Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La pediculosi è l'infestazione da pidocchi, fenomeno prevalentemente riservato ai bambini ma che non risparmia gli adulti. I piccoli sono maggiormente esposti a causa delle loro abitudini di gioco e di socializzazione che portano a un maggior contatto fisico. Pidocchio è il termine zoologico che indica diversi Insetti parassiti della famiglia dei Pediculidi. I parassiti dell'uomo sono il Pediculus humanus capitis, che vive fra i capelli, ai quali fissa le uova (i lendini), il Pediculus humanus corporis, che si nutre sull'epidermide e depone le uova negli abiti, il Phthirius pubis, che infesta il pube. La forma più conosciuta e temuta per i bambini è quella che infesta i capelli.
Per quanto priva di conseguenze per la salute, si tratta comunque di una situazione molto fastidiosa e che necessita di un intervento tempestivo. I pidocchi infatti non sono veicolo di patologie, ma la loro presenza può danneggiare il cuoio capelluto e i capelli.
Sono lunghi circa un millimetro e difficilmente sono ben identificabili. Risulta più facile distinguere le uova; minuscoli pallini bianchi disseminati tra i capelli sono a questi legati da un peduncolo. L'unico sintomo dell'infestazione è il prurito molto forte, e la conferma della presenza dei pidocchi si ha con una semplice esplorazione dei capelli alla ricerca delle uova che, per il loro caratteristico legame ai capelli si distinguono facilmente dalla banale forfora.
Il metodo più diretto per eliminare l'agente infestante è l'utilizzo di shampoo e lozioni particolari che uccidono gli insetti e neutralizzano le uova, che vanno poi sradicate dai capelli con un pettine. Generalmente una o due applicazioni sono sufficienti a debellare l'infestazione.
Per evitare il contagio occorre non veicolare gli insetti, quindi evitare di toccare i capelli o gli effetti personali di chi è infestato (sciarpe, cappelli, pettini, spazzole).
E’ una infestazione causata dal pidocchio (Pediculus humanus capitis, ordine Phthiraptera, subordine Anoplura), piccolo insetto parassita adattatosi a vivere esclusivamente sul cuoio capelluto dell’uomo. La femmina adulta, un po’ più grande del maschio, misura 2.4-3.5 mm., ha forma ovoidale, appiattita dorso-ventralmente, colore dal grigio al nero. Essa depone mediamente 10 uova (lendini) al giorno, fino ad un totale di circa 300. Le lendini, attaccate ai capelli grazie ad una resina prodotta dalla stessa femmina, sono di colore simile alla cute, lunghe circa 1mm; dopo 7-10 giorni di incubazione alla temperatura di 30-35 °C la ninfa fuoriesce (è simile agli adulti). Si nutre di sangue sino a 6 volte al giorno e nel giro di tre mute raggiunge la maturità. Si ha una generazione completa in 3-4 settimane, con una durata della vita di circa 40 giorni. I pidocchi si nutrono esclusivamente di sangue ed ogni femmina ne sottrae circa 1 mg al giorno. Le lendini schiuse assumono un colore biancastro, diventando perciò più evidenti.
La trasmissione della parassitosi, poiché il pidocchio è incapace di volare o saltare, avviene per contatto testa-testa, mentre è meno frequente attraverso spazzole, pettini o copricapo, in quanto esso non sopravvive più di 1-3 giorni senza nutrirsi di sangue.
La pediculosi del capillizio è diffusa in tutto il mondo, senza distinzione di classe sociale, anche se le condizioni di affollamento e scarsa igiene possono favorirla.
Le lendini vengono deposte alla base dei capelli (soprattutto) nella zona occipitale, parietale e retroauricolare; la distanza dell’uovo dalla cute, sapendo che il capello cresce circa 0.3-0.4 mm al giorno, indica quanto tempo è trascorso dalla deposizione. Conoscendo i tempi del ciclo vitale del pidocchio, lendini presenti a più di 1.2 cm dal cuoio capelluto, in assenza di parassiti vivi o dopo adeguata terapia indicherebbero infestazione passata e non presente.
La parassitosi si manifesta con prurito dapprima localizzato alle zone di deposizione delle lendini ed in seguito alla nuca e alla parte alta del tronco (prurito a mantellina). Come per la scabbia, l’origine del prurito è principalmente di natura allergica; pertanto tra l’infestazione e la comparsa dei sintomi trascorrerà un periodo di latenza durante il quale è più facile la trasmissione della malattia. Il grattamento può essere causa di lesioni escoriate, impetiginizzazione secondaria con adenopatia cervicale.
La diagnosi si basa sul ritrovamento delle lendini che si differenziano dalla forfora in quanto esse non si staccano dal capello quando lo si fa scorrere tra le dita.
La terapia si basa sull’uso di sostanze topiche. E’ importante seguire attentamente le istruzioni indicate, al fine di evitare eccessi terapeutici. Sono di solito sufficienti due applicazioni a distanza di otto giorni: questo per eliminare gli eventuali parassiti usciti dopo la schiusa delle lendini, visto il potere scarsamente ovicida dei farmaci antipediculosici.
Per eliminare le lendini è conveniente usare un pettine a denti fitti bagnato in acqua e aceto tiepidi, visto che il materiale che mantiene attaccate le lendini al pelo viene rimosso solo con acidi o alcali a caldo. I pettini e le spazzole per capelli debbono essere disinfettati immergendoli in uno shampoo antiparassitario.
E’ una parassitosi causata da un insetto (piattola), il Phtirus pubis, appartenente all’ordine Anoplura, famiglia Pediculidae, differente da quelli che causano le pediculosi del cuoio capelluto e del corpo.
Vive esclusivamente sull’uomo, nutrendosi in maniera quasi continua di sangue grazie al particolare apparato buccale dotato di un rostro retrattile, munito di denti. Piccolo e rotondo (il maschio è lungo 1 mm, femmina 1.5 mm) ha tre paia di zampe: la presenza di grossi artigli al 2° e 3° paio di zampe gli permette di aggrapparsi ai peli dell’ospite, nelle pause di riposo. Peli non solo pubici, ma anche del perineo, delle cosce, dell’addome, delle ascelle, delle ciglia e delle sopracciglia. Le ciglia sono l’habitat più naturale nel bambino, in quanto è privo della pelosità pubica: il contagio, in questo caso, più spesso è materno. La femmina produce circa 25 uova che vengono depositate alla base dei peli ai quali sono adese grazie a materiale chitinoso da essa prodotto: il loro colore è bruno-chiaro. Nell’arco di sette giorni esse si schiudono e dopo tre mute l’insetto raggiunge lo stato adulto. Vive circa un mese.
Poiché la piattola non abbandona l’ospite essendo poco mobile, la trasmissione della malattia avviene attraverso stretto contatto fisico e per questo è inclusa nell’elenco delle malattie trasmesse sessualmente: il rischio di acquisirla dopo un rapporto sessuale è di circa il 95%. Meno probabile acquisirla attraverso biancheria o vestiti.
La presenza della pediculosi è svelata dall’intenso prurito, notturno soprattutto, localizzato all’area pubica. L’esame obiettivo svela la presenza delle piattole e delle lendini adese ai peli; sugli indumenti intimi è possibile osservare macchiette puntiformi color ruggine (feci del pidocchio) o rosse (sangue). Meno comunemente si trovano le cosiddette macule cerulee (chiazze lenticolari grigio-bluastre di 1-3 mm di diametro) sull’addome, sulle natiche, sulle cosce, dovute all’azione della puntura del parassita.
La terapia si basa sull’uso di sostanze topiche da applicarsi il 1° e 8° giorno nelle zone interessate dall’infestazione. Analogamente va trattato il partner sessuale ed i familiari che fossero parassitari. Non è necessario radere i peli.
Dal momento che la malattia viene comunemente trasmessa per via sessuale occorre una accurata anamnesi genitourinaria e sessuale, prendendo in considerazione altre malattie trasmesse sessualmente, con relative indagini sierologiche.
Arteria derivante dall'arteria tibiale anteriore e provvede all'irrorazione del piede. La palpazione dell'arteria pedidia permette di apprezzarne la pulsatilità: la scomparsa del polso pedidio è un segno importante da ricercare nel sospetto di patologie vascolari ostruttive.
Muscolo estensore breve delle prime quattro dita del piede; appiattito e sottile, si trova nella regione dorsale dell'estremità inferiore.
In ambito psichiatrico la pedofilia è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale, e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale per soggetti che invece non lo sono ancora, cioè in età pre-puberale. Il limite di riferimento di età varia da persona a persona (poiché ogni individuo raggiunge la maturità sessuale in tempi diversi), ma oscilla generalmente tra gli 11 e 13 anni.
La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini) poichè le due categorie non sono sempre coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell'individuo o un disturbo psichico. La pedofilia definisce l'orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo. Vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia.
L'attrazione sessuale - in qualche misura - verso i bambini non è sufficiente per la diagnosi di pedofilia.
Il Manuale Diagnostico DSM IV-TR definisce pedofili solo quelle persone, aventi più di 16 anni, per le quali i bambini o le bambine costituiscono l'oggetto sessuale preferenziale, o unico. Occorre inoltre che il sintomo persista in modo continuativo per almeno 6 mesi. Non si considera pedofilia il caso in cui la differenza di età tra gli individui sia minore di circa 7 anni. Non sono da considerare pedofili i soggetti attratti principalmente da persone in fasce di età pari o superiori ai 12 anni circa, purché abbiano già raggiunto lo sviluppo puberale: l'attrazione per gli adolescenti è definita con i termini poco usati efebofilia e ninfofilia o «sindrome di Lolita».
Il criterio psichiatrico DSM prevede diverse specificazioni, la pedofilia può essere: di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini/e) oppure di Tipo Non Esclusivo (persona attratta anche da persone adulte); di Tipo Differenziato (attrazione solo per uno dei due sessi) oppure di Tipo Indifferenziato.
L'attrazione per bambini maschi risulta mediamente più resistente fra i child molester: il tasso di recidiva dei soggetti attratti da bambini è circa doppio di quelli attratti da bambine. Tali aspetti sono anche meglio dettagliati nell'ambito della psicopatologia sessuale dei Sexual Offender, vale a dire di quella categoria di persone che a motivo della loro compulsività sessuale rientrano nelle casistiche giudiziarie e attuano comportamenti che vengono riconosciuti come penalmente rilevanti.
Il Tipo Indifferenziato inoltre sembra essere mediamente più grave del Tipo Differenziato.
Vi è inoltre una forma di pedofilia limitata all'incesto (interesse rivolto solo a figli/e o a fratelli/sorelle).
La diffusione dei reati di pedofilia è considerata elevatissima.
Il 10-30% circa dei bambini subisce molestie sessuali entro i 18 anni. L'attrazione del pedofilo può essere rivolta sia verso i bambini sia verso le bambine, ma sembra che queste ultime siano le vittime più frequenti (88%).
Sino a oggi le condanne per pedofilia hanno riguardato solo 40 casi su 4000.
Secondo i dati raccolti da Telefono Azzurro e pubblicati nel Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, quasi il 60% degli abusi su minori avviene in famiglia. Nel panorama internazionale emerge che in Francia e in Inghilterra i minorenni vittime di abuso sessuale sono molto più numerosi, ma ciò che preoccupa in Italia è il "sommerso": è probabile, infatti, che alcune situazioni di abuso non arrivino alla denuncia.
Occorre a tal riguardo tener sempre ben chiaro a mente che, secondo le disposizioni di legge attualmente vigenti in Italia, l'intrattenere da parte d'un adulto un qualsiasi tipo di contatto intimo con minori di 14 anni è severamente proibito[4] anche fosse consenziente; l'età minima a 13 anni riguarda invece esclusivamente i rapporti sessuali tra coetanei: 14 anni è inoltre anche l'età richiesta per le relazioni omosessuali. L'età può salire anche fino a 18 però quando l'adulto ha una posizione di autorevolezza o potere sul minore (e che abusi di ciò), un insegnante ad esempio (Vedi sotto in sezione "Aspetti normativi").
Nel caso in cui gli atti sessuali avvengano consenzientemente in cambio di denaro o altra utilità economica con un minore di 18 anni si ha il reato di Prostituzione minorile (Art. 600-bis, comma 2 c.p.).
Tecnica dermo-estetica, usata in dermatologia per ottenere, attraverso una rigenerazione della pelle, l'eliminazione di piccole cicatrici di acne e varicella, di verruche piane giovanili, di discheratosi, di ispessimento patologico dello strato corneo della cute (ipercheratosi), di corni cutanei.
Il peeling chimico si avvale di preparati chimici e, in modo particolare, di resorcina (antisettico appartenente alla classe dei difenoli), che, applicata a diverse concentrazioni sotto forma di pasta o pomata, ha un effetto esfoliante.
Il peeling fisico prevede l'applicazione di radiazioni ultraviolette e l'asportazione meccanica degli strati cutanei più superficiali.
Secondo la classificazione di Rubin i peeling chimici si suddividono in:
- molto superficiali (assottigliamento o rimozione dello strato corneo)
- superficiali (necrosi di una parte o di tutta l'epidermide fino allo strato basale)
- medi (necrosi dell'epidermide e di una parte o di tutto il derma papillare)
- profondi (necrosi dell'epidermide fino al derma reticolare)
A livello dell'epidermide il peeling, diminuendo le coesione o lisando i cheratinociti:
- rimuove lo strato corneo della cute e il tappo cheratinico dei comedoni
- aumenta il turnover cellulare con relativa esfoliazione
- inibisce l'attività delle ghiandole sebacee
In base alla profondità di penetrazione, la sostanza chimica adoperata può coagulare la struttura proteica delle cellule (frosting)
A livello del derma il peeling:
-esercita un effetto irritante con conseguente eritema ed edema
-stimola i fibroblasti a produrre glicoproteine e nuovo collagene, con ristrutturazione della componente fibrosa del derma
Gli agenti chimici maggiormente utilizzati sono:
acido glicolico
acido mandelico
acido piruvico
acido salicilico
acido tricloroacetico
fenolo
resorcinolo
Le principali indicazioni al trattamento con peeling chimici sono:
invecchiamento cutaneo
discromie
acne in fase attiva o cicatriziale
acne rosacea
iperseborrea
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