Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Tecnica terapeutica basata sulla manipolazione della colonna vertebrale e delle articolazioni volta a combattere manifestazioni dolorose a carico dell'apparato locomotore mediante particolari manipolazioni (trazioni, compressioni ecc.) della regione interessata. L'assunto di base è che i problemi strutturali del corpo, in particolare quelli riguardanti la colonna vertebrale, sono correlati a specifiche disfunzioni a livello del sistema nervoso. Se per certi versi si può dire che le diverse manipolazioni costituiscono patrimonio comune anche della medicina e della fisioterapia, è bene sottolineare che nell'ambito della chiropràtica esse si inseriscono in un più ampio modo di intendere le relazioni che intercorrono tra una data patologia e lo stato in cui si trova l'apparato locomotore (scheletro, articolazioni, muscolatura). Infatti i cultori della chiropràtica ritengono che quasi tutte le affezioni siano riconducibili a un danno dell'attività muscolare e nervosa, a sua volta determinato da alterazioni nell'allineamento delle ossa quando si articolano tra loro, specie per quel che riguarda le vertebre. Obiettivo della chiropratica è la correzione delle cosiddette sublussazioni, ossia delle alterazioni della colonna vertebrale (spostamento di una o più vertebre ecc.) che possono creare disfunzioni e disturbi. Le manipolazioni vertebrali effettuate dai chiropratici sembrano in effetti rappresentare una terapia sintomatica di una certa utilità in alcuni pazienti affetti da lombalgia (mal di schiena). Recenti studi sull'efficacia delle manipolazioni spinali nelle persone affette da cefalea muscolo-tensiva e da lombalgia hanno però sollevato dubbi sulla reale efficacia di questo trattamento, quando confrontato con altri interventi considerati come placebo. Nessuna differenza significativa è stata riscontrata per quanto riguarda l'intensità del dolore, il numero di giornate lavorative perse, la frequenza delle recidive.
Asta di acciaio inossidabile o di lega metallica (vitallium), materiali perfettamente tollerati dall'organismo umano, impiegata in interventi chirurgici di ricostruzione ossea (osteosintesi). Per le osteosintesi transossee si impiegano chiodi a T oppure a U, che servono a fissare i frammenti ossei; il chiodo triflangiato di Smith-Petersen, provvisto di tre lamine che si oppongono alla rotazione reciproca dei frammenti ossei, è utilizzato per le fratture del collo del femore. Per le osteosintesi endomidollari si usano: il chiodo di Küntscher, con sezione trasversa a forma di trifoglio, di diametro uguale al canale midollare nel quale deve essere applicato, e di lunghezza sufficiente a occupare tutta la lunghezza del frammento scheletrico fratturato (fratture delle diafisi omerali e tibiali); e il chiodo di Rush, con un'estremità a forma di manico d'ombrello e l'altra a becco di flauto (fratture di omero, avambraccio, clavicola ecc.).
Parte dell'orecchio interno, dalla forma a chiocciola, costituita da una cavità tubolare che si avvolge a spirale su se stessa, protetta da una parete ossea collegata ad un canale cocleare, contenente i liquidi cocleari (perilinfa ed endolinfa). Compie 2 giri e 3/4 attorno al proprio asse che prende il nome di modiolo. Corrispondente al labirinto anteriore, la còclea è sede dell'organo del Corti.
Si divide in tre stanze, o rampe: rampa vestibolare, rampa media e rampa timpanica, divise da membrane. La rampa vestibolare e la timpanica sono messe in comunicazione dall'elicotrema. Sulla membrana basilare è posto l'organo del Corti, il vero organo neuro-sensoriale uditivo, responsabile della trasduzione dell'impulso cinetico in elettro-chimico.
La funzionalità della coclea sta essenzialmente nella proprietà del suo liquido di trasmettere vibrazioni proporzionali alla pressione sonora captata dal padiglione uditivo. Le onde sonore sono onde elastiche che, a differenza delle onde elettro-magnetiche (onde luminose), non si trasmettono nel vuoto ma hanno bisogno di corpi attraverso i quali propagarsi. Nel caso dell'udito esse si propagano grazie alle molecole dell'aria ed è proprio compito della coclea trasmetterle all'intero apparato uditivo col fine di essere trasformate in suono dal cervello.
Antibiotici di sintesi derivati dall'anello chinolinico. La loro diffusibilità nei tessuti è buona, specialmente per quanto riguarda reni, prostata, osso e secrezioni bronchiali. Sono attivi su batteri gram positivi e gram negativi, sullo Pseudomonas, su Mycoplasma e Clamydia. Sono attivi anche per via orale. Hanno tuttavia una limitazione importante: non devono essere usati in età pediatrica, precisamente prima della pubertà, a causa della loro azione di inibizione sulle cartilagini di accrescimento.
Solfato basico di chinina, usato come farmaco antimalarico. Per la sua tossicità è usato limitatamente ai casi resistenti alla cloridina. Da prendere durante i pasti o subito dopo. Controlla l'attacco acuto, ma non è in grado di debellare l'infezione, perciò è associato alla pirimetamina. Non è utile nella profilassi. Presenta, come effetti collaterali, nausea, sordità, broncospasmo.
Farmaco alcaloide contenuto nella corteccia di piante della china (genere Cinchona). Ha azione cardiodepressiva, che provoca diminuzione dell'eccitabilità miocardica, allungamento del periodo refrattario, rallentamento della conduzione atrioventricolare. Trova impiego sotto forma di solfato acido, di gluconato e di cloridrato nella terapia delle aritmie cardiache (flutter e fibrillazione atriale, tachicardia parossistica, extrasistoli).
Sofferenza provocata dai movimenti impressi passivamente al corpo da mezzi di trasporto (nave, auto, aereo ecc.), o da giostre, altalene ecc. Questi movimenti agiscono sull'organo vestibolare dell'orecchio interno, mettendo in funzione gli otoliti e stimolando le terminazioni del nervo vestibolare, che per via riflessa è deputato a mantenere l'equilibrio, informando la corteccia e il cervelletto circa le sensazioni di posizione del corpo. L'arco nervoso riflesso attraversa il bulbo, dove prende strette connessioni con il nucleo del nervo vago, che a sua volta, in via riflessa, dà luogo alla sintomatologia: sensazione di malessere generale, cefalea, vertigini, scialorrea, profusa sudorazione fredda, pallore, sonnolenza e nei casi più gravi nausea e vomito. Di norma la sindrome si risolve rapidamente appena cessano le sollecitazioni meccaniche che l'hanno prodotta; può essere prevenuta mettendosi a giacere supini con la testa in direzione della marcia. Si cura con farmaci antichinetosici.
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