Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sono molecole necessarie ai neuroni per svilupparsi normalmente e che possono anche giocare un ruolo nella loro sopravvivenza postlesionale. Pare che siano in grado di preservare le connessioni sinaptiche e anche di impedire la sintesi di proteine tossiche. Sia il SNC sia il SNP contengono laminina e fibronectina, due glicoproteine che promuovono la crescita neuronale durante le prime fasi dello sviluppo neurale. Sebbene esse permangano a livello periferico, scompaiono invece a livello cerebrale e spinale. Altri fattori neurotrofici includono il nerve growth factor (NGF) ; il fattore neurotrofo derivato dalla linea delle cellule gliali (GDNF), eventualmente utilizzabile nella terapia del m. di Parkinson; il fattore di crescita simil-insulinico (IGF-1), il quale previene alcune neuropatie periferiche indotte da farmaci; la neurotrofina-3 (vedi Neurotrofine), che protegge gli animali da esperimento dalla neuropatia causata dal farmaco anticancro cisplatino; il fattore neurotrofico ciliare (CNTF) e il brain-derived neurotrophic factor.
I fattori neurotrofici e l’NGF
I fattori neurotrofici e l’NGF
I segnali neurotrofici svolgono due principali funzioni:
1. Promuovono la sopravvivenza di un sottogruppo di neuroni facente parte di una popolazione notevolmente più numerosa.
2. Regolano la formazione del numero corretto di connessioni.
Le neurotrofine sono fattori neurotrofici appartenenti a una famiglia di molecole che promuovono la crescita e la sopravvivenza di gruppi diversi di neuroni.
Il fattore di crescita delle cellule nervose (NGF, nerve growth factor) venne scoperto da Rita Levi Montalcini, è una proteina e promuove la sopravvivenza e la differenziazione di neuroni simpatici e sensoriali. Viene rilasciata dalle cellule bersaglio e si lega ai recettori localizzati nelle terminazioni nervose che innervano i bersagli. Questi sono almeno due: il TrkA e l’LNGFR (low affinity nerve growth factor receptor).
Oltre all’NGF si conoscono altri tre membri della famiglia delle neurotrofine:
- il fattore neurotrofico di origine encefalica (BDNF, brain-derived neurotrophic factor),
- la neurotrofina 3 (NT-3),
- la neurotrofina 4/5 (NT-4/5).
Ogni neurotrofina possiede delle proprie caratteristiche e una marcata selettività di azione.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato che le neurotrofine e in particolare l’NGF agiscono non solo sulle cellule nervose del sistema periferico e centrale, ma anche sui sistemi immunitario ed endocrino. Inoltre, è stato dimostrato che le neurotrofine sono prodotte e rilasciate dalle cellule immunocompetenti ed endocrine e aumentano in situazioni di stress e in certe malattie autoimmuni.
Altri studi indicano che elevati livelli di sintesi e liberazione di NGF si associano ad aumentati livelli di diverse citochine proinfiammatorie (TNF-α, IL-1β e IL-6) e situazioni di obesità e sindrome metabolica.
Durante la vita, le connessioni nervose, istituite da un numero ormai stabile di cellule nervose, continuano a modificarsi in vario modo. La competizione che ha luogo tra le cellule nervose per la conquista dell’accesso alle molecole trofiche, oltre a mediare le correzioni compensatorie rese necessarie dal processo di crescita, consente ai prolungamenti dei neuroni e alle loro connessioni di modificarsi per far fronte alle diverse circostanze, come a eventuali lesioni o ai mutamenti che l’esperienza può indurre nella forma dell’attività nervosa.
Sottopopolazione dei globuli bianchi, vedi leucocita.
Sinonimo di leucocitosi neutrofila.
Vedi leucopenia neutrofila.
Anidride carbonica allo stato solido. La sua bassa temperatura (-78.5 °C) viene sfruttata in medicina per causticazioni superficiali.
Sinonimo di neo è una malformazione cutanea o amartoma consistente in alterazioni circoscritte dello sviluppo embrionario della cute. I nevi possono essere presenti alla nascita o comparire più tardivamente; di forma e dimensioni variabili, piane o rilevate, pigmentate o no.
Si distinguono gli amartomi organici od organoidi (i nevi epidermici o verrucosi, annessiali, connettivali, lipomatosi e vascolari, detti anche angiomi) e i nevi nevocellulari. Al primo gruppo appartengono nevi che sono espressione di una alterazione quantitativa dei normali costituenti del tessuto in cui si sviluppano (amartomi organici) oppure di una alterazione quantitativa e qualitativa, nel senso che gli elementi costituenti sono anche immaturi e, come tali, suscettibili di sviluppo tumorale successivo (amartomi organoidi). I nevi nevocellulari, invece, sono veri e propri tumori benigni dei melanociti e/o delle cellule neviche (melanociti che hanno perso i dendriti e possono essere del tutto privi di pigmento melanico). Si presentano generalmente come macchie di colore dal bruno al nero o come noduli di aspetto variabile; tra quelli congeniti, si descrivono le macchie mongoliche (piane, grigio-bluastre, più frequenti nelle razze orientali) e i nevi nevocellulari comuni (dal bruno al nero, piani, da piccoli - diametro inferiore ad 1,5 cm - a giganti - che ricoprono interi distretti corporei ed hanno elevato tasso di trasformazione maligna); tra quelli acquisiti, ricordiamo i nevi blu (piccoli, piani, nero-bluastri), le lentiggini (attenzione alla sindrome di Peutz-Jeghers!), i nevi nevocellulari tuberosi (di aspetto assai variabile), il nevo di Spitz (eritematoso, al volto), il nevo di Reed (variante del precedente) e quello di Clark (con aspetto a uovo fritto, per la presenza di una zona centrale più scura e rilevata). Non esistono criteri assoluti per differenziare i nevi nevocellulari dal melanoma: dimensioni inferiori al centimetro, limiti periferici netti, uniformità del colore e assenza di desquamazione, di fenomeni infiammatori e di disturbi soggettivi sono elementi in linea di massima a favore della natura nevica di una lesione. Oggi è disponibile un esame specifico per la diagnosi differenziale delle formazioni neviche, lo skinview. Nei casi dubbi, tuttavia, è indispensabile l'esame istologico: il nevo va in ogni caso biopsiato asportandolo tutto e con un buon margine di tessuto sano intorno. I nevi nevocellulari congeniti sono statisticamente più soggetti a trasformazione maligna.
E'anche possibile che le formazioni più piccole nell'età avanzata scompaiano.
Quadro morboso caratterizzato da dolore, causato da lesione del neurone sensitivo periferico a livello di radici o di gangli, è perlopiù a crisi, violentissimo, bruciante, trafittivo; o a livello del nervo, con andamento continuo e tollerabile, accompagnato da parestesie.
La localizzazione ricalca la distribuzione periferica della sensibilità. Molto spesso vi è iperestesia della zona dolorosa, tale per cui, stimolando determinati punti (detti trigger zone, o zone grilletto), è possibile scatenare le crisi dolorose.
Gli esempi più caratteristici di nevralgia possono essere riassunti nei seguenti: nevralgia trigeminale (soprattutto nella forma essenziale), nevralgia brachiale o nevralgia amiotrofica del cingolo scapolare (da interessamento - allergico? - del plesso brachiale), nevralgia sciatica (da interessamento del nervo ischiatico), zona (da Herpes zoster), causalgia (da lesione parziale di alcuni nervi, in particolare il mediano e l'ischiatico).
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