Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Cellula nervosa che rappresenta il recettore della luce, responsabile della visione notturna o comunque in condizioni di scarsa illuminazione. I bastoncelli hanno forma allungata, sono provvisti di un’espansione cilindrica lunga e sottile, il segmento esterno, che contiene svariate lamelle disposte trasversalmente rispetto all’asse maggiore del segmento stesso. Tra le lamelle è contenuta la rodopsina, un pigmento che, quando colpito dalle radiazioni luminose, subisce modificazioni strutturali tali per cui nella cellula si determina una variazione del potenziale di membrana e quindi la trasmissione di un impulso che viene trasmesso ad altre cellule nervose, e raggiunge poi i centri cerebrali della visione lungo le fibre del nervo ottico. I bastoncelli si trovano prevalentemente nella retina periferica, mentre sono assenti nella fovea.
Tre sono i principi base del Metodo Bates.
Primo principio: il movimento
Panta Rei, diceva un filosofo greco (Eraclito). Tutto scorre, non puoi mettere piede due volte in uno stesso fiume.
Innumerevoli scuole di pensiero e discipline meditative hanno messo l'accento sul fatto che, se tutto è in perenne movimento e trasformazione, pensare il mondo in termini statici, immutabili non può che portare a attriti, incomprensioni e disastri.
Ma nonostante ciò credere a cose "eterne" è un bisogno, una necessità di ogni bambino, di molti adulti, di intere società.
Non solo la vista, tutte le percezioni sono basate sul cambiamento, noi percepiamo non le cose in sé, ma il loro mutare: se un suono è costante si finisce per non percepirlo più, se la mano è appoggiata immobile su qualcosa, dopo un po' non ci darà più alcuna sensazione. Infine, se l'occhio è messo in condizione di osservare una cosa senza assolutamente muoversi (è possibile farlo solo sperimentalmente) dopo un secondo e mezzo diventa cieco!
Eppure Bates non poté fare a meno di notare questa costante: gli occhi di chi ha problemi visivi si muovono molto di meno di chi ha una vista normale, e il rifiuto del movimento si estende anche a molti altri campi, coinvolgendo il corpo le emozioni e il pensiero.
Chi ha problemi visivi sembra cercare costantemente di crearsi un ambiente "sicuro", dove le cose cambino il meno possibile e le attività non siano intense, provochino meno cambiamenti possibili. E l'ambiente più stabile e sicuro finisce per essere il proprio pensiero, forgiato appunto su certezze e "punti fermi". E quindi si cerca di privilegiare una vita il più possibile "pensata" (e non vissuta).
È importante comprendere che questo atteggiamento crea una intera visione del mondo, basata sulla rigidità: si cerca di "fermare il mondo". A volte nei gruppi vengono a galla situazioni dell'infanzia in cui, di fronte ad un trauma come mamma e papà che litigano, si è cercato di fermarli; come? Partendo da sé, fissando lo sguardo e smettendo di respirare e irrigidendo tutto il corpo e pensando NO, NO!
Col passare degli anni, di fronte ad una novità o a uno stress, si finisce per privilegiare la stessa risposta: arrestare ogni movimento del corpo, fissare lo sguardo, pensare. E si cerca per quanto possibile di evitare attività e situazioni in cui questo modulo di risposta è platealmente inadatto.
Indubbiamente la nostra società stimola fortemente proprio un atteggiamento di questo tipo, scoraggiando invece tutte le risposte basate su altri principi. In più, in alcune famiglie ciò può essere accentuato magari da una struttura autoritaria, che coscientemente educa alla rigidità, oppure semplicemente dall'esempio di genitori con problemi visivi, che con il loro stesso modo di essere educano i figli al non movimento. Gli occhiali poi, costituiscono un limite fortissimo al movimento degli occhi e del corpo.
Cosa propone Bates riguardo a questo punto? Il suo approccio è in fondo simile a quello del Buddismo e altri sentieri spirituali: la radice della tensione mentale, che a sua volta genera problemi alla vista sta nella titanica e disperata lotta contro l'esistenza e le sue leggi, in particolare contro quella che citavamo all'inizio: tutto scorre, tutto si muove, tutto si trasforma, nessuna cosa è MAI stabile. Bisogna cambiare punto di vista, smettere di lottare e rilassarsi consapevolmente e volonterosamente.
Il fatto è che il rifiuto del movimento cercherà di nascondersi in ogni angolo, in ogni dettaglio.
Per questo è importante essere guidati da un insegnante esterno, perché invariabilmente, se si fa esercizi ed esperienze da soli li si fa in un modo tale da salvaguardare l'immobilità (e poi si dice che il metodo Bates non funziona).
Un' esperienza emblematica: le oscillazioni ampie.
Bates propone molte esperienze utili a prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti. Chi ha fatto Buena Vista conosce le oscillazioni ampie. Sa che mettono in crisi (se fatte bene) tutto un modo di essere basato sulla rigidità, proprio perché non permettono di fissare lo sguardo.
Un elemento che viene spesso sottovalutato è Lo Shifting; nelle oscillazioni ampie consiste nell'illusione, nel "desiderare" che la stanza si muova in senso opposto al movimento degli occhi. L'inconscio tentativo di "fermare il mondo" (OK , io sono costretto a muovermi, ma guai se dovessi pensare che il mondo si muove, succederebbe qualcosa di terribile) fa si che i muscoli degli occhi mantengano la loro rigidezza e finisce ogni tanto per generare ansia, panico ed altre reazioni patologiche.
Bates quindi propone di esercitare lo Shifting ovunque ci sia movimento, cioè praticamente in ogni attività della vita quotidiana, compreso la lettura (la pagina si muove in direzione opposta al movimento degli occhi e della testa), la guida (i due lati della strada si muovono in direzione opposta, etc)
Il secondo principio: la centralizzazione
Una delle conseguenze dell'abitudine di fissare, tipica di chi ha problemi visivi è che per vedere alcune cose mantenendo gli occhi immobili, allarghiamo la nostra percezione visiva, la "diffondiamo" a scapito dell'acutezza . Se per esempio guardiamo il viso di una persona, chi ha una vista naturale continuerà a "esplorare" il viso, mettendo a fuoco una miriade di particolari (fino a 3.600 al minuto) nitidi e focalizzati, che il cervello ricostruirà in un'immagine nitida.
Chi fissa lo sguardo cercherà invece di vedere il viso TUTTO INSIEME ugualmente bene (il che è impossibile) e nel fare ciò sfoca lo sguardo e vede peggio. Non solo, ma attraverso questo meccanismo protratto negli anni perde anche man mano la capacità di concentrare l'attenzione nel centro del proprio campo visivo (che corrisponde alla fovea, la parte più sensibile della retina). Questo meccanismo viene chiamato da Bates Diffusione, in contrapposizione a quello corretto, che è la centralizzazione.
(È tra l'altro questo il meccanismo che provoca, in chi è abituato a fissare, quella tipica difficoltà con i Rasterbrille per cui si vede le immagini sdoppiate, quadruplicate etc.)
Bisogna comprendere che la centralizzazione è corretta solo se legata al movimento, mentre non funziona con il fissare lo sguardo; anzi fissare lo sguardo produce invariabilmente il suo contrario e si entra in quel tipico giro vizioso per cui si fissa, non si vede bene perché si perdono dettagli e l'ansia porta a fissare ancora di più .1)
Un'esperienza tipica "le pietruzze"
Osservare due pietruzze spostando lo sguardo da una all'altra, considerando che la pietruzza su cui si concentra lo sguardo si vede meglio dell'altra. Cominciare ponendole a una distanza di qualche decina di centimetri, avvicinandole fino a toccarsi e conservando tuttavia la capacità di vedere decisamente meglio quella su cui si mette a fuoco. È importante che lo sguardo sia tenuto in movimento (vedi sotto "disegnare") mentre si osserva ogni singola pietruzza.
Il terzo principio: il rilassamento
Il rilassamento è difficile nella nostra società: siamo allenati a fare esattamente il contrario. La tensione diventa una parte così onnipresente della nostra esistenza che ne perdiamo la consapevolezza, anzi tenderci ci sembra la risposta "naturale" spontanea.
Invariabilmente, quando ci si rilassa si vede meglio (si VIVE meglio). Il problema è che per molti è diventato difficile rilassarsi, a volte è una esperienza così estranea da fare paura.
È anche importante chiarire che senza movimento non c'è vero rilassamento. Chi ha problemi visivi quando non si muove resta rigido, non si rilassa. E per quel che riguarda la vista il rilassamento e quindi la chiarezza, avviene solo se è presente anche la centralizzazione, altrimenti si ricade fatalmente nella rigidità e nel fissare.
Va da sé che rilassarsi davvero coinvolge un profondo cambiamento del modo di vedere il mondo e l'identificazione dei condizionamenti negativi (tutti i "dovrei", "non posso" etc.).
Il metodo Bates è tutto qui?
No, esiste anche il ruolo della memoria e dell'immaginazione, Bates ha insistito molto sul concetto "Senza memoria perfetta non può esserci vista perfetta". Parimenti l'immaginazione aggiusta le limitazioni e aberrazioni della vista.
E dopo il metodo Bates cosa c'è?
Non si può dire che si sia stati con le mani in mano. Molte novità sono state introdotte. Scarica che c'è di nuovo.rtf
Qualcosa da usare subito ?
Scarica i microcaratteri in Pdf e ... centralizza
NOTE
1) Invece di Centralizzazione, Bates usava il termine Fissazione Centrale, che è espressione comune in oftalmologia. La maggior parte degli operatori attuali del metodo Bates concordano sul fatto che la parola Fissazione può ingenerare l'idea che sia necessario fissare, il che è esattamente il contrario di quanto affermato da Bates.
Siete ancora convinti che fissare vi faccia vedere meglio?
microrganismi unicellulari, procarioti, detti anche schizomiceti (per la loro somiglianza biologica con i funghi), di dimensioni variabili da 0,2 a 10 micronmetri. Sono caratterizzati dalla presenza di una parete cellulare e dall’assenza di clorofilla. Dalla loro forma, conferita dalla parete cellulare, spesso deriva il nome.
Cocchi e bacilli
I tipi morfologici fondamentali sono due: microrganismi sferici, detti cocchi, e microrganismi cilindrici, detti bacilli. Sia i cocchi sia i bacilli spesso non si trovano isolati, in quanto durante la divisione cellulare la separazione di ciascuna cellula può risultare incompleta: si hanno così cocchi a coppia (diplococchi), o a catena (streptococchi), o a grappolo (stafilococchi), o cocchi a tetrade (sarcine). Anche i bacilli possono avere morfologie alquanto diverse: si distinguono forme a bastoncino (bacilli propriamente detti), forme streptobacillari (quando i bacilli si moltiplicano ma non si distaccano, dando luogo a formazioni simili a canne di bambù), forme assottigliate alle estremità (bacilli fusiformi), bacilli con una o due curve (vibrioni o spirilli), o elementi con molte curve ( spirochete). I batteri possono essere mobili o immobili, e la motilità è dovuta alla presenza di appendici filamentose, dette flagelli o ciglia, che possono variare per posizione, numero e lunghezza. La struttura dei flagelli batterici è diversa da quella delle ciglia delle cellule eucariotiche, mentre la composizione chimica risulta la stessa. Una ulteriore modalità classificativa è data dal diverso comportamento dei batteri di fronte a una colorazione con violetto di genziana e soluzione iodio-iodurata (vedi colorazione di Gram), che li divide in gram-positivi e gram-negativi.
Moltiplicazione batterica e spore
La moltiplicazione batterica avviene in genere per scissione binaria: da una cellula se ne formano due con identico genotipo; questo meccanismo di riproduzione favorisce la trasmissione inalterata delle caratteristiche ereditarie. Alcuni batteri, che per tale ragione vengono chiamati sporigeni, hanno però sviluppato, nel corso dell’evoluzione, un particolare ciclo vitale, che comporta la formazione di corpi intracellulari contenenti tutti i costituenti essenziali dei batteri, con tegumenti particolari, non riscontrabili nella forma vegetativa da cui hanno preso origine, e che conferiscono loro grande resistenza agli agenti fisici e chimici: a questo particolare elemento si dà il nome di spora o endospora. Si tratta di una forma cellulare quiescente, che può vivere per secoli senza bisogno di nutrizione, e quindi rappresenta un grande vantaggio sul piano ecologico per le specie batteriche interessate. Nei confronti degli ospiti, al contrario, l’esistenza delle spore costituisce un grave problema: essendo molto resistenti, esse non sono facilmente eliminabili e rappresentano un pericolo continuo di infezione, con implicazioni relative alla medicina preventiva e curativa, o in campo chirurgico, o nell’industria alimentare e farmaceutica.
La nutrizione dei batteri
I batteri per crescere e riprodursi hanno bisogno sia di una sorgente di energia sia di composti contenenti carbonio e azoto. Per quanto concerne la nutrizione, una prima distinzione può essere fatta tra batteri autotrofi e batteri eterotrofi: i primi utilizzano il carbonio e l’azoto sotto forma inorganica; i secondi necessitano per la propria nutrizione di composti organici. Agli eterotrofi appartengono parte dei batteri non patogeni e tutti quelli patogeni. Una seconda distinzione viene fatta per la fonte di energia: alcuni batteri si servono a tale scopo della luce (fototrofi), altri invece traggono energia da legami chimici (chemiotrofi). In base alle esigenze nutritive, i batteri si distinguono in due gruppi: saprofiti, se vivono su sostanze prive di vita (si tratta per la maggior parte di specie largamente diffuse nel suolo, nelle acque e in tutta la natura); e parassiti, se si sono adattati a vivere su organismi viventi, da cui traggono le sostanze nutritive.
Batteri patogeni
I parassiti si differenziano ulteriormente in commensali (simbionti), se albergano nell’ospite senza determinare malattia, e patogeni, se sono in grado di determinarla. Questi ultimi possono essere patogeni facoltativi, se causano malattia solo in particolari condizioni, oppure patogeni obbligati, se la loro presenza è sempre causa di una forma morbosa. La distinzione tra commensali e patogeni non è assoluta. Quando i patogeni penetrano in un organismo e inducono modificazioni funzionali e anatomiche, si dice che è in atto un’infezione. La maggior parte delle infezioni in organismi umani è causata da microrganismi trasmessi direttamente da un individuo all’altro, oppure indirettamente attraverso l’acqua, gli indumenti, gli insetti ecc. Caratteristica di tutti i batteri patogeni è la virulenza, il cui grado può variare notevolmente non solo fra i diversi ceppi appartenenti alla stessa specie microbica, ma anche nei confronti di uno stesso stipite in rapporto a diverse condizioni ambientali. Un batterio patogeno diminuisce di virulenza se trasferito dal suo ambiente naturale a un terreno di coltura artificiale. Un ceppo con virulenza diminuita è definito attenuato: se per successivi passaggi su terreni artificiali si ha la totale perdita della virulenza, si parla di ceppo avirulento. La virulenza dei batteri è influenzata da diversi fattori enzimatici (ialuronidasi, coagulasi, lecitinasi ecc.) e tossici (detti esotossine, se liberati nell’ambiente dall’organismo vivente; endotossine, se presenti nel corpo cellulare e liberati solo dopo lisi dei batteri).
Funzioni dei batteri
I batteri sono distribuiti su tutta la superficie terrestre. La loro importanza è enorme; molte specie, vivendo su materiali organici, utilizzano i prodotti di rifiuto del metabolismo di altri organismi e mediante processi di fermentazione liberano carbonio, azoto e idrogeno, che influenzano la composizione dei terreni e dell’atmosfera. I batteri influenzano la fertilità del suolo, fissando l’ azoto atmosferico e trasformandolo in composti azotati impiegati dalle piante per la sintesi delle proteine. La loro applicazione in campo industriale sfrutta le numerose attività chimiche (fermentazioni, idrolisi ecc.). Alcuni batteri sintetizzano, spendendo glucosio e composti amidacei, il butandiolo, sostanza utilizzata nell’industria della gomma sintetica. I destrani, impiegati in terapia come succedanei del plasma sanguigno, sono elaborati da un particolare batterio. Fra gli enzimi prodotti dai batteri si annoverano: amilasi, proteinasi, streptochinasi ecc. Alcuni batteri sintetizzano il cortisone e il delta-idro-cortisone; altri sintetizzano antibiotici.
O semplicemente fago. Virus che infetta cellule batteriche. Ogni batteriofago può infettare solo una specie di batteri e poche altre a essa correlate. I batteriofagi, le cui dimensioni sono comprese ta i 200 Ã e i 1000 Ã, sono costituiti da un involucro proteico detto testa, nel quale è contenuta una molecola di acido nucleico (DNA o RNA), e da una coda cava tramite la quale il fago si fissa alla superficie del batterio e inietta l’acido nucleico all’interno di esso. Quando l’acido nucleico penetra in un batterio, vengono sintetizzati nuovi batteriofagi che determinano la lisi e la morte della cellula infettata. Esistono batteriofagi virulenti, che provocano la lisi del batterio infettato, e batteriofagi temperati che convivono con il batterio senza danneggiarlo.
Sigla di Bacillodi Calmette-Guérin. È il ceppo responsabile della rubercolosi bovina che ha perso quasi completamente la sua virulenza. In genere, si adopera il vaccino liofilizzato, inoculato nel braccio per via intradermica in un’unica dose. Dal novembre 2001, la vaccinazione antitubercolare (BCG) è obbligatoria soltanto per chi opera in ambienti ad alto rischio, come il personale sanitario. Il BCG ha anche un effetto stimolante sulle reazioni immunitarie dell’organismo e per questo è usato talvolta per la cura di alcune neoplasie.
Acronimo che indica un insieme di pratiche relazionali e/o preferenze sessuali basate sulla dominazione e la sottomissione:
Bondage & Disciplina (B&D);
Dominazione & Sottomissione (D&S o DS);
Sadismo & Masochismo (S&M o SM).
Queste pratiche, che fuori da un contesto di piena consensualità sono comunemente assimilate alla violenza sessuale, diventano, all'interno del BDSM, fonte di soddisfazione reciproca nonché stimolo per la costruzione di un più profondo rapporto interpersonale.
Nel BDSM il "sottomesso" accetta di essere tale; inoltre, i limiti e le regole del rapporto sono definite sulla base di un accordo paritario accettato da ambo le parti in maniera consapevole e consensuale. Anche nel caso di un rapporto TPE, in cui il dominante ha il totale controllo sul sottomesso, sussiste la possibilità, per il sottomesso, di ritirare il proprio consenso in qualsiasi momento. In mancanza di tali requisiti qualsiasi pratica SM è da considerarsi un grave abuso ed è illegale.
Lo scopo è un'interazione bidirezionale positiva per entrambi. Non necessariamente tuttavia questa soddisfazione deve essere intesa come pari opportunità di raggiungere il piacere sessuale: in alcune tipologie di rapporti BDSM (in particolare relazioni 24/7) il piacere sessuale di un partner è limitato in funzione del piacere dell'altro, in questo caso la soddisfazione del partner sottomesso è soprattutto di natura psicologica.
l piacere tratto da un rapporto BDSM è legato alla dinamica del potere che intercorre fra sottomesso e dominante. L'umiliazione e la libertà di disporre del sottomesso esalta e gratifica il senso di potere del dominante, mentre il sottomesso è gratificato dall'assenza di potere (al quale è associato una certa quota di stress, come ad esempio quella legata all'azione e al dover prendere decisioni) e dalla sensazione di impotenza dinanzi al partner supervalutato, sottolineata e amplificata dall'essere inerme di fronte agli stimoli che il dominante infligge o elargisce agendo da soggetto attivo.
In un rapporto BDSM non mancano mai però momenti di grande tenerezza, in cui non c'è né dolore né tensione emotiva, ma solo grande rilassamento per entrambi i partner. Solitamente al termine di un rapporto BDSM il partner dominante pratica l'aftercare nei confronti del sottomesso, ovvero si dedica con affettuosa attenzione alla sua cura elargendogli spesso anche dei "premi". Nei rapporti non continuativi è la "riappacificazione" alla fine di un gioco di dominazione, mentre nei rapporti 24/7 questi momenti possono essere più casuali e non collegati a qualche specifica situazione.
Una ricerca basata sulla somministrazione di questionari psicologici sia a soggetti praticanti il BDSM che ai non praticanti, ha evidenziato che gli amanti del BDSM risultano più estroversi, più aperti a nuove esperienze, più coscienti di sé e meno nevrotici rispetto ai cosiddetti "normali".[2] Secondo i ricercatori, gli appassionati di BDSM avrebbero una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e desideri sessuali, con la conseguente diminuzione della frustrazione nelle relazioni fisiche ed emotive che tutto ciò implica.
Il sesso nella sua forma tradizionale è presente in misura minoritaria nel rapporto BDSM, se non addirittura completamente sublimato, ciò nonostante i normali rapporti di coppia sono chiamati con il termine anglosassone vanilla (vaniglia, appunto, dal gusto piacevole ma non particolarmente saporita) a sottolineare la minore intensità emotiva rispetto ai rapporti BDSM.
Farmaci usati per il trattamento della tosse, soprattutto quando questa crei molto fastidio, ad esempio impedisce il sonno. Tali farmaci agiscono sulle strutture nervose che intervengono nel riflesso.
|
<
|
ottobre 2024
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
| 1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|