Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Gruppo di malattie derivate dalla proliferazione, di solito tumorale, di una popolazione di cellule appartenenti al sistema linforeticolare. Possono essere classificate in quattro gruppi:leucemie, se interessano cellule immature con tendenza a invadere il sangue periferico; linfomi, se interessano cellule localizzate negli organi linfatici; sindromi immunoproliferative, se interessano cellule produttrici di anticorpi; e istiocitosi, se interessano cellule appartenenti al compartimento monocito-macrofagico. Tuttavia queste patologie spesso si presentano in forma intermedia, oppure si convertono l'una nell'altra. Per unificare la terminologia si è approntato uno schema di classificazione, il Working Formulation (abbreviato WF), adottato dai principali centri ematologici. Le malattie linfoproliferative sono la maggior parte delle volte di natura neoplastica, ma sono frequenti anche altre forme: ad esempio causate da virus.
Insieme dei processi di proliferazione e di differenziazione cellulare che portano allo sviluppo del tessuto linfatico e alla formazione dei linfociti.
Diminuzione del numero del linfociti circolanti nel sangue. Le cause più importanti di linfopenia sono: malattie acute debilitanti come infarto miocardico acuto, polmoniti, sepsi; uso di farmaci cortisonici o chemioterapici; linfomi (soprattutto linfoma di Hodgkin in fase avanzata); sindromi da immunodeficienza (AIDS ecc.); terapie immunosoppressive: ciclofosfamide ecc.; radioterapia; linfangectasia intestinale; malattie croniche come lupus eritematoso, neoplasie maligne; anemia aplastica.
Il controllo del linfonodo sentinella è un criterio diagnostico scarsamente invasivo che permette di prevedere la presenza di metastasi nei linfonodi ascellari nei casi di un tumore della mammella. Si realizza studiando il linfonodo che, per primo, riceve la linfa dall'area in cui è situato il tumore primario. In caso di metastasi, il carcinoma mammario si espande per mezzo del sistema linfatico seguendo un percorso ordinato e progressivo, colpendo inizialmente i linfonodi più esterni o del "primo livello linfonodale"
O linfoghiandola, piccolo organo del sistema linfatico di forma globosa e grandezza variabile. Ogni linfonodo è costituito da tessuto linfatico che è organizzato in una parte corticale, una periferica, e una midollare situata in profondità. Ogni linfonodo è rivestito da una capsula di tessuto connettivo. I linfonodi sono la sede sia della risposta cellulo-mediata che umorale. La linfa penetra nel linfonodo per mezzo dei vasi linfatici e ne fuoriesce dopo aver subito modificazioni chimiche. Vengono considerati depositi di riserva e prendono il nome dal territorio da cui raccolgono la linfa stessa: per esempio, linfonodi ascellari o linfonodi inguinali.
Sinonimo di linfoadenosi.
Insieme di patologie che hanno diversi tra loro diversi quadri clinici. Rappresentano una delle neoplasie pi(o linfoma maligno) tumore prodotto dalla trasformazione neoplastica di cellule che ritroviamo prevalentemente nel tessuto linfoide. I linfomi sono una vasta classe di patologie, molto eterogenee sia istologicamente che clinicamente. Le due principali versioni di linfoma maligno sono il morbo di Hodgkin e il linfoma non-Hodgkin. I linfomi non-Hodgkin, sono un vasto insieme di patologie con quadri clinici anche diversi tra loro, sono arrivati a costituire uno dei tumori più frequenti negli individui che hanno tra i 20 e i 40 anni, in parte a seguito della cresciuta incidenza dell'AIDS in questa fascia d'età. Gli ultimi studi suggeriscono che una possibile causa può essere di natura virale, accanto a ciò, sono state messe in evidenza anomalie citogenetiche e è stato postulato che un ruolo fondamentale potrebbe essere attribuito agli oncogeni (sempre nel linfoma di Burkitt, è confermata l'esistenza di una traslocazione tra il cromosoma 8 e altri cromosomi cellulari); infine, una crescita di linfomi si ha nei pazienti sottoposti a trattamento immunosoppressivo (per esempio, dopo che hanno subito un trapianto d'organo) e in portatori di malattie immunopatologiche da deficit immunologici ereditari o acquisiti (AIDS). La diagnosi è sostanzialmente istologica, con biopsia linfonodale, midollare o d'organo che chiarisce presenza e tipo del linfoma, a questa possono essere aggiunte la TAC, la radiografia del torace, gli esami ematochimici, la tomografia computerizzata a emissione fotonica singola o SPECT, la risonanza magnetica poiché possono aiutare nella "stadiazione" del tumore. L’ approccio terapeutico ai linfomi non-Hodgkin conseguente al grado di malignità del tumore e dalla sua estensione, la cura più efficace è la chemioterapia, associata alla radioterapia, si può anche aggiungere il trapianto di midollo osseo, per rimediare alla prolungata mielosoppressione causata da trattamenti chemio- e radioterapici che risultano particolarmente aggressivi. I risultati sembrano incoraggianti, con discrete percentuali di guarigione; una rilevante quota di pazienti che non guariscono hanno comunque una sopravvivenza di molti anni con una buona qualità di vita.
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