Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Esame clinico che consente la misurazione della capacità vescicale e della pressione endovescicale.
tumore benigno di riscontro più frequente nell'ovaio, meno in altri organi (per esempio, pancreas), costituito da cisti con cavità unica o multipla. Si distinguono diversi tipi: quello sieroso ha la più alta probabilità di degenerazione maligna, è più spesso bilaterale (nell'ovaio) e impone un attento controllo postoperatorio. La distinzione tra forme benigne e maligne (cistoadenocarcinomi) è graduale e si possono reperire forme intermedie (cosiddette borderline). I cistomi possono in qualche caso raggiungere notevoli dimensioni senza sintomi particolari. La terapia è chirurgica.
Visualizzazione della vescica urinaria all'indagine radiografica. Il mezzo di contrasto radiografico può essere introdotto per via endovenosa o attraverso l'uretra. Nel primo caso (cistografìa da eliminazione) la vescica viene visualizzata nella fase terminale dell'esame urografico (quando cioè il mezzo di contrasto è stato filtrato dal rene e, attraverso gli ureteri, si è accumulato nella vescica). Nel secondo caso (cistografìa retrograda) il mezzo di contrasto viene iniettato attraverso un catetere introdotto dall'esterno nella vescica. La cistografìa è indicata per la diagnosi di calcoli vescicali, neoplasie, malformazioni congenite o dovute a ipertrofia prostatica ecc. È di uso meno frequente in seguito all'introduzione dell'ecografia vescicale.
Spostamento in basso della vescica. Il cistocele è più frequente nella donna e si associa perlopiù al prolasso uterino (progressiva discesa verso il basso dell'utero) e si presenta come una bozza sporgente all'interno della vagina. Il cistocele si manifesta con disturbi quali esagerata frequenza dello stimolo associata a difficoltà urinarie. Nel maschio, il cistocele può presentarsi come ernia inguinale, più raramente come ernia crurale, otturatoria o perineale (in relazione al punto in cui la parete vescicale si insinua e fa sporgenza). In questi casi il contenuto dell'ernia è rappresentato appunto dalla parete vescicale.
Tumore benigno di riscontro più frequente nell'ovaio, meno in altri organi (per esempio, pancreas), costituito da cisti con cavità unica o multipla. Si distinguono diversi tipi: quello sieroso ha la più alta probabilità di degenerazione maligna, è più spesso bilaterale (nell'ovaio) e impone un attento controllo postoperatorio. La distinzione tra forme benigne e maligne (cistoadenocarcinomi) è graduale e si possono reperire forme intermedie (cosiddette borderline). I cistomi possono in qualche caso raggiungere notevoli dimensioni senza sintomi particolari. La terapia è chirurgica.
Tumore maligno derivato dalla trasformazione del cistoma ovarico. Il cistoadenocarcinoma prende origine in larga parte nell'epitelio di rivestimento dell'ovaio (rappresenta la quasi totalità delle neoplasie maligne di quest'organo). Fra i tumori dell'apparato genitale femminile è secondo solo al cancro dell'utero. Colpisce perlopiù donne in età di menopausa: oltre all'età sono considerati fattori di rischio l'assenza di gravidanze, un menarca precoce e una menopausa tardiva. Istologicamente viene classificato in vari sottotipi (sieroso, mucinoso, endometrioide, a cellule chiare, indifferenziato, tumore di Brenner): il tipo sieroso è il più comune (circa i due terzi dei casi) e in quasi la metà delle donne colpite è bilaterale. La neoplasia può raggiungere dimensioni notevoli senza dare sintomi particolari (vago senso di gonfiore addominale, disturbi urinari o gastrointestinali da compressione, raramente alterazioni del ciclo mestruale nelle donne non in menopausa). Di qui la difficoltà di effettuare il più delle volte una diagnosi precoce e tempestiva: quasi sempre la malattia viene scoperta quando ha già raggiunto uno stadio avanzato. Il trattamento dei tumori ovarici è essenzialmente chirurgico: tuttavia la strategia terapeutica globale tiene conto di vari fattori, come il tipo istologico, il grading, e soprattutto lo stadio della malattia. Nel caso di pazienti giovani, desiderose di prole e con cistoadenocarcinoma ai primi stadi si può asportare solo l'ovaio colpito seguendo accuratamente la paziente nel tempo. Nei casi più avanzati è d'obbligo procedere a interventi più demolitivi con asportazione di entrambe le ovaie, dell'utero, dell'omento, e consolidando il risultato chirurgico con cicli di radioterapia e soprattutto con chemioterapia. I risultati migliori sono stati ottenuti utilizzando combinazioni farmacologiche con cisplatino, adriamicina e ciclofosfamide. Attualmente non si intravedono possibilità di prevenzione soddisfacenti: la diagnosi precoce si basa sui frequenti controlli ginecologici.
Infezione acuta o cronica della vescica. Nella maggior parte dei casi, la cistite è riconducibile ad infezioni batteriche da Escherichia coli, in un minor numero di casi è dovuta ad altri batteri come Proteus, Klebsiella Pseudomonas, Staphylococcus saprophyticus e Staphylococcus aureus, ma si verificano anche per infezioni virali o micotiche, da farmaci, da agenti chimici tossici, manovre strumentali, calcoli, tumore alla vescica.
I microrganismi, nella maggior parte dei casi, arrivano a quest'organo per via ascendente, provenendo dall'uretra o dai genitali esterni (la cistite è più frequente nelle femmine, per la maggior brevità dell'uretra e la frequenza di infezioni vulvovaginali). Più raramente l'infezione proviene dal rene o insorge per diffusione dagli organi vicini (appendice, colon ecc.). La vescica ha una notevole resistenza alle infezioni, quindi molto spesso la cistite si manifesta per la presenza di condizioni predisponenti, quali ristagno di urina nella vescica (come nel caso dell'ipertrofia prostatica), corpi estranei (calcoli), diverticoli, diabete. La cistite acuta si manifesta con disturbi quali eccessiva frequenza dello stimolo di urinare, dolore alla parte bassa del ventre (bruciore, crampo o tensione vescicale) o all'orifizio uretrale esterno, febbre (raramente) e malessere generale. Nelle urine è presente pus (piuria) e in alcuni casi sangue. La terapia si basa sulla somministrazione di antibiotici e di antidolorifici (antispastici, che riducono la contrazione della muscolatura vescicale). È anche importante che il soggetto rimanga a riposo e introduca molti liquidi. La cistite cronica molto spesso è l'esito di una forma acuta trascurata o non curata adeguatamente. La vescica nelle forme croniche può essere ulcerata o indurita e inestensibile, oppure possono formarsi delle escrescenze al suo interno (cistite granulosa, polipoide, follicolare, cistica). Alcuni farmaci usati nella chemioterapia oncologica possono dare origine a cistiti di tipo tossico, che è possibile prevenire con una protezione specifica.
Colpisce con maggiore frequenza le donne poiché la loro uretra è più corta (circa 5 cm) di quella degli uomini (16 cm circa) e quindi è più alto per le donne il rischio di una contaminazione da parte dei batteri fecali che possono più facilmente risalire l'uretra fino alla vescica. Si calcola che circa il 25% delle donne adulte soffre di cistite almeno una volta l'anno.
In particolare, l'incidenza varia con l'età: è molto bassa fino ai 20 anni. La probabilità di cistiti ricorrenti cresce con l'aumentare del numero dei casi precedenti, mentre diminuisce tanto più lungo è stato l'intervallo tra una cistite e l'altra.
I fattori di rischio della cistite nella donna possono essere vari: l'età, i rapporti sessuali (che favoriscono il passaggio di batteri patogeni nella vagina, poi nell'uretra ed infine nella vescica), la stitichezza, l'uso del diaframma e delle creme spermicide. I fattori di rischio per l'uomo sono spesso riconducibili a ipertrofia o a stati infiammatori della prostata.
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