Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il legamento collaterale mediale (LCM), e il legamento collaterale laterale (LCL), sono due strutture tese dal femore alla tibia rispettivamente all’interno e all’esterno del ginocchio. La loro funzione, è quella di impedire o per lo meno limitare, gli spostamenti di questi due segmenti scheletrici, quando la gamba viene sollecitata verso l’interno e verso l’esterno. La lesione di questi legamenti è assai frequente a seguito di un trauma distorsivo (a volte anche banale), in valgismo o in varismo. Tale tipo di lesione, viene provocata da un trauma laterale o da una caduta a gambe aperte; nelle lesioni del Legamento Crociato Anetriore molto spesso vengono coinvolti anche i Legamenti Collaterali con severità più o meno accentuata. Il LCM e’ piùfrequentemente coinvolto rispetto al LCL, in quanto quest’ultimo risulta maggiormente elastico e protetto da strutture muscolari periferiche.
Miscela di fosfolipidi polinsaturi ricavata dai semi di soia. Ha un'azione emulsionante sul colesterolo e ne blocca il deposito sulle pareti arteriose. Usata nella cura dell'iperlipidemia, associata a un regime alimentare adeguato; stimolante della circolazione sanguigna e rinvigorente nei casi di stress.
La lecitina di soia è un emulsionante naturale dei grassi; si tratta di un insieme di fosfolipidi contenuti anche nell’organismo dell’uomo, che contribuiscono a mantenere in sospensione il colesterolo contenuto nel sangue, ostacolandone il deposito sulle pareti delle arterie. Queste sostanze inoltre entrano nelle attività funzionali delle membrane cellulari e di altre strutture organiche, come quelle nervose.
La lecitina è ricca anche di altre sostanze importanti per l’organismo: colina, inositolo, iodina, calcio, ferro, fosforo, zolfo, vitamina E ed F. La lecitina è contenuta in grande quantità nei semi di soia, ma anche in altri alimenti; oggi però, a causa della raffinazione a cui vengono abitualmente sottoposti gli alimenti destinati all’uomo, per consumarla in quantità rilevanti si deve ricorrere agli integratori. Solitamente la lecitina è venduta in forma granulare come integratore alimentare.
Distrofia retinica e/o displasia ad esordio prenatale. Si ritiene che circa il 10-20% dei bambini cechi soffra di LCA, dato questo che la rende una delle cause più frequenti di cecità nell'infanzia. Si pensa che sia responsabile del 5% delle malattie retiniche ereditarie. I bambini affetti hanno difficoltà a mantenere lo sguardo fisso e a stare attenti, a causa della bassa o assente sensibilità della retina agli stimoli visivi. L'elettroretinografia dimostra una funzione retinica molto ridotta o assente. L'esame del fondo dell'occhio, nei primi mesi di vita, è spesso normale, ma in seguito si manifesta atrofia corio-retinica con migrazione intraretinica di pigmento. In alcuni pazienti è presente una lesione rilevata della macula. I pazienti presentano nistagmo e si strofinano frequentemente gli occhi. La LCA viene trasmessa come carattere autosomico recessivo nella maggior parte dei pazienti; solo in rari casi è stata riportata un'eredità autosomica dominante. La LCA è geneticamente eterogenea e al momento sono state identificate mutazioni in 6 geni-malattia: AIPL1, CRB1, CRX, GUCY2D, RPE65 e RPGRIP1. Almeno tre altri loci sono concatenati alla malattia. Anche se la terapia non è al momento disponibile, sono stati ottenuti risultati incoraggianti con la terapia genica in un modello canino della malattia. *Autore: Dott. B. Leroy (Novembre 2003)*.
Malattia infettiva cronica. Detta anche morbo di Hansen dal nome dello scopritore che per primo isolò nel 1871 il bacillo Mycobacterium leprae (detto appunto di Hansen), è una malattia infettiva cronica che si ritrova ora solo nelle zone tropicali. La lebbra è caratterizzata da lesioni cutanee e nervose che possono progredire fino a causare mutilazioni e si trasmette per contagio solo dopo un contatto prolungato tra le persone infette. La diffusione è collegata alle condizioni igieniche delle popolazioni colpite. Può avere un tempo di incubazione che raggiunge anche i cinque anni. Si conoscono tre tipi di lebbra: la lepromatosa, la tubercoloide e la nervosa. Il trattamento della lebbra, un tempo basato su iniezioni sottocutanee di olio di fegato di merluzzo e di olio di chaulmoogra, ha fatto notevoli progressi dopo che si è scoperta l'utilità di alcuni chemioterapici somministrati per via generale o localmente sulle lesioni superficiali.
Malattia infettiva contagiosa a decorso cronico il cui agente patogeno è il Mycobacteriumleprae, scoperto da A. Hansen nel 1871, del quale solo nel 1965 si è potuto ottenere la coltura in vitro su cellule umane viventi. La lebbra è una malattia che risale a tempi remotissimi: ne è fatta menzione nei libri sanscriti indiani, nel papiro di Ebers, nella Bibbia (secondo libro di Giobbe del Levitico). Il più antico focolaio si sarebbe trovato in Asia e i Fenici, popolo navigatore, l'avrebbero diffusa nel bacino del mediterraneo. La massima frequenza della lebbra. in Europa si ebbe durante le crociate: poi, dal XV-XVI si osservò una diminuzione favorita da una serie di misure profilattiche, ma anche una diffusione della malattia nei paesi conquistati o scoperti dagli Europei.. La trasmissione più comune è per contagio. A un periodo di incubazione, che può essere anche di 30, fa seguito un periodo di invasione che spesso, ma non sempre, si accompagna a sintomi generali come febbre irregolare, cefalea, epistassi, dolori nevralgici, e sintomi specifici quali lesioni cutanee anche piccole zone depigmentate, macchie eritomatose, noduli e diminuzione fino alla perdita totale delle sensibilità cutanea delle zone colpite. In un terzo tempo compaiono le manifestazioni caratteristiche di una delletre forme della malattia:
1) Forma tubercoloide, nervosa, benigna o maculo-anestetica: caratterizzata da chiazze eritematose (macule) violacee che possono confluire in placche, alternate a papule rosso-giallastre o rosso-porpora cui seguono formazioni granulomatose localizzate specialmente lungo nervi con disturbi della sensibilità sia termica, dolorifica e tattile, con iperestesie, dolori folgoranti, ipoestesia ed anestesia profonda, atrofie muscolari, disturbi trofici con lesioni ulcerative e mutilazione come siringomielia, specialmente ai muscoli ulnare e peroneo. Frequente malattia perforante plantare.
2) Forma tuberosa o nodulare o lepromatosa al viso o lato estensorio degli arti; macchie prima evanescenti rosso acceso e violaceo, poi fisse, pigmentate, rameiche, brunastre, che in parte lentamente si trasformano in noduli o lepromi isolati, poi talora confluenti, spesso anche sulle mucose (naso, palato molle, ugola, laringe, occhi): indi ulcerazioni con talora estese distruzioni, necrosi, mutilazioni, riassorbimento di falangi; caduta peli, ipersecrezione sebacea senza sudorazione, eruzioni bollose.
3) Forma mista: inizialmente solo lesioni tuberose in seguito altre manifestazioni come infiltrazione polmonare similtubercolari, ulcerazioni intestinali, epatosplenomegalia, orchiepididimiti bilaterali indolori, epatiti a evoluzione cirrotica, lesioni ossee. La prognosi è grave, con migliori possibilità di guarigione nella forma nervosa e tubercoloide. Nelle altre forme la morte sopravviene dopo un decorso di durata variabile, sempre molto lento e con un decadimento progressivo. La terapia della lebbra., che fino a pochi anni fa praticamente si riassumeva nella somministrazione di olio di Chaulmoogra e suoi derivati, ha registrato sensibili progressi con l'impiego di alcuni chemioterapici, tra cui solfoni e derivati (diamino-difenil-sulfone), antibiotici, streptomicina, tiosemicarbazone, isoniazide, rifampicina, clofazimina, cortisonici, vitamina B12 ad alte dosi, immunoterapia. È obbligatoria la denuncia della malattia alle autorità sanitarie e le persone affette devono essere accolte e curate nei lebbrosari o in appositi reparti ospedalieri, specializzati in malattie infettive e contagiose
Si tratta di cellule specifiche rilevate nel lupus eritematoso sistemico, o LES (vedi lupus). Sono formate da granulociti neutrofili che hanno fagocitato elementi nucleari reagenti con anticorpi anti-nucleo.
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