Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Intossicazione cronica da piombo che avviene attraverso l'inspirazione o l'assorbimento per via cutanea e mucosa oppure tramite l'apparato digerente di piombo metallico e organico. Il piombo si lega nel sangue ai globuli rossi e si deposita, spostando il calcio, nelle ossa, dalle quali può essere richiamato e rimesso in circolo in situazioni di stress, quando di verifichino infezioni o acidosi. Si deposita anche nel fegato e nei reni. In una fase iniziale molto breve, caratterizzata da un'elevata quantità di piombo in circolo, si presentano segni di anemia saturnina per l'alterata sintesi della emoglobina e dei globuli rossi a causa dell'inattivazione degli enzimi del metabolismo porfirinico. Si presentano poi sintomi a livello del sistema nervoso centrale (quali encefalopatia e paralisi), della circolazione periferica (con colorito cosiddetto saturnino, per gli spasmi vasali sino alla gangrena), dell'apparato osteomuscolare (con dolori articolari, la gotta saturnina, e lesioni ossee), del tubo digerente (con orletto gengivale da saturnismo in cui una colorazione blu-grigio scuro, presente anche nella mucosa delle labbra, mette in evidenza un deposito di solfuro di piombo), dei reni (con lesione renale, rene saturnino atrofico). Lo stadio finale è la cachessia.
Va ad indicare la percentuale di emoglobina legata all'ossigeno e dipende dalla pressione parziale dell'ossigeno nel sangue. La misurazione di questo parametro è fondamentale per valutare il livello di ossigenazione del sangue e per monitorare stati di insufficienza respiratoria. Viene eseguita tramite un semplice esame attraverso uno strumento non invasivo (saturimetro), che serve a registrare il livello di saturazione tramite la lettura delle onde di pulsazione sanguigna del polpastrello.
In anatomia, detto di formazione con stretti rapporti di continuità con altra struttura di dimensione o importanza fisiologica maggiori (per esempio, il nervo satèllite è il tronco nervoso che segue il corso di un'arteria; le vene satèlliti sono vasi sanguiferi venosi che seguono il decorso di un'arteria).
E' Il muscolo più lungo del corpo umano, dall'aspetto nastriforme, collocato nella regione antero-laterale della coscia.
Si presenta simile a un nastro e si inserisce in alto alla spina iliaca anteriore del bacino e in basso all'estremità superiore della tibia. È innervato, come tutti i muscoli anteriori della coscia, dal nervo femorale. Agisce sia a livello del ginocchio, permettendo la rotazione interna della tibia e la flessione della gamba, sia a livello dell'anca, cinsentendo la flessione della coscia sul bacino e la rotazione esterna. È fondamentale per la deambulazione. La sua contrazione genera la flessione della gamba nonché la rotazione verso l'esterno e adduzione della coscia, permettendo così di accavallare una gamba sull'altra. Il suo nome("muscolo del sarto") ha origine infatti dalla posizione a gamba accavallata tipica dei sarti.
La SARS (dall'inglese, severe acute respiratory syndrome, sindrome respiratoria severa acuta) è una polmonite interstiziale. A differenza di altre polmoniti che sono alveolari, la SARS colpisce il tessuto fra un alveolo e l'altro, ostacolando gli scambi gassosi con il sangue.
I sintomi - Come per tutte le patologie, non basta una vaga somiglianza con i sintomi della SARS per allarmarsi inutilmente. I sintomi sono abbastanza chiari:
febbre sopra i 38 °C
tosse secca e difficoltà a respirare
A questi possono associarsi mal di testa, malessere, inappetenza ecc. È importante però capire che non sono questi sintomi secondari che devono allertare (sono comuni a moltissime patologie, anche banali), ma i due sintomi principali.
Il contatto con malati o permanenza nelle zone dove la SARS è stata rilevata aumenta notevolmente il sospetto di aver contratto la patologia.
Il responsabile - La causa è stata identificata in un Coronavirus (il nome deriva dalla corona formata dalle proteine sulla superficie del virus, corona che serve per agganciarsi alle cellule aggredite); a questa famiglia appartengono anche i virus responsabili del comune raffreddore e di alcune forme di gastroenterite. Si tratta di un Rna virus (una sola catena virale di acido ribonucleico); questi virus possono evolvere e commettere errori di copiatura nella fase di duplicazione e possono anche cambiare il materiale genetico.
Il contagio - Il periodo di incubazione varia fra 1 e 11 giorni. Attualmente si pensa alla trasmissione per contatto (secrezioni respiratorie, contatto con la pelle o oggetti di un malato che poi arrivi alla bocca, al naso o agli occhi senza che ci si sia lavati le mani) o a quella aerea come quelle più probabili; meno accreditata, ma degna di nota, quella da animali (scarafaggi). Contrariamente alle ipotesi iniziali, il virus sembra possa resistere su superfici plastiche a temperatura ambiente oltre 24 ore. La mascherina di protezione è consigliata solo al personale medico (modello monouso N95), ma non è certo il grado di protezione che può offrire (per averlo massimo occorrerebbe usare maschere antigas o almeno quelle antiamianto, come consigliato dalle autorità australiane). Come disinfettante l'OMS ha segnalato l'efficacia della normale candeggina (ipoclorito di sodio).
La mortalità - Partita dalla Cina, si è estesa a Honk Kong e ad altri paesi dell'Estremo Oriente. Nell'epidemia del 2003 (terminata a fine giugno) sono stati colpiti oltre 35 gli Stati. La percentuale di mortalità è aumentata (per una migliore identificazione della malattia) dall'originario 3% fino ad assestarsi sul 10-13% (oltre 800 decessi) con un picco del 50% per i pazienti con oltre 60 anni. Non esiste ancora un test per la diagnosi e non esiste una cura specifica.
Artropode parassita dell'uomo e dei mammiferi domestici, appartenente alla famiglia Sarcoptidae, chiamato comunemente acaro della scabbia; Si nutre delle cellule epiteliali ed è altamente specie-specifico. l'azione patogena è esercitata dalla femmina, che provoca l'acariasi o scabbia. E' molto piccolo e difficilmente visibile a occhio nudo; visto al microscopio, presenta un tozzo corpo ovaloide, testa incassata tra le zampe anteriori, minuscola e priva di occhi. Il dorso è coperto di scaglie cheratinose, setole e squame appuntite. Ha otto zampe, suddivise in due paia ai lati della testa e due paia nella parte inferiore dell'addome. Vive di notte e predilige il caldo. Possiede dei sensori per avvertire l'odore degli umani e per la temperatura: la velocità con cui si sposta da vestiti o lenzuola in direzione dell'ospite è di 2–5 cm/minuto. L'acaro non può vivere al di fuori dell'ospite, per cui la sopravvivenza lontano dalla cute dell'uomo è di circa 2-3 giorni per l'acaro, e di 10 giorni per le uova.La femmina dell'acaro,una volta giunta sulla cute, secerne un liquido cheratolitico che le consente di attraversare gli strati cornei superficiali creando un pozzetto in cui si ferma, aspettando un maschio vagante. Quando è gravida, la femmina inizia a scavare la sua tana, definita cunicolo, negli strati più superficiali dell'epidermide (fra lo strato corneo e il granuloso) e semina uova lungo il decorso. Il cunicolo, lesione tipica della scabbia, costituisce la sede della femmina dell'acaro e delle sue uova durante le varie fasi del processo maturativo. Le uova deposte dall'acaro sono 2-3 al giorno durante il ciclo di vita che è di circa 30 giorni; solo il 10% delle uova però va incontro a maturazione. Il processo maturativo si svolge in due fasi intermedie ed è completato in 7-10 giorni.
Il sintomo principale è un forte prurito, associato da minuscoli cunicoli, lineari o ad arco millimetrici e bianco-rosati, che l'acaro scava nella pelle, che si annidano poi di preferenza intorno ad un bulbo pilifero. Il contagio avviene attraverso il contatto diretto con il malato o con oggetti da lui utilizzati (ad esempio lenzuola e cuscini). L'acaro sceglie solitamente come area per vivere aree della la pelle al riparo da traumi, come spazi interdigitali, il lato flessorio dei gomiti, le ascelle e l'inguine.
Tumore maligno proprio dei tessuti connettivi in genere (muscoli, ossa, pareti vasali, membrane sierose, tessuto adiposo).
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