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Tecnica che applica il principio della dialisi alla membrana peritoneale Si attua introducendo nella cavità peritoneale una sonda collegata al contenitore del liquido dialitico che viene fatto defluire nella cavità, ove permane per un paio d'ore, depurando la cavità. Le sostanze tossiche presenti nel sangue passano nel liquido dializzante ed eliminate attraverso la stessa sonda d’entrata. Tale tecnica presuppone l'integrità della membrana peritoneale. La sua maggiore complicazione è la peritonite.
Tipo di dialisi detta anche emodialisi, che si avvale dell'uso di un apparecchiatura nota come “rene artificiale”. Il sangue del paziente viene fatto passare attraverso una membrana che può essere attraversata solo da piccole molecole. L’emodialisi consente la sopravvivenza di pazienti con patologia renali gravi o del tutto privi di reni.
Metodo di cura per pazienti con funzionalità renale compromessa, consistente in una tecnica di depurazione del sangue fondata sui processi fisico-chimici. Lo scopo è quello di liberare l’organismo da sostanze indesiderate o tossiche, soprattutto scorie azotate, che non possono essere sufficientemente eliminate dai reni.
Insieme delle indagini che si usano per accertare l’esistenza di malattie fetali. Le tecniche possono essere divise in dirette ed indirette. Quelle dirette o invasive sono l’amniocentesi, la biopsia dei villi coriali (villocentesi o CVS) e la funicolocentesi (o cordocentesi), che consentono di ottenere cellule del feto da analizzare in termini biochimici e genetici. Le tecniche indirette sono non invasive, come il tritest e il duotest, e consentono di individuare le gravidanze con rischio aumentato per patologie malformative e vengono anche definite come indagini di screening per anomalie fetali. Si basano sul dosaggio di marcatori sierici materni, su valutazioni delle ecografie e dei i fattori di rischio materni. Le tecniche dirette, che comportano un rischio di aborto, seppur piccolo, vengono indicate quando l'età materna sia superiore ai 35 anni, quando vi siano figli precedenti con anomalie cromosomiche, o genitori con riarrangiamenti cromosomici o familiarità per malattie genetiche o malattie metaboliche, o ancora quando vengano rilevate anomalie del feto all’esame ecografico o test di screening risulti positivo.
Individuazione del processo patologico in corso che causa i sintomi che si presentano nel malato. Il medico arriva alla diagnosi attraverso l'osservazione, l'anamnesi e l'ausilio di analisi strumentali e di laboratorio.
Trasmissione di un carattere fenotipico codificato da un gene che si trova sul cromosoma X che viene trasmesso dalla madre alla prole maschile.
Dispositivo che s’introduce nella cavità uterina e che esercita, con la sua presenza, un effetto contraccettivo. Consiste in un cappuccio di gomma flessibile con bordo arrotolato che la donna inserisce attraverso la vagina sul collo dell'utero prima del rapporto. Va tenuto in sede per almeno otto ore dopo il termine del rapporto. Impedisce il passaggio degli spermatozooi nel canale cervicale.
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