Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Rottura spontanea di fibre elastiche a causa diipoplasia e fragilità del tessuto elastico, con sfiancamento di pareti vasali, flaccidità della pelle, ecc.
Malattia di tipo eredo-familiare, che consiste nella degenerazione del tessuto elastico della retina.
É una tecnica ecografica avanzata in grado di riconoscere il tipo di lesione caratterizzandone la tipologia istologica.
Si utilizza nella diagnosi dei noduli tiroidei, delle lesioni prostatiche e di quelle della ghiandola mammaria e in qualche lesione a carico del feagato, in particolare nelle epatopatie di tipo cronico.
Il principio su cui si basa è legato alla capacità che i tessuti hanno di rspondere differentemente alla compressione esercitata della sonda attraverso la cute, tale differenza di segnale ecografico restituito è legato alla composizione anatomo-istologica della lesione studiata.
Attraverso sofisticati software applicati all’apparecchiatura, il segnale diverso di compressione-deformabilità dei tessuti patologici viene letto in diversità di colori che appaiono sul monitor dell’operatore.
Forma morbosa caratterizzata da ipertrofia della cute e del tessuto cellulare sottocutaneo, con edema cronico, infiammazioni croniche e ripetute dei vasi sanguigni e linfatici, erisipela. All'origine dell'elefantìasi può esserci un impedimento della circolazione linfatica o venosa, oppure un'infezione streptococcica. La conseguenza è un aumento di volume di tutte le regioni colpite. Due sono le sedi in cui si manifesta l'elefantìasi: l'arto inferiore e gli organi genitali esterni. L'arto colpito, a causa delle sfavorevoli condizioni circolatorie, prende una forma a colonna o a zampa d'elefante (da qui il nome. Nella zona degli organi genitali esterni, l'elefantiasi, comune nei paesi orientali, insorge con ipertrofia di tutti gli elementi dello scroto, soprattutto del connettivo. I testicoli e il cordone deferente appaiono illesi, mentre il pene quasi scompare in una specie di depressione imbutiforme. In questo caso, si interviene con terapia chirurgica.
Traumi causati dall'azione del fulmine o da correnti elettriche industriali. Nel primo caso portano quasi sempre alla morte, a causa dell'alta tensione scaricata e il forte sviluppo di calore, che provoca gravi ustioni, fino all'incenerimento. Un fulmine che cada vicino può ad esempio causare uno spostamento d'aria così forte da essere causa di morte. I danni da correnti industriali variano in base alla tensione, alla durata del contatto, alla resistenza offerta dal corpo e dei punti di ingresso e uscita della scarica. La morte può verificarsi per arresto cardiaco o respiratorio, dovuto all'azione sul sistema nervoso centrale. Nel punto di contatto si presentano ustioni per correnti ad alta tensione, e una lesione simile a una bolla (marchio elettrico) per basse tensioni. Il primo soccorso in caso di folgorazione consiste nell'assicurare l'attività cardiorespiratoria con le classiche manovre di rianimazione (respirazione bocca a bocca e massaggio cardiaco). I soccorritori devono a loro volta prestare estrema attenzione per evitare di rimanere a loro volta folgorati.
Grafico che serve a riprodurre le variazioni elettriche che si verificano durante la contrazione cardiaca. Schematicamente è composto da tre onde positive (dirette superiormente rispetto alla linea isoelettrica di base), P, R e T, e da due onde negative Q, S (dirette inferiormente). Il tracciato elettrocardiografico ha origine con un'onda positiva P, corrispondente all'attivazione degli atri, a cui segue una breve linea che può inflettersi nell'onda negativa Q; a questa fa seguito un'altra onda R, poi l'onda negativa S: l'insieme delle onde Q, R, S va a costituire il complesso ventricolare, che esprime lo stato di eccitamento del miocardio ventricolare; l'onda T e il tratto S-T corrispondono alla fase di ripolarizzazione delle cellule miocardiche, in seguito all'avvenuta contrazione. Dopo l'onda T si osserva talvolta un'onda U. per quanto riguarda la diagnosi, l'elettrocardiogramma rappresenta l'indagine clinica di maggior importanza nella diagnostica cardiologica. Grazie alle informazioni che fornisce è infatti possibile individuare la presenza di disturbi del ritmo cardiaco, o della propagazione dell'impulso elettrico che causa la depolarizzazione delle fibre muscolari (alterazioni della conduzione), e di alterazioni miocardiche dovute a sofferenza ischemica (coronaropatie). Nel primo caso, anziché la normale sequenza degli eventi elettrici a intervalli regolari e costanti, possono essere osservati battiti prematuri, ectopici, più o meno normali sotto il profilo morfologico, oppure alterazioni più complesse del ritmo. I disturbi a carico della conduzione dell'impulso lungo il tessuto di conduzione portano a precise alterazioni elettrocardiografiche. La particolare morfologia dell'onda elettrica permette di rilevare alterazioni della diffusione dello stimolo, localizzate in una o più delle branche nelle quali il tessuto di conduzione si dirama a livello dei ventricoli. Infine, l'elettrocardiogramma consente di individuare eventuali disturbi dell'irrorazione sanguigna miocardica (insufficienza coronarica), che causano alterazioni della fase di ripolarizzazione, ossia del recupero dopo l'avvenuta depolarizzazione delle cellule. nel caso di ischemia del miocardio, il tratto S-T appare alterato, con sopra- o sottoslivellamento rispetto alla linea di base. Anche nell'infarto del miocardio l'elettrocardiogramma mostra tipiche alterazioni. Per questa malattia, infatti, rappresenta l'esame diagnostico per eccellenza. L'elettrocardiogramma si presenta alterato sia nella fase acuta della malattia infartuale, con comparsa delle caratteristiche "onde di lesione" (slivellamenti del tratto S-T), sia nella fase postacuta, evidenziando le "onde di necrosi", segno dell'avvenuta morte di una porzione di cellule miocardiche. Infine l'elettrocardiogramma è indicato per valutare lo stato di salute del muscolo cardiaco (per esempio, nella malattia arteriosclerotica, nell'ipertensione arteriosa) o per evidenziare particolari disturbi metabolici, come gli squilibri elettrolitici, intossicazione da digitalici.
Tecnica diagnostica che registra l'elettrocardiogramma durante l'esecuzione di un determinato sforzo fisico e non in condizioni di riposo assoluto, come avviene per l'elettrocardiogramma standard o basale. Solitamente l'elettrocardiogramma da sforzo viene registrato mentre il soggetto mette in azione un cicloergometro (una sorta di bicicletta da camera) con carichi di lavoro crescenti e controllati. In questo modo viene esaminato il comportamento del cuore in situazioni di stress e si può definire a quale livello si manifestano eventuali alterazioni di tipo ischemico, indipendentemente dall'insorgenza di una sintomatologia di tipo anginoso. La prova da sforzo è considerata "positiva" (cioè patologica) nel momento in cui compaiono alterazioni elettrocardiografiche oppure quando si è necessaria l'interruzione della prova prima del raggiungimento dei carichi massimali previsti (per età, sesso ecc.), a causa dell'insorgenza di tachicardia eccessiva, disturbi soggettivi ecc. L'elettrocardiogramma da sforzo è particolarmente utile sia nelle procedure di screening delle cardiopatie ischemiche (con una sensibilità nettamente aumentata rispetto al semplice elettrocardiogramma) sia nella valutazione della funzionalità cardiaca dei pazienti che soffrono di coronaropatia (anginosi, soggetti con pregresso infarto del miocardio): nei pazienti affetti da angina postinfartuale, con l'elettrocardiogramma da sforzo consente di definire con precisione il grado di attività fisica residua (ossia che il soggetto può ancora svolgere senza accusare disturbi) e fornire quindi precise indicazioni all'intervento di by-pass aortocoronarico.
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