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Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di riccardo (del 14/03/2014 @ 14:05:20, in Lettera E, visto n. 1177 volte)
Termine con cui vengono indicate le uveiti diffuse. Si tratta di una grave infezione bulbo oculare, in genere secondaria ad interventi chirurgici o ad infezioni oculari. Alcuni pazienti sono particolarmente a rischio per le loro condizioni generali di salute (es. diabete). Si manifesta con calo del visus, dolore eventualmente irradiato anche alla regione periorbitaria, fotofobia e intenso rossore dell'occhio. Spesso è anche associata a secrezione mucopurulenta. Non sono tuttavia rari i casi in cui alcuni di questi sintomi mancano.Il rischio è quello di subire una riduzione visiva successivamente alla lesione di una o più strutture oculari e, nei casi più gravi, potrebbe verificarsi anche la perdita dell'occhio. A seconda della gravità dell'infezione e del tempo trascorso tra l'intervento (nei casi di endoftalmite postchirurgica) e l'endoftalmite, il chirurgo oculista può scegliere, come terapia, tra la sola iniezione di antibiotici o l'intervento.
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Di riccardo (del 14/03/2014 @ 13:51:40, in Lettera E, visto n. 953 volte)
Foglietto embrionale formato attraverso un processo di introflessione della lamina embrionale, all'inizio della terza settimana di vita intrauterina. Da esso prende origine l'epitelio dell'apparato digerente e le ghiandole a questo annesse. In particolare, l'endoderma dà origine all'intestino primitivo (anteriore, medio e posteriore), da cui prendono vita l'epitelio dell'apparato respiratorio, dell'apparato digerente e delle ghiandole ad esso annesse (fegato, pancreas, ecc.) e di una parte dell'apparato urinario (vescica urinaria e uretra).
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Di riccardo (del 14/03/2014 @ 13:50:46, in Lettera E, visto n. 952 volte)
Settore della medicina che studia la fisiologia e la patologia del sistema endocrino.
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Di riccardo (del 14/03/2014 @ 16:07:50, in Lettera E, visto n. 1213 volte)
Insieme delle ghiandole a secrezione interna, che riversano il loro prodotto (gli ormoni) direttamente nel sangue. Le ghiandole endocrine in senso stretto sono: l'ipofisi, l'epifisi, le paratiroidi, la tiroide, le ghiandole surrenali (nelle porzioni sia corticale che midollare), il pancreas, le gonadi (testicolo, ovaio). Possiedono una funzione endocrina anche il timo e le cellule del sistema APUD, che captano e decarbossilano le amine (Amine Precursor Uptake Decarboxylation). Gruppi di cellule endocrine si presentano inoltre nell'intestino, nei polmoni e in altri organi. In considerazione della sua produzione di sostanze ormonali che hanno come bersaglio l'ipofisi, rientra infine nel gruppo degli organi ad attività endocrina anche l'ipotalamo,struttura propria del sistema nervoso. Le funzioni delle ghiandole endocrine sono strettamente integrate tra loro; esistono inoltre connessioni anatomiche e funzionali tra sistema endòcrino e sistema nervoso - attraverso il cosiddetto asse ipotalamo-ipofisario - e tra sistema endòcrino e sistema immunitario, sempre con la mediazione del sistema nervoso. Per studiare meglio queste interconnessioni, stanno avanzando ambiti di ricerca interdisciplinari come la psico-endocrinologia e la neuro-endocrino-immunologia. Gli ormoni sono emessi dal citoplasma delle cellule, contenuti in granuli o vescicole e riversati direttamente nel tessuto circostante e/o nel torrente circolatorio, da cui raggiungono poi gli organi bersaglio dove esplicano la loro specifica azione. Ogni ormone raggiunge attraverso il sangue tutti i punti dell'organismo, ma svolge poi un'azione solo sulle cellule dotate di opportuni recettori. Ad esempio l'ormone insulina rilasciato dalle ghiandole endocrine del pancreas agisce su recettori cellulari che provocano l'apertura di canali appositi per l'assorbimento del glucosio, fondamentale nutriente da cui le cellule ricavano energia, determinando un abbassamento della glicemia. Un singolo ormone può espletare il suo compito in più sedi e compiti diversi in sedi differenti, persino compiti opposti come, ad esempio, nel caso dell'adrenalina, che mentre aumenta il flusso sanguigno ai muscoli scheletrici lo diminuisce in corrispondenza del tratto gastrointestinale.Per l'apparato endocrino non si può parlare di continuità anatomica, bensì di continuità funzionale: se ad esempio il sistema nervoso è diramato in ogni punto dell'organismo, ma funziona solo fino a quando le informazioni possono essere condotte di neurone in neurone al sistema nervoso centrale, gli organi endocrini sono invece localizzati in sedi distanti dal punto in cui servono gli ormoni prodotti. Il funzionamento del sistema endocrino è caratterizzato da una complessa regolazione che deve rispondere perfettamente alle esigenze dell'organismo. La produzione e liberazione di ogni ormone dipende da fattori stimolanti o inibenti, in alcuni casi costituiti dalla stessa azione che si vuole produrre: tornando all'esempio dell'insulina, questa viene prodotta e secreta nel sangue in quantità proporzionale al valore della glicemia, svolgendo la sua funzione ipoglicemizzante con un meccanismo, molto utilizzato nell'organismo, denominato feedback; in altri casi vi è un controllo attraverso il sistema nervoso periferico come ad esempio nella liberazione di adrenalina da parte delle ghiandole surrenali, stimolata da un impulso nervoso di tipo simpatico; in altri casi sono gli ormoni stessi a svolgere il ruolo di fattori di stimolo o di inibizione, come nel caso di molti ormoni ipofisari che hanno come organo bersaglio altre ghiandole o cellule endocrine. L'attività degli ormoni può essere: endocrina, ossia gli ormoni vengono rilasciati nel torrente circolatorio per raggiungere bersagli lontani; paracrina, quando gli ormoni sono rilasciati direttamente nell'organo o nel tessuto e hanno funzione sulle cellule vicine; autocrina se gli ormoni rilasciati hanno azione sulle stesse cellule che li hanno prodotti e rilasciati (ciò consente di regolare finemente la produzione ormonale con il meccanismo di feedback).Spesso la situazione di azione ormonale si presenta mista (ad esempio autocrina + paracrina).
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Di riccardo (del 14/03/2014 @ 13:44:43, in Lettera E, visto n. 1066 volte)
Infiammazione dell'endocardio che può avere cause infettive, immunologiche oppure collegate ad altri agenti chimici e fisici: le prime costituiscono entità cliniche autonome, le altre si inscrivono nel quadro complessivo di malattie sistemiche. Nelle forme infettive, di gran lunga prevalenti, l'alterazione endoteliale è associata a stratificazioni di tipo trombotico: le lesioni più importanti vengono riscontrate nelle valvole cardiache, in particolar modo la mitrale e l'aortica (quest'ultima rimane solitamente compromessa dal punto di vista funzionale anche dopo la guarigione della malattia). L'endocardite batterica acuta è provocata da microrganismi come lo streptococco alfa-emolitico, lo Streptococco faecalis (enterococco), gli Stafilococchi aureus ed epidermidis, che possono infettare in vario modo le valvole cardiache sane o già lese; in misura minore possono essere coinvolti anche lo pneumococco, il gonococco e altri batteri (tra questi va ricordato lo streptococco beta-emolitico di gruppo A), funghi, rickettsie e protozoi. Si verifica la distruzione del tessuto valvolare con deposito trombotico di varia entità. La sintomatologia può presentare febbre più o meno elevata, tachicardia, embolie, lesioni miocardiche, comparsa di un vizio valvolare ed eventualmente di insufficienza cardiaca. L'endocardite batterica subacuta si presenta di solito in un cuore già colpito da precedenti manifestazioni morbose. Le valvole hanno la tendenza ad alterarsi come nella forma acuta, ma con una minore propensione all'ulcerazione del tessuto. Ipertermia protratta, astenia, dolori articolari, pallore, dimagramento sono tra i sintomi più comuni. L'endocardite acuta reumatica è causata dallo streptococco beta-emolitico di gruppo A, agente causale della malattia reumatica; la sintomatologia non è definita, con lieve febbre, senso di malessere, dolori articolari, tachicardia, alterazione dei toni cardiaci, comparsa di soffi. La terapia è a base di antibiotici, cortisonici, antireumatici.
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Di riccardo (del 14/03/2014 @ 13:37:38, in Lettera E, visto n. 2337 volte)
Tunica sottile e trasparente che tappezza all'interno la superficie del cuore e le altre formazioni presenti nella sua cavità (valvole cardiache, muscoli papillari, corde tendinee ecc.). L'endocardio deriva dallo strato endoteliale delle formazioni che danno vita a tutto il cuore, i tubi endocardici, formati a loro volta dal mesoderma. La sua infiammazione dà luogo alla endocardite. L'endocardio è composto di più strati: più in superficie si trova lo strato di cellule endoteliali di forma poligonale, che formano uno strato liscio che continua con l'endotelio dei vasi afferenti ed efferenti del cuore; si passa poi ad una lamina propria formata da fibre elastiche e miocellule, la quale si prolunga in uno strato sottoendocardico di tessuto connettivo lasso. Lo strato sottoendocardico ha particolari funzioni: esso lega saldamente l'endocardio alle pareti delle cavità cardiache, collegandosi al connettivo interstiziale del miocardio, è vascolarizzato e possiede una funzione trofica. Manca in corrispondenza dei muscoli papillari e in questo strato sono presenti le reti sottoendocardiche del cuore, di fondamentale importanza per la trasmissione dello stimolo contrattile all'intero miocardio.
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Di riccardo (del 13/03/2014 @ 17:18:16, in Lettera E, visto n. 1340 volte)
Sostanze naturali simili ai cannabinoidi presenti nella marjuana, che vengono prodotte dai neuroni del corpo umano. Servono a controllare le secrezioni intestinali. Gli endocannabinoidi rappresentano una classe di lipidi bioattivi ed hanno in comune la capacità di legarsi ai recettori cannabinoidi, gli stessi con cui interagiscono i fitocannabinoidi. Il primo endocannabinoide ad essere stato identificato, nel 1992, è l'anandamide (AEA), seguito dal 2-arachidonoilglicerolo (2-AG). Più recentemente sono stati identificati almeno altri tre cannabinoidi endogeni: il 2-arachidonil-gliceril-etere (noladin, 2-AGE), un analogo strutturale del 2-AG, la virodamina e la N-arachidonoildopamina (NADA). L'ultimo è la palmitoiletanolamina (PEA). Tali mediatori lipidici, insieme con i recettori dei cannabinoidi e i correlati processi di sintesi, trasporto e degradazione, formano il cosiddetto sistema endocannabinoide.Il sistema degli endocannabinoidi costituisce un è in grado di regolare l'eccitabilità neuronale, attraverso l'inibizione della comunicazione tramite giunzioni serrate o mediante interazioni con le trasmissioni GABA-ergica, serotonergica, glutamatergica e dopaminergica. Per conoscere in modo compiuto il ruolo fisio-patologico degli endocannabinoidi bisogna approfondire ulteriormente gli studi sull'argomento. Sulla base di ciò che è già noto si può comunque ipotizzare un ruolo centrale in numerose funzioni. In particolare, è stato almeno in parte chiarito che le proprietà antiemetiche dei cannabinoidi sono da collegare al ruolo del sistema cannabinoide endogeno nella regolazione dei circuiti cerebrali del vomito. Il coinvolgimento del sistema endocannabinoide nei meccanismi che regolano l'appetito è stato evidenziato di recente da un significativo aumento dei livelli di endocannabinoidi in tre differenti modelli animali di obesità. È stato evidenziato un coinvolgimento del sistema endocannabinoide endogeno nella modulazione della spasticità associata alla sclerosi multipla. Sempre più numerose evidenze provano l'attività analgesica degli endocannabinoidi e le loro interazioni sinergiche con il sistema degli oppioidi endogeni. Di recente è stato ancora evidenziato il ruolo del sistema endocannabinoide nei processi che regolano la memoria con particolare attenzione alla fase di estinzione di memorie aversive. Un recente studio ha inoltre approfondito le proprietà anticonvulsivanti degli endocannabinoidi. In particolar modo l'anandamide si è rivelata efficace in un modello animale di epilessia, indicando che probabilmente l'attività convulsiva è modulata dal tono del sistema cannabinoide endogeno. L'azione vasodilatatoria e ipotensiva degli endocannabinoidi è stata chiamata in causa nella genesi della ipotensione associata a shock emorragico e endotossinico ma il loro esatto ruolo fisiopatologico deve essere ancora approfondito. Esistono prove a sostegno di un ruolo degli endocannabinoidi nella regolazione dei processi riproduttivi: in particolare l'anandamide sembra avere un ruolo cruciale nella regolazione della fertilità, nel processo di attecchimento dell'embrione oltre che nella progressione della gestazione. Gli endocannabinoidi sembrano avere un ruolo nel regolare la risposta immunitaria e potrebbero avere un ruolo terapeutico nelle malattie infiammatorie croniche intestinali. È possibile ipotizzare per tali molecole una funzione "anti-stress" simile e complementare a quella esercitata dalle endorfine sia a livello centrale che periferico. Una menzione particolare merita poi il ruolo del sistema cannabinoide nella regolazione dei processi di proliferazione cellulare alla base della crescita dei tumori
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