Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Qualunque parte anatomica in relazione con il tarso del piede (ossa tarsali) o della palpebra.
Il Taraxacum officinale, famiglia Composite, è una pianta erbacea conosciuta col nome popolare di "dente di leone", dalle foglie commestibili. È una pianta erbacea e perenne, di altezza compresa tra 3 e 9 cm. Presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di gambi corti e sotterranei.
Foglia
Le foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con margine dentato (da qui il nome di dente di leone) e prive di stipole.
Il fusto, che si evolve in seguito dalle foglie, è uno scapo cavo, glabro e lattiginoso, portante all'apice un'infiorescenza giallo-dorata, detta capolino.
Il capolino è formato da due file di brattee membranose, piegate all'indietro e con funzione di calice, racchiudenti il ricettacolo, sul quale sono inseriti centinaia di fiorellini, detti flosculi.
Ogni fiore è ermafrodita e di forma ligulata, cioè la corolla presenta una porzione inferiore tubolosa dalla quale si estende un prolungamento nastriforme (ligula) composto dai petali. L'androceo è formato da 5 stami con antere saldate a tubo; il gineceo da un ovario infero, bi-carpellare e uniloculare, ciascuno contenente un solo ovulo e collegato, tramite uno stilo emergente dal tubo, a uno stimma bifido.
La fioritura avviene in primavera ma si può prolungare fino all'autunno. L'impollinazione è di norma entomogama, ossia per il tramite di insetti pronubi, ma può avvenire anche grazie al vento (anemogama).
Da ogni fiore si sviluppa un achenio, frutto secco indeiscente, privo di endosperma e provvisto del caratteristico pappo: un ciuffo di peli bianchi, originatosi dal calice modificato, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal capolino.
Si usano in terapia la pianta intera e la radice, che contiene enzimi, resine e un principio amaro (taraxicina), il quale produce la contrazione della vescicola biliare. Il taràssaco è dunque un colagogo specifico che previene la formazione di calcoli; è inoltre eupeptico, diuretico e protettivo del tessuto connettivo. Si usano l'infuso, il decotto o la tintura madre nei disturbi biliari e dispeptici, nella ritenzione idrica, nelle dermatiti, nell'obesità e nella cellulite.
Tra le sue molte azioni vi è anche quella di blando lassativo, collegata all'incremento della produzione di bile.
Massa solidificata di secrezioni, cellule, batteri ecc., che può formarsi nel lume di una cavità, di un condotto, di un orifizio.
Secrezione delle ghiandole mucose del collo uterino che, durante la gravidanza, occludono il canale cervicale.
Branca della medicina legale che studia le cause di morte e i fenomeni conseguenti, quali le modificazioni chimiche e morfologiche dell'organismo.
Gli scopi principali della disciplina in senso medico sono accertare la morte reale del soggetto e stabilire il momento in cui essa è avvenuta. In particolare i rami di interesse dalla tanatologia sono: l'accertamento dell'epoca della morte (tanatocronologia), l'accertamento delle cause della morte e l'accertamento della rapidità del decesso.
L'importanza della tanatologia è da ascriversi alle sue finalità penali (connesse al possibile intervento di terzi, all'epoca e alla dinamica del decesso), civilistiche (connesse con l'estinzione della persona fisica: ad esempio al fine delle successioni ereditarie sarà di fondamentale importanza sapere l'esatto momento dell'obitus di un soggetto rispetto ad un altro), mediche (trapianto d'organi) e deontologiche (eutanasia).
Col termine psicotanatologia, si definisce il sostegno psicologico davanti alla morte, sia per i pazienti terminali che per i loro parenti (accompagnamento alla morte ed elaborazione del lutto come supporto al moribondo e ai suoi congiunti). In caso di lutto complicato, l'intervento psicotanatologico si può saldare con quello psicotraumatologico, con cui ha diversi punti di contatto. Fanno altresì parte di questo ambito gli interventi psicologici correlati alla comunicazione di decesso, all'accompagnamento al riconoscimento delle salme ed al supporto psicologico durante le eventuali richieste di consenso al trapianto.
Il settore della psicotanatologia ha iniziato a svilupparsi presso gli Hospice e le Lungodegenze, grazie all'apporto di alcuni autori. La psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross, in particolare, viene considerata la fondatrice dell'approccio psicotanatologico con il suo modello a 5 fasi; le diverse fasi, da lei individuate attraverso molti colloqui ed osservazioni cliniche, rappresentano le principali "tappe di elaborazione psicologica" dell'evento-morte per chi riceve una diagnosi infausta.
Il suo modello ha avuto molta diffusione, ed anche se attualmente viene considerato in parte superato dalle più recenti elaborazioni teoriche di merito, il suo influsso ha aiutato molto a legittimare, diffondere e strutturare l'attività psicotanatologica nelle strutture sanitarie.
Esame diagnostico eseguito per accertare la presenza di batteri patogeni, o potenzialmente tali responsabili di processi infettivi a carico della vagina oppure della cervice uterina; in quest'ultimo caso si dovrebbe parlare più correttamente di tampone cervicale.
Tramite un tampone in dacron si esegue una raccolta della secrezione vaginale, una parte di essa viene posta su un vetrino, fissata con alcol metilico e inviata al laboratorio deputato alla sua analisi, un'altra parte invece viene posta in appositi contenitori e sarà utilizzata per effettuare il cosiddetto esame colturale, necessario per evidenziare l'eventuale crescita di batteri o miceti.
Il tampone vaginale viene generalmente richiesto quando si vuole accertare l'eventuale presenza di processi infettivi a carico del tratto vaginale (uretriti, vaginiti ecc.); solitamente si ricorre a tale esame dopo che la paziente ha segnalato disturbi locali quali prurito e bruciore, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), problemi urinari.
L'esame del tampone vaginale
L'esame del tampone vaginale consta di più fasi: in prima battuta si deve verificare il pH vaginale; solitamente, in condizioni normali il pH vaginale è di circa 4 (un pH acido previene la formazione di processi infettivi).
La fase successiva è quella che viene definita la colorazione di Gram, una procedura che permette di verificare:
se vi è la presenza della giusta quantità di cellule e di lattobacilli (in certe quantità la presenza di lattobacilli è fisiologica e non patologica)
l'eventuale presenza di leucociti (segnale di un processo infettivo in corso)
l'eventuale alterazione della flora batterica
l'eventuale presenza di funghi
l'eventuale presenza di Trichomonas vaginalis (un protozoo responsabile di numerosi processi infettivi).
L'esame colturale deve verificare l'eventuale presenza di agenti infettivi quali:
Streptococcus agalactiae
Streptococco beta-emolitico del gruppo D
Stafilococco
Gardnerella vaginalis
Candida.
Per la ricerca dell'eventuale presenza di Neisseria gonorrhoee, Chlamydia Trachomatis, micoplasmi, Human Papilloma Virus è più indicata l'esecuzione di un tampone cervicale.
|
<
|
dicembre 2024
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
| | | | | | 1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
|