Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Escrescenza di tessuto osseo localizzata sulla superficie dell'osso, solitamente a forma di becco (perciò anche detto becco osteofitico), che si osserva frequentemente sulle superfici articolari. Gli osteofiti sono tipicamente presenti nelle forme di osteoartrosi e sono in parte responsabili delle manifestazioni dolorose tipiche di questa malattia. Sono da considerare come una reazione del tessuto osseo, interessato da processi erosivi e irritativi cronici, nel tentativo di stabilire una maggior superficie di contatto tra i corpi articolari.
Processo degenerativo-necrotico dei nuclei di ossificazione delle epifisi ossee. Durante la crescita dell'individuo, le estremità delle ossa aumentano di volume grazie al progressivo accrescimento di nuclei ossei presenti al centro dell'epifisi e delle diafisi, inclusi, fino ad accrescimento ultimato, in un tessuto cartilagineo.
La causa dell'osteocondrosi, che porta allo schiacciamento e alla deformità di queste estremità, è sconosciuta.
Si ritiene che possa essere provocata da un insufficiente apporto di sangue in queste regioni che, non ricevendo un adeguato approvvigionamento, degenerano per la morte del tessuto osseo.
L'età più colpita è quella della crescita (4-12 anni). Alcune forme possono interessare anche gli adulti. Le regioni più frequentemente interessate sono il femore, le vertebre, alcune ossa del piede, il ginocchio (vedi anche epifisite). Può guarire, a seconda della sede, sia lasciando una deformazione definitiva, sia senza sequele.
Termine che accomuna numerose malattie a carattere ereditario (dette anche condrodistrofie genotipiche.
Disturbo della formazione della cartilagine e della ossificazione encondrale che si evidenziano più o meno precocemente nell’età evolutiva e che sono caratterizzate da alterazioni distrofiche localizzate, in maniera simmetrica, nel punto della cartilagine d’accrescimento. Questi disturbi possono avere origine ormonale, vascolare, meccanica, metabolica ed ereditaria. In quest'ultimo caso, essendo la malattia presente sin dalla nascita e interferendo con il normale sviluppo dello scheletro, si realizza il quadro del nanismo (nanismo acondroplasico).
Indica, impropriamente, l'osteocondrosi.
Grossa cellula situata nelle lacune del tessuto osseo. Gli osteoclasti hanno la funzione di erodere e rinnovare la sostanza ossea.
Questa attività degli osteoclasti è svolta in tre fasi: l'adesione alla matrice ossea da riassorbire, la creazione di un ambiente acido che solubilizza la matrice minerale, la digestione enzimatica della matrice organica.
1) L'adesione alla matrice da erodere avviene attraverso recettori integrinici ed è seguita dalla comparsa di podosomi, strutture di adesione che permettono di isolare l'ambiente in cui avverrà il riassorbimento. L'osteoclasto si affaccia sulla matrice da riassorbire dal lato dell'orletto striato.
2) Una pompa protonica situata nella membrana dell'orletto striato acidifica lo spazio extracellulare delimitato dall'anello di podosomi, si viene così a creare un pH di 4.5 che solubilizza i sali minerali.
3) A questo punto la matrice organica è libera e avviene la degradazione enzimatica, tramite il rilascio di enzimi lisosomiali. I prodotti della degradazione della matrice organica vengono endocitati e poi riesocitati dalla parte opposta della cellula (transcitosi).
Cellula situata in piccole cavità della sostanza fondamentale del tessuto osseo, dette lacune ossee. Gli osteociti hanno corpo cellulare piccolo, di forma variabile, dal quale originano sottili prolungamenti, variabili in numero e orientamento.
Cellula mesenchimale che elabora il materiale necessario per la formazione della sostanza fondamentale del tessuto osseo.
È una cellula ricca di RER e apparato di Golgi, ha perciò un citoplasma basofilo, la superficie cellulare è provvista di corti e sottili prolungamenti; si trova nel tessuto osseo in formazione. L'osteoblasto origina da cellule osteoprogenitrici, dette preosteoblasti. La sua funzione è quella di produrre la matrice organica del tessuto osseo stesso, costituita di fibre collagene di tipo I, proteoglicani e glicoproteine; la matrice ossea precoce prodotta dagli osteoblasti, non cristallizzata, è detta tessuto osteoide. All’interno della matrice sono presenti numerose vescicole di secrezione ricche di un enzima caratteristico, la fosfatasi alcalina, e di ioni Ca2+ e (PO4)3-: queste vescicole costituiscono i primi nuclei di mineralizzazione della matrice. La membrana cellulare aderisce alla matrice pericellulare per mezzo di integrine specifiche.
L'osteoblasto contiene al suo interno delle granulazioni PAS-positive dette matrix vesicles o globuli calcificanti, provvisti di membrana e ritenuti l'agente che dà il via al processo di mineralizzazione. Tra le varie proteine secrete dall'osteoblasto troviamo anche la procollagenasi, enzima che, deposto nella matrice verrà trasformato nella sua forma attiva, la collagenasi, che sarà impiegata dagli osteoclasti nella demolizione delle fibre collagene. L'attivazione della procollagenasi è a carico degli stessi osteoclasti, che tramite una serie di proteine, arrivano a disporre della collagenasi matura.
Inoltre, l'osteoblasto (e la sua forma più differenziata l'osteocita) presenta sulla membrana anche dei recettori per il paratormone(PTH) grazie ai quali, una volta avvenuta l'interazione con il suddetto ormone, vengono liberati gli OAF (osteoclast activating factors), ovvero fattori di attivazione per gli osteoclasti, che inizieranno il processo di riassorbimento della matrice calcificata. Quando la funzione biosintetica cessa gli osteoblasti diventano osteociti, le cellule del tessuto osseo adulto, che occupano le lacune ossee.
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