Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Foglio circolare sottile di pane azimo sul quale, dopo averlo rammollito in acqua, si versa il farmaco in polvere per la somministrazione orale.
Ramo della medicina che si occupa della fisiologia e della patologia della gravidanza, del parto e del puerperio.
Osteotomia significa letteralmente “taglio di osso”.
Lo scopo di questo intervento è quello di una ridistribuzione del carico passante attraverso l'articolazione ottenendo così un arto bilanciato con un carico simmetrico sia medialmente che lateralmente.
Durante questa operazione, si taglia l’osso e lo si sposta, al fine di traslare le forze pressorie da una parte all’altra. Comunemente si ricorre a questa procedura quando l’artrosi del ginocchio coinvolge un solo versante. Le zone sottoposte ad osteotomia sono la parte più distale del femore o quella più prossimale della tibia.
Intervento chirurgico con il quale si uniscono e rendono stabili due o più frammenti di osso impiegando mezzi metallici (chiodi, viti, placche o fili). Oltre che per la riduzione di alcune fratture, l'osteosìntesi è indicata in alcuni interventi con asportazione di osso. Questo trattamento consente l'immobilizzazione dei monconi ossei evitando il ricorso ad apparecchi di gesso
Qualsiasi alterazione ossea di natura non infiammatoria. La forma clinica più frequente è l'osteosi condensante da intossicazioni da fluoro, frequente nelle persone addette alla lavorazione del fluoro. È caratterizzata da indurimenti del tessuto osseo e dalla calcificazione dei tendini e dei legamenti.
Tipo di tumore maligno dell'osso.
Colpisce più spesso soggetti di sesso maschile con due picchi di incidenza: tra i 10 e i 30 anni e negli anziani, le sedi più frequenti sono le metafisi delle ossa lunghe, soprattutto attorno al ginocchio: il femore, specie in zona diafisaria distale e la metafisi prossimale della tibia, e l’omero prossimale. Si manifesta con dolore intenso, tumefazione, cute calda, spesso con evidente reticolo venoso. Ne esistono due varietà: quella centrale e quella periferica.
La varietà centrale a sua volta può essere osteolitica (provoca la distruzione del tessuto osseo circostante e, all’esame radiografico, dà un’immagine di osso ‘scoppiato’) o osteoblastica (determina la produzione di osso, spesso sotto forma di lamelle perpendicolari alla superficie dell’osso: all’esame ai raggi X può risultare un’immagine a pettine o a raggi di sole).
La varietà periferica a sua volta si suddivide in parostale e periostea a seconda che il tessuto osseo maligno cresca superficialmente al periostio oppure tra il periostio e la corticale dell'osso interessato dalla neoplasia.
Le varietà centrali hanno un comportamento molto aggressivo in quanto crescono rapidamente e presentano una spiccata tendenza a dare metastasi ai polmoni e ad altri organi.
Le varietà periferiche sono invece generalmente meno aggressive.
Nelle forme centrali la terapia si basa sulla combinazione di chirurgia e sulla somministrazione di combinazioni di farmaci antineoplastici ad alte dosi - polichemioterapia prima e dopo l'intervento chirurgico.
A questi due approcci terapeutici si associa eventualmente la radioterapia qualora l'intervento chirurgico dovesse risultare intralesionale o contaminato. Nelle forme periferiche, data la minore aggressività e tendenza alla disseminazione metastatica, in genere il trattamento mira unicamente ad una chirurgia a margini ampi o radicali.
Di Julie (del 24/01/2012 @ 23:24:00, in Lettera O, visto n. 1530 volte)
L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da un basso contenuto di calcio nelle ossa, da una progressiva fragilità scheletrica e conseguentemente da una maggiore predisposizione alle fratture spontanee. Le ultime statistiche hanno dimostrato che 3,5 milioni di donne e un milione di uomini soffrano di fragilità ossea e che un numero elevato di fratture di femore, specie negli anziani, sia una fra le cause principali di mortalità. Le cause principali dell’osteoporosi sono determinate dall’età, dalla carenza di vitamina D e dalla fragilità scheletrica con conseguente aumento del rischio di fratture, anche causati da minimi traumi. Per quanto riguarda il fattore età, il nostro organismo nell’arco della vita promuove processi rigenerativi; il tessuto osseo si sottopone in continuo a un processo di distruzione detto “riassorbimento” del tessuto osseo vecchio e danneggiato, ad opera degli osteoclasti, cellule destinate a tale compito, e dall’altra parte a un processo di neoformazione, operato dagli osteoblasti, cellule che si adoperano alla formazione di nuovo tessuto. Quando con l’invecchiamento, la quantità di osso riassorbito è maggiore della quantità di osso neoformato, si determina una progressiva perdita di massa ossea, sorge così l’osteoporosi. Invece, la carenza di vitamina D compromette la mineralizzazione ossea, causando nei bambini malattie, come il rachitismo e negli adulti, l’osteomalacia che favorisce l'insorgenza della ostoeporosi. Esistono per la diagnosi dell’osteoporosi vari metodi come: 1 - Eseguire un controllo mediante radiografia della rachide dorsale e lombare, in modo da evidenziare eventuali fratture a livello vertebrale o una scintigrafia ossea total body utile nel caso di lesioni ossee sospette, di origine neoplastica. Il paziente può essere sottoposto a uno specifico esame per l‘osteoporosi, la MOC (mineralometria ossea computerizzata) con la quale si misura la massa ossea, mediante tecnica Raggi X e che consente di misurare la quantità di minerale presente in determinati parti scheletriche (colonna vertebrale, parte alta del femore, polso), punti indicativi per la presenza di osteoporosi. 2 - Effettuare una MOC; questa pratica è consigliata come prevenzione dell’osteoporosi sia alle donne dopo la menopausa che a tutti i soggetti – donne e uomini – dopo i 65 anni, in cui esistono fattori di rischio, quali la magrezza eccessiva, l'abitudine al fumo, il malassorbimento intestinale, fattori ereditari, l'assunzione di farmaci che danneggiano il tessuto osseo, il diabete mellito, una menopausa precoce, etc. 3 - Infine per una eventuale terapia i farmaci usati sono i bifosfonati orali, comunemente usati nella prevenzione e terapia dell’osteoporosi, su di essi vi sono dati contrastanti da studi che hanno valutato il rischio di cancro esofageo. Esofagite e altri eventi esofagei sono stati riportati in particolare in pazienti che non rispettavano però, le indicazioni all’uso. Recentemente anche l’uso del Protelos, farmaco usato nella cura di tale malattia sembra che possa avere effetti collaterali gravi, addirittura mortali. Il principio attivo è rappresentato dal ranelato di stronzio, la cui funzione sarebbe quella di ridurre il rischio di fratture alla colonna vertebrale e all’anca, stimolando la ricostruzione ossea. Questo medicinale accettato e già venduto in farmacia, in quanto il Comitato per i medicinali per uso uomo, lo aveva reputato un prodotto valido, in quanto i benefici risultavano superiori ai rischi, oggi è nuovamente sotto controllo. Nella fragilità ossea da post-menopausa gli estrogeni hanno dimostrato un'elevata efficacia nel ridurre il rischio di fratture vertebrale e femorali, ma la loro prescrizione è limitata ai sintomi vasomotori legati alla menopausa.
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