti nella struttura valvolare; la reazione antigene anticorpo che ne deriva causa la formazione di numerosi piccoli noduli fibrotici sui lembi valvolari, che con il tempo vanno incontro a calcificazione e retrazione. Il processo può estendersi alle corde tendinee, che rappresentano il supporto meccanico delle valvole, provocandone il loro irrigidimento fibrotico, con conseguente arresto del movimento dei lembi valvolari, i quali, una volta calcificati, danno alla valvola l'aspetto a “bocca di pesce”.
La riduzione valvolare causa un aumento di pressione nell'atrio sinistro, che con il passare del tempo interessa tutto il sistema circolatorio del polmone. I sintomi sono affanno, dispnea, emoftoe, vale a dire sputo ematico, una tendenza marcata all'affaticamento. Si rischia inoltre l'edema polmonare, ovvero il passaggio improvviso di liquido dai capillari all'interno degli alveoli polmonari per improvviso aumento della pressione nei capillari stessi, con conseguente grave sintomatologia dispnoica. Frequente è la comparsa di fibrillazione atriale, causata dalla valvulopatia e dall'ingrandimento dell'atrio destro con comparsa di trombi sulle pareti dell'atrio sinistro o più propriamente all'interno dell'auricola sinistra. La fibrillazione causa sintomatologia soggettiva di cardiopalmo, mentre i trombi possono staccarsi come emboli e provocare soprattutto un ictus.
E' una reticella che si applica all'interno delle arterie con lo scopo di prevenire la loro occlusione dopo l'intervento di angioplastica per i casi di arteriopatia. Gli stent hanno infatti ridotto, anche se non eliminato, la possibilità di riocclusione. L'ultima generazione di stent è un prodotto biotecnologico complesso, che permette la cessione protratta in sede locale di farmaci che riducono ulteriormente la possibilità di stenosi. Si tratta dei cosiddetti "drug eluting stent" (stent a dispensazione di farmaco, che rilasciano piccole quantità controllate di farmaci in grado di ridurre la formazione del trombo e l'accrescimento della placca aterosclerotica, come il sirolimus, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare e il 17-beta estradiolo.
Vedi fecaloma.
disturbo dell'alvo caratterizzato da un'emissione scarsa o infrequente di feci. Si distingue una stipsi idiopatica, da una stipsi sintomatica, in cui la stitichezza è inserita in un quadro di altri fenomeni patologici. Le varianti idiopatiche, le più frequenti, sono comuni nelle donne e negli anziani, specie se si alimentano poco e male, bevono pochi liquidi e trascorrono una vita sedentaria; spesso la stitichezza di questo tipo è inserita in un quadro funzionale tipico: la sindrome del colon irritabile. Le stipsi sintomatiche si manifestano nel corso di malattie intestinali e di patologie diverse. La stipsi si può instaurare in modo acuto come nelle condizioni chirurgiche, quali la perforazione di organi cavi, i volvoli, le invaginazioni intestinali e gli ilei meccanici in genere; ma può anche assumere un decorso cronico, come in presenza di aderenze postoperatorie, di ernie di grosse dimensioni, di laparoceli, di pseudo-ostruzioni croniche e di abuso di lassativi. La terapia si basa, innanzi tutto, sull'igene di vita: è importante non reprimere lo stimolo defecatorio, abituarsi a evacuare a ore fisse, non abusare di lassativi e clisteri; occorre al contrario assumere una dieta ricca di scorie (frutta e verdura, se necessario anche crusca), bere molta acqua, fare del moto. I lassativi vanno usati solo su consiglio del medico nei casi stipsi cronica intrattabile, così come l'approccio chirurgico, che va meditato valutando i rischi e i benefici ed è, comunque, riservato a quei pochi casi che presentino turbe della canalizzazione intestinale che possano essere individuate come sicure cause di stitichezza.
La stitichezza o stipsi è un disturbo della defecazione che provoca la difficoltà di espellere le feci con regolarità e completezza.
Per non considerarsi affetti da stipsi, secondo gli esperti va considerata una media di tre evacuazioni alla settimana, un numero in cui rientra il 98 per cento della popolazione
La stitichezza può definirsi primaria o secondaria. Nel primo caso si parla anche di stitichezza idiopatica, ovvero di un malessere di origine autonoma che riguarda soltanto il funzionamento della motilità del viscere. La stipsi secondaria è invece la manifestazione di un disturbo gastrointestinale – o in alcuni casi anche extraintestinale – più complesso, riconducibile a volte a una dieta povera di fibre, in altre circostanze a patologie legate al buon funzionamento del colon, anche di origine tumorale.
Baccalà e stoccafisso rappresentano due diversi modi di conservare il merluzzo. Questi alimenti sono stati introdotti in Italia al tempo delle Repubbliche Marinare, grazie alle rotte commerciali con le coste del mare del nord. Il nome baccalà pare derivi dal fiammingo kabeljaw (bastone di pesce). La conservazione del pesce fu introdotta probabilmente nel 1400 dai pescatori baschi.
Poiché la pesca avveniva molto lontano dalle coste, dovettero trovare il modo di conservare il pesce per un tempo sufficiente da garantirne poi la vendita. In seguito la tecnica della conservazione del pesce si diffuse nelle zone dell'Europa del nord. Il baccalà è merluzzo conservato e si differenzia dallo stoccafisso per il metodo utilizzato nella conservazione: per preparare il baccalà, il merluzzo viene decapitato, aperto e poi disteso all'interno di barilotti, sotto sale, mentre lo stoccafisso viene essiccato all'aria. Il baccalà deve essere ammollato in acqua prima della cottura.
Dapprima si toglie il grosso del sale dal pesce, quindi lo si lascia almeno per un giorno in un recipiente sotto l'acqua corrente. Questo pesce contiene una quantità di proteine superiore a quella della carne bovina e pochi grassi, tuttavia quasi tutte le ricette con cui viene preparato prevedono l'utilizzo di condimenti grassi. I valori forniti di seguito si riferiscono al baccalà già ammollato.
INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 21,6; grassi: 1; acqua: 76; calorie: 95.
E' un tratto dilatato del canale alimentare, interposto tra l’esofago e l’intestino. E’ situato nella cavità addominale sotto il diaframma e occupa l’ipocondrio sinistro e una parte dell’epigastrio.
In esso gli alimenti si accumulano e sostano temporaneamente per essere sottoposti all’azione digestiva del succo gastrico.
La sua capacità media nell’adulto è di 1200 ml; in condizioni di media distensione ha una lunghezza di 29-30 cm ed un diametro traverso variabile da 10 a 5 cm, che decresce dalle porzioni prossimali a quelle distali.
Lo stomaco ha una forma di sacca allungata con l’estremo prossimale espanso a cupola e posto in alto e a sinistra del piano sagittale mediano e l’estremo distale, irregolarmente conico, situato in basso e a destra. Il suo asse principale è verticale ma, nella sua porzione inferiore, si inflette verso destra facendosi dapprima orizzontale e quindi obliquamente ascendente in alto e indietro. Pertanto l’organo si presenta complessivamente incurvato con la concavità rivolta a destra, in alto e posteriormente.
Presenta due orifizi, uno superiore o cardia (orifizio esofageo) e uno inferiore o piloro (orifizio duodenale).
Si distinguono nello stomaco tre parti principali: il fondo, il corpo e la parte pilorica.
Il fondo è la parte più alta dello stomaco che, foggiata a cupola, si adatta alla concavità del diaframma; si considera come limite convenzionale tra fondo e corpo un piano orizzontale passante per il cardia.
Il corpo rappresenta la porzione più estesa dell’organo e fa seguito direttamente al fondo; ha forma cilindroconica e si dirige in basso quasi verticalmente, restringendosi; il limite convenzionale con la parte pilorica è segnato da una linea obliqua che dalla piega angolare raggiunge la grande curvatura.
La parte pilorica, di aspetto irregolarmente conico, è diretta obliquamente in alto e a destra e forma con il corpo un angolo di circa 90°, terminando nel piloro.
L’osservazione radiologica dello stomaco permette di distinguere tre parti principali a differente significato anatomofunzionale: una parte superiore che corrisponde al fondo, normalmente occupata da gas (bolla gastrica), la cui presenza svolge al contempo una funzione di regolazione della pressione endogastrica e una funzione di contenzione, impedendo il reflusso dallo stomaco nell’esofago; una parte media, corrispondente al corpo, caratterizzata da una vera e propria attività peristaltica, a funzione convogliatrice in direzione della parte antropilorica; una parte antropilorica, corrispondente alla parte pilorica che ha funzione evacuatrice in direzione del duodeno ed è caratterizzata da contrazioni concentriche della muscolatura con formazione temporanea di uno sfintere funzionale preantrale, con il compito di impedire il reflusso del contenuto (chimo) verso il corpo dello stomaco durante la fase espulsiva.
A stomaco vuoto e retratto, la superficie interna del viscere si mostra sollevata in pieghe grossolane, pieghe gastriche, dirette prevalentemente secondo l’asse longitudinale dell’organo e anastomizzate tra loro in modo da formare un reticolo a maglie allungate. A stomaco disteso risultano meglio visibili sottili solchi della mucosa anastomizzati a rete, solchi permanenti, che delimitano su tutto l’ambito della superficie gastrica piccole aree di forma variabile, di diametro da 2 a 4 mm, dette areole gastriche. La superficie di tali aree presenta numerosi infossamenti, le fossette gastriche, nel cui fondo si aprono le ghiandole dello stomaco.
La parete dello stomaco è formata da una tonaca mucosa, una sottomucosa e una muscolare, cui segue una tonaca sierosa (peritoneo).
La tonaca mucosa, come si è visto, risulta sollevata in minuti rilievi poligonali denominati areole gastriche. Tale tonaca è formata, dall’interno verso l’esterno, da epitelio di rivestimento, lamina propria e muscolaris mucosae.
L’epitelio di rivestimento si distende sulle creste gastriche e si porta sino ai fondi delle fossette gastriche. Le sue cellule sono alte, prismatiche, provviste di rari microvilli. Il nucleo si trova nella metà basale della cellula. Sotto il nucleo vi sono cisterne appiattite del RER (Reticolo Endoplasmico Rugoso), nonché mitocondri. Sui lati e al polo superiore del nucleo è localizzato il complesso di Golgi. Granuli a contenuto omogeneo occupano in gran numero l’area compresa tra complesso di Golgi e porzione apicale. Il secreto è formato da muco (proteoglicani neutri), che ricopre tutta la superficie interna dello stomaco, proteggendolo dall’azione degli enzimi proteolitici presenti nel lume e neutralizzando l’elevata acidità del contenuto gastrico.
La lamina propria è formata da connettivo lasso, fasci di fibre collagene ed elastiche, con fibrociti, macrofagi, granulociti eosinofili e plasmacellule. Nella lamina propria si trovano capillari sanguigni (con endotelio provvisto di pori), quasi regolarmente giustapposti ai tubuli ghiandolari oppure all’epitelio di rivestimento. La lamina propria si distingue in parte connettivale, che forma l’asse delle creste gastriche, e in parte profonda, che accoglie i diversi tipi di ghiandole gastriche: cardiali, gastriche propriamente dette e piloriche.
Le ghiandole cardiali (presenti per pochi centimetri dall’orifizio cardiale) sono del tipo tubulare composto; le cellule dei tubuli ghiandolari secernono glicoproteine neutre. Il secreto spinge il nucleo nel terzo basale delle cellule.
Le ghiandole gastriche propriamente dette si trovano nella mucosa del fondo e del corpo dello stomaco. Sono del tipo tubulare semplice. Si aprono nei fondi delle fossette gastriche dove si trovano cellule indifferenziate, che provvedono al rimpiazzo delle cellule dell’epitelio di rivestimento e dei tubuli ghiandolari.
La parete del tubulo al di sotto dello sbocco presenta tre tipi di cellule: cellule del colletto, cellule principali o adelomorfe, cellule di rivestimento o delomorfe e cellule endocrine (enterocromaffini).
Le cellule indifferenziate, precedentemente nominate, sono localizzate nelle immediate vicinanze dello sbocco delle ghiandole, nella regione di confine tra tubuli ghiandolari ed epitelio del fondo delle fossette; il citoplasma è povero di organelli, il nucleo è posto nella parte media del corpo cellulare.
Le cellule del colletto (poste nelle immediate vicinanze del collo delle ghiandole) sono caratterizzate da numerosi granuli di secreto (proteoglicani acidi) posti nella parte apicale della cellula; il nucleo si trova nel terzo basale.
Le cellule adelomorfe sono alte, prismatiche, con il nucleo posto nella parte media del corpo cellulare; presentano nella parte basale il RER e il complesso di Golgi ben evidente, nella parte apicale granuli di secreto. Secernono pepsinogeno (precursore della pepsina) e rennina, una proteasi che digerisce le proteine del latte.
Le cellule delomorfe hanno un collo assottigliato ed un corpo voluminoso che sporge alla superficie esterna del tubulo; sono ricche di mitocondri, RER e REL (Reticolo Endoplasmico Liscio); il complesso di Golgi è spesso localizzato tra il nucleo e la superficie della cellula volta verso la membrana basale. La membrana apicale continua direttamente in canalicoli intracellulari (capillari di secrezione intracellulari) che presentano alla loro superficie interna un gran numero di microvilli. Le cellule delomorfe riversano il loro prodotto di secrezione (HCl) entro questi canalicoli che quindi facilitano la secrezione, in quanto aumentano la superficie secernente. Si ritiene che il luogo di formazione dell’HCl sia la membrana plasmatica che delimita i canalicoli; il grande numero di mitocondri fornisce alla cellula l’energia necessaria per il trasporto attivo di ioni. Le cellule delomorfe secernono anche il fattore intrinseco, una glicoproteina capace di legare la vitamina B12 presente negli alimenti, rendendola assorbibile a livello dell’intestino tenue.
Le cellule endocrine più numerose sono le enterocromaffini, che producono serotonina capace di stimolare la contrazione della muscolatura liscia. Sono ricche di granuli e presentano un apparato di Golgi ed un RER sviluppati. Altri tipi di cellule endocrine producono altri ormoni, per esempio la gastrina.
Le ghiandole piloriche sono del tipo tubulare composto e secernono glicoproteine neutre; tra esse si trovano cellule endocrine del tipo G secernenti gastrina e enterocromaffini secernenti serotonina. La gastrina ha soprattutto la funzione di stimolare la secrezione di HCl da parte delle cellule delomorfe delle ghiandole gastriche propriamente dette. La muscolaris mucosae dello stomaco consiste di due strati, uno circolare (interno) ed uno longitudinale (esterno). La sua contrazione favorisce la fuoriuscita del secreto dai tubuli e dalle fossette.
La tonaca sottomucosa aderisce intimamente alla mucosa e più lassamente alla muscolare, è costituita da tessuto connettivo lasso con fibre elastiche e cellule adipose.
La tonaca muscolare è particolarmente spessa in tutta la parete dello stomaco. Tra lo strato longitudinale esterno e quello circolare interno si interpone uno strato di fibre oblique; queste sono poste alla superficie interna dello strato circolare e si aprono a ventaglio dall’incisura cardiale verso la grande curvatura. Nella regione pilorica è sviluppato lo strato circolare che, a livello del passaggio tra piloro e duodeno, forma lo sfintere pilorico che solleva le tonache sottomucosa e mucosa in un rilievo pseudovalvolare.
La tonaca sierosa è data dal peritoneo costituito dal mesotelio e da uno strato sottomesoteliale di connettivo denso, uniti alla tonaca muscolare da una sottosierosa.
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