Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Admin (del 28/03/2011 @ 20:20:59, in Lettera S, visto n. 2292 volte)
Il sievert è l’unità di misura per gli effetti della radioattività. Si usa per capire i danni che le radiazioni ionizzanti come raggi x, raggi gamma o particelle alfa e beta producono sul corpo umano. Con i
Sievert vengono misurate tutte le attività che prevedono un'esposizione alle radiazioni: dal lavoro nei laboratori di medicina alle singole radiografie che si devono fare a scopo diagnostico, al lavoro nelle centrali nucleari.
La radioattività è l'effetto del decadimento degli atomi instabili o come l’Uranio.
E’ presente normalmente una piccolissima quantità di questi atomi in natura e questo comporta una esposizione naturale alle radiazioni. Infatti si calcola che normalmente un individuo sia esposto in anno 2,4 mSv, cioè 2,4 millisievert. Chiaramente sarebbe meglio non ricevere tale dose in un giorno, ma a volte è necessario per fare una radiografia, senza che ci sia un danno alla salute.
Le cose cambiano con l’aumentare delle radiazioni: 1 sievert (cioè mille volte 1mSV) assorbito in un'ora può causare lievi alterazioni temporanee dell'emoglobina. Da 2 a 5 sievert causano nausea, perdita dei capelli, emorragie. 4 sievert assorbiti nel giro di una settimana su tutto il corpo portano alla morte nel 50% dei casi se non si interviene terapeuticamente. Oltre 6 sievert, la sopravvivenza è improbabile.
In medicina una TAC addome bacino lascia un dosaggio 30 millesievert, una radiografia circa 1 mSv, una scintigrafia 10÷20 mSv. Per questo motivo le donne in gravidanza non devono effettuare radiografie. La regola generale è non effettuare esami inutili e utilizzare tutte le precauzioni come indossare le protezioni in piombo per coprire le parti non interessate dall’analisi.
Tutto è radioattivo in qualche misura e noi viviamo immersi in un mondo di radioattività... il problema è quanta ne riceviamo dall'ambiente e quanta può tollerarne il nostro organismo prima di subire un danno biologico. I Sievert ci aiutano a definire queste misure.
Farmaci
Ectiva, Reductil.
Indicazioni
Terapia integrativa nell'ambito di un programma per la riduzione e il controllo del peso corporeo.
Controindicazioni
Controindicata nei casi di ipersensibilità nota a sibutramina cloridrato monoidrato o ad un altro componente del prodotto, in stato di gravidanza, durante l'allattamento, bambini e giovani di età inferiore ai 18 anni e pazienti di età superiore ai 65 anni, in quanto non sono disponibili dati certi al riguardo. In soggetti con obesità da cause organiche, storia di disturbi maggiori del comportamento alimentare e malattie psichiatriche, sindrome di Gilles de la Tourette. Altre controindicazioni sono da riferire a uso nelle due settimane precedenti di inibitori delle monoaminossidasi o altri farmaci ad azione centrale per il trattamento di disturbi psichiatrici (ad esempio antidepressivi ed antipsicotici) o per la riduzione del peso corporeo e triptofano per disturbi del sonno. In pazienti con anamnesi di coronaropatia, insufficienza cardiaca congestizia, tachicardia, arteriopatia occlusiva, aritmia, patologie cerebrovascolari (ictus o TIA), ipertensione non adeguatamente controllata, ipertiroidismo, insufficienza grave renale ed epatica, ipertrofia prostatica benigna con ritenzione urinaria, feocromocitoma, glaucoma ad angolo stretto e precedente storia di abusi di droghe, farmaci o alcool. La sibutramina ha dimostrato una potenziale attività antidepressiva negli studi sugli animali e, pertanto, non si può escludere che possa indurre un episodio maniacale in pazienti bipolari
Interazioni
Sono note le interazioni con farmaci che aumentano i livelli di serotonina, antiemicranici, oppioidi, efedrina, pseudoefedrina, decongestionanti nasali (xilometazolina), MAO-inibitori, e con farmaci che interagiscono con l'enzima CYP34A (ad esempio ketoconazolo, itraconazolo, eritromicina, claritromicina, ciclosporina, rifampicina, fenitoina, carbamazepina, desametasone, fenobarbital).
Di Admin (del 04/10/2010 @ 12:00:21, in Lettera S, visto n. 2314 volte)
Shigella è un batterio Gram negativo, privo di motilità, che non forma spore e si presenta con forma bastoncellare. Grazie al suo DNA extracromosomico, è in grado di penetrare nelle cellule epiteliali.
E' classificato come un proteobatterio, del gruppo gamma. Appartiene alla famiglia delle Enterobacteriaceae, come Escherichia coli e le specie di Salmonella. Secondo il NCBI Taxonomy Database, vi sono quattro specie nel genere Shigella: S. dysenteriae, S. flexeneri, S. boydii e S. sonnei. Le specie sono divise in 12, 13, 18 e 1 serotipi e sottotipi, rispettivamente. I sierotipi sono indicati con numeri; i sottotipi con lettere.
L’unico serbatoio per Shigella è l’uomo, sebbene si siano osservate epidemie prolungate anche nei primati.
La malattia causata da questo batterio è denominata shigellosi (in inglese bacillary dysentery). Classificazione: ICD-9 004; ICD-10 A03. Si tratta di una malattia batterica acuta, che interessa l’intestino crasso e il tenue distale. È caratterizzata da diarrea accompagnata febbre, nausea, a volte tossemia, crampi e tenesmus (a volte anche vomito). Le feci contengono sangue e muco (dissenteria); questa perdita di sangue è il risultato dei microascessi causati dagli organismi che invadono e danneggiano l’epitelio intestinale. Tuttavia, in molti casi, la diarrea è semplicemente acquosa. Sono comuni anche infezioni lievi o asintomatiche.
Le convulsioni possono essere una complicazione importante nei bambini piccoli. La batteremia è poco comune. Di solito si risolve senza trattamento, in 3-7 giorni. La severità e la mortalità dipendono dall’ospite, soprattutto dallo stato nutrizionale, e dall’aggressività del serotipo: S. dysentariae 1 spesso causa complicazioni gravi, come il megacolon tossico, e la sindrome emolitica uremica (HUS). S. sonnei ha, invece, un decorso clinico breve, con una mortalità tra i pazienti che non sono già gravi trascurabile. Certi ceppi di S. flexneri possono causare un artropatia reattiva (sindrome di Reiter) nei pazienti geneticamente predisposti.
Al momento non esistono vaccini. Tuttavia,una compagnia americana, sta sviluppando un vaccino trivalente (per shigella, ETEC e Campylobacter) per l’esercito americano.
La dose infettiva è molto bassa (10-100 batteri). La diagnosi si fa con l’isolamento di Shigella da feci o da tamponi rettali.
Si consiglia di utilizzare un terreno poco selettivo insieme con uno molto selettivo, oltre a un trattamento veloce dei campioni. S. dysenteriae type 1 è difficile da isolare perché inibito da alcuni terreni selettivi, compresi l’agar S/S.
La diffusione mondiale, ha un totale stimato di 600,000 morti all’anno. I due terzi dei casi e la maggior parte dei morti sono bambini sotto i dieci anni. È endemica sia nei paesi tropicali che temperati; in ogni caso, i casi notificati sono solo una piccola frazione dell’incidenza totale. In ogni comunità sono presenti diversi serotipi, portando ad infezioni miste anche con altri patogeni intestinali.
Nel mondo sviluppato S. sonnei è la più comune nei paesi sviluppati (dove è invece rara S. dysenterie). In tutte le aree del mondo si trovano forme di shigella resistenti agli antibiotici (anche S. dysenterie) a causa del loro uso indiscriminato.
Nei paesi sottosviluppati S. boydii e S. dysenterie è più comune nei paesi in via di sviluppo. Si tratta di una preoccupazione per le truppe americane nel Medio Oriente dove la shigellosi è particolarmente comune).
I più suscettibili sono i bambini sotto i dieci anni, gruppo in cui la mortalità è più alta e in cui i sintomi sono più gravi. Sotto i sei mesi, invece, è rara. Anche gli anziani, i debilitati e i mal nutriti di tutte le età sono particolarmente suscettibili alle forme più gravi e perfino alla morte. L’allattamento al seno è protettivo per i bambini piccoli.
Negli adulti sani l’infezione può essere molte volte asintomatica. Nelle famiglie, dopo che uno dei membri si è ammalato in un'altra sede, il 40% circa degli altri membri finisce per ammalarsi. Spesso i focolai riguardano maschi omosessuali; situazioni di sovraffollamento, dove l’igiene personale è poca (istituti per l’infanzia, prigioni, asili, ospedali mentali, campi di rifugiati).
E' stato riportato, nel 2002, un focolaio epidemico con 54 casi, in 9 asili, nella contea di Gaston, Carolina del Nord, USA.
La trasmissione può essere diretta, o mediata da acqua, alimenti o oggetti.
Il latte può essere un vettore di shigella se direttamente contaminato da materiale fecale. Gli altri cibi (conservati a temperatura ambiente) possono essere contaminati indirettamente da individui infetti o da insetti venuti in contatto con latrine.
Shigella si trasmette attraverso l’acqua se questa è stata contaminata con feci infette.
Inoltre si trasmette principalmente direttamente o indirettamente attraverso la via oro-fecale da soggetti malati o portatori che non si lavano accuratamente le mani e le unghie dopo la defecazione. La sua trasmissione è comune negli asili, e i bambini possono passarsela scambiandosi i giochi.
Il periodo di incubazione è di 12-96 ore, generalmente da 1 a 3 giorni. Per S.dysenteriae più di una settimana.
Shigella può essere trasmessa durante il periodo dell’infezione acuta e finché il batterio non è scomparso dalle feci (4 settimane dopo la malattia). Anche i portatori possono trasmetterla. Il tempo può essere ridotto a pochi giorni se si esegue un’appropriata terapia antibiotica.
Di Admin (del 23/06/2011 @ 11:27:14, in Lettera S, visto n. 5966 volte)
La tossina di Shiga è generata da una forma rara del batterio Escherichia coli. Normalmente questo batterio fa parte della flora intestinale, vive dell’uomo e aiuta far funzionare correttamente l’intestino. Esistono però dei ceppi di Escherichia coli pericolosi, che producono la tossina Shiga. Questo batterio killer, chiamato Stec, si trasmette attraverso cibo e acqua contaminati e con il contatto con animali. Gli alimenti principali responsabili dell’infezione sono latte non pastorizzato e formaggi, carne poco cotta, verdure consumate crude come spinaci o lattuga, succhi di frutta non pastorizzati.
L'esotossina prodotta da Shigella dysenteriae tipo 1 agisce inibendo la sintesi proteica cellulare. Come tutte le Vero-tossine, presenta una struttura molecolare costituita da due subunità: A e B5 (un pentamero). Attraverso l'oligomero B si lega ad un globoside (Gb3) di membrana e viene introdotta nel citoplasma della cellula infettata (per endocitosi mediata dal recettore), dopodiché il frammento A1 della subunità A, grazie alla sua attività catalitica N-glicosidasica, rimuove un residuo di adenina dal rRNA 28S (della subunità ribosomica maggiore) impedendo in tal modo il legame dell'aminoacil-tRNA al sito A del ribosoma provocando in definitiva un blocco della sintesi proteica.
A rendere la tossina Shiga particolarmente pericolosa è il fatto che l’infezione può essere trasmessa anche con dosi molto basse e con un tempo di incubazione abbastanza rapido, compreso fra tre e otto giorni. Si ritiene che esistano almeno 200 ceppi di Escherichia coli che producono la tossina, la metà dei quali può trasmettere malattie all’uomo. Tra queste la Sindrome emolitico-uremica. La malattia si manifesta con forte anemia, ridotto numero di piastrine nel sangue e insufficienza renale acuta. I primi sintomi sono diarrea emorragica, febbre vomito e forti dolori all’addome.
Gli shampoo a secco o senza risciacquo, sono dei preparati dermocosmetici in spray, che possono essere vaporizzati sui capelli normali o grassi, per rimuovere le impurità senza necessariamente dover risciacquare e asciugare i capelli, con notevole risparmio di tempo. Lo shampoo a secco può essere una valida alternativa allo shampoo tradizionale nei momenti di emergenza. In presenza di malattie del cuoio capelluto è preferibile farsi consigliare dal proprio dermatologo il prodotto più adatto alla propria situazione, in base al tipo di manifestazione clinica (es. psoriasi, sebopsoriasi, tigna, eczema, etc).
Lo sgombro (noto anche come scombro, Scomber scombrus) è un pesce molto diffuso nel Mediterraneo e nell’Atlantico settentrionale; vive in alto mare, in grossi banchi. Nel periodo della riproduzione abbandona le acque profonde e si avvicina alle coste. Appartiene alla categoria del pesce azzurro, assieme ad acciughe, sarde e aguglie; ha perciò il pregio di essere sempre reperibile fresco sul mercato e di avere un costo inferiore a quello di altri pesci, considerati più pregiati. Può essere utilizzato per preparare molti piatti gustosi e originali.
Ved. anche Pesce e Pesce azzurro.
INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 17; grassi: 11; acqua: 69,8; calorie: 168.
Parte edibile: 80; calorie al lordo: 134.
La sfoglia e la pasta frolla rappresentano gli ingredienti principali di molti dolci. Poiché uno degli ingredienti principali è il burro (a volte sostituito dalla margarina per prolungare la conservazione del prodotto, ma ottenendo un degrado nella qualità), sono cibi molto calorici (almeno 400 kcal per 100 g) e dovrebbero essere usati con moderazione nelle diete.
La sfoglia viene preparata impastando farina e acqua con burro (nella stessa quantità della farina). La preparazione avviene in stadi successivi (fino a sei) che consistono nel modellamento dell'impasto a strati (per ogni stadio la pasta si fa riposare in frigorifero). Anticamente veniva preparata con olio al posto del burro; la prima versione moderna venne preparata da Pier Francesco La Varenne, cuoco del re francese Enrico IV (metà XVII sec.).
La pasta frolla è una pasta dolce formata da farina, uova, burro e zucchero, utilizzata per fare torte e dolci da cuocere in forno. L'ingrediente più importante è il burro che deve essere freddo e impastato delicatamente con la punta delle dita, dando un impasto dall'aspetto sempre sbriciolato, dovuto anche al fatto che si usa poca acqua (fredda). Esiste una versione salata (pasta brisé) che è preparata senza uova; in genere viene usata come contenitore di altri ingredienti cotti e viene prima precotta.
Gli errori alimentari - L'errore alimentare più comune è di preparare torte salate a base di verdura, ritenendole ipocaloriche per la presenza di quest'ultima. Alcune specialità (come l'erbazzone emiliano) sono vere e proprie bombe caloriche, poiché la sfoglia assorbe facilmente i grassi, mantenendo molto appetibile il prodotto. I dolci a base di pasta frolla hanno un alto peso specifico che non dà un immediato senso di sazietà (100 g sono una misera fettina di torta...), causando un'assunzione eccessiva di calorie. L'esempio classico è la crostata, sicuramente uno dei dolci più consumati; l'errore che sta alla base di una diffusione immeritata è sicuramente dovuto a molti libri di scienza dell'alimentazione che riportano i dati della cosiddetta "crostata con marmellata"; molti dietologi acritici li hanno sempre tenuti per buoni e hanno finito per adottarli.
In effetti se i dati (per 100 g - calorie: 339; proteine: 4,9; carboidrati: 65,5; lipidi: 8,2) fossero esatti per tutte le crostate, l'alimento sarebbe sicuramente consigliabile. In realtà esistono molte varianti che consigliano di valutare con attenzione questo alimento. Innanzitutto i lipidi. Se la crostata è "fatta in casa", tradizionalmente si esagera con il burro che dà morbidezza alla pasta e rende molto appetibile il prodotto. A questo punto l'alimento non diventa più glicidico, ma glico-lipidico, soprattutto se la marmellata (o la frutta) sono molto limitate in quantità.
Anche prodotti industriali sono ricchi di burro (o, peggio, margarina) per rendere il prodotto più appetibile. In secondo luogo la marmellata. Poiché la marmellata ormai ha caratteristiche molto diverse (dalle 120 alle 250 e oltre calorie) è ovvio che la scelta del tipo influenza il prodotto finale. Infine la frutta. Un'alternativa (a volte è complementare) alla marmellata è la frutta fresca.
In genere si ha un dolce meno calorico (si può arrivare sotto le 250 kcal/100 g) , ma a breve conservazione. Ricapitolando, ciò che varia quindi sono le calorie totali (da 250 a 450 kcal/100 g) e il contenuto lipidico (da 5 a 15 g ogni cento); chi usa la crostata in un regime dieteticamente controllato deve pertanto fare attenzione a:
- scegliere prodotti con etichetta nutrizionale oppure
- preparare il prodotto da sé con una ricetta standard che impieghi una quantità non eccessiva di burro e una marmellata, se non ipocalorica, almeno inferiore alle 200 kcal/100 g.
INFO AL. – CIBO DINAMICO
Pasta frolla Carboidrati: 58; proteine: 6; grassi: 19; acqua: 12; calorie: 427
Pasta sfoglia Carboidrati: 36; proteine: 6; grassi: 26; acqua: 8; calorie: 402.
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