Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Processo di formazione dello strato corneo dell'epidermide, che conferisce alla cute funzione difensiva contro gli agenti esterni. Dallo strato germinativo hanno origine le cellule della cute che, attraverso modificazioni anatomiche e biochimiche, si portano verso lo strato più superficiale: tale processo dura 28 giorni.
Sostanza proteica costituente principale di peli, capelli, strato corneo dell'epidermide, unghie. La cheratina pura è insolubile in acqua e in gran parte dei solventi organici; resiste all'azione degli acidi diluiti e degli enzimi proteolitici (pepsina, papaina). In base ai caratteri fisici, le cheratine vengono distinte in molli e dure. Le prime sono traslucide, di consistenza plastica, si desquamano facilmente in piccole scaglie; esposte al calore si retraggono, mentre in acqua fredda si idratano rigonfiandosi. Le cheratine dure sono invece compatte, di colore giallastro, non desquamabili e molto resistenti sia all'acqua sia al calore. La molecola della cheratina è ricca di zolfo e contiene quantità elevate degli aminoacidi prolina e cisteina. Nella struttura molecolare delle cheratine sono state messe in evidenza due componenti, una amorfa e una paracristallina.
La cheratina è usata per ricoprire le pillole "gastro-resistenti" e come materia prima per la produzione di idrolisati proteici.
Acido biliare primario sintetizzato dal fegato e secreto nella bile coniugato con glicina e taurina: nell'intestino viene trasformato dalla flora batterica in un acido biliare secondario, l'acido litocolico. L'àcido chenodesossicòlico viene anche impiegato nella terapia medica dei calcoli biliari (colelitiasi), al fine di sciogliere i calcoli puri di colesterolo: a causa della sua tossicità per il fegato viene di solito associato all'acido ursodesossicolico. Alle dosi terapeutiche può indurre una lieve diarrea; è sconsigliato in gravidanza e nelle malattie infiammatorie dell'intestino (vedi anche biliari, acidi).
Protrusione della congiuntiva bulbare rispetto ai tessuti sottostanti dovuta alla formazione di una raccolta di liquido.
Recettori sensibile a variazioni della composizione chimica del sangue e di altri liquidi biologici e di informarne il sistema nervoso centrale.
L’attivazione dei chemocettori, agendo sui centri nervosi del tronco cerebrale deputati al controllo dell’attività respiratoria, consente di regolare la pressione parziale dell’ossigeno e quella dell’anidride carbonica del sangue arterioso (PaO2 e PaCO2, i cui valori sono determinati dalla respirazione), che devono essere mantenute costanti anche a fronte di importanti variazioni delle richieste metaboliche dell’organismo.
I chemocettori si distinguono, in base alla loro localizzazione anatomica, in chemocettori periferici e chemocettori centrali.
I chemocettori periferici, localizzati nei glomi aortici e carotidei, sono piccoli agglomerati cellulari caratterizzati da un alto indice metabolico e dal più elevato flusso sanguigno dell’organismo. I chemocettori rispondono prevalentemente alla diminuzione della PaO2, ma anche all’aumento della PaCO2 e alla diminuzione del pH arterioso.
L’innervazione sensitiva dei chemocettori carotidei è mediata da fibre del nervo glossofaringeo, quella dei chemocettori aortici da fibre del nervo vago; entrambi i tipi di fibre stabiliscono contatti sinaptici con neuroni del gruppo respiratorio dorsale (specificamente con quelli del nucleo del tratto solitario). La diminuzione della PaO2 determina un aumento della ventilazione.
I chemocettori centrali, localizzati alla superficie ventrolaterale del bulbo, sono sensibili al pH del liquido extracellulare che è in contatto con il liquor cefalo-rachidiano. I chemocettori centrali rispondono infatti a variazioni della [H+] nel liquor, che a sua volta è funzione della PaCO2 vigente nelle arterie cerebrali e della concentrazione di bicarbonato nel liquido stesso.
I Chemocettori sensibili alle variazioni della concentrazione di ossigeno, di anidride carbonica, dell'acidemia e dell'ipertermia sono presenti nel sistema nervoso centrale (soprattutto nel midollo allungato) e nei corpi carotidei e aortici (nidi di cellule nervose sensitive altamente vascolarizzate). I corpi carotidei sono situati bilateralemente a livello della biforcazione delle corotidi comuni, mentre i corpi aortici si trovano nella parete anteriore e posteriore dell'arco aortico e nel ramo principale dell'arteria polmonare sinistra. L'attivazione dei chemocettori controlla la frequenza respiratoria spontanea.
Farmaci di sintesi che agiscono sulle malattie dovute a infezione microbica, interferendo su un processo vitale del microrganismo, senza influenzare i processi biologici dell'ospite. Sono molto numerosi e vengono raggruppati a seconda dell'agente patogeno su cui agiscono: antiprotozoari, antimalarici, antielmintici, sulfamidici, antibiotici. Tra essi rientrano anche alcune sostanze antimitotiche e antivirali che agiscono sulle affezioni cellulari di origine non microbica. Sono molto utili nelle malattie infettive, ma il loro impiego nella profilassi può determinare frequentemente la selezione di batteri resistenti. Vedi antibiotici.
Ramo della terapia che studia l’impiego di farmaci sintetici nella cura delle malattie infettive; per estensione, la cura di affezioni di altra natura con prodotti di sintesi (c. delle elmintiasi, c. dei tumori ecc.). Compito fondamentale della chemioterapia è la ricerca e la preparazione di molecole dannose per l’agente infettante o parassitario e per le cellule neoplastiche ma scarsamente lesive per le cellule normali dell’organismo. Questa selettività di azione differenzia l’azione biologica dei chemioterapici da quella dei disinfettanti, non utilizzabili per uso interno perché capaci d’alterare irreversibilmente tutti i protoplasmi, e quindi tanto i microrganismi patogeni quanto le cellule dell’organismo. Assai meno netta, invece, è la distinzione tra chemioterapici e antisettici per uso interno, ai quali appartengono, per es., i derivati nitrofuranici (nitrofurazone, furazolidone ecc.), introdotti dal 1946 in poi nella terapia di certe affezioni batteriche, specie delle vie urinarie e dell’intestino. Per tali composti è stata suggerita la denominazione antisettico-chemioterapici.
Particolare attenzione viene rivolta alla c. antiblastica, volta cioè contro le cellule tumorali. La farmacocinetica di un farmaco antiblastico studia il metabolismo del farmaco nell’organismo, che si compie attraverso diverse fasi (trasporto attraverso la parete cellulare, assorbimento, distribuzione ed eliminazione). La farmacodinamica è lo studio del singolo farmaco a livello molecolare. I farmaci antiblastici si possono distinguere in base alle loro proprietà di azione o di farmacocinetica. In relazione all’azione che essi svolgono si hanno tre categorie di farmaci: a) fase-specifici (alcaloidi della vinca, antimetaboliti come analoghi delle purine e pirimidine, cis-platino ecc.) con azione su una specifica fase del ciclo vitale della cellula; b) ciclo-specifici (alchilanti, nitroso uree ecc.) agenti solo sulle cellule in fase di replicazione; c) indipendenti dal ciclo (epipodofillotossine), che possono agire anche sulle cellule a riposo.
Con l’avvento dell’ingegneria genetica, sono stati creati farmaci (anticorpi monoclonali) veicolati sulla molecola riconosciuta come estranea (antigene): per facilitare l’effetto tossico sulle cellule neoplastiche, a questi anticorpi sono state collegate alcune sostanze tossiche, come tossine, antibiotici antitumorali o radioisotopi.
Il rapporto tra dose tossica per l’organismo e dose lesiva per il microrganismo ( indice chemioterapico) è precisato con i metodi della tossicologia, con prove in vivo e in vitro, che prendono in considerazione l’agente patogeno, l’organismo infetto e le sue cellule di difesa. È tanto più elevato quanto è maggiore la dose tossica per l’organismo e quanto minore la dose lesiva per il microrganismo.
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