Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Disturbo della vista di carattere transitorio che si manifesta quando si passa in modo brusco dal buio ad ambienti luminosi. L'abbagliamento può essere fisiologico oppure causato da carenze vitaminiche patologiche o da paralisi della pupilla.
Prodotti cosmetici utilizzati per favorire l'abbronzatura e che i filtri solari, sostanze che selezionano i raggi ultravioletti UV e lasciano passare solo quelli di tipo A non ustionanti. Gli oli abbronzanti risultano invece poco filtranti e vanno associati ad altre sostanze soprattutto da parte di soggetti che hanno la pelle chiara e sensibile. Inoltre, nei primi giorni di esposizione al sole, è consigliato usare un abbronzante con fattore di protezione elevato.
Tipica manifestazione dovuta all'esposizione della pelle alla luce del sole. Il colorito più o meno scuro della pelle è dovuto alla quantità di un pigmento, la melanina. Tale pigmento viene prodotto in particolari cellule dell'epidermide: i melanociti, situati tra le cellule dello strato basale. Questo pigmento inoltre si può reperire disseminato negli spazi intercellulari, dove perviene mediante numerosi prolungamenti del melanocita. Con lo stesso meccanismo la melanina viene portata nell'interno delle cellule basali attigue. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, l'intensità della pigmentazione della pelle umana non dipende dal numero dei melanociti presenti; la pelle del bianco e quella del negro contengono infatti all'incirca lo stesso numero di melanociti. Nel negro, però, queste cellule hanno un'attività funzionale notevolmente più elevata che nel bianco. Negli individui di colore, inoltre, la melanina è presente in cospicua quantità anche nello strato più superficiale dell'epidermide, lo strato corneo, mentre nel bianco tale strato è privo o quasi di pigmento, salvo che nelle sedi più intensamente esposte alla luce (viso, collo, mani).
L'esposizione eccessiva ai raggi del sole può provocare danni all'organismo (eritema da calore, colpo di sole, shock). Per prevenire tali effetti dannosi si possono applicare sulla pelle esposta creme, unguenti, olii o lozioni.
Queste sostanze assorbono i raggi ultravioletti della luce solare, diminuendo così le conseguenze deleterie di una esposizione troppo prolungata ai raggi del sole. L'abbronzatura artificiale, tramite lampade al quarzo tanto di moda oggi, anche se permette di ottenere un'abbronzatura precoce, tuttavia comporta degli inconvenienti legati spesso all'esposizione eccessiva e non graduale ai raggi. Infatti l'assorbimento di alte dosi di raggi ultravioletti in poco tempo, provoca un invecchiamento precoce della pelle e spesso eritemi fastidiosi. Inoltre pare che l'eccessiva esposizione ai raggi del sole possa determinare delle vere e proprie forme di cancro della pelle. Ciò pare possa accadere in pelli normali, ma, a maggior ragione, bisogna usare prudenza in pelli ritenute, dermatologicamente parlando, portate a neoformazioni tumorali. Per questo tipo di pelli è sempre sconsigliata qualsiasi esposizione al sole. Si è constatato che nel continente africano e in quello australiano gli uomini e le donne di razza bianca che hanno capelli ed occhi chiari e che si espongono abitualmente per lungo tempo al sole vanno più frequentemente incontro a forme di tumori cutanei. Per poter trarre quindi dall'esposizione solare solo benefici vantaggi, basta ricordare e seguire alcune norme pratiche di comportamento molto semplici.
Bisogna evitare di prendere il sole nelle ore più calde e cioè a mezzogiorno o a l'una del pomeriggio, come molti hanno la tendenza a fare. Il sole in questo momento della giornata è allo Zenit e la fascia di ozono che circonda la Terra riesce ad assorbire una minore quantità di raggi ultravioletti. Inoltre bisogna tener presente che in montagna, per la maggior altitudine, l'azione filtrante dell'atmosfera è generalmente inferiore e così una eccessiva esposizione al sole può risultare più dannosa. L'esposizione deve essere graduale, iniziando da 5-10 minuti nelle ore meno calde della giornata e aumentando di poco ogni giorno, così da dare tempo alla pelle di mettere in funzione tempestivamente e bene i suoi meccanismi di difesa; questi talora funzionano poco e talora molto male nei soggetti biondi a pelle chiara e soprattutto ad occhi chiari. Ecco perché in questi soggetti e generalmente in tutti gli individui, nei primi giorni di esposizione solare, si consiglia di venire incontro ai poteri naturali di difesa mediante l'applicazione sulla pelle, prima dell'esposizione, di preparati (lozioni, creme, unguenti) contenenti composti chimici ben individuati, che hanno il potere di funzionare da filtro nei riguardi delle radiazioni dello spettro solare più eritematogene e dannose. Tali prodotti nella maggioranza contengono sostanze che assorbono i raggi ultravioletti, come l'acido para-amino-benzoico o i suoi esteri, sali di sodio e di potassio, i benzo-fenoni, i derivati benzil-fenil-metil dell'acido p-antranilico, il benzil salicilato, i pironi (acido cinnamico, esculina, esculetina), la guanina e altri ancora. Altre sostanze rappresentano invece materiali opachi alla luce che bloccano, o riflettono, o diffondono la luce stessa, come il biossido di titanio, il talco, l'ossido di zinco.
Colorazione bruna assunta dalla pelle a causa di una prolungata esposizione ai raggi solari.
Termine anatomico che designa genericamente ogni muscolo che produce l'effetto di allontanare una parte del corpo dall'asse mediano.
Sono imperfezioni che, nel percorso ottico dei fotoni che provengono dall’esterno dell’occhio, producono una distorsione e un’errata messa a fuoco delle immagini sulla retina. Possono essere provocate da ogni irregolarità o alterata trasparenza della superficie anteriore o posteriore della cornea, del cristallino, dell’umor acqueo**, del corpo vitreo o del piano retinico. Anche difetti refrattivi (ipermetropia, astigmatismo e miopia) possono causare aberrazioni oculari che si possono sommare alle precedenti.
Come si correggono le aberrazioni?
Vengono corrette mediante occhiali, lenti a contatto o grazie a tecniche di chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri.
Quando si esegue l’aberrometria?
Quando si riscontra un’alterazione della qualità della visione (persino se si vedono 10/10) causata da un'anomala deviazione o dispersione dei raggi luminosi.Cornea (superficie oculare trasparente a forma di calotta, posta davanti alla iride) Ovviamente, sarà il medico oculista a dover stabilire se l'esame è necessario.
Si può sapere dove si verifica l’aberrazione?
No, un limite delle tecniche aberrometriche è proprio l’impossibilità di definire la sede anatomica d’origine senza il supporto di altri strumenti (quali l’OCT e il topografo). Infatti, l’aberrometro fornisce una mappa che permette di valutare la conformazione del fronte d’onda che proviene dall’occhio, ma non di ottenere informazioni sulla struttura oculare che causa le eventuali distorsioni.
Quando si può dire se è presente un’aberrazione?
L’aberrazione è assente quando un fascio ideale di raggi luminosi, proveniente da una sorgente luminosa posta all’infinito, è costituito da onde rettilinee e parallele, il cui fronte d’onda (la superficie in fase di avanzamento del fascio) è idealmente piano e perpendicolare alla direzione dei raggi. Quando, invece, sono presenti aberrazioni ottiche la superficie del fronte d’onda presenta delle distorsioni rispetto al piano di riferimento. Chiaramente le linee appariranno distorte in corrispondenza dell’aberrazione.
Tecnica diagnostica recente che consente uno studio oggettivo della qualità visiva valutando la presenza e l'entità delle aberrazioni oculari.
Non è raro infatti incontrare pazienti che, pur avendo un'acuità visiva ottimale (10/10), si lamentano per la loro qualità della visione. E spesso il problema dipende proprio dalla presenza di aberrazioni del sistema ottico oculare che impediscono che sulla retina si formi un'immagine di "qualità" eccellente.
Le aberrazioni ottiche vengono studiate con i cosidetti "aberrometri". In molti casi lo studio si limita alle aberrazioni anteriori, per cui è sufficiente un topografo corneale (ad esempio CSO) dotato dell'apposito software. In altri casi vengono impiegati aberrometri che sono in grado di valutare le aberrazioni oculari totali (e non solo quelle corneali): si tratta di strumenti più complessi e costosi, che forniscono comunque utilissime informazioni. Fra questi l'Orbscan ed altri sistemi che si interfacciano ai laser ad eccimeri.
Un'applicazione dei dati ottenuti con l'aberrometria viene talora impiegata in chirurgia refrattiva. Lo scopo è quello di "personalizzare" il trattamento con laser ad eccimeri con lo scopo di migliorare.
Mappa della cornea ottenuta con aberrometro: la colorazione varia a seconda del grado di diffusione della luceAberrometria
Cos'è?
È un esame diagnostico che consente di valutare oggettivamente la qualità della vista e di studiare la presenza di aberrazioni oculari.
Cosa sono le aberrazioni oculari?
Sono imperfezioni che, nel percorso ottico dei fotoni* che provengono dall’esterno dell’occhio, producono una distorsione e un’errata messa a fuoco delle immagini sulla retina. Possono essere provocate da ogni irregolarità o alterata trasparenza della superficie anteriore o posteriore della cornea, del cristallino, dell’umor acqueo**, del corpo vitreo o del piano retinico. Anche difetti refrattivi (ipermetropia, astigmatismo e miopia) possono causare aberrazioni oculari che si possono sommare alle precedenti.
Come si correggono le aberrazioni?
Vengono corrette mediante occhiali, lenti a contatto o grazie a tecniche di chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri.
Quando si esegue l’aberrometria?
Quando si riscontra un’alterazione della qualità della visione (persino se si vedono 10/10) causata da un'anomala deviazione o dispersione dei raggi luminosi.Cornea (superficie oculare trasparente a forma di calotta, posta davanti alla iride) Ovviamente, sarà il medico oculista a dover stabilire se l'esame è necessario.
Si può sapere dove si verifica l’aberrazione?
No, un limite delle tecniche aberrometriche è proprio l’impossibilità di definire la sede anatomica d’origine senza il supporto di altri strumenti (quali l’OCT e il topografo). Infatti, l’aberrometro fornisce una mappa che permette di valutare la conformazione del fronte d’onda che proviene dall’occhio, ma non di ottenere informazioni sulla struttura oculare che causa le eventuali distorsioni.
Quando si può dire se è presente un’aberrazione?
L’aberrazione è assente quando un fascio ideale di raggi luminosi, proveniente da una sorgente luminosa posta all’infinito, è costituito da onde rettilinee e parallele, il cui fronte d’onda (la superficie in fase di avanzamento del fascio) è idealmente piano e perpendicolare alla direzione dei raggi. Quando, invece, sono presenti aberrazioni ottiche la superficie del fronte d’onda presenta delle distorsioni rispetto al piano di riferimento. Chiaramente le linee appariranno distorte in corrispondenza dell’aberrazione.
Come si esegue?
L’esame viene normalmente eseguito senza dilatazione della pupilla (miosi). Quando, al contrario, viene effettuato con pupilla dilatata (midriasi pupillare) si possono ottenere informazioni sulle zone paracentrali e periferiche della retina. Inoltre il diametro pupillare, nelle varie condizioni di luminosità, influisce sulle aberrazioni oculari che vengono esaminate. La dilatazione pupillare, infatti, provoca un minimo – ma comunque significativo – aumento delleMappe ottenute con aberrometria (confronto tra diversi occhi) aberrazioni totali.
Quando si esegue?
Le informazioni ottenute con l'aberrometria vengono utilizzate in chirurgia refrattiva (laser a eccimeri) al fine di ottenere un’ottimale acuità visiva (sia quantitativamente che qualitativamente). Tuttavia, a livello sperimentale viene impiegata anche per altri fini. Un'équipe spagnola dell'Università di Granada, ad esempio, ha condotto uno studio che ha inteso dimostrare come l'esame possa essere utilizzato persino per diagnosticare precocemente malattie come la cheratite e l'AMD. Infatti, riscontrando anomalie nella diffusione della luce si possono individuare tempestivamente alterazioni morfologiche della cornea e della retina.
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