Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'echinacea è una pianta della famiglia delle Asteraceae del Nord America. La pianta è utilizzata sin dai primordi per curare piaghe e ferite della pelle. Il rizoma delle echinacee ha infatti proprietà cicatrizzanti, antiinfettive e riepitelizzanti.
In epoca moderna, il suo uso è stato ampliato, in particolar modo come cura delle sindromi influenzali.
In ambito fitocosmetico, l'echinacea è utile come decongestionante e purificante della pelle, per il trattamento dell'acne, delle smagliature e delle screpolature.
Sigla di elettrocardiogramma.
Grafico che serve a riprodurre le variazioni elettriche che si verificano durante la contrazione cardiaca. Schematicamente è composto da tre onde positive (dirette superiormente rispetto alla linea isoelettrica di base), P, R e T, e da due onde negative Q, S (dirette inferiormente). Il tracciato elettrocardiografico ha origine con un'onda positiva P, corrispondente all'attivazione degli atri, a cui segue una breve linea che può inflettersi nell'onda negativa Q; a questa fa seguito un'altra onda R, poi l'onda negativa S: l'insieme delle onde Q, R, S va a costituire il complesso ventricolare, che esprime lo stato di eccitamento del miocardio ventricolare; l'onda T e il tratto S-T corrispondono alla fase di ripolarizzazione delle cellule miocardiche, in seguito all'avvenuta contrazione. Dopo l'onda T si osserva talvolta un'onda U. per quanto riguarda la diagnosi, l'elettrocardiogramma rappresenta l'indagine clinica di maggior importanza nella diagnostica cardiologica. Grazie alle informazioni che fornisce è infatti possibile individuare la presenza di disturbi del ritmo cardiaco, o della propagazione dell'impulso elettrico che causa la depolarizzazione delle fibre muscolari (alterazioni della conduzione), e di alterazioni miocardiche dovute a sofferenza ischemica (coronaropatie). Nel primo caso, anziché la normale sequenza degli eventi elettrici a intervalli regolari e costanti, possono essere osservati battiti prematuri, ectopici, più o meno normali sotto il profilo morfologico, oppure alterazioni più complesse del ritmo. I disturbi a carico della conduzione dell'impulso lungo il tessuto di conduzione portano a precise alterazioni elettrocardiografiche. La particolare morfologia dell'onda elettrica permette di rilevare alterazioni della diffusione dello stimolo, localizzate in una o più delle branche nelle quali il tessuto di conduzione si dirama a livello dei ventricoli. Infine, l'elettrocardiogramma consente di individuare eventuali disturbi dell'irrorazione sanguigna miocardica (insufficienza coronarica), che causano alterazioni della fase di ripolarizzazione, ossia del recupero dopo l'avvenuta depolarizzazione delle cellule. nel caso di ischemia del miocardio, il tratto S-T appare alterato, con sopra- o sottoslivellamento rispetto alla linea di base. Anche nell'infarto del miocardio l'elettrocardiogramma mostra tipiche alterazioni. Per questa malattia, infatti, rappresenta l'esame diagnostico per eccellenza. L'elettrocardiogramma si presenta alterato sia nella fase acuta della malattia infartuale, con comparsa delle caratteristiche "onde di lesione" (slivellamenti del tratto S-T), sia nella fase postacuta, evidenziando le "onde di necrosi", segno dell'avvenuta morte di una porzione di cellule miocardiche. Infine l'elettrocardiogramma è indicato per valutare lo stato di salute del muscolo cardiaco (per esempio, nella malattia arteriosclerotica, nell'ipertensione arteriosa) o per evidenziare particolari disturbi metabolici, come gli squilibri elettrolitici, intossicazione da digitalici.
Aumento dell'attività psicomotoria, che si manifesta attraverso agitazione motoria più o meno marcata, alterazioni del pensiero e dell'affettività. Le espressioni dell'eccitazione (che può essere di grado diverso) vanno da uno stato di irrequietezza (nel caso di forme più lievi) a un'iperattività spiccata associata a difficoltà a controllare le tensioni interne soggettive. Stati di eccitazione si possono anche riscontrare in condizioni normali in relazione a stati emotivi momentanei, ma l'eccitazione può essere un sintomo che si manifesta in diverse condizioni patologiche: stati ansiosi, schizofrenia (stereotipie, manierismi, impulsi incontrollati ecc.), stati confusionali (alcolismo, sindromi psicorganiche ecc.).
Seconda fase del ciclo sessuale, che consiste nel maschio nell'erezione del pene e nella donna in quella del clitoride accompagnata dall'allargamento, allungamento e lubrificazione della vagina. Tali modificazioni anatomofunzionali nei due sessi non sono controllate dalla volontà, bensì sono regolate dal sistema nervoso autonomo. La fase dell'eccitamento sessuale può avvenire in modo ottimale solo in conseguenza di un adeguato livello di desiderio sessuale, e rappresenta la premessa indispensabile per il raggiungimento dell'orgasmo. Insieme al desiderio, stimoli fisici (olfattivi, visivi, tattili, gustativi) o psichici (fantasie, la presenza di una determinata persona, una circostanza desiderabile, e simili) hanno un'influenza sull'eccitamento sessuale potenziandolo o inibendolo con modalità del tutto soggettive e in parte diverse nei due sessi. L'inibizione dell'eccitamento sessuale è causa di disturbi sessuali quali la mancata lubrificazione nella donna e i deficit erettili nel maschio.
Capacità di alcune strutture organiche di rispondere a stimoli di diversa natura (ad esempio elettrici, chimici, meccanici, luminosi ecc.) con modificazioni che caratterizzano il proprio stato fisico. In genere, i fenomeni dell'eccitabilità osservano la legge del "tutto o nulla": infatti esiste una soglia di eccitabilità sotto la quale il substrato non è eccitabile, mentre per stimoli più intensi di quelli liminari la risposta non varia, ossia non aumenta in proporzione all'intensità dello stimolo. Tra le strutture eccitabili rientrano il tessuto muscolare e il tessuto nervoso. In quest'ultimo la risposta a stimoli eccitatori consiste nell'insorgenza di potenziali d'azione che si propagano lungo le fibre e che passano da una fibra all'altra mediante le sinapsi. Il tessuto muscolare risponde, invece, agli stimoli eccitatori attraverso delle contrazioni. Alla base dell'eccitazione vi è un meccanismo chimico-fisico, che genera modificazioni elettriche e scambi elettrolitici a livello della membrana cellulare. L'eccitazione di un substrato biologico determina l'aumento del consumo di energia e del metabolismo cellulare; stimoli ripetuti possono pertanto provocare l'esaurimento delle riserve energetiche cellulari e l'accumulo nella cellula di materiali di rifiuto (cataboliti). Una simile condizione si accompagna a uno stato transitorio di ineccitabilità, detto "ineccitabilità da fatica", da non confondere con il fenomeno della refrattarietà, ovvero con il blocco totale o la riduzione dell'eccitabilità che avvengono fisiologicamente successivamente allo stimolo. Per effetto di stimoli troppo intensi o prolungati alcuni recettori possono diminuire la propria eccitabilità attraverso l'aumento della soglia di stimolazione; questo fenomeno è definito adattamento.
L'eccipiente è una sostanza ausiliaria nella produzione di una forma farmaceutica e per definizione include qualsiasi materiale si trovi nel farmaco finito che non costituisca principio attivo ma alcuni materiali usati nella preparazione dei farmaci possono modificare il rilascio del principio attivo dalla forma farmaceutica.
Gli eccipienti vengono elencati nelle Farmacopee Ufficiali, in seguito a controlli sulla sicurezza.
Gli eccipienti non possiedono azione terapeutica, e vengono unite ai farmaci in varie forme farmaceutiche (ad esempio compresse, pastiglie, polveri, unguenti, suppositori, sciroppi ecc.) con il fine sia di renderle meglio accette al paziente, sia di favorire la preparazione del prodotto. Gli eccipienti possono essere classificati in diversi modi è molto pratico suddividerli in base al ruolo svolto nella preparazione della forma farmaceutica finita: i diluenti,ad esempio sono sostanze che vengono aggiunte quando la massa del principio attivo non basta alla preparazione del farmaco; gli
assorbenti costituiscono materiali aggiunti alle preparazioni con lo scopo di assorbire l'umidità prevenendo il deterioramento del principio attivo;
gli adsorbenti sono sostanze capaci di trattenere notevoli quantità di liquidi, destinati ad essere inseriti in formulazioni solide (per esempio compresse); lubrificanti, suddivisi in:
lubrificanti veri e propri, capaci di impedire alle polveri di aderire a parti meccaniche nel corso del processo produttivo, antiaderenti, glidanti che migliorano le proprietà di flusso delle polveri;leganti, ossia sostanze che aumentano la coesione delle polveri;
disgreganti, materiali che facilitano la disgregazione delle forme farmaceutiche solide, accrescendo la superficie di contatto con i liquidi biologici; tensioattivi, utilizzati sia nelle preparazioni solide in cui incrementano la bagnabilità del prodotto e quindi la sua disgregazione, sia a forme farmaceutiche liquide, che vengono così stabilizzate;
coloranti, impiegati per migliorare la presentazione di alcune forme farmaceutiche (come ad esempio le capsule), per riconoscere i prodotti nel processo di produzione o, ancora, per classificarli in base alla categoria terapeutica di appartenenza;
edulcoranti - aromatizzanti, aggiunti col fine di migliorare le caratteristiche organolettiche dei prodotti, soprattutto quelli solidi e aumentare la compliance;
antiossidanti - antimicrobici, uniti per aumentare il periodo di conservazione del prodotto;polimeri per modificare il tempo o il sito di rilascio del principio attivo (preparazioni a rilascio prolungato o gastro-resistenti).
Gli eccipienti utilizzati più comunemente per diluire le polveri di principio attivo sono:lattosio, glucosio, saccarosio, mannite, caolino, talco,talco-mento-canforato (1% di mentolo, 1% di canfora e 98% di talco), talco-mento-salicilico (1% di mentolo, 1% di acido salicilico e 98% di talco), bentonite, biossido di titanio.
Di Admin (del 05/01/2012 @ 15:27:17, in Lettera E, visto n. 2112 volte)
Versamento di sangue nel tessuto sottocutaneo dovuto a rottura, per traumi (contusioni, fratture, lussazioni) o alterazioni patologiche, dei vasi in esso contenuti. Il colore dell’ecchimosi varia in base all’emoglobina contenuta nei globuli rossi che in assenza di ossigenazione polmonare, si trasforma in metaemoglobina e quindi in ematina (verde-brunastra) e in emosiderna (verde-giallastra) e infine si forma la ematoidina (gialla).
Generalmente l’ecchimosi si riassorbe entro 15-20 giorni. I sintomi consistono in un iniziale pizzicore seguito da una tensione della parte interessata.
La terapia più indicata è l’applicazione, in un primo momento, di freddo che determinando una vasocostrizione limita lo stravaso di sangue e successivamente, di caldo che favorisce il riassorbimento delle sostanze travasate.
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