Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Tumore maligno dei tessuti linfatici e, più sporadicamente, che interessa anche cute, ossa e tubo digerente, derivato da cellule reticolari. Oggi questo tipo di tumore è classificato come linfomi.
Terza tunica dell'occhio, di natura nervosa, che si estende dal nervo ottico, di cui costituisce l'espansione terminale, all'orifizio pupillare. Presenta: una porzione posteriore a contatto con la coroide, o rètina propriamente detta, che contiene i fotorecettori; una porzione media ciliare; una porzione anteriore iridea. La rètina propriamente detta appare come una membranella sottile, facilmente lacerabile e trasparente. All'esame istologico risulta costituita essenzialmente da due foglietti fondamentali: uno esterno monostratificato e pigmentato, uno interno pluristratificato, che forma lo strato nervoso della rètina. In quest'ultimo vengono distinti nove strati disposti in piani concentrici: il più esterno d è lo strato dei fotorecettori, chiamati coni e bastoncelli per la tipica forma delle cellule nervose di cui sono composti. La rètina possiede un'abbondante irrorazione interna. Il sangue arterioso giunge quasi completamente attraverso l'arteria centrale (ramo dell'arteria oftalmica) che, a livello della papilla ottica, si suddivide nei suoi rami. Le vene seguono grosso modo le arterie solo nei tronchi principali e sboccano nella vena centrale a livello della papilla. La rètina è sprovvista di vasi linfatici propriamente detti.
Alterazione dei normali rapporti di contatto tra coroide e retina, con sollevamento del neuroepitelio retinico e interposizione, fra questo e l'epitelio pigmentato, di una falda liquida o di tessuto solido neoformato. Generalmente è primitivo, ma può essere anche provocato da traumi, miopia elevata, interventi di cataratta, neoformazioni sottostanti, corioretiniti e retiniti proliferanti. Si manifesta con miodesopsie, fosfeni, a cui segue uno scotoma più o meno ampio del campo visivo (in presenza di questi sintomi è necessario consultare lo specialista sollecitamente). I distacchi e le rotture della retina, di varia entità e morfologia, sono più frequenti nel quadrante temporale superiore; sono evidenziati all'esame oftalmoscopico, dal momento che sono caratterizzati dal cambiamento di colore della retina, che appare grigiastra e sollevata in pieghe. La terapia è chirurgica e consiste nel saldare le soluzioni di continuo, mediante fotocoagulazione laser o criocoagulazione, precedute eventualmente dal cerchiaggio della sclera.
Il distacco della retina (Ablatio retinae) è una patologia pericolosa dell'occhio che si presenta in seguito al sollevamento della neuroretina dall'epitelio pigmentato. La neuroretina (costituita dai fotorecettori e tutte le cellule nervose che permettono la trasmissione del segnale visivo) aderisce allo strato dell'epitelio pigmentato, che permette il passaggio di materiali di nutrimento dalla sottostante coroide e la degradazione degli elementi esterni dei fotorecettori.
Le forze di trazione del corpo vitreo sulla retina (in particolare in corrispondenza delle zone di minore resistenza-aree degenerative regmatogene) provocano delle rotture; quindi si accumula del liquido al di sotto della neuroretina, che si solleva dall'epitelio pigmentato.
A seconda della patogenesi, se ne distinguono diversi tipi:
Distacco di retina regmatogeno (rotture da trazione vitreoretinica)
Distacco di retina post-traumatico
Distacco di retina trazionale (retinopatia diabetica proliferante)
Distacco di retina secondario (sieroso da neoformazione sottoretinica)
Se la retina, con le sue cellule nervose e i suoi fotorecettori, non viene più nutrita tramite il contatto con l'epitelio pigmentato, si arriva già dopo 48 ore ad una perdita funzionale (parzialmente irreparabile) delle porzioni colpite. La retina può essere riattaccata all'epitelio mediante un'operazione chirurgica. La capacità visiva della retina coinvolta può migliorare; ma il tempo del distacco non deve essere eccessivo (il tessuto retinico non deve essere andato incontro a necrosi ossia a morte cellulare). Se non si ricorre ad operazioni si incorre nel totale distacco e, quindi, nella cecità; si può ricorrere a un laser speciale solo se la diagnosi è precoce (trattamento con laser argon).
A lungo termine, se non ci si opera in seguito a distacco retinico, subentra il rischio di Phthisis bulbi e, perciò, di perdita dell'occhio.
I primi campanelli d'allarme sono la comparsa di lampi di luce (trazione del corpo vitreo)(CORPI MOBILI VITREALI) e "visione di corpi volanti - miodesopsie"(CORPI MOBILI VITREALI) in eccesso (dovuti alla disorganizzazione del gel vitreale che si stacca dalla parete oculare; tuttavia è assolutamente fisiologico che compaia un numero non troppo elevato delle cosiddette "mosche volanti" in persone sane).
Un distacco della retina avanzato si manifesta con una restrizione del campo visivo simile a quella di un sipario e, in caso di distacco della macula retinica, anche in una perdita fulminante della capacità di lettura dell'occhio coinvolto (in questo caso si perde la visione centrale).
Prevenzione
L'unica forma di prevenzione davvero efficace è, ovviamente, una visita oculistica periodica per il riconoscimento ed il follow-up di aree degenerative regmatogene che vanno, in determinati casi, trattati con fotocoagulazione laser. Gli oculisti consigliano ai gruppi a rischio (miopia elevata, lampi di luce o visione con "mosche volanti") (http://drsiravoduilio.beepworld.it/corpimobilivitreali.htm)di evitare attività che comportino traumi o bruschi movimenti del capo e dell'occhio.
La rottura della retina
Il distacco del vitreo può determinare una o più rotture della retina, per debolezza di quest'ultima (presenza di "aree degenerative"), per adesioni anomale o per entrambi i motivi. Nel disegno, a sinistra, è mostrata una rottura di retina dalla classica forma "a ferro di cavallo".
I sintomi della rottura di retina non sono molto diversi da quelli del distacco del vitreo. Per questo motivo è importante recarsi dall'oculista che, riscontrando una rottura retinica, può cercare di limitare i danni praticando uno sbarramento attorno ad essa con l'argon laser, come mostrato dal disegno a destra.
Il distacco del vitreo La serie degli eventi che conducono al distacco di retina inizia con il distacco del vitreo: per questo motivo è necessario spiegare brevemente di che cosa si tratta.
Il vitreo, che non va confuso con il cristallino, è la gelatina che riempie l'interno dell'occhio, a diretto contatto con la retina: nel disegno qui sotto è colorato in azzurro. Sono rappresentate tre fasi del distacco del vitreo, da sinistra a destra.
Per vari motivi (caldo, sudorazione, traumi tra le cause più comuni) il vitreo perde la sua componente acquosa e si contrae, come una spugna strizzata, distaccandosi progressivamente dalla retina. Il paziente vede spesso lampi luminosi e nota corpi mobili nel campo visivo.
La rottura della retina Il distacco del vitreo può determinare una o più rotture della retina, per debolezza di quest'ultima (presenza di "aree degenerative"), per adesioni anomale o per entrambi i motivi.
Composto chimico colorato, simile alla vitamina A, derivato dalla scissione della rodopsina dopo stimolazione luminosa.
Processo infiammatorio che interessa la retina. La retinite può essere determinata da batteri, da virus, da protozoi (es. Toxoplasma), da funghi, e da vermi parassiti. Frequentemente l'infiammazione interessa anche la coroide portando a corioretiniti.
Degenerazione retinica che interessa entrambi gli occhi e che comporta, anche nelle fasi precoci, un progressivo deterioramento del sistema visivo che in molti casi, soprattutto negli individui più anziani, può portare alla cecità. La malattia è la più comune causa di cecità ereditaria. Nella sua complessa patogenesi sono coinvolti diversi geni. Si manifesta con la riduzione dei campi visivi (fino a rendere la visione tubolare: cosiddetta “a cannocchiale”) e la compromissione della visione notturna (emeralopia). In una fase più tardiva, per l’insorgenza delle complicanze, si possono avere anche diminuzione notevole dell'acuità visiva e fotofobia.
È dunque una malattia progressiva, invalidante anche nelle fasi precoci.
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