Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il paté indica una preparazione costituita da un ingrediente di base, che può essere fegato bovino, salmone o prosciutto cotto, passato al setaccio, amalgamato con il burro e aromatizzato con spezie. Il termine è francese e in italiano significa pasticcio. In effetti il pasticcio nasce in epoca antica. I Romani lo consideravano una prelibatezza (pasticium) e ci hanno tramandato molte ricette; nel Medioevo e nel Rinascimento la sua popolarità era grandissima e i modi per prepararlo erano numerosi.
Il paté più noto è forse quello di fegato grasso, il paté de foie gras, preparato con fegato d’oca o d’anatra; anche questa ricetta risale ai Romani, che a questo scopo nutrivano i volatili esclusivamente con fichi secchi, mentre oggi si utilizza prevalentemente il mais. Il contenuto nutritivo del paté varia a seconda degli ingredienti utilizzati: quelli di prosciutto sono mediamente più grassi di quelli di fegato (35% contro 30%) e hanno un contenuto in proteine leggermente inferiore (11% contro 14%). L'apporto calorico varia fra le 340 e le 360 kcal/100 g.
In anatomia, sinonimo di rotula.
Processo infiammatorio acuto dell'ultima falange delle dita con possibile interessamento dei tessuti molli e ossei. Gli agenti patogeni sono i comuni piogeni (stafilococchi e streptococchi); ma anche altri germi possono esserne causa. Segue a piccole ferite, escoriazioni, punture di ago o di piccole schegge. Per quanto riguarda la sede, il patereccio può essere: superficiale (sottoepidermico o cutaneo) con la formazione di una bolla purulenta sotto o attorno all'unghia (giradito); sottocutaneo; profondo, con interessamento delle formazioni ossee, tendinee e articolari. Il patereccio può rimanere circoscritto, ma non è rara l'evenienza di diffusione all'arto, specie quando sono interessati il 1° e il 5° dito: trattandosi infatti di tenosinovite digitopalmare, la flogosi si diffonde facilmente verso l'avambraccio; spesso forme semplici trascurate evolvono verso quadri di una certa gravità, estendendosi in profondità fino a sepsi generalizzate. Si manifesta con rossore, calore, tumefazione e dolore locale, febbre con brividi, fluttuazione; il patereccio osseo tende a fistolizzarsi, mentre quello articolare sfocia in anchilosi. La terapia prevede cure locali mediante impacchi caldo-umidi ed eventuale incisione chirurgica, e cure generali mediante antibiotici e chemioterapici.
Dichiarazione, con valore legale, risultante da indagini condotte per provare che un bambino sia o no figlio di un determinato individuo. A questo fine si controllano gli antigeni presenti nel sangue, come i gruppi sanguigni e l'antigene Rh. L'esclusione è certa in pochi casi; per esempio, un figlio di gruppo 0 (zero) non può avere un padre di gruppo AB. Vi sono invece molti casi che restano dubbi, poiché se la madre è del gruppo 0 e il figlio è del gruppo A, il padre può essere qualunque individuo del gruppo A. I criteri di identificazione della paternità si basano anche sui caratteri ereditariamente trasmissibili da padre in figlio e quindi sui tratti somatici, su alcune malformazioni (polimastia, polidattilia, microcefalia, brachidattilia, sindattilia), su alcune malattie ereditarie (piede piatto, labbro leporino, albinismo, talassemia ecc.) e sui dermatoglifi (le figure papillari sono trasmissibili ereditariamente). Nei casi dubbi può essere utilizzata anche l'analisi del sistema HLA.
Modalità di esecuzione dell’analisi
Consenso al prelievo
Le persone da sottoporre all’analisi vengono preliminarmente informate circa le finalità e le modalità di esecuzione delle stesse e, previa esibizione di un documento d’identità, viene loro richiesto il consenso scritto. Per quanto riguarda i minori viene chiesto l’autorizzazione ad eseguire le analisi ai genitori che ne hanno la patria potestà.
Modalità di prelievo
Qualsiasi campione biologico che contenga cellule con nucleo può essere idoneo all’estrazione del DNA; oltre al sangue risultano utili a tal fine anche saliva, formazioni pilifere, liquido seminale, liquido amniotico. Per un’indagine tradizionale si eseguono prelievi di saliva mediante tamponi sterili in quanto questo tipo di prelievo risulta il più vantaggioso.
Tempi di esecuzione delle analisi
Un’indagine tradizionale di paternità viene eseguita entro 10 –20 giorni dalla data del prelievo.
Protocollo d’analisi
Le analisi vengono condotte in conformità con le indicazioni della Società Internazionale di Genetica Forense (ISFG) e in accordo con la “Raccomandazione sulle indagini biologiche di paternità” stabilita dal Gruppo dei Genetisti Forensi Italiani (GEFI) e dalla Società Italiana di Genetica Umana (SIGU)).
Dai prelievi di campioni biologici viene estratto il DNA mediante opportuni metodi a seconda del tipo di substrato a disposizione (saliva, sangue, …).
Si procede quindi ad amplificare le regioni ipervariabili di interesse mediante PCR (Polymerase Chain reaction); usualmente vengono amplificati circa quindici marcatori differenti, localizzati ciascuno su cromosomi diversi. Questi sistemi vengono definiti Microsatelliti o STR (Short Tandem Repeat) e sono selezionati rigorosamente dalle comunità scientifiche internazionali (ENSFI, FBI); devono essere ben caratterizzati dal punto di vista molecolare e le frequenze delle varie forme alleliche specifiche per ciascun sistema devono essere ben conosciute a livello della popolazione di riferimento.
I marcatori amplificati vengono successivamente valutati mediante elettroforesi capillare utilizzando un sequenziatore automatico con fluorescenza (ABI Prism 310 Applied Biosystems). Vengono condotte le analisi simultaneamente sui campioni prelevati alle persone coinvolte nell’analisi e i profili ricavati vengono confrontati contestualmente. L’identificazione degli alleli viene eseguita confrontandoli con un ladder allelico sequenziato, contenente le principali varianti riscontrate nelle varie popolazioni.
I risultati vengono forniti sottoforma di tracciati elettroforetici dove visivamente si possono confrontare i vari profili ottenuti unitamente alla relazione scritta dell’interpretazione degli stessi comprensiva dell’analisi statistica.
Il nervo patetico o nervo trocleare costituisce il IV paio di nervi cranici.
È il più sottile dei dodici nervi motori, è ed è l’unico che esca dorsalmente dal tronco cerebrale, attraversando l’orbita con il manicotto durale.
Innerva il muscolo obliquo superiore dell'occhio, il quale provvede a ruotare l’occhio verso il basso e internamente. Il suo nucleo originario si trova davanti all’acquedotto di Silvio, all’altezza del tubercolo quadrigemino inferiore del tetto del mesencefalo.
La paralisi del muscolo obliquo superiore può portare a strabismo non evidente e la diplopia si presenta solo quando si guarda sotto il piano orizzontale in quanto il retto inferiore non è bilanciato dall'obliquo.
Meccanismo d'insorgenza di un processo morboso e suo sviluppo sotto l'influenza di cause diverse. La patogènesi riguarda lo studio delle modalità secondo le quali si attuano le alterazioni morfologiche e funzionali di un determinato stato morboso: lo studio della patogènesi sconfina tanto frequentemente nell'eziologia, studio delle cause delle malattie, da essere unificata con questa nella eziopatogenesi.
Capacità che un microrganismo ha di provocare una malattia, una volta penetrato all'interno di un organismo, sia esso vegetale, animale o umano. Più precisamente, la patogenicità viene espressa mediante il rapporto tra il numero dei malati e il numero degli infetti per una malattia (quoziente di patogenicità). La differenza numerica tra malati e infetti dà ragione della diversa patogenicità delle diverse malattie. Per esempio, tra gli individui che si infettano con il virus del morbillo un grande numero contrarrà la malattia (alta patogenicità); tra gli individui che si infettano con il micobatterio tubercolare, invece, solo un piccolo numero manifesterà i segni clinici della tubercolosi: gli altri, o non si ammaleranno, o contrarranno la malattia in forma asintomatica (bassa patogenicità).
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