Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Farmaci che applicati sulla cute o sulle mucose per azione strettamente locale provocano uno stato irritativo, infiammatorio nella zona di applicazione, con intensità e durata diverse a seconda della natura e della concentrazione del farmaco, del tempo di applicazione e della sensibilità della cute. Sono in genere sostanze (capsaicina, salicilato di metile) che provocano arrossamento, senso di calore e bruciore. Il meccanismo d'azione è in rapporto con la liberazione di istamina. I revulsivi sono impiegati in nevralgie, mialgie, forme reumatiche e in tutti i casi in cui vi sia uno stato infiammatorio. Controindicati quando esistono alterazioni della cute.
Malattia caratterizzata da encefalopatia acuta e degenerazione degli organi interni; spesso insorge dopo infezioni virali acute (come varicella, influenza, coxsackie, ecovirus). L'origine è sconosciuta, ma sono stati chiamati in causa deficit enzimatici, fattori tossici, infezioni virali, e soprattutto l'assunzione di farmaci (come ad esempio l'acido acetilsalicilico). È solitamente riscontrata in soggetti di età inferiore ai 15 anni. Il primo sintomo è il vomito, accompagnato da progressivo deterioramento dello stato mentale, fino al coma. Si instaurano: insufficienza epatica, insufficienza renale, ipoglicemia grave. Si può arrivare alla morte per edema cerebrale, quattro o cinque giorni dopo l'inizio della malattia. L'esito dipende dalla entità e dalla velocità di insorgenza del coma, dal grado di ipertensione endocranica e di iperammoniemia causata dall'insufficienza epatica e renale. La prognosi per i sopravvissuti è buona, mentre le recidive sono rare. Gli strumenti terapeutici prevedono la terapia di supporto e di correzione degli squilibri metabolici; per diminuire la pressione endocranica vengono usati mannitolo, desametasone, barbiturici. La terapia invasiva si avvale dell'impiego di emodialisi o di exanguinotrasfusione: quest'ultima metodica, in particolare, sembra essere in gradi di ridurre significativamente la mortalità.
Fattore in base al quale vengono suddivisi i gruppi sanguigni. Il fattore Rh (Rhesus) indica la presenza di un particolare antigene Rh sulla membrana dei globuli rossi nel sangue. Il gruppo sanguigno è una caratteristica dell'individuo, determinata geneticamente alla nascita e presenta contributi da entrambi i genitori. Il fattore Rhesus può essere positivo (Rh+) o negativo (Rh-). Nessun individuo possiede anticorpi diretti contro l'antigene presente sui propri globuli rossi. La trasfusione di sangue incompatibile causa la distruzione (lisi) dei globuli rossi che posseggono l'antigene contro cui è diretto l'anticorpo corrispondente, ne origina una anemia emolitica.
Sistema di antigeni di natura proteica presente alla superficie dei globuli rossi, comprendente come antigeni principali CDEcde. D è l'antigene più immunogeno del sistema Rh; ma, al contrario di quanto avviene nel sistema AB0, non genera anticorpi preformati negli individui che non lo posseggono, ed è controllato da due alleli, D e d; questi possono originare tre genotipi diversi: DD, Dd e dd, cui corrispondono due soli fenotipi, in quanto D è dominante e pertanto l'antigene d si esprime soltanto in omozigosi, dd. Gli individui DD e Dd sono chiamati Rh+ (85%), quelli dd, Rh- (15%). L'importanza del sistema Rh si rileva, oltre che nelle trasfusioni, dalle conseguenze che derivano dalla gestazione di un Rh+ in una donna Rh- (vedi incompatibilità materno-fetale), considerando che un individuo, per essere Rh-, deve avere entrambi i genitori che abbiano almeno un allele da trasmettergli. Il sistema Rh comprende innumerevoli sottogruppi, la cui determinazione ha importanza in medicina legale per la ricerca biologica della paternità.
Virus con genoma a RNA appartenente alla famiglia dei Rhabdoviridae. Questi virus sono altamente infettanti, uno di essi è il virus patogeno per l'uomo che causa la rabbia.
Virus con genoma a RNA della famiglia dei Picornaviridae. Sono agenti patogeni del raffreddore comune. Se ne conoscono circa 90 tipi, con proprietà antigeniche diverse.
Sigla di Radio Immuno Assay, test radioimmunologico che viene eseguito per determinare quantità anche piccolissime di sostanza. Nella forma più semplice si fa reagire l'antigene da determinare con l'anticorpo specifico (procurato attraverso immunizzazione in animale) precedentemente legato a un radioisotopo del quale verrà valutata l'irradiazione una volta avvenuta la reazione antigene-anticorpo. Questo consente di misurare la quantità di antigene presente e di discriminare da un punto di vista qualitativo il tipo di antigene (ormone, proteina, enzima, DNA ecc.).
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