Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' definibile come la porzione di spazio che un occhio immobile percepisce di fronte a sè.
Il C.V. normale si estende oltre i 90° temporalmente, 60° nasalmente e superiormente e circa 70° inferiormente, assumendo così una sorta di forma OVOIDALE.
Un difetto campimetrico è rappresentato da qualsiasi alterazione della forma normale del campo visivo.
Nel campo visivo normale esistono inoltre alcuni punti caratteristici: uno di questi è la cosiddetta "Macchia Cieca" localizzabile intorno ai 10°- 20° temporali che individua il punto di origine del nervo ottico (papilla ottica) privo di fotorecettori per la presenza delle guaine mieliniche che ricoprono il nervo. In alcune patologie la Macchia Cieca può risultare allargata rispetto alle sue normali dimensioni (glaucoma, neurite, papillite).
In genere nella vita normale non si percepisce questo piccolo punto di non visione grazie alla sovrapposizione binoculare dei due campi visivi dei due occhi.
Il campo visivo è analizzabile attraverso dei Perimetri che possono essere Manuali o Computerizzati.
L'analisi del campo visivo oltre che in Oftalmologia per lo studio delle sofferenze retiniche causate da glaucoma, diabete, rotture retiniche ecc. è molto importante anche per il Neurologo in quanto gli permette di visualizzare i danni alle vie ottiche retro-bulbari, chiasmatiche, retrochiasmatiche fino alla corteccia visiva provocati da patologie ischemiche, tumorali, traumatiche e neurologiche di vario tipo.
Tornando all'ambito prettamente oftalmologico si può dire che l'esame del campo visivoè l'esame fondamentale, insieme alla misurazione del tono oculare, da effettuare periodicamente (da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 1 anno) nello studio dell'andamento del glaucoma.
Sappiamo inoltre che le alterazioni del campo visivo in questa patologia si evidenziano dopo anni dall'insorgenza del glaucoma cronico non curato ed è quindi importante intervenire prima che questi deficit si manifestino.
Misurazione del campo visivo.
Di prova (del 29/05/2007 @ 14:32:25, in Lettera C, visto n. 1295 volte)
(Matricaria chamomilla, famiglia Composite), pianta erbacea, comune e abbondante. I fiori sono usati in terapia come calmante antinevralgico e antispastico. I principali costituenti sono un principio amaro, acido antemico e azulene. È usata sia per affezioni nevralgiche (sciatalgie, mialgie, dolori reumatici) sia per fenomeni spastici dell’apparato gastrointestinale e degli annessi (gastrite, crampi di stomaco, enterite, dismenorrea e metrorragia). Si usa l’infuso dei fiori, tanto più efficace quanto più prolungato; alcuni consigliano la macerazione per almeno un’ora. Si usa anche esternamente, in impacchi e lavaggi, come collutorio, collirio e per irrigazioni.
Vedi ossigenoterapia iperbarica.
La sua azione pressoria favorisce lo svuotamento dei vasi venosi degli arti inferiori e attiva in essi, assieme alla contrazione delle masse muscolari, la circolazione del sangue; è pertanto indicata a chi ha problemi circolatori e deve stare a lungo in piedi. A seconda della gravità del problema, varia il grado di elasticità. Le calze elàstiche devono essere indossate stando sdraiati e dopo aver tenuto per un poco le gambe sollevate in modo da non comprimere i vasi già pieni di sangue e da beneficiare al massimo del loro effetto.
Vedi alopecia.
Morbo di Perthes, osteocondrite dell'epifisi della testa del femore.
|