Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Branca dell'odontostomatologia che si occupa del riallineamento dei denti irregolari e delle malposizioni, siano esse congenite o acquisite.
La terapia in campo ortodontico può essere di tipo funzionale (cioè tesa a combattere eventuali atteggiamenti viziati con opportuni esercizi muscolari e con apparecchi passivi che guidano le forze durante la masticazione), meccanica o chirurgica. La terapia meccanica si avvale di apparecchi che esercitano delle forze atte a correggere le anomalie presenti. Questi apparecchi possono essere costituiti da tiranti di tela poggianti sul cranio sui quali sono fissati ganci, graffe, che servono da ancoraggio per opportuni elastici (apparecchi ad appoggio extraorale); da placche metalliche o plastiche fissate sulla volta palatina dell'osso mascellare o sulla mandibola alle quali sono agganciate molle o fili metallici regolabili (apparecchi ad appoggio alveolo-dentario); da apparecchi metallici costituiti da anelli ancorati sui denti cui sono fissati fili metallici (apparecchi ad appoggio dentario).
La terapia chirurgica infine trova indicazione laddove i metodi strettamente ortodontici non si rivelano risolutivi.
Ramo della foniatria che studia la correzione dei disturbi della fonazione.
Branca dell'odontostomatologia che si occupa dello studio e della terapia delle malformazioni dello scheletro maxillofacciale e delle malposizioni dentarie.
Branca della medicina che studia la struttura, le funzioni e la patologia dell'apparato locomotore, e ne cura le affezioni congenite e acquisite, per evitare la comparsa o correggere la presenza di deformità.
Detta anche dispnea da decubito è una forma particolare di difficoltà respiratoria (dispnea)in posizione supina e più in generale da distesi in cui la respirazione è possibile solo in posizione eretta o seduta.
Per ovviare al disturbo, il paziente a letto deve utilizzare numerosi cuscini. L'ortopnea è di frequente riscontro in tutti i casi di insufficienza cardiaca sinistra, con aumento delle pressioni nel circolo polmonare e tendenza all'edema polmonare.
Fa seguito alla dispnea da sforzo.
Si può verificare anche in pazienti con asma e bronchite cronica, così come in quelli con apnea del sonno o disturbo da attacco di panico. Inoltre si manifesta anche in pazienti con obesità addominale o ascite (stati patologici che determinano un ostacolo all'espansione polmonare) e in pazienti con alcuni disturbi respiratori in cui la meccanica polmonare è favorita dalla assunzione della posizione eretta. Inoltre si associa a patologie che colpiscono il diaframma, in particolare la paralisi diaframmatica bilaterale. In questi ultimi pazienti il meccanismo che determina la dispnea in posizione supina è verosimilmente associato ad una alterazione diaframmatica che si ripercuote sul livello di respirazione al termine del volume corrente e sui suoi rapporti con il volume di chiusura.
È causata da un aumento del ritorno venoso al cuore: il sangue, durante il decubito, dalla circolazione splanica e dagli arti inferiori si ridistribuisce alle sezioni destre del cuore, determinando una congestione ed un aumento di pressione a livello dei capillari polmonari.
È il disturbo opposto alla platipnea.
In questi pazienti la difficoltà respiratoria si associa spesso a tosse notturna: quest'ultimo sintomo, anch'esso indicativo di insufficienza cardiaca, tende spesso ad essere trascurato.
L'ortopnea tende ad attenuarsi non appena il paziente assume la posizione seduta o dorme a letto con dei cuscini aggiuntivi.
Più conosciuto come sistema simpatico è la sezione del sistema nervoso autonomo costituita da centri situati nel tratto toraco-lombare del midollo spinale, gangli (tre cervicali, una dozzina dorsali, cinque lombari, quattro o cinque sacrali) da cui originano fibre, dirette agli organi effettori, di tipo adrenergico. Con il sistema parasimpatico concorre a regolare le funzioni degli organi della vita vegetativa (circolazione, respirazione, digestione). Ha connessioni con la midollare del surrene ed è essenziale per il mantenimento dell’omeostasi dell’organismo di fronte agli stimoli ambientali sfavorevoli (vedi anche nervoso, sistema).
Condizione in cui i valori pressori di un individuo sono più bassi di quelli considerati normali (100-110 mmHg per la pressione sistolica / 60-70 mmHg per la pressione diastolica). I fattori che possono provocare una riduzione della pressione sanguigna sono: la riduzione della gettata cardiaca, la riduzione della volemia, la riduzione delle resistenze periferiche. Nel primo caso, sia una diminuita forza di contrazione conseguente a un infarto miocardico massivo, che una aritmia cardiaca o un tamponamento cardiaco possono causare una diminuzione del riempimento ventricolare tale da determinare una gettata ridotta. L'ipovolemia, invece, può conseguire a emorragie o a perdite di acqua e/o sali per via gastroenterica, renale o cutanea (morbo di Addison, diabete mellito, diabete insipido, vomito o diarrea prolungati, ustioni estese). Infine, una riduzione delle resistenze periferiche può conseguire all'assunzione di numerosi farmaci, a uno stato di shock settico o a una alterazione vagale (che comporta quindi vasotono inadeguato e si manifesta con sincopi vaso-vagali o ipotensione ortostatica). Un cenno particolare meritano alcune peculiari forme cliniche: A) l'ipotensione ortostatica consegue, solitamente, a aterosclerosi dell'arco aortico che rende i recettori pressori largamente insensibili alle variazioni del flusso sanguigno; ciò comporta l'incapacità di correggere rapidamente la caduta pressoria che si ha nel passaggio improvviso dalla stazione sdraiata (clinostatismo) a quella eretta (ortostatismo), o l'incapacità di mantenere valori pressori costanti nella stazione eretta prolungata. È tipica degli anziani. B) la sincope vaso-vagale riconosce un meccanismo neurogeno mediato dal nervo vago e scatenato da sensazioni spesso emozionali (ansia, stress, dolore intenso...); è caratterizzata dalla riduzione delle resistenze periferiche accompagnata, anziché da una adeguata accelerazione cardiaca, da un rallentamento della frequenza cardiaca. È possibile anche in individui altrimenti sani. C) la sindrome del seno carotideo è legata ad aterosclerosi dei pressocettori del seno carotideo: stimolazioni anche banali (radersi, annodare una cravatta...) possono innescare una risposta vagale in tutto simile a quella descritta al punto B). L'ipotensione può costituire un dato fisiopatologico di riscontro costante in un paziente, e avere un'origine per così dire costituzionale, oppure presentarsi acutamente, spesso in questi casi determinando lipotimie o episodi sincopali. L'ipotensione può dunque essere relativamente asintomatica oppure provocare -specie quando la riduzione pressoria è rapida- segni clinici da diminuita perfusione tessutale: cute fredda, pallida, sudaticcia; oliguria; alterazioni dell'equilibrio metabolico; tachicardia ecc. Quando la riduzione della pressione arteriosa è così importante da determinare una grave ipoperfusione dei tessuti per un tempo sufficientemente prolungato, si verificano alterazioni irreversibili delle funzioni cellulari con danno metabolico generalizzato: questa condizione clinica va sotto il nome di shock.
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