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Detta anche nefrolitiasi, è causata dalla deposizione di calcoli nelle vie urinarie che possono ostacolare il normale deflusso dell'urina e provocare lesioni alla parete delle vie escretrici.
La formazione è dovuta ad elevate concentrazioni di sostanze poco solubili acilità nelle urine per esempio, sali di calcio o di acido urico), oppure ad un rallentamento del flusso urinario per cui tali sostanze, permanendo più a lungo nelle vie urinarie, precipitano più facilmente. Quando iniziano a precipitare, e incomincia a formarsi il calcolo, due sono le evoluzioni possibili: il calcolo continua ad accrescersi progressivamente sino a occupare interamente la cavità nella quale si trova (calcolo "a stampo"), e in questi casi il rene interessato può perdere completamente la sua funzione; più spesso però il materiale precipitato viene trascinato dal flusso dell'urina ed espulso. Il rischio in queste circostanze è che i calcoli ledano la parete delle vie urinarie, con conseguente comparsa di sangue nell'urina. Se, invece, il calcolo defluendo raggiunge un punto più ristretto delle vie escretrici, può occluderle provocando una colica renale, che è il sintomo caratteristico della malattia.
Il trattamento si divide in due fasi, la prima mira alla soppressione dei sintomi e nel caso:
Colica, si somministrano farmaci antinfiammatori non steroidei, come il ketorolac;
Vomito, se persistente si somministra un antiemetico come il metoclopramide in dose di 10 mg in endovena.
L'altra fase mira al trattamento dei calcoli veri e propri. Numerosi studi clinici hanno evidenziato l'efficacia della dieta, di alcuni integratori alimentari e soprattutto dell'assunzione di adeguate quantità di liquidi[2] nella prevenzione secondaria della calcolosi urinaria. In particolare un ampio studio di metanalisi del 2009 ha dimostrato che l'assunzione di acqua in quantità maggiori di due litri al giorno riduce in maniera statisticamente significativa il rischio di formazione di calcoli nei soggetti predisposti.[3]
I calcoli, se di dimensioni inferiori ai 5 mm possono essere trattati con analgesici e terapia idropinica, se di dimensioni maggiori e non spariscono spontaneamente entro 6 settimane si deve procedere alla litotrissia extracorporea con onde d'urto, oppure alla ureterolitotrissia per calcoli ostruenti dell'uretere. Nella calcolosi renale di oltre 3 centimetri si associa alla litotrissia extracorporea la litotrissia percutanea. Solo nella calcolosi cosiddetta gigante si ricorre alla chirurgia tradizionale, nei casi in cui vi è stato un insuccesso delle metodiche sopradescritte o nei casi ove la calcolosi è associata ad alterazioni della via escretrice (stenosi pieloureterale).
È una malattia rara che si verifica più frequentemente dopo una pancreatite.
I sintomi principali sono coliche addominali con intensissimo dolore seguite dalla presenza di grassi nelle feci, di zucchero nelle urine, dimagrimento, possibile ittero ed eventuale presenza di calcoli alle feci.
Per effettuare una diagnosi certa è necessario effettuare un'endoscopia. Le cure sono chirurgia e terapia sintomatica delle coliche.
Caratterizzata dalla presenza di concrezioni all'interno della colecisti (colelitiasi) o all'interno del dotto biliare comune (coledocolitiasi). Nei paesi occidentali il 20% delle donne e l'8% degli uomini al disopra dei 40 anni di età sono affetti da calcolosi biliare (vedi anche colelitiasi; coledocolitiasi).
La terapia può essere di quattro tipi:
* medico-farmacologica con acido ursodesossicolico per calcoli piccoli (di diametro meno di 5 mm)e di colesterolo puro o fango biliare.
* onde d'urto (litotrissia) ( non si utilizza più)
* chirurgica, colecistectomia classica o laparoscopica.
* solvente per via percutanea.
Di E.F. (del 03/04/2013 @ 12:30:23, in Lettera C, visto n. 843 volte)
vedi Litiasi
Concentrazione di sali di calcio nell'urina; in condizioni fisiologiche nelle 24 ore sono eliminati per via urinaria 200 mg di calcio. La determinazione della calciuria nelle 24 ore è un esame utile e poco costoso nella diagnosi e nel follow-up dell'iperparatiroidismo, delle patologie dell'osso, e nel corso di terapie di supplementazione calcica (osteoporosi).
Ormone polipeptidico sintetizzato e secreto dalle cellule parafollicolari, o cellule C, della tiroide.
Regola il metabolismo del calcio, in antagonismo con il paratormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi. La calcitonina è ipocalcemizzante poiché inibisce il riassorbimento osseo bloccando l'attività degli osteoclasti, cellule deputate all'erosione e al rimaneggiamento della sostanza ossea. In tal modo diminuisce il passaggio di calcio dall'osso al sangue e di conseguenza i livelli ematici del calcio stesso. Sembra anche agire a livello renale, aumentando l'eliminazione di calcio e fosforo. Il principale elemento regolatore della secrezione di calcitonina è la concentrazione degli ioni calcio nei liquidi organici: se essa è elevata, stimola la secrezione dell'ormone, se è bassa la inibisce. La misura dei livelli ematici di calcitonina è essenziale per la diagnosi di carcinoma midollare della tiroide, tumore che secerne calcitonina in quantità elevate. La calcitonina viene attualmente utilizzata nella terapia del morbo di Paget e delle metastasi osteolitiche di molti carcinomi; è controversa la sua efficacia nella terapia dell'osteoporosi.
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