Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E’ una micosi superficiale, ossia è una infezione da funghi dermatofiti.
Contagio
Diretto da persone o animali infetti. Indiretto attraverso superfici infette ( tappeti, moquette, vestiti, ecc.).
Dove si localizza
Interessa la cute glabra. Quando l’infezione è di origine animale (zoofila) le lesioni si osservano più comunemente sulle zone esposte della cute (viso, collo, avambraccia); se di origine umana (antropofila) spesso nelle zone occluse o in aree di trauma (gambe delle donne che si radono per depilarsi).
Incubazione
1-3 settimane
Come si presenta
La forma più comune è anulare (rotondeggiante od ovalare) nettamente delimitata da un bordo rilevato attivo eritematoso, talvolta vescicoloso con tendenza all’accrescimento centrifugo. La parte centrale interna al bordo appare del colore della cute sana o rosata: tale aspetto è dovuto ai meccanismi di difesa dell’organismo che riescono temporaneamente a prendere il sopravvento sull’infezione: può però comparire all’interno un secondo anello indice, della ripresa dell’infezione.
Sintomi
Prurito
Etiologia
Tutte le specie dermatofitiche appartenenti ai generiTrichophyton, Microsporum o Epidermophyton.
Terapia
Se le lesioni sono al massimo due può essere sufficiente la terapia topica; diversamente è preferibile la terapia per via orale.
Sterilizzazione di materiale sensibile alle alte temperature e, al contempo, sia un liquido adatto a indurre lo sviluppo dell'attività dei batteri sporigeni (per esempio, un alimento liquido). Operando sempre a temperature inferiori ai 100 °C, infatti, si procede a un primo trattamento per la durata di 30-60 minuti, dopo il quale il materiale da sterilizzare viene posto a incubare a 30-35 °C per 24 ore. Durante questo periodo avviene la germinazione delle spore eventualmente presenti e, successivamente, la distruzione dei batteri originatisi grazie a un secondo trattamento (e a un terzo dopo altre 24 ore) ancora a 60-100 °C.
Segmento intravaginale della porzione del collo dell'utero che sporge in vagina.
A forma di cono, con l’apice tronco rivolto in basso, misura in genere 8-12 mm di lunghezza. L’apice presenta un orificio (orificio inferiore del collo o orificio esterno dell’utero) che immette nella cavità uterina.
È in corrispondenza dell'apice del muso di tinca che si effettua il Pap-test.
Consiste nell'esplorazione della cavità timpanica, previa disinserzione parziale della membrana timpanica.
Contatto diretto che si instaura fra neotimpano e staffa negli interventi di timpanoplastica.
Sclerosi della membrana del timpano caratterizzata da alterazione irreversibile e aspecifica della mucosa dell’orecchio medio consecutiva ad un processo infettivo-infiammatorio cronico.
Interessa abitualmente la membrana timpanica (miringosclerosi) e l’epitimpano coinvolgendo la catena ossiculare e la regione della finestra ovale nonché l’apparato tendineo-ligamentoso (tendine stapediale e tensore del timpano) determinando una limitazione della motilità.
Il fattore eziologico principale è rappresentato da un processo flogistico cronico o acuto ricorrente dell’orecchio medio, sia di natura purulenta che sierosa-catarrale con alterazioni del timpano quali ispessimenti, zone di atrofia, aderenze agli ossicini e al promontorio, formazione di placche calcaree, perforazioni ecc. Un’altra causa importante è il trauma mucoso come testimonia l’elevata incidenza di miringosclerosi dopo posizionamento di drenaggio transtimpanico.
Rappresenta l'esito cicatriziale di processi infiammatori catarrali acuti o cronici, o di otiti medie purulente
La timpanosclerosi si manifesta con sordità di trasmissione progressiva, o di tipo misto, e con acufeni.
l trattamento della timpanosclerosi è esclusivamente chirurgico, con l’obiettivo di chiudere il difetto della membrana timpanica e mobilizzare la catena ossiculare attraverso un intervento di miringo-ossiculoplastica. Abbastanza frequente è un risultato funzionale poco soddisfacente, soprattutto quando la patologia interessa l’epitimpano.In caso di fissità ossiculare, oltre a rimuovere le placche calcifiche della membrana timpanica e dell’orecchio medio, può rendersi necessario asportare la testa del martello e l’incudine, sezionando il tendine sospensore del martello.
Intervento chirurgico per ristabilire, totalmente o parzialmente, la motilità della catena degli ossicini e la riparazione della membrana timpanica.
Si determina così il ripristino del normale meccanismo di conduzione del suono dal concodotto uditivo esterno all’orecchio interno. Quando la timpanoplastica viene associata alla ricostruzione della catena degli ossicini si parla di ossiculoplastica o di timpanoplastica con mastoidectomia quando comporta pure la fresatura dell’osso posto dietro l’orecchio (mastoide). L’intervento può essere talora eseguito in due tempi, in particolare in patologie che presentano il rischio di residuo di malattia nell’orecchio come il colesteatoma. L’intervento può essere eseguito sia in anestesia locale che generale.
Le complicanze più specificatamente attinenti all’inervento di timpanoplastica e più frequenti sono:
- infezioni postoperatorie con danno alla
funzione uditiva e vestibolare che è
inferiore all’1%
- mancato attecchimento della nuova
membrana timpanica che è di circa il 5%
- rischio di danno alla funzione delle
cellule uditive che può essere minimo o
più di rado può portare ad una sodrdità
totale ma che è inferiore all’1%
- rischio di paresi del nervo facciale che
va distinta in transitoria da anestetico
locale della durata di circa tre ore che
è di circa 5% e transitoria della durata
di alcuni giorni che può richiedere
- reintervento che è di circa lo 0,5%;
rarissima la permanente che è inferiore
all’1 per mille
- alterazione della funzione gustativa del
1/3 anteriore della lingua (in genere
transitoria) dal lato operato che è di
circa il 5%
L’intervento di timpanoplastica permette eccellenti risultati con un rischio di complicanze molto basso.
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