Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Vaschette di sottili sfoglie di farina (ostie) usate per contenere farmaci in polvere; prima di inghiottirlo si deve ammorbidirlo con acqua.
Allucinazione olfattiva caratterizzata da percezione di odori sgradevoli (per esempio, odore di uovo marcio o di zolfo). È tipica delle cosiddette "crisi uncinate", che compaiono nell'epilessia temporale o a causa di un tumore del lobo temporale del cervello, che comprime il giro ippocampale (giro uncinato).
Il corpo dopo la morte; gli accertamenti medico-legali avvengono dopo la cessazione di tutte le funzioni vitali (attività nervosa, respirazione, circolazione) o, in certi casi, di alcune di esse separatamente, e sono volti a dimostrare l'avvenuto decesso, il suo probabile momento, e le cause. Dati importanti vengono forniti dallo studio dei fenomeni cadaverici, cioè dall'insieme dei segni osservabili nell'organismo dopo la morte. Si distinguono segni negativi e positivi: i primi sono incoscienza, immobilità, assenza di respirazione e circolazione, ipostasi, raffreddamento, rigidità; i secondi, distruzione dei tessuti e putrefazione.
Bevanda aromatica, facente parte degli alimenti nervini, cioè di quei prodotti vegetali che contengono modeste quantità di sostanze ad azione farmacologica tonica ed eccitante (caffeina). Il valore nutritivo del caffè è minimo.
Il caffè:
- favorisce la secrezione sia di acido cloridrico nello stomaco (è quindi controindicato in caso di ulcera peptica e di gastrite), sia dei succhi biliari nel duodeno;
- interviene sull'attività intestinale aumentando la peristalsi (perciò è sconsigliato a chi soffre di colon irritabile);
- Aumenta la pressione sanguigna.
Poiché le modalità di preparazione, l'assuefazione, l'assunzione a digiuno o dopo i pasti, la soglia individuale di stimolazione variano in larga misura, non è possibile indicare un comportamento generale al quale attenersi: è, comunque, consigliabile distanziarne le assunzioni per evitare il facile accumulo di caffeina nell'organismo e quindi la comparsa di effetti tossici. Il caffè è sconsigliabile alle persone iperemotive, irritabili o sofferenti d'insonnia, agli ipertiroidei, ipertesi e cardiopatici in genere, a chi soffre di gastrite e di ulcera, alle donne gravide e ai bambini.
Il caffè decaffeinato può essere consumato da chi si è visto proibire l'uso del caffè (eccetto che nelle ulcere peptiche, in cui anche il caffè decaffeinato è controindicato).
La caffeina è un alcaloide naturale presente nelle piante di caffè, cacao, tè – in quanto parte del complesso chimico teina –, cola, guaranà, mate e nelle bevande che ne derivano.
Si tratta della sostanza psicoattiva più popolare al mondo per via della diffusione di bevande consumate in ogni angolo della terra come caffè, tè e bibite gassate contenenti cola.
La caffeina è uno stimolante del sistema nervoso centrale ed è utilizzata anche in campo medico, oltre che nell'uso comune, in caso di sonnolenza. L'utilizzo regolare e prolungato di caffeina porta a tolleranza e assuefazione. Viene assorbita dallo stomaco nel giro di 45 minuti.
Alcaloide contenuto nel caffè, nel tè, nel matè, nelle noci di cola.
A dosi terapeutiche (100-200 mg) produce una lieve stimolazione del sistema nervoso centrale, che può facilitare il lavoro fisico e intellettuale. Stimola i centri respiratori, incrementa la secrezione acida e la diuresi, accresce la forza di contrazione e la frequenza cardiaca. Una tazza di caffè comune all'italiana (5-7 g di caffè in polvere per tazza) può contenere da 0,05 a 0,15 g di caffeina (il caffè casalingo ne contiene circa 0,12-0,15 g; l'espresso del bar circa 0,08 g), una tazza di tè ne contiene 0,06-0,075 g (inoltre se ne trova anche in talune bibite a base di cola). In questa quantità la caffeina è in grado di svolgere la sua azione farmacologica di stimolo a livello del sistema nervoso centrale. L'abuso può provocare intossicazione, che si manifesta con nausea, insonnia, irrequietezza, eccitazione, tremori. L'uso prolungato provoca assuefazione. In terapia è usata come analettico respiratorio e cardiocircolatorio e come analgesico in associazione con acido acetilsalicilico e paracetamolo.
Il calazio è una cisti (più esattamente un lipogranuloma) localizzata nella palpebra e dovuta all'infiammazione cronica di una ghiandola di Meibomio a causa dell'ostruzione del dotto escretore della stessa che produce lo strato oleoso delle lacrime.
Può insorgere come cronicizzazione di un orzaiolo e raramente può essere causata da un cancro alla pelle.
Bende tiepide aiutano la regressione spontanea. Se non regredisce si può fare ricorso alla chirurgia, generalmente con anestesia locale.
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