Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ormone (detto anche luteostimolante, o luteotropo) a struttura glicoproteica, secreto dall’adenoipofisi che ha la funzione di regolare le gonadi sia sotto l'aspetto della secrezione ormonale, sia per quanto riguarda la funzionalità delle cellule germinali (ovociti o spermatozoi). La molecola di LH è costituita da due catene proteiche, indicate come subunità α e β, che sono sintetizzate indipendentemente a partire da geni distinti e quindi complessate a formare l’ormone. Entrambe le due subunità sono necessarie per un efficace legame dell’ormone al proprio recettore, mentre la glicosilazione è fondamentale per l’attività biologica dell’ormone stesso, in quanto stimola l’attività dell'adenilato ciclasi, un enzima fondamentale nel processo di trasduzione del segnale.
Nel sesso maschile è anche denominato ICSH (Interstice Cells Stimulating Hormone) per la sua azione di stimolo sulle cellule del testicolo producenti androgeni.
Le funzioni svolte dall’ormone nel maschio riguardano la stimolazione dell'attività endocrina delle cellule interstiziali del testicolo con produzione di testosterone l’ormone necessario per la maturazione delle cellule germinali.
Nella femmina, invece, l’ormone luteinizzante stimola, insieme alla prolattina, l'ovulazione e la conversione del follicolo ovarico in corpo luteo, una struttura a funzione endocrina che favorisce l’impianto dell’uovo fecondato e il primo mantenimento dello zigote. Infatti, durante lo sviluppo del follicolo, l’LH stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule della teca (tipo cellulare dell’ovaio). L’ormone steroideo prodotto, quindi, porta alla sintesi dei precursori dell’estradiolo, ormone sessuale femminile. Inoltre, l’ormone luteinizzante stimola anche la sintesi di progesterone (altro ormone sessuale femminile) da parte delle cellule della granulosa (tipo cellulare dell’ovaio). Le interazioni fra cellule della teca e cellule della granulosa consentono quindi di raggiungere sia i livelli di estradiolo necessari per l’induzione dell’ovulazione sia la luteinizzazione delle cellule della granulosa, con la conseguente formazione del corpo luteo.
Tumore dell'ovaio, molto raro. È composto da cellule simili a quelle del corpo luteo. Può insorgere nell'ultimo trimestre di gravidanza, o durante il puerperio. Le cellule del luteoma sono dotate di attività endocrina, sono in grado quindi di produrre ormoni androgeni, estrogeni, o progesterone, dando i sintomi clinici dipendenti dalla eccessiva presenza in circolo di tali sostanze. Nelle donne non gravide il quadro clinico è uno stato di pseudo gravidanza con endometrio decidualizzato ed amenorrea, mascolinizzazione della gestante o del feto di sesso femminile. La diagnosi avviene attraverso esami ecografici ed istologici. La terapia prevede l’asportazione chirurgica.
Il termine elaborazione del lutto indica il processo psichico conseguente alla perdita di una persona amata. E' un processo caratterizzato da una condizione psicologica di sofferenza e termina quando si rinuncia all'oggetto d'amore.
Possono essere individuate alcune fasi specifiche: inizialmente si ha la negazione dell'evento; segue una fase di accettazione dolorosa della perdita, in cui si verifica un progressivo restringimento delle relazioni, una chiusura in se stesso e un'esclusione dal mondo esterno. L'ultima fase prevede la realizzazione del distacco dalla persona scomparsa e un progressivo riadattamento alla realtà. Una delle più grandi studiose del lutto è stata Elisabeth Kübler Ross.
Reazione mucocutanee indotta nella maggior parte dei casi da farmaci (più comunemente antibiotici, antidolorifici, antiepilettici, chemioterapici)caratterizzata da dolorabilità cutanea con successiva comparsa di eritema della cute e delle mucose, seguiti da esteso scollamento cutaneo e mucoso. Da differenziarsi dalla sindrome di Steven-Johnson, con analoga eziologia, ma che vi si differenzia per una minor estensione (>30%) e per il non coinvolgimento delle mucose.
La malattia di Lyme o borreliosi è provocata da un batterio spiraliforme denominato Borrelia burgdorferi, che colpisce le zecche, le quali a loro volta possono trasmetterlo agli animali e all'uomo.
Per questo motivo, i luoghi in cui è più facile infettarsi sono le zone boscose e quelle in cui sono presenti i cervi, habitat ideale delle zecche. La malattia di Lyme esordisce nella maggior parte dei casi con un eritema cutaneo di piccole dimensioni, che nel giro di qualche giorno o settimana si trasforma in un eritema circolare, triangolare o ovale delle dimensioni di una moneta.
L'eritema è spesso accompagnato da febbre, emicrania, rigidità del collo, dolori articolari e muscolari e debolezza. In mancanza di una cura tempestiva, i soggetti colpiti possono accusare dolori anche per mesi. Sono possibili complicanze di natura neurologica e cardiaca.
Il 20 per cento dei pazienti che non ricevono cure appropriate finisce con lo sviluppare un'artrite cronica che rende difficoltoso anche camminare. La terapia antibiotica prescritta nei tempi previsti di solito elimina l'agente patogeno con successo. Anche dopo la cura, però, il senso di spossatezza e i dolori possono continuare per mesi, ma tendono a scomparire progressivamente, alla stregua di quanto accade in caso di mononucleosi.
Di Saito (del 22/09/2011 @ 12:16:45, in Lettera M, visto n. 1184 volte)
Sigla con cui viene indicato un fago a DNA circolare a singolo filamento capace di infettare cellule di Escherichia coli che possiedono il fattore F. L'infezione non conduce alla lisi delle cellule ospiti ma al rallentamento della loro crescita e alla continua estrusione da queste di particelle fagiche neoformate. Analoghi del fago M13, costruiti in vitro in modo da contenere una porzione dell'operone lac (mp2-mp11), trovano impiego in ingegneria genetica come vettori di clonazione o per la sequenziazione di frammenti di DNA.
Di Saito (del 22/09/2011 @ 12:10:46, in Lettera M, visto n. 1233 volte)
Sigla dell'espressione inglese melanoma-associated antigens, che indica antigeni associati con tumori aggressivi, maligni e metastatici che insorgono dai melanociti o melanociti-associati a cellule di nevo. Anticorpi monoclonali hanno permesso di classificare più di 40 MAA. I pazienti con melanoma presentano spesso nel siero anticorpi anti-MAA che non sono protettivi.
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