Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Farmaco antinfiammatorio usato anche nel trattamento degli stati febbrili. Presenta gli effetti collaterali e le controindicazioni degli antinfiammatori non steroidei (FANS).
Sindrome causata da una lesione del tronco cerebrale a livello mesencefalico. Tale lesione porta a una paralisi del nervo oculomotore comune omolaterale alla lesione, con tremore, movimenti involontari controlaterali e, talvolta, emiparesi controlaterale.
Catene di immunoglobuline leggere libere (kappa o lambda) presenti nelle urine nel caso in cui siano in corso nell’organismo particolari patologie. Ad esempio mieloma, amiloidosi, leucemia plasmacellulare o morbo di Waldenstrom.
Porzioni dei canali collettori dell’urina che, nel rene, attraversano le piramidi del Malpighi.
Pianta erbacea perenne, Atropa belladonna, della famiglia delle Solanacee. Ha foglie lanceolate, fiori color bruno e bacche di color nerastro lucide. La pianta fresca contiene iosciamina che seccando si trasforma in atropina. Questa ha diverse funzioni: è in grado di paralizza le fibre nervose che vanno ai muscoli lisci; di ridurre le secrezioni ghiandolari; di rallentare e poi accelerare la pulsazione cardiaca (azione sul vago); di determinare una forte eccitazione cerebrale. Tutta la pianta è tossica, e l'avvelenamento è mortale o comunque sempre grave. In terapia, sotto stretto controllo del medico, si usa come antispastico, dilatatore della pupilla e riduttore della salivazione e della sudorazione. Il nome deriva probabilmente dall'uso che ne facevano le donne in passato che usavano dilatarsi le pupille per avere uno sguardo più attraente.
Paralisi che colpisce tutto il territorio innervato dal nervo facciale, per cui manca la motilità volontaria di tutti i muscoli mimici dallo stesso lato della lesione (paralisi periferica, a differenza della paralisi centrale, in cui sono colpiti i muscoli facciali inferiori controlaterali, e restano integri i superiori). In realtà il freddo non sembra rappresentarne il fattore responsabile, ma tutt'al più un elemento scatenante. La paràlisi a frìgore evolve favorevolmente, soprattutto se la terapia è precoce, e guarisce in genere completamente in 2-8 settimane. La terapia farmacologica si avvale di cortisonici e antinfiammatori. Se dopo 15 giorni la guarigione non è avvenuta, si può ricorrere all'elettroterapia con corrente galvanica, ai massaggi e alla ginnastica facciale. È importante prevenire con l'uso di occhiali e con lacrime artificiali le complicazioni che potrebbero derivare dall'assenza di ammiccamento (congiuntivite, cheratite). La terapia chirurgica, se dopo 6-12 mesi non si è ottenuta una risposta soddisfacente, va riservata solo a casi particolarmente gravi.
È un fenomeno che si manifesta all'interno del quadro clinico della paralisi periferica del VII nervo cranico. Consiste nel fatto che, dal lato della paralisi, nel tentativo di chiudere l’occhio si ha rotazione del bulbo verso l’alto.
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