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O labiopalatoschisi. È una malformazione del labbro superiore e del palato che ne provoca una fessura più o meno estesa. L'interessamento delle due strutture è variabile, difatti può presentarsi una sola incisura del labbro superiore e/o del palato molle oppure, nei casi più gravi, può presentarsi una schisi totale del labbro, della gengiva e del palato, condizione malformativa nota come "gola lupina".La malformazione, nella sua evoluzione, intacca anche le cartilagini nasali ed il setto generando una serie d'anomalie a livello della punta e della piramide nasale L'incidenza della labiopalatoschisi in Italia è di circa un caso su 800 nascite. Nei soggetti portatori di questa malformazione si cerca di intervenire il prima possibile per ottenere un recupero funzionale ed estetico. Una metodica per correggere le lesioni del labbro è stata ideata da un chirurgo plastico di Miami, il Dr. Millard, ed è ormai eseguita in tutto il mondo, tale operazione permette la chiusura della schisi in un tempo solo nella monolaterale ed in due tempi nella bilaterale. La chiusura del palato viene eseguita in un secondo momento. Anche questo tipo di intervento, eccetto casi particolarmente gravi, viene eseguito in un tempo unico e permette non solo la chiusura del palato duro e molle contemporaneamente, ma anche l'allungamento dello stesso. Una grave problematica è rappresentata dalla schisi della gengiva, difficilmente riparabile chirurgicamente, che comporta un'agenesia o un'anomalia di posizione e/o d'eruzione dei denti anteriori.La correzione della posizione dei denti può richiedere l'applicazione di apparecchi correttivi anche per diversi anni. Nei casi più complessi, in cui sia presente una forte discrepanza fra i segmenti mascellari e mandibolari si deve ricorrere dopo la pubertà a interventi di chirurgia maxillo-facciale per permettere una giusta articolazione intendentaria.
Data la complessità della labiopalatoschisi la terapia chirurgica va iniziata nei primissimi anni di vita del paziente che poi deve essere seguito durante la crescita. In questo modo si ottengono buoni risultati che permettono al soggetto di condurre vita normale.
Sono le due pieghe muscolo-membranose, mobili, che nell’uomo e negli altri mammiferi costituiscono la parete anteriore della bocca e la delimitano nella parte anteriore. Sia il labbro superiore che inferiore sono formati dalla parte marginale del muscolo orbicolare, coperta da mucosa. È presente un solco verticale in basso leggermente rigonfiato lungo la linea mediana del labbro superiore, articolano i suoni per via della loro mobilità.
Le grandi e piccole labbra sono pliche cutanee che fanno parte degli organi genitali femminili esterni, cioè della vulva. Nello specifico, le grandi labbra sono due pliche cutanee poste sulla parte più esterna dei genitali femminili. Lunghe circa 7,8 centimetri confluiscono anteriormente nel Monte di Venere (la commessura anteriore delle grandi labbra) mentre posteriormente si congiungono poco prima dell'ano nella commessura posteriore. In assenza di stimolo sessuale le grandi labbra restano congiunte lungo la linea mediana fungendo da protezione al meato urinario e all'ostio vaginale.
Durante l'eccitazione si schiudono per permettere la penetrazione. Nella donna adulta sono ricoperte di peluria pubica e al loro interno si trova del tessuto adiposo. Contengono numerose terminazioni nervose e sulla superficie esterna è presente un gran numero di ghiandole sebacee e sudoripare. Divaricando le grandi labbra appaiono due altre sottili pliche cutanee, di colorito roseo e superficie liscia: sono le piccole labbra o ninfe. Situate quindi sotto le grandi labbra, nella parte più interna dei genitali femminili, hanno anch'esse una funzione protettiva da irritazioni e infezioni esterne.
Le piccole labbra sono rivestite da una cute molto sottile al di sotto della quale si trova uno strato di tessuto fibroso contenente fibre elastiche e cellule muscolari lisce.
Misurano normalmente tre cm di lunghezza e possono avere forma e dimensioni molto variabili. Esse sono impiantate alla base delle grandi labbra e da queste separate da un solco. A vulva chiusa le piccole labbra collabiscono l'una con l'altra e separandole si vede che delimitano uno spazio, il vestibolo vaginale, nel quale si apre lo sbocco dell'uretra.
Le piccole labbra si congiungono superiormente formando il cappuccio clitorideo che è un'importante fonte di sensazioni sessuali. Esse sono costituite da un nucleo di tessuto spugnoso ricco di vasi sanguigni e privo di cellule adipose. L'abbondante presenza di vasi sanguigni conferisce loro le caratteristiche del tessuto erettile. Le piccole labbra risultano molto sensibili al tatto proprio perché ricche di terminazioni nervose.
Le piccole labbra sono sprovviste di peli e di ghiandole sudoripare, ma sono ricche di ghiandole sebacee. Le ghiandole sebacee secernono una sostanza lubrificante che, in caso di scarsa igiene personale viene a formare un deposito biancastro chiamato smegma. Nella fantasia popolare erotica le grandi e piccole labbra sono spesso associate a diverse immagini quali, ad esempio, la polpa succosa di un frutto o i petali di una rosa.
Sono ripiegature esterne degli organi genitali femminili distinte in grandi e piccole. Le grandi labbra sono quelle esterne che hanno abbondante tessuto adiposo e cellule pigmentate; sono ricoperte da peli, ghiandole sudoripare e sebacee; sono disposte in linea antero-posteriore; nella parte anteriore confluiscono nel monte di Venere mentre in quella posteriore tendono a riunirsi poco prima dell’ano. Le piccole labbra sono invece più sottili e delimitano una parte triangolare chiamata vestibolo dove sbocca la vagina.
La vena temporale di Labbè, o vena anastomotica inferiore, è una delle vene cerebrali superficiali, drena il sangue dalle regioni corticali e subcorticali nei seni venosi. Connette la vena cerebrale superficiale media ed il seno trasverso.
Malttia nota anche come induratio penis plastica.
Respiro di carattere patologico che presenta da inspirazione profonda e rumorosa, breve apnea inspiratoria, espirazione gemente e una pausa espiratoria prolungata. Costituisce un meccanismo di compenso rispetto all acidosi riscontrata nel coma diabetico o uremico. I valori trovano una spiegazione nell'aumento della ventilazione che porta ad un maggiore scambio (e quindi allontanamento) dell'anidride carbonica a livello alveolare. L'eccesso di basi è marcatamente negativo. Il paziente avverte quindi il bisogno di respirare profondamente e percepisce una "fame d'aria" che, con l'attivazione dei centri di controllo della respirazione, lo spinge anche involontariamente e respirare con maggiore profondità.
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