Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il mollusco contagioso è una malattia virale della cute e delle membrane mucose.
Da cosa è causato?
L’agente causale del mollusco contagioso è un virus DNA, il più grande virus conosciuto che infetti gli esseri umani (da 200 a 300 nm di diametro), appartenente al gruppo dei poxvirus.
Incubazione
Il periodo di incubazione può variare da 2 settimane a 6 mesi.
Come ci si infetta?
Il virus si trasmette con facilità per contatto diretto (cute con cute) da una persona che presenta tali lesioni sulla pelle ad altra persona. Pertanto più frequenti sono i contatti cutanei, maggiore è la possibilità di contrarre la malattia. Ecco perché la si osserva frequentemente nei bambini, specialmente fratelli, oppure tra quelli che frequentano le piscine.
Il mollusco contagioso può anche essere trasmesso sessualmente se le lesioni sono presenti nella zona genitale.
La possibilità dell’autoinoculazione è dimostrata dalla disposizione lineare delle lesioni in aree soggette a trattamento.
Più improbabile la tramissione attraverso oggetti inanimati.
Il caldo e l’umidità favoriscono la sviluppo del virus.
Come si presenta?
Il mollusco contagioso si presenta comunemente come una piccola lesione cupoliforme, dura, del diametro di 2-6 mm, con una piccola ombelicatura al centro. Il loro colore inizialmente è simile a quello della cute; in seguito esse appaiono traslucide, grigio-perlacee, rosate, talora giallognole.
Dove si localizza?
Nel bambino le lesioni tendono a localizzarsi sul viso, al tronco ed agli arti (in particolare ascelle, regione antecubitale e crurale).
Nell’individuo adulto è comune l’interessamento della regione addominale inferiore, della parte superiore delle cosce, dell’area pubica e genitale.
Talvolta si presenta nelle mucose delle labbra, della lingua, della bocca, della congiuntiva.
Le lesioni tendono spesso a raggrupparsi, ma possono distribuirsi in maniera diffusa.
Quante possono essere le lesioni?
Il numero delle lesioni varia da poche unità ad alcune decine. In particolari situazioni di compromissione del sistema immunitario (es. sarcoidosi, leucemia linfatica, immunodeficienza congenita, deficienza selettiva delle immunoglobuline M, timoma, trattamenti con prednisone e methotrexate, AIDS, tumori, dermatite atopica), per aumentata suscettibilità alla malattia, le lesioni possono essere numerosissime.
Sintomi
Nessuno
Razza
Tutte le razze possono esserne affette.
Sesso
Il mollusco contagioso colpisce equamente i due sessi.
Età
Le lesioni del mollusco possono manifestarsi in qualunque età. Tuttavia la malattia tende ad essere più frequente tra i 3 e 16 anni.
Diagnosi
Generalmente la diagnosi di mollusco contagioso si basa sull’aspetto delle lesioni.
Terapia
Il mollusco contagioso può guarire spontaneamente, nell’arco di mesi od anni. Tuttavia il trattamento può essere indicato per evitare l’autoinoculazione o la trasmissione ad altri soggetti.
Bisogna tener presente che all’atto della visita possono non essere evidenti lesioni di dimensioni microscopiche e che pertanto la terapia può protrarsi per più settimane per il comparire di nuove lesioni.
Sarà lo specialista dermatologo a valutare quale sia il trattamento migliore in rapporto al numero e alla localizzazione delle lesioni, tenendo ovviamente presente che più precoce è la diagnosi e minore è il numero delle lesioni, più facile sarà controllarne la diffusione.
Il molluscipoxvirus è il virus responsabile del mollusco contagioso, malattia di adulti e bambini, trasmissibile per contatto. Il periodo di incubazione del virus del mollusco contagioso puà variare da qualche giorno a diversi mesi. Tra i trattamenti dermatologici più utilizzati per la cura del mollusco contagioso, ricordiamo il curettage e la crioterapia con azoto liquido.
Dente che serve per la masticazione dei cibi solidi: funzionano con il meccanismo triturante di una mola. Ha cuspidi che combaciando con quelle dell'omologo dente dell'altra arcata dentaria. Ogni emiarcata dentaria ha tre denti molari, che vengono numerati come 6°, 7° e 8° dente.
Anche detta mola destruente, o corionadenoma, è un tumore dell'utero che ha tutte le caratteristiche della mola vescicolare, ad eccezione del fatto che ha maggiore aggressività ed è in grado di infiltrare le pareti dell'utero e originare metastasi (vagina e polmoni). I sintomi compaiono dopo alcune settimane l'asportazione di una mola vescicolare creduta benigna. Si manifesta con la ripresa della metrorragia, con dolori pelvici e con metastasi polmonari. La cura si basa sull’ assunzione di farmaci antitumorali.
Anche detta mola idatiforme. È un tumore benigno dell'utero che dipende dallo sviluppo parziale di un uovo. Malattia della gravidanza in cui si ha uno sviluppo anomalo della placenta, nella quale i villi coriali si rigonfiano e si distendono per la presenza di fluido, in conseguenza ad alterazioni neoplastiche. La placenta appare cosi come un grappolo d'uva con varie vescicole di dimensioni varie. Generalmente non è presente un feto, ma, raramente, se ne può trovare uno. I sintomi inizialmente sono simili a quelli della gravidanza, ma più evidenti, con nausea e vomito intensi. Si hanno perdite ematiche, metrorragia, a volte legate all'espulsione di qualche vescichetta. Uno strumento utile per la valutazione è l’ecografica e viene poi appurata dall’elevata concentrazioni di gonadotropina corionica (beta-HCG) nel sangue o nelle urine. La gravidanza non è vitale e c’è un elevato rischio di emorragia, la cura consiste nella revisione chirurgica della cavità uterina. In alcuni casi, dopo la rimozione di una mola ritenuta benigna, si ha una mola vescicolare invasiva. Può anche degenera in coriocarcinoma e continuerà a sintetizzare beta-HCG ed è per questo che dopo il trattamento della mola, è fondamentale un prolungato follow-up di almeno 2 anni attraverso la misurazione delle concentrazioni sieriche di beta-HCG.
Anche detto columella. È un piccolo osso dalla forma conica che forma l'asse della coclea dell'orecchio interno. È percorso da canalicoli dove decorrono le fibre del nervo cocleare e, lungo la linea cui aderisce la lamina spirale, da un canale, dove ci sono le cellule nervose che vanno a costituire il ganglio spirale del Corti
È la sigla che sta ad indicare l’esame di mineralometria ossea computerizzata.
|
<
|
marzo 2021
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
|
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|