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 Informazione medica libera per una salute senza condizionamenti... di Admin
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Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di dr.psico (del 08/09/2007 @ 13:55:03, in Lettera P, visto n. 1510 volte)
Il prolasso del lembo posteriore o di entrambi i lembi valvolari nell'atrio sinistro durante la sistole, con o senza rigurgito da incontinenza valvolare, può ritrovarsi in forma isolata (generalmente su base anatomo-patologica di una degenerazione virale della valvola) oppure associato a cardiopatie congenite (difetto interatriale) o acquisite (cardiopatia ischemica) o infine nell'ambito di affezioni sistemiche. In molti casi il prolasso della mitrale è un reperto ecografico occasionale, che non si associa ad alcuna sintomatologia. In altri casi sono presenti palpitazioni (extrasistoli, fibrillazione atriale), atipiche (astenia, dispnea, vertigini). La diagnosi è ecografica (brusco spostamento all'indietro dei lembi, in particolare del posteriore, in sistole). L'elettrocardiogramma può evidenziare anomalie ed eventuali aritmie. La terapia medica consiste nella profilassi dell'endocardite batterica, da attuarsi in particolare nelle forme con insufficienza valvolare, e nel trattamento delle aritmie, generalmente con beta-bloccanti. L'intervento chirurgico può essere indicato nei casi con importante rigurgito o con gravi aritmie non controllate dal trattamento medico.
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Di salute (del 20/04/2009 @ 16:28:02, in Lettera P, visto n. 2288 volte)
Il prolasso genitale è provocato dall'indebolimento o lesione di muscoli e legamenti del perineo e consiste nell'abbassamento o fuoriuscita di una o più strutture pelviche come utero, vescica o retto: spesso è associato all'incontinenza urinaria. Maggiormente colpite dal prolasso genitale sono le donne, specialmente dopo i 50 anni. Queste le percentuali d'incidenza di questo disturbo: tra i 20 e i 29 anni riguarda il 6,6% delle ragazze, dai 30 ai 50 anni il 15% delle signore, per arrivare al 30% nelle donne dai 50 ai 70 anni. Il prolasso e l'incontinenza possono essere anche conseguenza diretta di un parto non seguito da apposita ginnastica pelvica: le gravidanze e i parti, infatti, causano un danno pelvico nel 50% dei casi, già a partire dal primo figlio. Attualmente esistono nuove tecniche d'intervento chirurgico mini-invasivo, chiamate di lifting urogenitale: si tratta delle metodiche apogee e perigee. Questi interventi consentono di conservare l'utero e si basano sull'uso di retine in polipropilene, particolare materiale biocompatibile e non riassorbibile, che, inserite attraverso la vagina, sostituiscono il supporto originario del pavimento pelvico danneggiato. Dai dati di una recente indagine risulta che queste tecniche sono efficaci nell'85-90% dei casi, possono essere effettuate con un'anestesia spinale e consentono alle pazienti di tornare rapidamente a svolgere le loro normali attività.
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Di riccardo (del 06/05/2014 @ 16:19:41, in Lettera P, visto n. 1314 volte)
è causato dalla sofferenza dei tessuti per l’insufficienza valvolare delle vene emorroidarie : è simile alla sofferenza dei tessuti delle gambe quando vi siano le cosiddette vene varicose. Nel prolasso cedono i legamenti e la mucosa comincia a scivolare nel canale anale con ostruzione al transito delle feci internamente ed all’esterno. I sintomi che possono sospetti che necessitano di valutazione sono: · Difficoltà a svuotare le feci · Defecazione incompleta · Sensazione di tappo · Feci sottili o a pezzi o caprine · Uso di aiuti o artifizi per defecare · Associazione con disturbi urinari · Tracce di sangue sulla carta igienica o misto alle feci · Muco nelle feci · Ano umido e maleodorante · Dermatiti perianali · Tracce di liquame nello slip · Prurito o bruciore anale · Dolore durante o dopo la defecazione · Senso di peso perineale e desiderio insoddisfacibile di defecare · Dolori irradiati all’osso sacro · Trasformazione della V rovesciata del perineo in una T rovesciata con scomparsa del punto luce · Discesa del perineo · Protrusione della mucosa ano-rettale
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Di Admin (del 05/01/2011 @ 17:40:34, in Lettera P, visto n. 1880 volte)
Anche chiamata terapia proliferante o terapia rigenerativa tissutale, la proloterapia si basa sull'iniezione di una sostanza solitamente priva di farmaci, ma dall'effetto irritante per i tessuti, con lo scopo di indurre un effetto osmotico e rinforzare i tessuti connettivi indeboliti dei tendini o dei legamenti. Vengono utilizzate di solito soluzioni a base di lidocaina, destrosio, glicerina, estratto di olio di fegato di merluzzo. La sostanza introdotta nel tessuto causa una reazione infiammatoria che spinge il corpo a mettere in atto quei meccanismi che conducono alla guarigione.
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Di medicina (del 17/09/2007 @ 16:04:33, in Lettera P, visto n. 2183 volte)
Il propoli è una sostanza resinosa raccolta dalle api nella corteccia delle piante. Pur trattandosi di una sostanza vegetale, viene elaborata dalle api attraverso l'aggiunta di cera, polline ed enzimi prodotti dalle api stesse. Il propoli viene spesso utilizzato come componente nella produzione di caramelle e come rimedio, in soluzione alcolica, contro il mal di gola e le infezioni orali. Il suo uso è ammesso anche in agricoltura, per via di alcune particolari proprietà: si tratta infatti di un antisettico e di un cicatrizzante, oltre a svolgere un ruolo protettivo attraverso la formazione di una pellicola idrorepellente che ricopre la superficie dei frutti e ritarda così lo sviluppo degli agenti patogeni.
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Di Dariloja (del 02/08/2012 @ 15:37:47, in Lettera P, visto n. 2072 volte)
La propoli è è una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante, è quindi di origine prettamente vegetale anche se le api, dopo il raccolto, la elaborano con l’aggiunta di cera, polline ed enzimi. Il colore può variare moltissimo nelle tonalità del giallo, del rosso, del marrone e del nero, l’odore è fortemente aromatico.

 Questa notevole diversità della composizione della propoli rappresenta una delle maggiori difficoltà dal punto di vista applicativo poiché rende difficoltosa ogni seria sperimentazione che ovviamente necessita di un prodotto di base il più omogeneo possibile. LA COMPOSIZIONE DELLA PROPOLI. - 50-55% di resine e balsami (terpeni, polisaccaridi, acidi uronici, acidi aromatici, aldeidi aromatiche, acidi ed esteri caffeici, ferulici cumarici). - 25-35% di cera (acidi grassi, ossiacidi, lattoni). - 5-10% di sostanze volatili, di cui lo 0,5% di olii essenziali. - 5% di polline, presente per cause accidentali. - 5% circa di materiali organici vari tra cui i più importanti sono i flavonoidi (acido benzoico, ac. caffeico, ac. ferulico, alcool cinnamico, crisina,dimetossifiavoni galangina, isovanilina, isalpina, pinocembrina, pinobanksina, pronostrobina, vanillina, kemferide, etc … ), minerali (alluminio, calcio, cromo, rame, ferro, manganese, piombo, silice, etc … ), vitamine dei gruppo B (Bl, B2, B6, PP), vitamina C ed E. Purtroppo non tutti i flavonoidi presenti nella propoli esplicano un’attività batterica evidente. Mentre la galangina e la pinocembrina inibiscono anche a basse concentrazioni la crescita di numerosi microorganismi altri flavonoidi risultano essere biologicamente meno attivi. In conclusione si può affermare che i preparati a base di propoli se impiegati alle giuste concentrazioni presentano le seguenti proprietà.

 Proprietà batteriostatiche e battericide: Numerose sperimentazioni hanno dimostrato sia in vivo che in vitro la capacità della propoli in soluzione alcoolica alla concentrazione dal 10 al 20% di inibire lo sviluppo di vari ceppi batterici Gram positivi come l’Escherichia coli, Proteus vulgaris, Mycocter¡um tubercolosis, Bacillus alvei, B. alvei, B. larvae, B. subtilis e numerose salmonelle. Tali proprietà possono essere più o meno evidenti a seconda della presenza nella propoli di acido benzoico, acido ferulico, galangina e pinocembrina le cui proprietà antibatteriche anche a basse concentrazioni sono da tempo note.

Proprietà fungicide: I preparati a base di propoli sono risultati particolarmente attivi contro infezioni da Candida, saccaromiceti, tricofili, e microspori in grado di provocare numerose affezioni parassitarie (micosi) sull’uomo e gli animali. Tale azione sarebbe dovuta alla presenza di acido caffeico, pinocembrina, pinobaucsina e benzii-p-cumarolo. La propoli svolge azione fungicida anche nei riguardi di alcuni funghi che attaccano il mondo vegetale.

Proprietà antivirali : La Propoli svolge un’azione di inibizione nei confronti di alcuni tipi di herpers, il corona virus e circa 10 tipi di infezioni virali. Tale proprietà sarebbe dovuta essenzialmente alla frazione idrosolubile della Propoli.

 Proprietà cicatrizzanti : Da sempre la propoli è stata impiegata sottoforma di unguento come cicatrizzante grazie alla notevole capacità di stimolo della rigenerazione dei tessuti in caso di ferite e piaghe.

Proprietà immunostimolanti : L’impigo della propoli potenzierebbe l’azione dei vaccini (come quelli contro il tifo e paratifo) come evidenziato da numerosi studi effettuati sui vitelli.

 Proprietà vasoprotettiva : Sempre grazie aviazione dei flavonoidi che costituiscono il cosiddetto “fattore P” la propoli svolge un azione protettiva della permeabilità e fragilità capiliare.

Proprietà antiossidanti e antiirrancidenti : La presenza di fenoli consentirebbe l’impiego della propoli anche nella conservazione dei grassi e degli alimenti in genere in sostituzione degli additivi chimici.

 Oltre a queste proprietà la propoli assunta per via interna migliorerebbe la secrezione dei succhi gastrici, è diuretica, favorisce l’assimilazione della vitamina C, funge da antisenile per l’effetto antiossidante e attivante dei complessi enzimatici. Attualmente il maggior impiego della propoli rimane comunque quello esterno come disinfettante, cicatrizzante e lenitivo, attraverso soluzioni, unguenti e pomate. L’uso interno è ancora limitato al livello sperimentale anche a causa delle maggiori implicazioni e della difficoltà di utilizzare preparati titolati. Fino ad oggi non è stata registrata nessuna significativa controindicazione nell’uso della propoli ad eccezione di alcuni casi di Ipersensibilità e di sensibilizzazione manifestatesi in soggetti tendenzialmente allergici, manifestazioni messe in relazione all’abbondante presenta di allergeni nelle resine delle piante da cui le api traggono la propoli.

Dario Aloja
Editorialista
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Di salute (del 06/10/2007 @ 14:55:32, in Lettera P, visto n. 1848 volte)
Il prosciutto è sostanzialmente una coscia di maiale salata e fatta asciugare perché si conservi. Il prosciutto era noto già a Omero che lo citava nell'Iliade; quello cotto era già molto apprezzato nel rinascimento e si è sempre più diffuso fino a soppiantare nei consumi quello crudo. In Italia l'attuale consumo pro capite di prosciutto cotto è di cinque kg. Mentre per il crudo continuano a essere preferiti quelli di alta qualità come gli italiani a denominazione di origine protetta (come il Parma e il San Daniele), per il cotto si sono diffusi prosciutti con caratteristiche molto variabili. La spinta verso alimenti meno calorici ha portato sul mercato prodotti provenienti da suini più giovani (i prosciutti più pregiati provengono da suini di almeno nove mesi), spesso ricostruiti (cioè non provenienti dalla coscia intera, ma ricompattati a partire dai singoli muscoli in un unico prosciutto), con l'aggiunta di polifosfati per diminuire la perdita di acqua durante la cottura. La produzione del prosciutto avviene in quattro fasi: preparazione, stampaggio, cottura, raffreddamento. Nella preparazione il prosciutto è disossato e pesato; in base al peso viene iniettata la giusta quantità di salamoia (costituita in genere da zucchero, sale, glutammato di sodio, pepe, alloro, bacche e salnitro per la conservazione) che viene distribuita uniformemente con la zangolatura. Nello stampaggio il prosciutto è messo in appositi stampi dove viene pressato. La cottura in genere avviene a vapore a 75 °C per un'ora ca. per kg di prosciutto. Il raffreddamento avviene a bassa temperatura per un giorno. La versione affumicata del prosciutto (celebre quello di Praga) si ottiene in camere di affumicatura apposite (fumoir). Prosciutto: quale scegliere? Anche il prosciutto presenta il doppio problema dei salumi: il contenuto calorico e quello dei conservanti. Per le calorie si veda il paragrafo successivo, mentre per i conservanti, occorre notare che è molto difficile trovare prosciutti cotti senza nitriti/nitrati; per il crudo è più facile perché in genere è un prodotto di qualità superiore. L'importante è non scegliere prodotti "senza polifosfati aggiunti" credendo che siano il massimo della qualità quando poi utilizzano comunque nitriti come conservanti: magie della pubblicità, si dice il peccato da cui si è immuni, ma non quello che si è commesso. I prosciutti (soprattutto il crudo) vanno inseriti con attenzione nelle diete di coloro che devono limitare il consumo di sodio. Prosciutto cotto: come sceglierlo - Fra gli affettati, insieme alla bresaola, il prosciutto cotto è sicuramente quello che riscuote le maggiori simpatie da parte dei dietologi. Infatti oltre a essere nutrizionalmente ricco di proteine, è anche relativamente povero di grassi e quindi non ipercalorico. 100 g di prosciutto cotto possono apportare dalle 130 alle 220 kcal. Questa notevole variabilità dipende dalla quantità di grasso contenuta. La variabilità è tale che alcuni vecchi nutrizionisti riferiscono un valore calorico di 400 kcal ca., riferendosi a prosciutti molto grassi (in cui era impossibile staccare la parte grassa), come erano prodotti venti anni fa. Sembrerebbe pertanto ragionevole scegliere i prosciutti più magri perché nutrizionalmente migliori; in realtà non è così e lo si può scoprire sapendo come si ottengono i prosciutti magri. In genere i prosciutti più magri provengono da paesi come l'Olanda e il Belgio dove ci sono meno restrizioni sull'alimentazione dei maiali. I suini vengono allevati con mangimi che favoriscono l'accrescimento della massa magra a discapito di quella grassa, un po' come se fossero dei body builder che assumono quantità industriali di cromo picolinato, di fucus, di termogenici ecc. per aumentare la muscolatura senza metter su un filo di grasso. In altri paesi come la Francia o l'Italia dove non sono permessi certi tipi di alimentazione, i suini sono più grassi e vengono macellati anche più tardi col risultato di avere cosciotti più grandi. Il rovescio della medaglia è che questi prosciutti sono più calorici, con il grasso non delimitato, ma distribuito nella muscolatura. Ciò che poi complica le cose è che anche case italiane acquistano carni all'estero: possono essere pubblicizzate diverse versioni, di cui solo alcune (le più costose e più caloriche) provengono dalla macellazione di suini italiani; le altre (meno costose, meno caloriche, con forme più piccole) sono ottenute con maiali provenienti dall'estero. Come avere un prosciutto magro - Come comportarsi allora? La strategia migliore è acquistare prodotti di alta qualità anche non magrissimi con grasso delimitato; si elimina il grasso e si consuma il resto. Ovviamente è un processo un po' costoso (si paga anche il grasso eliminato), ma garantisce la massima qualità nutrizionale e anche il gusto non viene penalizzato (il prodotto resta comunque morbido per il grasso non di confine). Ciò vale sia per il crudo sia per il cotto. Ved. anche Salumi. INFO AL. – CIBO DINAMICO Cotto grasso Carboidrati: 0; proteine: 20; grassi: 14,7; acqua: 62; calorie: 216. Cotto magro Carboidrati: 0; proteine: 24; grassi: 4,4; acqua: 70; calorie: 140. Crudo grasso Carboidrati: 0; proteine: 27; grassi: 3; acqua: 41; calorie: 225. Crudo sgrassato Carboidrati: 0; proteine: 29; grassi: 5; acqua: 55; calorie: 161
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Di filocell


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