Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sostanze farmacologicamente attive derivate dall'oppio con effetto analgesico-narcotici oppure analgesico-stupefacenti per l'azione sedativa del dolore, psicoattiva e depressiva del sistema nervoso centrale, con molte variazioni quanto a potenza e specificità: infatti tutti gli oppiàcei sono stati sintetizzati nel tentativo di separare l'effetto analgesico da quello stupefacente. Si va dalla morfina (il principale alcaloide dell'oppio), dal metadone e dal fentanil (disponibile sotto forma di cerotto), molto potenti come analgesici e stupefacenti, alla codeina, con azione stupefacente nulla e specifica azione sedativa della tosse, fino ai cosiddetti antagonisti: questi ultimi competono con gli altri oppiàcei per il legame con i recettori nervosi, non sono però dotati di effetti deprimenti, e quindi annullano la depressione del sistema nervoso centrale provocata dagli oppiàcei; tra questi ultimi i più usati sono naloxone e naltrexone.
Vi sono infine gli oppiacei ad azioni miste, che comprendono sostanze come la nalorfina o la pentazocina, che sono agonisti a livello di alcuni recettori e antagonisti a livello di altri, e la buprenorfina, un agonista parziale.
Pratica terapeutica naturale, che utilizza principi attivi estratti da tessuti (polmonare, cardiaco, osseo, cerebrale) e ghiandole (fegato, pancreas, surrene, mucosa gastrica) prelevati da animali da macello (suini, bovini).
L'azione di tali preparati (somministrati per via orale o parenterale) è specie specifica, agiscono cioè specificatamente sull'organo da cui derivano.
L'opoterapìa può essere efficace nelle malattie croniche, quando esista una reale diminuzione di funzionalità di tutta una ghiandola, oppure in situazione di assenza di un determinato organo, ma tali casi sono rari. Nel caso in cui si abbia invece solo una diminuzione di una certa funzione vengono preferibilmente impiegati i singoli ormoni ad azione specifica.
Spasmo tonico dei muscoli estensori dorsali, con conseguente iperestensione del capo ed eventualmente di tutta la colonna del soggetto in decubito supino, per cui il corpo assume la forma di un arco di cerchio.
Le manifestazione sono connesse alle meningiti, al tetano e alla tetania, talora all'isteria.
Dura da qualche minuto a qualche ora, di rado uno o due giorni.
Provvedimento terapeutico attuato con manovre strumentali o manuali.
Le operazioni chirùrgiche sono:
- incruente se non comportano effusione di sangue (per esempio, riduzione di una frattura, di una lussazione);
- cruente se bisogna incidere i tessuti di rivestimento (cute, mucose) per intervenire sull'organo malato.
Termine introdotto nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Haeckel per descrivere l'insieme dei processi che portano allo sviluppo dell'embrione di un organismo, per mezzo dell'informazione codificata nel patrimonio genetico, dalla cellula uovo fino all'individuo adulto.
L'ontogenesi è spesso messa in relazione con la filogenesi, ovvero l'evoluzione propria della specie a cui appartiene il singolo organismo.
È molto diffusa la locuzione: "l'ontogenesi ricapitola la filogenesi". Infatti, negli animali superiori, l'ontogenesi riproduce, soprattutto nel periodo pre-natale, perinatale e nelle prime fasi della crescita, la filogenesi, come accade, per alcuni versi, nello sviluppo dell'essere umano.
Infiammazione dell'unghia dovuta a batteri o funghi.
Disturbo della coscienza caratterizzato da fenomeni deliranti e allucinatori di tipo visivo con ricca e mutevole produzione fantastica.
Il soggetto vive in uno stato simile al sogno, con difficoltà a distinguere tra reale e immaginario, ma la percezione della realtà permane e l'orientamento nel tempo e nello spazio è abbastanza conservato.
La componente affettiva è più o meno adeguata e si accompagnano all'esperienza onirica manifestazioni comportamentali .
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