Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:28:59, in Lettera M, visto n. 1355 volte)
Stato psicologico caratterizzato da ipereccitazione, euforia, logorrea, iperattività motoria. In forme lievi si osserva loquacità, dispersività e iperattività. In quelle più gravi, malumore, litigiosità sino a crisi pantoclastiche.
Mania e melanconia sono entità morbose descritte sin dall’antica Grecia, ma è nel 1850 che il moderno concetto di disturbo bipolare rinasce in Francia attraverso gli studi di Farlet e Baillarger. Verso la fine del secolo, Kraepelin unifica tutti i disturbi affettivi nella malattia maniaco depressiva. Nel 1911 Eugen Bleuler, psichiatra svizzero, pubblica Dementia Praecox oder Gruppe der Schizophrenien, in cui il concetto Kraepeliniano di Dementia Praecox viene revisionato in quello di schizein - phren (dal greco "mente divisa"), schizofrenia (termine nosologico già coniato da Bleuler stesso nel 1908).
Attualmente la comprensione della mania la si colloca nell’ambito dei disturbi dell’umore che sono disturbi psichici caratterizzati in modo predominante da un’alterazione del tono dell’umore.
Gli episodi maniacali si contraddistinguono con un periodo anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o irritabile della durata di almeno una settimana. Durante questo periodo tre o più dei seguenti sintomi si presentano a un livello significativo: autostima ipertrofica, diminuito bisogno di sonno, maggiore loquacità, fuga delle idee, distraibilità, aumento dell’attività finalizzata o agitazione psicomotoria, eccessivo coinvolgimento in attività ludiche cha hanno, peraltro, conseguenze dannose (per es. eccessi nel comprare, comportamenti sessuali sconvenienti).
L’alterazione dell’umore comporta una marcata compromissione del livello lavorativo, delle attività sociali o relazioni interpersonali, tali da richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri.
I sintomi non sono causati da una sostanza (abuso di droga, di un farmaco o altro trattamento) o di una condizione medica generale (per es. ipertiroidismo).
vedi psicosi maniaco-depressiva
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:29:41, in Lettera M, visto n. 1068 volte)
Il termine manicomio è stato sostituito dalla dizione ospedale psichiatrico.
Negli anni cinquanta la popolazione dei manicomi era costituita non soltanto da persone con disturbi mentali ma da disadattati sociali, emarginati, alcoolisti. Il ricovero era il più delle volte deciso da altri e in certi casi, durava fino alla morte del paziente. Il criterio non era la malattia ma la pericolosità sociale o il pubblico scandalo.
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:30:43, in Lettera M, visto n. 1122 volte)
Termine usato in ambito psichiatrico per indicare l’utilizzo eccessivo di mezzi espressivi: mimica, comportamenti e linguaggi affettati e privi di naturalezza.
movimenti manuali effettuati sulla colonna vertebrale a fini terapeutico-riabilitativi come distendere legamenti contratti, contrazioni muscolari, disturbi circolatori. I metodi più utilizzati sono l'osteopatia e la chiropratica.
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:31:42, in Lettera M, visto n. 1097 volte)
Mobilizzazione passiva di un’articolazione per scopi terapeutici riabilitativi. Viene usata per stendere i legamenti contratti e rompere le aderenze dovute a periodi di prolungata immobilità.
o mannitolo, è uno zucchero impiegato come eccipiente delle forme farmaceutiche orali. Trova impiego come purgante, specie nell'infanzia, come colagogo, ovvero facilita la sintesi ed espulsione della bile e quindi permette un buon funzionamento del fegato, ed è usato anche come diuretico.
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