Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ispessimento del margine libero della palpebra conseguente a infiammazione.
Di frequente è una complicazione del tracoma.
Lesione ipercheratosica circoscritta con un nucleo centrale conico di cheratina che provoca dolore e infiammazione. Il nucleo conico è una risposta al trauma meccanico e contraddistingue il tiloma rispetto al callo. I
Tende a estendersi in profondità comprimendo il connettivo del derma e atrofizzando il tessuto elastico; a differenza delle comuni callosità è sede di dolore, spontaneo o alla pressione.
Una causa comune sia del tiloma è il “dito a martello”, aumenti eccessivi di peso o, di converso, perdite di peso che interessano il pannicolo adiposo plantare. Anche le infiammazioni, soprattutto di tipo artritico, contribuiscono alla formazione dei tilomi.
Detta anche Epidermofizia (o tinea), è una micosi cutanea superficiale provocata da dermatofiti (generi Trichophyton, Microsporum, Epidermophyton). Vengono distinte: tigna del pelo (tinea capitis, tinea barbae); tigna delle parti glabre (tinea corporis, tinea cruris, tinea pedis o piede d'atleta); tigna delle unghie, od onicomicosi.
Le tigne del pelo che interessano il cuoio capelluto (tinea capitis) possono essere suddivise in favose, microsporiche e tricofitiche, in base al tipo di micete responsabile. La tigna microsporica, causata da Microsporum canis o Microsporum audouini, colpisce i bambini (fino a 10 anni d'età) attraverso contagio diretto o indiretto perlopiù da animali infetti (gatti, cani ecc.). Insorge con una o più chiazze tondeggianti delimitate, del diametro di circa 5-6 cm, ricoperte da squame bianco-grigiastre, con capelli spezzati e fragili. La malattia, anche se non curata, evolve spontaneamente e senza esiti cicatriziali con la pubertà. La tigna tricofitica, dovuta a varie specie di Trichophyton, viene anch'essa trasmessa attraverso contagio interumano o da animali domestici, e interessa bambini in età scolare; sul cuoio capelluto si riscontrano piccole e numerose chiazze tondeggianti finemente desquamanti, dai margini netti, con i capelli parassitati che risultano troncati poco al disopra del punto di emergenza; guarisce spontaneamente senza esiti alla pubertà, ma se viene complicata da fenomeni infiammatori può lasciare cicatrici alopeciche permanenti. La tigna favosa, sostenuta da Trichophyton schoenleini è rara in Italia e si manifesta con ammassi miceliari fungini (scutuli) localizzati alla base dei capelli, che si presentano radi, opachi, pulverulenti. Lo scutulo hpresenta una forma discoidale, dal colore giallo zolfo, e un caratteristico odore di orina di topo. La malattia guarisce lasciando esiti cicatriziali e aree senza capelli. La tinea corporis che interessa le parti glabre del corpo è provocata da numerose specie di dermatofiti, generalmente di provenienza animale. Le lesioni sono di solito multiple, asimmetriche e shanno l'aspetto di chiazze eritemato-desquamative tondeggianti, con limiti netti, e tendenza ad assumere un aspetto figurato per la diffusione centrifuga e la risoluzione nella zona al centro della lesione. A livello delle pieghe inguinali (tinea cruris o epidermofizia inguino-crurale) la lesione eritemato-squamosa è in genere bilaterale, simmetrica, con origine sul fondo della piega ed stesa in direzione della faccia interna della coscia. La tinea pedis è una micosi del piede molto diffusa, più frequente negli adulti e durante la stagione estiva, per la maggiore sudorazione e macerazione, fattori favoriscono l'attecchimento dei miceti. Il contagio avviene generalmente in ambienti come palestre, piscine, docce, direttamente o per via mediata. Insorge con desquamazione e macerazione sulla faccia laterale delle dita e sul fondo degli spazi interdigitali dei piedi; olitamente vengono colpiti il terzo e il quarto spazio. In seguito possono presentarsi lesioni eritemato-vescicolose e ragadiformi, e il quadro può arrivare fino al dorso e alla pianta del piede.
La diagnosi delle tigne comporta la ricerca microscopica del parassita nei peli e nelle squame (esame micologico). La terapia è farmacologica, con antimicotici per applicazione locale o per via orale,da somministrare sotto controllo medico.
Nome comune delle diverse specie del genere Tilia (Tilia tomentosa, cordata, vulgaris); di tutte in terapia sono usati i fiori con brattee e l'alburno.
I fiori contengono flavonoidi, mucillagini, tiliacione e un olio essenziale in cui è presente il farnesolo: hanno azione tranquillante priva di tossicità, serotoninotropa, antispastica, diaforetica, emolliente, diuretica. Si usano in infuso in tutti gli stati di stress e affaticamento, nell'insonnia, nelle coliche spastiche, nell'angoscia respiratoria e nei raffreddamenti. L'alburno, cioè la seconda corteccia dei rami, si usa in decotto: è un ottimo detossicante e dissolve l'acido urico.
È una malattia di tipo epidemico, caratterizzata da febbre elevata, esantema maculo-papuloso petecchiale il cui agente patogeno èRickettsia prowazeki, trasmessa all'uomo dal pidocchio. Il tifo ha incubazione 8-14 giorni e primi sintomi compaiono improvvisamente con brivido, cefalea, dolori lombari, rachialgia, vertigini, vomito, febbre alta, tachicardia, sensorio obnubilato fino al coma, delirio, tremori, meningismo, esantema a piccole macchie al tronco e agli arti che dopo qualche giorno evolvono in petecchie. Se il decorso è favorevole, la febbre e i segni della pelle scompaiono dopo due settimane. Le complicanze più gravi sono quelle cardiache, polmonari, renali (nefrite), otiti, flebiti, gangrene alle estremità. La terapia: è basata su tetracicline, cloramfenicolo ed eventualmente cortisonici.È necessario continuare l'isolamento del soggetto per 20 giorni dopo lo sfebbramento con disinfestazione giornaliera dai pidocchi sia del paziente che dell'ambiente. Nei paesi occidentali il tifo ha ormai poca incidenza ma è consigliata la vaccinazione per tutti coloro che si recano in paesi in cui il tifo è ancora molto presente. Obbligatoria la denuncia.
Detto anche tifo murino, malattia dovuta a Rickettsia mooseri, veicolata dalla pulce del ratto e di altri roditori. L'organismo umano è ospite occasionale in seguito a puntura di tali pulci.
Si manifesta con un esordio brusco, un decorso febbrile da una a diverse settimane, cefalea, malessere, prostrazione, vasculiti periferiche e, nella maggior parte dei casi, un caratteristico rash.
Avendo decorso relativamente benigno ed essendo curabile con tetracicline, non è prevista vaccinazione.
Detto anche ileotifo, o febbre tifoide, è una malattia infettiva causata dal batterio Salmonella typhi, diffuso soprattutto nelle zone a clima caldo e in condizioni igienico-sanitarie scadenti, dove la malattia è presente allo stato endemico. Nell'uomo il contagio avviene bevendo l'acqua contaminata dalle feci di persone già contagiate e in cui è annidata la salmonella o consumando frutti di mare coltivati in zone vicine agli scarichi urbani, o verdure crude irrigate con acqua contaminata.
Una volta che i bacilli del tifo addominale penetrano nell'organismo si diffondono per via linfatica per poi passare nel circolo sanguigno, localizzandosi in breve nei follicoli linfatici dell'intestino (placche del Payer). Dopo un periodo di incubazione di 7-10 giorni insorgono cefalea, dolori muscolari, astenia, seguiti da febbre elevata, meteorismo, stitichezza ostinata, torpore psichico, confusione mentale.
La diagnosi viene formulata mediante indagini sierologiche (sieroagglutinazione di Widal) e coprocoltura.
La terapia si basa sull'impiego di antibiotici. Fondamentale è la prevenzione, che deve agire sia sui malati, con l'isolamento e la disinfezione della biancheria e degli effetti personali, sia sui portatori, serbatoi e sorgenti dell'infezione, che devono essere curati e allontanati, fino alla guarigione, dall'ambito professionale, in cui possono diffondere la malattia (preparazione degli alimenti, servizi idrici). Importantissime sono, inoltre, la bonifica dell'ambiente e la vaccinazione dei soggetti a rischio (vedi antitifica, vaccinazione).
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