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LA masturbazione o autoerotismo, è una pratica volta al raggiungimento del piacere sessuale mediante auto-stimolazione manuale, o con sussidi strumentali, dei propri genitali o di altre zone erogene del corpo.
Il piacere autoerotico è presente sin dalla prima infanzia, ma si intensifica e assume un significato diverso a partire dalla pubertà. In questo periodo, i cambiamenti fisici e ormonali e il risveglio dell’interesse sessuale forniscono un forte stimolo ad esplorare il proprio corpo e la propria sessualità, sperimentando il piacere attraverso l’autoerotismo. La maggiore frequenza di questa attività si registra infatti nell’adolescenza.
La masturbazione può essere considerata una tappa dello sviluppo psicosessuale, una fase di passaggio verso la sessualità di coppia che permette all’adolescente di prendere confidenza con le risposte agli stimoli sessuali del proprio corpo e con il proprio immaginario erotico. Tutto ciò però non significa che masturbarsi sia obbligatorio e che chi non lo fa sia anormale. La masturbazione - volendo - viene praticata da tutti, anche dagli adulti, in particolare quando i rapporti sessuali sono impossibili o insoddisfacenti.
La masturbazione è stata a lungo ritenuta sconveniente, immorale e addirittura dannosa alla salute. Si pensava che potesse provocare ogni genere di malattie: dalla pazzia alla sterilità, dalla cecità all’impotenza, all’epilessia. La sua condanna era soprattutto legata alla considerazione che trattandosi di una forma di auto-soddisfacimento, fosse in contraddizione con il sesso finalizzato alla riproduzione.
Ad ogni modo, la masturbazione di per sé non è causa di danni fisici o mentali, non è una malattia, ma costituisce un vizio del comportamento sessuale. Solo quando assume un carattere ossessivo-compulsivo e costituisce l’unico modo di soddisfarsi sessualmente, potrebbe essere l’espressione di un problema che però può essere risolto chiedendo aiuto ad un esperto.
La stimolazione che si riceve invece da un partner, anche se si avvale delle stesse modalità va distinta dall’autoerotismo. Si parla in questo caso di masturbazione reciproca in quanto avviene una stimolazione vicendevole praticata nell’attività sessuale di coppia.
Detta anche corioretinite sierosa centrale è elettivamente diagnosticabile, sia in fase acuta che per descrivere gli esiti distrofici dell'epitelio pigmentato retinico ad essa ascrivibili,appunto solamente con FAG ed OCT .
Inoltre, essendo tipica di persone molto ansiose e/o stressate,bisognerebbe regolare anche questo aspetto costituzionale di tali pazienti,altrimenti vi possono essere episodi subentranti che scelgono come bersaglio la retina per una questione che è caratteriale e quindi connaturata al paziente stesso.
In questi casi si deve pensare a trattare i pazienti anche con piccole dosi di benzodiazepine(tranquillanti minori)e/o con sedute fotocoagulative,oppure con la terapia fotodinamica con verteporfina (Visudyne). Sostanza fotosensibilizzante, la verteporfina quando esposta alla luce e in particolare ad una determinata lunghezza d’onda (infrarosso) viene attivata e innesca una serie di reazioni che portano alla produzione di ossigeno singoletto.
L’effetto della terapia fotodinamica sarebbe quello di irrigidere i vasi della coroide che in corso di CSC hanno una aumetata permeabilità. In questo modo la permeabilità si riduce notevolmente e si interrompe il passaggio di siero (fluido) dalla coroide al di sotto della retina. Il fluido che nel frattempo si è accumulato sotto la retina viene riassorbito nel giro di 20-30 giorni.
La corioretinopatia sierosa centrale è un disordine della retina che colpisce principalmente la macula (La Macula è la porzione centrale della retina, quella che è responsabile della visione fine, es. leggere.). Questa patologia è stata descritte per la prima volta circa 100 anni fa. Si tratta di un disordine " idiomatico " o in altri termini la cui causa non è nota. Questo disturbo è associato ad un sollevamento (distacco) della macula secondario alla diffusione di liquido proveniente dalla trasudazione di plasma da parte di capillari retinici paramaculari (circolazione della coroide). Questa diffusione di liquido avviene attraverso un difetto a livello dell'epitelio pigmentato retinico che si trova tra la retina e la coroide. L'epitelio pigmentato retinico serve appunto a prevenire il passaggio retrogrado di fluido dalla circolazione della coroide alla retina. Nella sierosa centrale l'epitelio pigmentato non riesce a trattenere il fluido che diffonde sotto la retina producendo un sollevamento della macula che è causa della distorsione degli oggetti che vediamo.
Sebbene non sia noto il preciso meccanismo fisiopatologico che porta al distacco della macula, le manifestazioni cliniche iniziano con un disturbo dell'epitelio pigmentato retinico che modifica il suo normale stato di impermeabilità permettendo al fluido di passarvi attraverso in modo da produrre il sollevamento della retina stessa. In questo modo la retina è interessata solo secondariamente. Attualmente si pensa che a livello della circolazione della coroide si sviluppi una raccolata di fluido extracellulare o "edema". L'edema intracoroideale esercita una certa pressione sull'epitelio pigmentato della retina che provoca la formazioni di distacchi tipo vescicole focali o multifocali che prendono il nome di distacchi sierosi dell'epitelio pigmentato. Queste piccole vescicole successivamente o si rompono o esercitano un effetto meccanico al confine tra epitelio pigmentato sollevato e non. In questo modo il fluido diffonde attraverso l'epitelio pigmentato sotto la retina sollevandola. Questo tipo di diffusione viene chiamata "avascolare" perchè non è associata alla presenza di vasi sanguigni anormali (neovascolarizzazione) come avviene nella forma essudativa della degenerazione maculare legata all'età. E’ importante tuttavia tenere bene a mente che la neovascolarizzaizone si può sviluppare come complicanza secondaria. Quindi mentre la corioretinopatia sierosa centrale è tipicamente associata ad una diffusione non vascolare, una diffusione vascolare può secondariamente insorgere. Una delle sfide più importanti nella diagnosi della corioretinopatia sierosa centrale è proprio distinguere questi due tipi di diffusione, specialmente nei pazienti di mezza età o anziani che sono a rischio per entrambe le patologie.
Alla formazione di questa lesione concorrono alcuni cofattori:
A)stress
B)stati di ansia
C)la cosiddetta personalità di tipo A
D)livelli elevati di corticosteroidi circolanti (come nella sindrome di Cushing, dove l’incidenza di CSC è particolarmente elevata, circa il 5%)
E)infezione da Helicobacter pylori
F)ipertensione arteriosa
G)sindrome dell’apnea notturna
H)terapie corticosteroidee sistemiche
Non esiste un trattamento sicuramente efficace per la CRSC. Si consiglia generalmente di ridurre lo stress e di essere più rilassati, ma queste, chiaramente, sono misure non da tutti attuabili. Svariati tipi di farmaci (tranquillanti, antistaminici, antinfiammatori non steroidei, beta bloccanti) sono stati provati senza successo così come inefficace, malgrado il comune uso, si è dimostrato essere il cortisone. In qualche caso sembrerebbe avere una certa utilità l’uso di diuretici che riducendo l’accumulo di fluidi sotto la retina, possono accelerare la risoluzione dei sintomi.
In alcuni casi si può effettuare la fotocoagulazione laser. Il razionale di questo trattamento è ridurre la durata del distacco sieroso della retina neurosensoriale per prevenire permanenti modificazioni degenerative della retina poiché più lungo è il tempo del distacco maggiore è il rischio di danni definitivi. Uno studio clinico randomizzato e controllato sull’effetto della terapia laser nella fase attiva della CRSC ha dimostrato un riassorbimento del liquido sottoretinico significativamente più rapido negli occhi trattati rispetto agli occhi non trattati. Lo stesso studio, tuttavia, non ha dimostrato negli occhi trattati né un recupero finale migliore né un minor tasso di recidive. Considerando inoltre il rischio associato a trattamenti fotocoagulativi di lesioni centrali sembrerebbe opportuno usare una certa prudenza attenendosi in linea di massima alle seguenti linee guida: osservare il primo episodio unilaterale per almeno quattro mesi (tempo medio di recupero); considerare invece il trattamento laser in caso di 1) distacco sieroso persistente per oltre i tre o quattro mesi, 2) recidiva in occhi che hanno deficit permanenti a seguito di pregressi episodi, 3) presenza di deficit permanenti nell’occhio controlaterale, 4) occasionalmente in pazienti che necessitano di un rapido recupero funzionale.
Nella forma tipica della C.R.S.C, l'evoluzione è spontaneamente favorevole, in un tempo più o meno lungo. Sono frequenti le recidive, che possono interessare il controlaterale o lo stesso occhio. La malattia al primo episodio si risolve in genere spontaneamente in 3-4 mesi con un eccellente recupero funzionale
Tende però a recidivare (45-50% dei casi) e può diventare cronica per il formarsi di aree di persistente scompenso dell'epitelio pigmentato.
Ci sono tuttora diverse correnti di pensiero, ma sono tutti tentativi soggettivi, che va valutato caso per caso, per un trattamento medico per questa malattia.
Sono stati provati senza successo svariati tipi di farmaci ; Per esempio alcuni non condividono il trattamento cortisonico (I corticosteroidi per via sistemica hanno dimostrato di peggiorare la CSC. ) ; altri fanno terapia con tranquillanti, antistaminici, antinfiammatori a collirio (Indocollirio), anti-edemigena tipo diuretici (In qualche caso sembrerebbe avere una certa utilità l’uso di diuretici che riducendo l’accumulo di fluidi sotto la retina, possono accelerare la risoluzione dei sintomi ; ad esempio : DIAMOX 1/2 compressa per due volte al giorno per tre giorni. Successivamente,1 compressa per due volte al giorno per una durata di giorni 20.).
Nel caso il ripetersi degli episodi tuttavia suggerisce una terapia più aggressiva. La sola terapia medica con vasoprotettori es. Reparil non è sufficiente . Altre terapie suggerite come beta-bloccanti ed acetozolamide si sono rivelate inefficaci.
Bisogna avere uno stile di vita meno stressante (in generale bisogna cercare di ridurre gli impegni al minimo indispensabile, cercare di svolgere attività hobbistiche rilassanti, ritagliarsi del tempo da dedicare esclusivamente a se stessi (es. bagni rilassanti, massaggi, saune ecc.), cercare di limitare la consultazione dell'orologio, svolgere le stesse attività di prima ma senza fretta ecc.). L’approccio più ragionevole all'inizio è tuttavia l'osservazione per circa 3-4 mesi e valutare di caso in caso l'eventualità di un trattamento laser.
Come detto all'inizio di questo articolo,la terapia fotodinamica consiste nella somministrazione di un farmaco fotosensibilizzante (verteporfina) in vena, seguita dopo circa 15 minuti dalla esposizione della zona di retina malata ad una luce laser.
Ma cosa è la verteporfina (Visudyne).
Si tratta di una sostanza fotosensibilizzante. Questo significa che la verteporfina quando esposta alla luce e in particolare ad una determinata lunghezza d’onda (infrarosso) viene attivata e innesca una serie di reazioni che portano alla produzione di ossigeno singoletto.
Perchè si usa nella CSC? L’effetto della terapia fotodinamica sarebbe quello di irrigidere i vasi della coroide che in corso di CSC hanno una aumetata permeabilità. In questo modo la permeabilità si riduce notevolmente e si interrompe il passaggio di siero (fluido) dalla coroide al di sotto della retina. Il fluido che nel frattempo si è accumulato sotto la retina viene riassorbito nel giro di 20-30 giorni.
Detta anche matrice germinale del pelo, è la porzione radicale del pelo; è composta da cellule che determinano la formazione e l’accrescimento del pelo stesso.
sono cellule epiteliali che costituiscono il segmento più profondo del solco ungueale; le ritroviamo nella lanula e nella radice dell’unghia. Dalla loro sintesi e conseguente differenziazione si forma la lamina ungueale che poi dà origine all’unghia
Di bob (del 19/01/2012 @ 16:25:51, in Lettera M, visto n. 1140 volte)
Accrescimento corporeo femminile, caratterizzato da media statura, spalle larghe, adiposità in particolar modo alla faccia, collo, seni e bacino. Il matronismo precoce è rappresentato da un quadro di obesità che si osserva, talvolta, in bambine con obesità a tipo matronale, pubertà precoce e segni di ipotiroidismo.
Di bob (del 19/01/2012 @ 16:27:48, in Lettera M, visto n. 1077 volte)
Specialità medico chirurgica che si occupa delle patologie e lesioni della mandibola e del massiccio facciale (malformazioni congenite del distretto facciale, tumori, traumi del distretto facciale, correzione di deformità acquisiste e delle ossa della faccia che comportano problemi dell’occlusione dentaria).
Rottura della continuità ossea dello scheletro maxillo-facciale che può essere causate d incidenti stradali, infortuni sul lavoro o altri e diversi traumi. La rottura che si ha maggiormente è quella della mandibola è può essere legata a fattori traumatici o patologici. Nel caso di fattori traumatici in genere è legata ai punti di minor resistenza della mandibola: si ha forte dolore, ecchimosi regionale, tumefazione. Quelle patologiche invece sono causate da tumori maligni e benigni, cisti, ritenzione dentaria (fattori locali) e osteomalacia e osteopetrosi, iperparatiroidismo, osteoporosi senile, tossicosi professionali da fosforo o da fluoro (fattori generali). Invece le rotture che interessano l’osso mascellare superiore possono essere parziali totali parziali e multiple come ad esempio distacco simultaneo del mascellare superiore, del naso e degli zigomi e fratture sagittali
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