Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Detto anche nervo perforante del Casserio, è un nervo misto che origina dal tronco laterale del plesso brachiale e comprende fibre provenienti da C5, C6 e C7.
Innerva i muscoli della loggia anteriore del braccio (bicipite, coracobrachiale, brachiale), mentre la sua zona sensitiva è rappresentata dalla cute della regione laterale del braccio e dell'avambraccio.
Il nervo è il più laterale dei rami del plesso brachiale. Origina adeso al muscolo sottoscapolare e raggiunge la loggia anteriore del braccio perforando a pieno spessore il muscolo coracobrachiale; prosegue quindi fra il coracobrachiale e il bicipite;si situa poi nell'interstizio tra i muscoli bicipite brachiale e brachioradiale. Durante il suo decorso nel braccio fornisce i suoi rami muscolari.
A livello della piega anteriore del gomito si fa sottocutaneo e prende il nome di nervo cutaneo laterale dell'avambraccio. Si divide in un ramo anteriore e uno posteriore e si distribuisce alla cute laterale dell'avambraccio.
È un’ameba che nell’essere umano può causare una malattia estremamente grave, la meningoencefalite acuta primaria (PAM), una forma di encefalite acuta caratterizzata da febbre, cefalea, nausea, vomito e segni di flogosi meningea. Generalmente si ha contagio per inalazione in acque infette, acque di piscine in particolare; infatti le amebe si ritrovano nelle acque dolci e con temperature tiepide, nelle acque termali nei laghi nelle piscine e negli stagni. Ha un ciclo di vita molto semplice, vive generalmente come forma amebica per poi passare ad una più resistente di cisti.
È il nome comune del naftalene
Il Morbo di Basedow o Malattia di Graves è una patologia autoimmunitaria caratterizzata da ipertiroidismo, gozzo diffuso, oftalmopatia e, raramente, dermatopatia. L'ipertiroidismo ed il gozzo sono causate da una iperstimolazione tiroidea da parte di auto-anticorpi diretti al recettore per il TSH con conseguente aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 circolanti.
Non è ancora perfettamente nota la causa per cui si formano questi autoanticorpi, ma esistono comunque alcuni fattori predisponenti che potrebbero spiegare la patogenesi della malattia:
Stress, Fumo, legato particolarmente all'oftalmopatia
Sesso femminile
Periodo post-parto
Effettuazione di particolari terapie con amiodarone, litio, interferone alfa ed altri composti (contenenti iodio)
Predisposizione genetica legata a particolari alleli HLA ed una probabile perdita di un clone cellulare di un linfocita T soppressore specifico che faciliterebbe la proliferazione di linfociti B secernenti gli autoanticorpi.
I sintomi piu' frequenti con cui la malattia di manifesta sono intolleranza al caldo, palpitazioni, dimagrimento con iperfagia, tremore, astenia, ansietà , labilità emotiva, insonnia, incapacità a concentrarsi. Il paziente è iperdinamico, spesso sudato, tachicardico, affamato e stanco.
Circa il 50% dei pazienti con morbo di Basedow presenta un'oftalmopatia clinicamente evidente, ma solo il 2-5% dei pazienti presenta un grado severo di malattia. Deve essere inoltre segnalato che nonostante l'Oftalmopatia basedowiana sia generalmente bilaterale, nel 14% dei casi essa può essere monolaterale.
In sintesi, l'oftalmopatia può presentarsi con i seguenti segni: coinvolgimento palpebrale interessamento dei tessuti molli con coinvolgimento del segmento anteriore, in particolare congiuntiva e cornea, proptosi, miopatia, neuropatia ottica.
ESOFTALMO
L'esoftalmo è una protrusione patologica del bulbo oculare; la sua entità viene misurata in millimetri con un apposito strumento, detto oftalmometro.
L’esoftalmo del morbo di Basedow , legato all’ ipertiroidismo , è una forma particolarmente grave e frequente: ha solitamente insorgenza rapida e può raggiungere gradi molto elevati, fino ai 30-35 mm, impedendo addirittura la chiusura degli occhi. Non è certa la causa che lo determina, ma appare verosimilmente legato a fenomeni autoimmunitari. La terapia, se l’esoftalmo non si risolve con il controllo dell’ipertiroidismo basedowiano, è chirurgica o radiante.
SEGNI PALPEBRALI
Segno di Graefe: incapacità della palpebra superiore ad abbassarsi nei movimenti dello sguardo verso il basso
Segno di Dalrymple: aumento della rima palpebrale
Segno di Moebius: difetto di convergenza
Segno di Stellwag: rarità dell'ammiccamento
Segno di Joffroy: mancanza della contrazione consensuale del m. frontale nello sguardo verso l'alto
Segno di Sainton: comparsa di nistagmo nei movimenti di lateralità dei globi oculari
Segno di Rosemback: tremori fibrillari delle palpebre chiuse
Segno di Jellinek: iperpigmentazione delle palpebre
Terapia dell’oftalmopatia tiroidea
La terapia dell’oftalmopatia tiroidea varia in relazione alla gravità e al tipo di sintomi accusati dal paziente.
Terapia medica
Le forme più lievi di oftalmopatia non vengono trattate: in questi casi può essere sufficiente l’utilizzo di un paio di occhiali da sole o l’uso di lacrime artificiali sotto forma di collirio o gel per umidificare l’occhio.
Nei soggetti con neuropatia ottica o nelle fasi iniziali di una proptosi rapidamente progressiva puo’ essere indicato l’uso di farmaci steroidei.
Nei casi che presentano diplopia può essere indicata la radioterapia e/o la prescrizione di lenti prismatiche per gli occhiali. Tali prismi possono essere montati a permanenza o solo temporaneamente sulle lenti ma, qualora non bastino a correggere la diplopia, è necessario intervenire chirurgicamente sui muscoli extraoculari.
Terapia chirurgica
Intervento chirurgico di decompressione
Lo scopo della chirurgia decompressiva è quello di rimuovere la parete ossea situata fra l’orbita e gli spazi sinusali in modo da aumentare lo spazio a livello orbitario per il bulbo oculare che può così rientrare all’interno dell’orbita stessa.
L’intervento chirurgico di decompressione è indicato in caso di neuropatia ottica da compressione, in caso di grave esoftalmo con severe alterazioni a carico della cornea conseguenti al ridotto ammiccamento, o ancora per ragioni estetiche .
Chirurgia sui muscoli oculari
Si effettua in presenza di diplopia e/o di limitazione importante della motilità, nella maggior parte dei casi nello sguardo verso l’alto. L’intervento viene effettuato in anestesia locale ed in genere consiste nello spostamento, recessione, dell’inserzione del muscolo in maniera da indebolire la restrizione e consentire una maggior escursione del globo oculare.
Il muscolo più frequentemente interessato è il muscolo retto inferiore e non deve essere confuso con una paralisi del retto superiore, che funziona ma il retto inferiore, diventato rigido ed in estensibile ne impedisce la funzione.
Chirurgia della retrazione palpebrale
I pazienti oftalmopatici presentano usualmente un’apertura della rima palpebrale superiore al normale per cui la superficie anteriore dell’occhio può risultare eccessivamente esposta con conseguente lacrimazione eccessiva ed irritazione. Il riposizionamento chirurgico delle palpebre può ridurre lo stato irritativo. L’indicazione può essere anche solo estetica a causa dello sguardo sbarrato e “spaventoso” .
Quando indicato, si dovrebbe intraprendere un procedimento di decompressione orbitaria prima della chirurgia dello strabismo o della palpebra, poichè la decompressione puo’ alterare l’allineamento oculare e la posizione palpebrale.
Efficacia e sicurezza dell’irradiazione retrobulbare nell’oftalmopatia Basedowiana
Il NICE ( National Institute for Health and Clinical Excellence ) ha presentato le sue linee guida riguardo all’irradiazione retrobulbare nel trattamento dell’oftalmopatia Basedowiana, anche nota come oftalmopatia tiroidea o oftalmopatia di Graves .
Le lineeguida si basano sulle evidenze cliniche.
Per quanto concerne la sicurezza uno studio clinico randomizzato ha confrontato l’irradiazione retrobulbare rispetto alla terapia simulata in 88 pazienti con oftalmopatia Basedowiana.
E’ stata osservata una maggiore percentuale di risposta nel gruppo sottoposto ad irradiazione ( 52% versus 27%; p = 0.02 ).
L’outcome composito era rappresentato dalla misura della funzione oculare e delle proprietà fisiche.
Uno studio controllato randomizzato, che ha coinvolto 60 pazienti, ha mostrato un miglioramento nella motilità oculare raggiunto nell’82% ( 14/17 ) dei pazienti irradiati e nel 27% ( 4/15 ) dei pazienti sottoposti a terapia simulata ( p = 0.004 ).
Non è stata osservata alcuna significativa differenza nella proptosi o edema della palpebra tra i bracci dello studio.
Il confronto tra irradiazione retrobulbare ed il trattamento con il corticosteroide Prednisolone in uno studio clinico controllato e randomizzato non ha mostrato alcuna differenza significativa nella funzione oculare ( proptosi, acuità visiva, dimensione dell’apertura delle palpebre ) tra i bracci di trattamento.
Uno studio clinico randomizzato in cross-over, che ha interessato 42 pazienti in cui uno dei due occhi, il destro o il sinistro, era sottoposto a radioterapia e l’altro a trattamento simulato, non ha evidenziato significative differenze dopo 3 mesi tra i due trattamenti riguardo alla dimensione dei muscoli e alla proptosi.
Secondo gli Advisor del NICE i dati di letteratura non permettono di stabilire l’efficacia dell’irradiazione retrobulbare nell’oftalmopatia tiroidea.
Per quanto riguarda la sicurezza due studi di follow-up di lunga durata, 7.2 e 11 anni, hanno mostrato che l’incidenza di cataratta è stata del 10% ( 22/197 ) e dell’11% ( 21/204 ) e l’incidenza di retinopatia è stata dell’1,1% ( 2/197 ) e dello 0,98% ( 2/204 ), rispettivamente.
In uno studio è stata riscontrata un’incidenza di tumori del 5% ( 10/197 ) tra i pazienti irradiati, ma nessuno di questi tumori si è sviluppato nell’area irradiata.
Un altro studio non ha evidenziato lo sviluppo del tumore testa-collo in 157 pazienti seguiti in media per 11 anni.
Ispessimento muscolare o polipi nel tessuto paranasale sono stati riscontrati nel 34% ( 53/157 ) dei pazienti.
Muscolo flessore, abduttore e rotatore interno dell'anca. Di forma appiattita e allungata, si trova nella parte laterale dell'osso iliaco. Insieme al muscolo grande gluteo costituisce lo strato superficiale dei muscoli esterni dell'anca.
Origina dalla spina iliaca antero-superiore e dall'estremità anteriore della cresta iliaca. I suoi fasci muscolari, che decorrono lateralmente rispetto allo scheletro della coscia, si inseriscono in un lungo tendine che si fonde con la fascia lata formando un ispessimento, detto tratto ileotibiale. Quest'ultimo prosegue in basso inserendosi al condilo laterale della tibia.
La funzione è quella di flettere la coscia sul bacino, abdurla e ruotarla internamente.
È anche uno stabilizzatore del ginocchio quando questo è esteso, a ginocchio piegato esso è in grado di fletterlo e ruotarlo esternamente. Quando prende punto fisso sulla fascia e sul condilo tibiale, inclina il bacino dal proprio lato.
Inoltre stabilizza il corpo quando, nella deambulazione e nelle corse, poggia su un solo arto, quindi è importante nella stazione eretta asimmetrica, poiché è un potente stabilizzatore del bacino insieme alla muscolatura glutea.
Il muscolo tensore della fascia lata è innervato dal nervo gluteo superiore.
Endoscopia specifica per l’esplorazione del cavo pleurico, attuata mediante introduzione, attraverso la parete toracica, di un toracoscopio che consente di esaminare la superficie polmonare o quella interna del torace e anche (facendo in questo caso uso di uno speciale toracoscopio operatore) di eseguire prelievi bioptici e interventi. Il toracoscopio è costituito essenzialmente di un tubo ottico introdotto in altro tubo metallico, munito a un estremo di lente e sorgente luminosa; il toracoscopio operatore, di calibro maggiore, è munito anche di ansa per elettrocoagulazione.
Metodo di utoterapia di Respirazione e Movimento in cui si coordinano le fasi della respirazione, detta dinamogena- dinamo genica(in grado cioè di favorire laricarica energetica, tratta direttamente dalla respirazione diaframmatici), con una o più posizioni o movimenti del corpo, predisponendo in tal modo il corpo o una delle sue parti alla normalizzazione. La respirazione dinamogenica con i suoi movimenti e micromovimentiu produce la forza correttiva e l’effetto terapeutico”.
I presupposti fondamentali del metodo sono l'effetto terapeutico della respirazione sull'organismo e la possibilità di praticarlo da soli, come forma di autoterapia.
Il metodo Zilgrei è basato su un meccanismo analogo a quello della chiropratica: tende a ridurre o a risolvere disturbi dolorosi legati ai cosiddetti blocchi vertebrali e articolari, combinando i principi della chiropratica con quelli di una corretta respirazione. È indicata in caso di dolori da artrosi cervicale e lombare, cefalee ed emicranie, sciatalgie. Le controindicazioni sono limitate: tumori ossei, gravi patologie dell'apparato cardio-respiratorio, fratture recenti.
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