Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Malattia infettiva contagiosa, provocata dal batterio Yersinia pestis che si trasmette dai ratti all'uomo, mediante la puntura delle pulci.
Il contagio ha provocato epidemie disastrose nel passato (per esempio in Europa, fra il VI e il IX sec.); la malattia provoca febbri elevate, vomito, tremito, sete, diarrea, ingrossamento delle ghiandole linfatiche (peste bubbonica), polmonite (peste polmonare). La malattia si conclude spesso con la morte dell'ammalato (oggi la mortalità è ridotta al 10%); le cure sono a base di sulfamidici e antibiotici, ma la malattia è stata debellata, almeno nelle zone sviluppate del pianeta, soprattutto grazie al miglioramento delle condizioni generali igienico-sanitarie.
Philadelfia è il nome commerciale di un noto formaggio spalmabile che raccoglie molto consenso nel gusto italiano. Qui viene citato come esempio di un formaggio che fornisce un apporto calorico inferiore a 300 kcal/100 g (280 la versione standard, 190 quella light). Da questo punto di vista può essere considerato analogo alla ricotta, anche se preparato in modo diverso.
Infatti si tratta di un formaggio ottenuto dalla coagulazione acida del latte vaccino. Il metodo di preparazione prevede una maggiore ritenzione di siero di latte nel formaggio, e questa è la ragione di un ridotto apporto calorico. Infatti il latte viene fatto coagulare per mezzo di batteri selezionati e quindi si elimina solo una parte del coagulo per mezzo di una microfiltrazione. Nella formulazione light, parzialmente sgrassata, pur conservando un sapore pastoso e gradevole, il contenuto in grassi in 100 g di prodotto diminuisce a 17 g, mentre le proteine aumentano a 10.
Per la sua particolare formulazione spalmabile, è molto adatto in un regime alimentare controllato in quanto perfettamente dosabile. Per il suo ridotto apporto calorico può sostituire, al pari della ricotta, altri formaggi molli in molte ricette, con eccezione dei dolci (nei quali invece la ricotta si presta bene) perché è maggiore il contenuto di sodio. Come tutti i latticini, è ricco di calcio (90 mg) e ha una dose di colesterolo limitata (50 mg).
INFO AL.Normale Carboidrati: 2,5; proteine: 5,3; grassi: 27,5; acqua: 60; calorie: 280.
Light Carboidrati: 3,5; proteine: 7,6; grassi: 16; acqua: 69; calorie: 190.
La piadina è un prodotto tipico della Romagna, ma la sua popolarità è così vasta che è facile incontrarla nei bar di altre zone d’Italia come alternativa al panino o al toast. L’etimologia della parola è dubbia, ma alcuni la fanno risalire al greco plaukous, ovvero focaccia, e il termine si sarebbe affermato durante la dominazione bizantina della Romagna.
La caratteristica forma circolare della piadina e il suo basso spessore sono dovuti alla modalità di preparazione: l’impasto di farina (di frumento), acqua, sale e strutto viene fatto riposare per mezz’ora e poi disposto su una pietra arroventata. Questo metodo di preparazione si perde nei secoli, in quanto già gli abitanti delle palafitte consumavano forme di pane senza lievito e cotte su pietre rese incandescenti. Etruschi e romani conservarono la tradizione di cuocere pane non lievitato; nei secoli successivi le piadine o alimenti ad esse molto simili, venivano cucinate prevalentemente nei periodi di carestia, per riutilizzare cereali poveri, ghiande e persino crusca.
Nelle ricette moderne della piadina si prevede anche l’uso del lievito; risale agli anni Cinquanta l’esplosione della notorietà di questo alimento tipico, quando cominciò ad essere proposto ai turisti si recavano sulle coste romagnole. Oggi le piadine sono prodotte anche industrialmente ed esportate in molte zone del mondo (molto popolare negli Stati Uniti). Dal punto di vista nutrizionale, la presenza dei grassi ne fanno un’alternativa molto più calorica del pane, e per essa valgono le considerazioni fatte a proposito di cracker e di grissini.
Inoltre, poiché la piadina è confezionata generalmente in formato abbastanza grande, ciò ne fa una scelta alimentare molto discutibile, specie se si considera che viene associata ad alimenti molto calorici: la proposta tipica della cucina romagnola è infatti quella di consumare la piadina calda assieme a formaggio grasso o salsiccia.
INFO AL. - Carboidrati: 50,3; proteine: 6,3; grassi: 12,8; acqua: 27; calorie. 341.
Distruzione periferica delle piastrine e da un numero aumentato o normale di megacariociti midollari.
E'legata alla attività di immunogobuline che si comportano come auto-anticorpi; si fissano specificamente alla membrana piastrinica riconoscendo antigeni di membrana costituiti dalla GPIb, dalla GPIIb o dalla GPIIIa. I macrofagi poi possedendo i recettori per il frammento Fc delle immunoglobuline catturano, fagocitano e digeriscono le piastrine circolanti ricoperte dagli autoanticorpi. Ciò porta alla piastrinopenia per una loro aumentata distruzione. La produzione piastrinica midollare può essere aumentata (anche di 6-8 volte), normale oppure ridotta. In quest'ultimo caso si ipotizza un'autoaggressione diretta contro i megacariociti.
Le piattole sono parassiti un pò più piccoli dei pidocchi del capo e sono responsabili della ftiriasi, una forma di pediculosi del pube, che può essere trasmessa anche, ma non esclusivamente, durante i rapporti sessuali. La pediculosi del pube viene pertanto considerata una malattia venerea accessoria, in quanto non si trasmette solo mediante i contatti interumani, ma anche attraverso abiti o biancheria infestata dal parassita Phthirus pubis. Infatti le piattole possono infestare anche le fascie di età non sessualmente attive. Nei bambini ad esempio, si possono talora riscontrare a livello delle ciglia. Negli adulti invece le piattole si localizzano prevalentemente ai peli pubici e ascellari. Al momento della visita dermatologica si possono ricercare alcuni segni tipici della ftiriasi (es. ricerca del parassita, delle lendini, delle feci del parassita color ruggine, delle macule cerulee, etc), sia con un accurato esame obiettivo, che mediante entomoscopia. Una volta confermata la diagnosi, il dermatologo programmerà una terapia mirata individuale e collettiva in grado di eliminare il parassita e prevenire possibili recidive.
Il piccione, ossia il colombo addomesticato, era uno dei volatili più utilizzati nella cucina tradizionale italiana. Già apprezzato nel Medioevo, a quel tempo ogni castello aveva le sue colombaie, che garantivano una scorta sempre disponibile di carne fresca. La carne del piccione era considerata una prelibatezza, tanto da essere utilizzata come merce di scambio nelle trattative commerciali. Le varietà di piccione domestico derivano dal loro cugino selvatico, il colombo, cha ha carni più scure e saporite.
Il piccione giovane, o piccioncino, raggiunge un peso attorno ai tre etti e ha una carne molto tenera, quasi bianca; il piccione adulto può arrivare a mezzo chilo a quattro settimane di età. I piccioni migliori sono dunque quelli giovani, riconoscibili soprattutto dalla flessibilità del becco. Inoltre bisogna evitare l’acquisto di volatili dagli occhi poco lucidi oppure infossati e con ali avvizzite; sono caratteristiche che indicano una permanenza prolungata in frigorifero.
La carne di piccione contiene molte proteine ed è povera di grassi; può essere cucinata arrosto, oppure bollito. L'abolizione del tiro al piccione, la difficoltà di allevamento rispetto ad altri piccoli volatili (quaglia), nonché preoccupazioni igieniche (i piccioni delle città , igienicamente parlando, non sono il massimo…) hanno praticamente ridotto a zero il consumo di questa carne. Oggi prevalgono le ricette a cottura rapida dei piccioni più giovani.
INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 22,1; grassi: 5,5; acqua: 71,7; calorie: 138.
Parte edibile: 90; calorie al lordo: 124.
Che cosa sono i pidocchi del cuoio capelluto?
I pidocchi del capillizio (pediculus capitis) sono dei piccoli insetti parassiti che si sono adattati a vivere principalmente sui capelli dell’uomo.
Si nutrono di sangue una o più volte al giorno e non possono sopravvivere più di 1-3 giorni al di fuori dell’ospite.
Non sono in grado di volare o saltare e pertanto non si allontanano dal loro habitat naturale.
Come faccio a sapere se mio figlio ha i pidocchi?
Difficilmente si trovano i pidocchi. La diagnosi si basa sulla scoperta delle lendini, che sono le uova deposte dalla femmina. Si debbono ricercare soprattutto nelle regioni retroauricolare e occipitale.
Un metodo pratico, specie nel caso di capelli lunghi, è il seguente:
1. Applicare un balsamo per capelli su capello asciutto in modo da coprire ogni capello dalla radice fino alla punta.
2. Inizialmente usare un normale pettine per sbrogliare eventuali capelli ingarbugliati.
3. Subito dopo usare un pettine a denti fini, partendo dalla radice fino alla punta del capello.
4. Togliere il balsamo dal pettine usando una velina di carta, controllando se vi siano pidocchi e uova.
5. Ripetere la pettinata per ogni parte della testa almeno 5 volte.
6. Controllare se sul pettine vi siano pidocchi o lendini.
Come faccio a distinguere le lendini dalla forfora?
Se sospetto che su di un capello sia attaccata una lendine, lo faccio scorrere tra le dita: la forfora viene via, la lendine no perché è cementata al pelo da una resina prodotta dal pidocchio.
Da chi li ha presi mio figlio?
Per diretto contatto testa-testa con i capelli di persona infestata. Il contagio è prevalentemente interumano (ambito familiare o comunità affollate); la trasmissione della malattia tramite spazzole per capelli o pettini è meno frequente.
Come si manifestano?
Il prurito è il sintomo soggettivo che porta alla scoperta della pediculosi. Dapprima localizzato al cuoio capelluto, tende poi a diffondersi alla nuca ed alla parte alta del dorso. Non è indicativo dell’inizio dell’infestazione in quanto esso rappresenta un fenomeno reattivo di natura allergica al pidocchio e quindi non è presente nelle prime settimane di malattia.
Come faccio a sapere da quanto è presente la pediculosi?
Le lendini vengono deposte alla base dei capelli. Sapendo che il capello cresce 0.3-0.4 mm al giorno, misurando la distanza della lendine dalla cute del cuoio capelluto ottengo la risposta. Se per esempio una lendine si trova ad un cm di distanza, essa è stata deposta circa 25 giorni prima. Sapendo peraltro che la schiusa delle uova avviene in genere dopo 7-10 giorni dalla deposizione, viene di conseguenza che lendini che distano più di 1.2 cm dal cuoio capelluto possono ritenersi disabitate.
C’è pericolo di epidemia?
Benché la pediculosi del cuoio capelluto sia trasmissibile, il loro potenziale di indurre una epidemia è minimo e sicuramente inferiore a quello proprio di una forma virale quale un raffreddore o l’influenza.
Mio figlio ha i pidocchi. Io no. Devo fare qualche trattamento per prevenire l’infestazione?
No, benché chiunque viva con una persona affetta da pediculosi possa prendere i pidocchi. E’ importante il controllo dei capelli ogni 2-3 giorni e sottoporsi al trattamento solo se si scoprono parassiti o lendini.
Ho un gattino. Deve essere trattato per i pidocchi?
No. I pidocchi del cuoio capelluto non vivono sugli animali domestici.
Come debbo comportarmi in casa, visto che mio figlio ha i pidocchi?
I pidocchi non sopravvivono a lungo lontano dall’uomo. Per evitare reinfestazioni seguire queste regole:
1. Per eliminare pidocchi e uova, lavare in lavatrice tutti gli indumenti lavabili (ricordarsi i pigiami), le lenzuola e le federe che le persone infestate hanno toccato nei due giorni precedenti il trattamento. Usare il ciclo ad acqua calda (130°F), e stirare col ferro a vapore.
2. Usare il lavaggio a secco per ciò che non può essere lavato (cappotti, berretti, sciarpe, ecc.).
3. I vestiti, gli animali di peluche, ecc. che non possono essere lavati in lavatrice o a secco devono essere messi in un sacco di plastica, da riaprirsi dopo due settimane.
4. Pettini e spazzole devono essere lasciati in una soluzione di shampoo antiparassitario per un’ora oppure lavati con sapone e acqua calda (130°F).
5. Sui pavimenti, i mobili, in automobile passare l’aspiratore.
Come prevenire le reinfestazioni?
Poiché la trasmissione dei pidocchi avviene direttamente per contatto testa-testa e indirettamente (meno frequentemente) tramite vestiti contaminati od oggetti personali, sarà bene seguire tali consigli:
• evitare contatti testa-testa durante l’attività scolastica, attività sportiva, ecc.;
• non condividere con altri berretti, sciarpe, giacche, cappotti, divise sportive, nastri fermacapelli;
• non condividere pettini, spazzole o asciugamani infestati;
• non dormire in letti, divani, guanciali, tappeti o animali di peluche che sono stati recentemente in contatto con una persona infestata.
Come curare la pediculosi del capillizio?
Premessa scontata ma doverosa è che sia stata formulata correttamente la diagnosi. Bisogna ricordare inoltre che i prodotti contro i pidocchi sono insetticidi e pertanto vanno usati secondo precise modalità.
I pidocchi vivono sul capello e scendono sul cuoio capelluto per nutrirsi di sangue. Pertanto i prodotti pediculocidi devono essere applicati accuratamente sui capelli e sul cuoio capelluto. Poiché le uova sono particolarmente resistenti ad alcuni trattamenti, è spesso richiesta una seconda applicazione 8-10 giorni dopo la prima per eliminare gli eventuali parassiti usciti dopo la schiusa delle lendini. Quindi procedere come segue:
1. Innanzitutto coprire gli occhi del bambino con un asciugamano durante l’applicazione del trattamento.
2. Applicare il prodotto su tutte le zone del cuoio capelluto distribuendolo bene sui capelli dalla radice alla punta.
3. Per capelli lunghi applicare il prodotto alla base dei capelli e poi usare un pettine normale per distribuire la sostanza sino alla punta dei capelli. Ripetere l’operazione finchè non se ne è ottenuta una uniforme distribuzione.
4. Lasciare la preparazione sui capelli secondo le istruzioni (di solito 20 minuti).
5. Dopo questo tempo pettinare i capelli con un pettine a denti fitti, dalla base sino alla punta asciugando ogni volta il pettine.
6. Ripetere finchè tutta la testa è stata pettinata almeno due volte e poco prodotto si può osservare sui capelli.
7. Risciacquare.
Come eliminare materialmente le lendini?
Usare un pettine a denti fitti immerso in acqua calda e aceto (la sostanza cementa le uova al pelo cede solo con acidi o alcali a caldo).
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