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Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di riccardo (del 05/11/2013 @ 17:30:28, in Lettera O, visto n. 1099 volte)
(Olea europaea, famiglia Oleacee), pianta notissima per i suoi frutti e per l'olio che se ne ricava. In terapia si usano anche le foglie che contengono oleuropeoside, acido oleanolico, saponine, tannini, cinconina e cinconidina. È indicato infatti come ipotensivo, ipolipidemizzante, antiaterosclerotico, diuretico, coronarodilatatore, ipoglicemizzante, spasmolitico e antiaritmico. Si preparano l'infuso o il decotto delle foglie, da sole o associate ad altre piante sinergiche, nei casi di ipertensione, aterosclerosi, ipercolesterolemia, iperglicemia. Si usa anche il macerato glicerinato di gemme fresche.
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Di salute (del 06/10/2007 @ 13:42:46, in Lettera O, visto n. 1784 volte)
L'olivo è un albero sempreverde (Olea europeae sativa) originario della penisola anatolica e coltivato in tutta l'area a clima mediterraneo. La fioritura avviene fra aprile e maggio con i caratteristici piccoli fiori bianchi (mignole). Il frutto è una drupa commestibile, l'oliva, dapprima di colore verde e poi di colore nero violaceo. La produzione delle olive inizia dal quinto anno e continua fino ai trent'anni. L'importanza prevalente delle olive è certamente legata alla produzione dell'olio di oliva, impiegato dall'uomo fin dall'antichità a scopo alimentare. Le olive vengono anche consumate come alimento a sé, conservate sott'olio o in salamoia. Le varietà più diffuse e apprezzate dai consumatori sono le olive taggiasche (Liguria), le olive di Cerignola (Puglia) e le olive coratine (Puglia). Da un punto di vista alimentare bisogna distinguere le olive verdi (ipocaloriche e interessanti come fonte vegetale di grassi) da quelle nere (molto caloriche e da usarsi preferibilmente solo in cucina, con moderazione). A seconda della varietà e del modo di conservazione, il contenuto calorico delle olive in commercio è quindi molto variabile: si va dalle 110 kcal alle 330 kcal/100 g. Non resta che leggere l'etichetta nutrizionale del prodotto e scegliere quelle meno caloriche. Olive taggiasche - Le olive taggiasche possono essere consumate intere (conservate in salamoia); sono di piccole dimensioni ma molto saporite e sono un prodotto la cui lavorazione è effettuata utilizzando tecniche tradizionali molto antiche. Con queste olive viene anche prodotta una salsa molto appetitosa, il paté d'olive. Olive di Cerignola - Le olive di Cerignola (anche Belle di Cerignola) sono diffuse soprattutto nella zona meridionale della provincia di Foggia. La coltivazione di queste olive dovrebbe essere stata introdotta attorno al 1400 dalla Spagna. Possono essere sia verdi sia nere e hanno una polpa molto consistente; il peso del singolo frutto varia dagli 11 ai 18 grammi. Olive coratine - Queste olive prendono il loro nome dal comune di Corato (Bari), ma la loro origine, molto antica, è sconosciuta. Sono coltivate nelle province di Bari e Foggia ma anche in altre zone fuori della Puglia. Queste olive sono particolarmente ricche di sostanze antiossidanti (i polifenoli). Sono allungate, leggermente asimmetriche e arrivano a pesare attorno ai 4 grammi. INFO AL. - CIBO DINAMICO Olive nere tostate Carboidrati: 1,9; proteine: 2,1; grassi: 33,4; acqua: 60; calorie: 317. Olive verdi Carboidrati: 0,4; proteine: 1,1; grassi: 15,4; acqua: 76,8; calorie: 145. Parte edibile (se col nocciolo): 84; calorie al lordo: 122.
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Di riccardo (del 05/11/2013 @ 17:27:49, in Lettera O, visto n. 1057 volte)
Alimento grasso di origine vegetale, liquido a temperatura ambiente, ottenuto dalla spremitura di semi o frutti e impiegato come condimento (a crudo) o per cuocere altri alimenti. Gli oli di semi per uso alimentare più diffusi sono: olio di arachidi, che contiene il 50% di acido linoleico, il che lo rende adatto alla cottura e alla frittura, senza andare incontro a fastidiose alterazioni di gusto; olio di girasole, di mais, di soia, di sesamo e di vinaccioli, tutti composti in alta percentuale da acidi grassi polinsaturi, ragione per cui sopportano moderatamente il calore e non sono adatti alle fritture, pur essendo ottimi a crudo; olio di semi vari, una miscela di oli di diversa origine, in cui non è possibile conoscere il bilanciamento tra grassi saturi e insaturi né alcun altro dato; gli oli dietetici, che sono comuni oli di semi, talvolta miscelati, ai quali sono state aggiunte vitamine liposolubili (per legge, gli oli dietetici devono contenere almeno il 46% di acido linoleico ed essere addizionati di vitamine E, A e B6), le quali tuttavia vengono distrutte dalla cottura, mentre gli acidi grassi insaturi perdono in stabilità alla cottura, all'ossigeno e alla luce. L'olio di oliva è l'olio più diffuso nelle regioni mediterranee, e si divide in base alla sua acidità in extravergine, sopraffino vergine, fino vergine, vergine e rettificato: di tutti questi oli il migliore è senza dubbio quello extravergine, sia per gusto e sapore, sia per il contenuto in vitamina E. Inoltre l'olio di oliva è l'unico degli oli a provenire da una lavorazione puramente meccanica, senza l'intervento di alcun mezzo di raffinazione. L'olio di oliva è ricco di acidi grassi monoinsaturi (per esempio, acido oleico), mentre il contenuto di acido linoleico (essenziale per il corpo umano) è dell'11% circa. La cottura tuttavia provoca la scomparsa totale delle vitamine naturali.
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Di salute (del 06/10/2007 @ 13:39:42, in Lettera O, visto n. 1783 volte)
L'olio d'oliva è uno dei capisaldi della cucina italiana. Si ottiene dalle olive per mezzo della frangitura, di tipo moderno (con frangitori che lavorano per centrifugazione) oppure tradizionale con macine di granito. La separazione dell'olio dalla polpa e dall'acqua si ottiene con presse idrauliche. Se il processo di frangitura non supera i 30 °C, si ottiene un olio di alta qualità alimentare (spremitura a freddo). L'olio così ottenuto viene lasciato a maturare in orci di terracotta o in contenitori d'acciaio. L'olio di oliva, in funzione del contenuto di acido oleico libero, può essere extravergine (< 1%), vergine sopraffino (< 1,5%), vergine fino (< 3%) e vergine (> 3%). Di scarsa qualità gli oli lampanti (commestibili solo dopo un trattamento chimico che abbassa l'acidità) e gli oli di sansa (ottenuti trattando la salsa di oliva con solventi). Il maggior produttore mondiale è la Spagna con un milione di tonnellate, seguita dall'Italia con 450.000 e dalla Grecia con 360.000. L'Italia esporta il 40% ca. della produzione (verso Stati Uniti, Germania, Giappone). Il paese che consuma più olio è la Grecia (24 kg pro capite annui), seguito dall'Italia con dodici e dalla Spagna con dieci. Fra le varietà italiane si ricordano tavaggiasca e lavagnina (Liguria), frantoio (Toscana), casaliva (lago di Garda), carboncella e canino (Lazio), moraiolo (Umbria), gentile (Abruzzo), rotondella (Campania), ogliarola, cellina, coratina e cima (Puglia), carolea (Calabria), nocellara del Belice e bosana (isole). Come e quando usarlo - L'olio d'oliva nutrizionalmente è interessante perché è una fonte di lipidi sicura; se la qualità è buona o addirittura ottima, è un prodotto che durante la lavorazione non è stato modificato e che contiene pochissimi (o nessun) residui chimici. Come tale deve essere considerato fra gli alimenti lipidici da preferire. Poiché come tutti i grassi è ipercalorico, non si deve però abbondare nell'uso. Se va bene per insalate, sughi e in generale piatti freddi, è opportuno evitarlo o limitarlo notevolmente per piatti caldi come le carni, il pesce o la verdura (le classiche patatine fritte). Infatti durante il processo di cottura i cibi lo assorbono avidamente, con il risultato che anche cibi poco calorici come il pesce o la carne diventano ipercalorici. Ogni dieta in questo caso diventa praticamente impossibile. È pertanto un errore molto grave abbondare con l'olio d'oliva nella preparazione dei piatti perché fa bene.Quanti sanno che 10 g d'olio equivalgono a 90 kcal, come 150 g di yogurt intero? Un altro grave errore è la sostituzione totale del burro con l'olio, pensando in tal modo di mangiare in modo perfettamente sano. La sostituzione del burro con l'olio non è interessante perché generalmente con l'olio, essendo liquido, si tende a esagerare. 10 g di olio apportano 90 kcal, mentre 10 g di burro apportano 76 kcal. Anche la sostituzione del burro con l'olio per la presenza di grassi sturi nel primo non deve essere completa; in realtà occorre sapere che l'olio d'oliva è composto da: grassi saturi (16%), grassi monoinsaturi (75%, acido oleico), grassi polinsaturi (9%, soprattutto acido linolenico). Nel burro gli acidi saturi sono il 48%; cioè significa che 10 g di burro contengono tanti grassi saturi come 30 g di olio. INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 0; grassi: 100; acqua: tracce; calorie: 900.
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Di riccardo (del 05/11/2013 @ 17:28:52, in Lettera O, visto n. 1099 volte)
Sinonimo di paraffina liquida è un farmaco (liquido trasparente, incolore, inodore, oleoso, insolubile in acqua) che agisce come lubrificante delle feci rendendole di consistenza molle. Deve essere usato con cautela nei pazienti anziani e nei bambini. È preferibile l'assunzione a stomaco vuoto, perché si ha un'efficacia più spiccata e lo svuotamento gastrico avviene più lentamente. Per migliorarne il sapore si può miscelare a spremute di frutta o a bicarbonato. Se usato per lungo tempo può determinare difficoltà di assorbimento vitaminico e diminuzione del tono dello sfintere anale.
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Di medicina (del 17/09/2007 @ 16:15:53, in Lettera O, visto n. 8980 volte)
L’olio di semi di canapa viene utilizzato sia come integratore alimentare che ad uso terapeutico, per una serie di patologie quali artrosi, dermatiti, acne, patologie dell'apparato respiratorio, epilessia e malattie degenerative del sistema immunitario. Viene utilizzato anche in associazione con la chemioterapia e con gli antiretrovirali in caso di Aids. Contiene circa il 20 per cento di proteine e un rapporto pressoché perfetto fra omega 3 e omega 6.
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Di salute (del 06/10/2007 @ 13:41:33, in Lettera O, visto n. 1881 volte)
Gli oli di semi sono ottenuti da semi di vegetali particolarmente ricchi di grassi, come l’arachide, il mais, il lino, la borragine, la colza e la soia. Non tutti sono equivalenti dal punto di vista alimentare, in quanto alcuni, come quello di colza, hanno un sapore più sgradevole o presentano componenti di valore nutritivo più basso (come l’acido erucico). L’olio viene estratto mediante spremitura e nei processi industriale di produzione può intervenire anche una fase di rettificazione (per ridurre l’acidità), con l’aggiunta di olio di sesamo. L’aggiunta di olio di sesamo alle miscele di oli di semi è obbligatoria per legge nella misura del 5%; ciò è dovuto al fatto che la presenza di olio di sesamo è facilmente identificabile per via chimica e ciò permette di smascherare le frodi alimentari in cui all’olio di oliva si aggiungono oli di semi. Gli oli di semi sono divenuti popolari nelle diete proposte per una loro presupposta azione anticolesterolo, perché ricchi di acidi grassi polinsaturi. A differenza dell’olio di oliva, che contiene per il 75% grassi monoinsaturi (acido oleico) e il 9-10% di acidi polinsaturi (acido linoleico), negli oli di semi la percentuale di acidi grassi polinsaturi è decisamente superiore. Inoltre in alcuni tipi di oli di semi, il rapporto tra i due acidi principali (alfa-linolenico, più noto con la sigla omega 3, e acido linoleico, omega 6) è considerato ottimale. Inoltre, esiste un terzo acido grasso, l’acido gamma-linolenico, contenuto in alcuni tipi di oli di semi, come quello di canapa (2-4%), l’olio di borragine (10-15%) e di cassis (15-19%). Tuttavia, la superiorità teorica degli oli di semi rispetto a quello d’oliva è notevolmente diminuita in pratica, se si pensa che gli acidi grassi polinsaturi di cui sono ricchi gli oli di semi, alle alte temperatura subiscono delle trasformazioni chimiche che ne diminuiscono il valore nutritivo, cosa che non accade invece all’acido oleico, tipico dell’olio di oliva, che rimane stabile anche ad alte temperature). Inoltre, i processi di raffinazione a cui sono sottoposti gli oli di semi ne fanno un alimento di dubbio valore; per esempio, negli oli di semi vari non è possibile stabilire le percentuali dei singolo componenti, per cui sarebbe preferibile per lo meno utilizzare oli di semi provenienti da un unico vegetale (di arachide, di mais, di girasole ecc.) e ottenuti con spremitura a freddo. Infine, è un grossolano errore pensare che gli oli di semi siano più “leggeri” dell’olio di oliva, come spesso traspare da qualche messaggio pubblicitario ingannevole, in quanto l’apporto calorico di tutti gli oli e i grassi è sempre pari a 9 calorie per grammo, indipendentemente dalla fonte primaria. INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 0; grassi: 100; acqua: tracce; calorie: 900
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