Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Tipo di tumore maligno dell'osso.
Colpisce più spesso soggetti di sesso maschile con due picchi di incidenza: tra i 10 e i 30 anni e negli anziani, le sedi più frequenti sono le metafisi delle ossa lunghe, soprattutto attorno al ginocchio: il femore, specie in zona diafisaria distale e la metafisi prossimale della tibia, e l’omero prossimale. Si manifesta con dolore intenso, tumefazione, cute calda, spesso con evidente reticolo venoso. Ne esistono due varietà: quella centrale e quella periferica.
La varietà centrale a sua volta può essere osteolitica (provoca la distruzione del tessuto osseo circostante e, all’esame radiografico, dà un’immagine di osso ‘scoppiato’) o osteoblastica (determina la produzione di osso, spesso sotto forma di lamelle perpendicolari alla superficie dell’osso: all’esame ai raggi X può risultare un’immagine a pettine o a raggi di sole).
La varietà periferica a sua volta si suddivide in parostale e periostea a seconda che il tessuto osseo maligno cresca superficialmente al periostio oppure tra il periostio e la corticale dell'osso interessato dalla neoplasia.
Le varietà centrali hanno un comportamento molto aggressivo in quanto crescono rapidamente e presentano una spiccata tendenza a dare metastasi ai polmoni e ad altri organi.
Le varietà periferiche sono invece generalmente meno aggressive.
Nelle forme centrali la terapia si basa sulla combinazione di chirurgia e sulla somministrazione di combinazioni di farmaci antineoplastici ad alte dosi - polichemioterapia prima e dopo l'intervento chirurgico.
A questi due approcci terapeutici si associa eventualmente la radioterapia qualora l'intervento chirurgico dovesse risultare intralesionale o contaminato. Nelle forme periferiche, data la minore aggressività e tendenza alla disseminazione metastatica, in genere il trattamento mira unicamente ad una chirurgia a margini ampi o radicali.
Qualsiasi alterazione ossea di natura non infiammatoria. La forma clinica più frequente è l'osteosi condensante da intossicazioni da fluoro, frequente nelle persone addette alla lavorazione del fluoro. È caratterizzata da indurimenti del tessuto osseo e dalla calcificazione dei tendini e dei legamenti.
Intervento chirurgico con il quale si uniscono e rendono stabili due o più frammenti di osso impiegando mezzi metallici (chiodi, viti, placche o fili). Oltre che per la riduzione di alcune fratture, l'osteosìntesi è indicata in alcuni interventi con asportazione di osso. Questo trattamento consente l'immobilizzazione dei monconi ossei evitando il ricorso ad apparecchi di gesso
Osteotomia significa letteralmente “taglio di osso”.
Lo scopo di questo intervento è quello di una ridistribuzione del carico passante attraverso l'articolazione ottenendo così un arto bilanciato con un carico simmetrico sia medialmente che lateralmente.
Durante questa operazione, si taglia l’osso e lo si sposta, al fine di traslare le forze pressorie da una parte all’altra. Comunemente si ricorre a questa procedura quando l’artrosi del ginocchio coinvolge un solo versante. Le zone sottoposte ad osteotomia sono la parte più distale del femore o quella più prossimale della tibia.
Ramo della medicina che si occupa della fisiologia e della patologia della gravidanza, del parto e del puerperio.
Foglio circolare sottile di pane azimo sul quale, dopo averlo rammollito in acqua, si versa il farmaco in polvere per la somministrazione orale.
Indica un'apertura o un orifizio, attraverso cui un canale o una cavità comunicano fra loro o con l'esterno.
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