Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'Ebola è un virus in grado di provocare gravi febbri emorragiche. Più precisamente si tratta di un filovirus, dalla caratteristica forma allungata, che deve il suo nome al fiume della Repubblica Democratica del Congo dove fu isolato per la prima volta nel 1976. Dei quattro ceppi del virus isolati fino a ora, tre sono letali per gli esseri umani. Probabilmente il contagio alla nostra specie è avvenuto dalle scimmie e da qualche altro mammifero della foresta africana, ma l'origine e la modalità di trasmissione rimangono un mistero. A oggi si sono registrate quattro epidemie di Ebola: nello Zaire, nel Sudan, nel Gabon e nella Costa d'Avorio. La mortalità ha raggiunto l'88% dei casi rilevati.
Il contagio avviene con il contatto diretto con il sangue (spesso tramite siringhe infette), il seme, le secrezioni e il vomito di chi è già infetto, di norma circa 4-16 giorni dopo l'esposizione all'agente virale. I primi sintomi sono febbre, vomito ed eruzioni cutanee: il virus attacca preferibilmente i reni, il fegato e la milza, sedi di emorragie interne. Le perdite emorragiche dopo pochi giorni sono generalizzate a tutti i vasi arteriosi e il sangue fuoriesce da occhi, naso e orecchie. La disgregazione dei tessuti interna provoca l'ultimo terribile sintomo, la fuoriuscita di liquido nero.
Sembra che alla base del meccanismo biochimico della disgregazione dei capillari e dei tessuti sia la presenza di una glicoproteina sulla superficie esterna del virus in grado di danneggiare i vasi sanguigni. Il virus si riproduce all'interno della cellula infetta provocandone poi l'esplosione. La morte sopraggiunge dopo circa 72 ore dall'insorgenza dei primi sintomi. Attualmente non si conosce una cura all'infezione di Ebola, né un vaccino. Gli studi si concentrano sui meccanismi biochimici del virus e sulla presenza di alcuni anticorpi di Ebola osservati in alcune popolazioni di pigmei. L'Ebola è stata elencata dalla NATO tra i 31 agenti potenzialmente utilizzabili nelle azioni di bioterrorismo.
Detta anche psicosi della giovinezza, è una forma di schizofrenia, che si manifesta in età giovanile. L'esordio è generalmente lento con svogliatezza, irritabilità, comportamenti bizzarri, talvolta aspetti nevrotici. In modo più raro, insorge con sintomi come crisi di ansia, fughe o con gaiezza immotivata. Entro qualche anno il quadro clinico diventa completo: distacco dall'ambiente, assenza di relazioni interpersonali valide, discordanza affettiva, incoerenza, stati di eccitamento talora violenti, fatuità del comportamento attraverso manierismi, sorrisi immotivati, bizzarrie, allucinazioni specialmente uditive, deliri frammentari. L'ebefrenìa evolve spesso in modo rapido verso un deterioramento mentale associato a disintegrazione della personalità. Trattamenti adeguati e condizioni ambientali favorevoli sono in grado di dare qualche risultato, ma rappresenta, comunque, una forma grave ad andamento progressivo con scarsa risposta alle cure.
Conosciuta anche come ubriachezza, è lo stato di intossicazione alcolica acuta. si manifesta con i seguenti sintomi: incoordinazione motoria, fatuità, peggioramento dei riflessi e delle percezioni. L'intensità e la durata variano a seconda della quantità di alcol assunta e della tolleranza dell'individuo. Non diminuisce la responsabilità nei reati, ad eccezione dei seguenti casi: intossicazione cronica; ebbrezza patologica, ossia la reazione spropositata a una quantità di sostanza minima e tollerata dalla maggioranza degli individui; assunzione casuale e non voluta.
Farmaco che fa parte della classe degli antistaminici (anti H-1). E' indicato per la terapia della rinite allergica e dell'orticaria cronica. Viene impiegato sotto forma di compressa in monosomministrazione, generalmente una compressa la sera prima di coricarsi.
Patologia provocata dal protozoo emoflagellato Trypanosoma gambiense
Linfogranuloma venereo.
O retrazione della aponeurosi palmare. È un ispessimento delle aponeurosi del palmo della mano che, retraendosi provocano una tipica contrattura in flessione delle dita. La terapia, da attuarsi precocemente, consiste nell’asportazione chirurgica dell’aponeurosi.
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