Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sigla di Fenilchetonuria.
Termine usato per descrivere uno studio nel quale gli effetti di un trattamento sono comparati con gli effetti di un placebo (falso trattamento) in un numero simile di pazienti.
Sostituzione del plasma sanguigno di un soggetto, quando esso contenga sostanze nocive, trasfondendo plasma di un donatore, ma lasciando del tutto inalterata la componente cellulare del sangue.
La malattia è dovuta alla formazione di un versamento più o meno abbondante nella cavità pleurica di causa virale, batterica tubercolare. A seconda della qualità dell'essudato si distinguono: pleurite sierofibrinosa, pleurite emorragica, pleurite purulenta o empiema. Talvolta è successiva a processi patologici in atto come malattie del connettivo, neoplasie, ecc. Solitamente insorge con febbre elevata che talvolta può mancare e quasi sempre è presente dispnea. I sintomi obiettivi consistono in allargamento dell'emitorace colpito, abolizione del fremito vocale tattile e ipofonesi nella parte inferiore del torace che sfuma verso l'alto in una zona iperfonetica con una linea convessa verso l'alto, assenza del murmure in corrispondenza della zona ottusa. Nei primi giorni si possono udire sfregamenti, che poi scompaiono quando la formazione del liquido allontana i foglietti pleurici. All'esame radiologico risulta una opacità omogenea della parte inferiore del torace che termina con una linea convessa verso l'alto e obliqua verso il basso in senso latero-mediale. Il mediastino è di regola spostato controlateralmente. La puntura esplorativa dà esito a un liquido di solito di colore gialli-citrino, le cui gocce, poste in un cilindro contenente acqua e alcune gocce di acido acetico, formano delle nuvolette paragonabili a fumo di sigaretta (prova di Rivalta). Una caratteristiche della pleurite neoplastica: è che può riformarsi continuamente senza dare altri sintomi, all'infuori della dispnea, fino all'apparire della neoplasia; quasi sempre è emorragica e può essere caratterizzata dalla retrazione anziché dall'espansione dell'emitorace colpito. Per la cura è indispensabile evacuare il liquido mediante immissione di aria, somministrazione di antipiretici più una terapia a base di antibiotici a largo spettro, antitubercolari, antineoplastici a seconda della diagnosi.
Branca della medicina interna che studia le malattie dell'apparato respiratorio.
Oggi si parla di pneumologia interventistica, disciplina derivata dalla Endoscopia Toracica diagnostica e operativa. La nuova dizione è stata necessaria per adeguare la materia alla continua evoluzione tecnologica, scientifica e clinica. Comprende le attività in Endoscopia Toracica e in genere della Endoscopia Toracica eseguita dagli Pneumologi Ospedalieri in Italia, con l’utilizzo e il perfezionamento di tutte le metodiche della Endoscopia Bronchiale Diagnostica e Operativa nell’adulto e nel bambino (lavaggio broncoalveolare, biopsia transbronchiale, agoaspirato transbronchiale, laserterapia, posizionamento di endoprotesi tracheobronchiali, ecc...) e dalla Toracoscopia Medica, diagnostica ed operativa.
Negli ultimissimi anni vi è stato ad un incremento di interesse per le metodiche endoscopiche e operative in genere anche da parte delle Società Scientifiche Pneumologiche Internazionali più importanti (SIET, ACCP, ERS, ATS e AIPO) che ha portato attraverso l’elaborazione di documenti autorevoli (1, 2, 3, 4) ad una puntualizzazione di tali metodiche, endoscopiche e non, individuandone e riaffermandone le competenze nella figura dello pneumologo.
È una vivanda tipica del Nord Italia, preparata con farina di granoturco. I romani conoscevano polente fatte con farine di cereali (orzo, sorgo, farro, miglio, segale), di legumi (fave), di castagne o in tempi di carestia addirittura di ghiande. Dal '400 s'iniziò a usare il grano saraceno (pizzoccheri valtellinesi e polenta taragna). le prime coltivazioni di mais (metà del XVI sec. a Badia Polesine) fecero nascere la polenta gialla, tipica della cucina bergamasca. Velocemente il nuovo alimento si diffuse in tutta l'Italia settentrionale, come cibo poco costoso e molto saziante.
Sfortunatamente, cibandosi di sola polenta, la carenza di vitamina PP causava la pellagra, diffusa fino a tutto il XIX sec. Contrariamente alla credenza comune, la polenta non deve considerarsi un attentato alla nostra dieta: è infatti saziante e caloricamente non è discutibile (attenzione a quanta acqua lega, dipende dal modo di cucinarla; riferitevi sempre al peso della farina gialla, 350 kcal ca. per 100 g).
Il vero problema è che spesso serve per raccogliere gli intingoli, le salse e i condimenti: a causa dell'alto potere assorbente causa l'assunzione di quantità di grassi e di calorie (dai condimenti) decisamente spropositate. Abbiate perciò l'accortezza di usarla con condimenti ipocalorici, con abbondanza di verdure, ma con poco olio.
INFO AL. - Carboidrati: 73; proteine: 8,7; grassi: 2,7; acqua: calorie: 350.
È una malattia neoplastica clonale caratterizzata soprattutto da incremento della massa eritrocitaria. Tuttavia una modesta leucocitosi, una piastrinosi, una modesta splenomegalia possono essere associate all'incremento della massa eritrocitaria dall'inizio della malattia, testimoniando quindi il coinvolgimento della linea mieloide. La policitemia vera colpisce soggetti di età media di circa 60 anni, di preferenza uomini di età compresa tra 15 e 90 anni e raramente bambini. La diagnosi può essere casuale, ma spesso l'esordio è caratterizzato da sintomi minori dovuti all'aumento della viscosità ematica, cefalea, acufeni, vertigini, disturbi visivi (scotomi, diplopia). A volte claudicatio, tromboflebiti, acrocianosi (con fenomeni di Raynaud), parestesie possono essere segni facilmente rilevabili, oppure possono essere presenti manifestazioni emorragiche di lieve entità quali epistassi, gengivorragie, ecchimosi, ecc.Tuttavia in circa il 15-20% dei casi il quadro clinico d'esordio può essere grave con emorragie e/o trombosi (ictus cerebrale, TIA, infarto del miocardio, angina pectoris, embolia polmonare) e a carico dell'apparato gastroenterico (ulcera peptica, infarti mesenterici). Le manifestazioni emorragiche e/o trombotiche rappresentano in circa il 40% dei casi la causa di morte dei pazienti con policitemia vera. Un sintomo molto frequente è rappresentato dal prurito che si accentua dopo un bagno ma non è noto il meccanismo scatenante, forse è dovuto alla liberazione di istamina. Con gli esami di laboratorio si evidenzia che la massa eritrocitaria è aumentata e a volte è presente una lieve microcitosi, ma è con la biopsia osteomidollare che si giunge alla diagnosi certa. Le terapie hanno lo scopo di ridurre la massa eritrocitaria mantenendo una viscosità normale del sangue e di controllare la proliferazione cellulare. È possibile considerare due approcci terapeutici l'uno depletivo, l'altro antiblastico. La deplezione eritrocitaria viene effettuata con salassi periodici: nel soggetto giovane all'inizio del trattamento sono consigliabili salassi isovolemici ravvicinati fino a normalizzazione dell'ematocrito e in seguito una salassoterapia di mantenimento; nel soggetto anziano deve essere effettuata in modo da evitare improvvise modificazioni del volume ematico, in particolare se esiste una cardiopatia associata. Gli antiblastici più frequentemente utilizzati sono il busulfano, il dibromomannitolo, la ciclofosfamide e l'idrossiurea, largamente utilizzata per la sua efficacia e per la buona tollerabilità. Recentemente sono stati introdotti nel trattamento della policitemia vera gli interferoni e l'anaerelide.
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