Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Grossa cellula situata nelle lacune del tessuto osseo. Gli osteoclasti hanno la funzione di erodere e rinnovare la sostanza ossea.
Questa attività degli osteoclasti è svolta in tre fasi: l'adesione alla matrice ossea da riassorbire, la creazione di un ambiente acido che solubilizza la matrice minerale, la digestione enzimatica della matrice organica.
1) L'adesione alla matrice da erodere avviene attraverso recettori integrinici ed è seguita dalla comparsa di podosomi, strutture di adesione che permettono di isolare l'ambiente in cui avverrà il riassorbimento. L'osteoclasto si affaccia sulla matrice da riassorbire dal lato dell'orletto striato.
2) Una pompa protonica situata nella membrana dell'orletto striato acidifica lo spazio extracellulare delimitato dall'anello di podosomi, si viene così a creare un pH di 4.5 che solubilizza i sali minerali.
3) A questo punto la matrice organica è libera e avviene la degradazione enzimatica, tramite il rilascio di enzimi lisosomiali. I prodotti della degradazione della matrice organica vengono endocitati e poi riesocitati dalla parte opposta della cellula (transcitosi).
Cellula situata in piccole cavità della sostanza fondamentale del tessuto osseo, dette lacune ossee. Gli osteociti hanno corpo cellulare piccolo, di forma variabile, dal quale originano sottili prolungamenti, variabili in numero e orientamento.
Cellula mesenchimale che elabora il materiale necessario per la formazione della sostanza fondamentale del tessuto osseo.
È una cellula ricca di RER e apparato di Golgi, ha perciò un citoplasma basofilo, la superficie cellulare è provvista di corti e sottili prolungamenti; si trova nel tessuto osseo in formazione. L'osteoblasto origina da cellule osteoprogenitrici, dette preosteoblasti. La sua funzione è quella di produrre la matrice organica del tessuto osseo stesso, costituita di fibre collagene di tipo I, proteoglicani e glicoproteine; la matrice ossea precoce prodotta dagli osteoblasti, non cristallizzata, è detta tessuto osteoide. All’interno della matrice sono presenti numerose vescicole di secrezione ricche di un enzima caratteristico, la fosfatasi alcalina, e di ioni Ca2+ e (PO4)3-: queste vescicole costituiscono i primi nuclei di mineralizzazione della matrice. La membrana cellulare aderisce alla matrice pericellulare per mezzo di integrine specifiche.
L'osteoblasto contiene al suo interno delle granulazioni PAS-positive dette matrix vesicles o globuli calcificanti, provvisti di membrana e ritenuti l'agente che dà il via al processo di mineralizzazione. Tra le varie proteine secrete dall'osteoblasto troviamo anche la procollagenasi, enzima che, deposto nella matrice verrà trasformato nella sua forma attiva, la collagenasi, che sarà impiegata dagli osteoclasti nella demolizione delle fibre collagene. L'attivazione della procollagenasi è a carico degli stessi osteoclasti, che tramite una serie di proteine, arrivano a disporre della collagenasi matura.
Inoltre, l'osteoblasto (e la sua forma più differenziata l'osteocita) presenta sulla membrana anche dei recettori per il paratormone(PTH) grazie ai quali, una volta avvenuta l'interazione con il suddetto ormone, vengono liberati gli OAF (osteoclast activating factors), ovvero fattori di attivazione per gli osteoclasti, che inizieranno il processo di riassorbimento della matrice calcificata. Quando la funzione biosintetica cessa gli osteoblasti diventano osteociti, le cellule del tessuto osseo adulto, che occupano le lacune ossee.
Malattia degenerativa delle articolazioni (vedi artrosi). Il termine si riferisce al coinvolgimento del tessuto osseo articolare, che consiste nell'ispessimento di alcune aree (osteosclerosi), nella formazione di cavità ossee (geodi) e di prominenze ossee a forma di becco o di artiglio. Queste ultime, sporgendo al di fuori dell'osso, possono comprimere nervi o vasi sanguigni, provocando dolori o altri disturbi (vertigini nel caso dell'artrosi cervicale, disturbi della sensibilità e del movimento degli arti, formicolii ecc.).
Lesione simultanea di un'articolazione e delle estremità ossee adiacenti. Una forma particolare è la osteoartropatìa ipertrofizzante pneumica, caratterizzata da un aumento di volume dello scheletro delle mani e dei piedi, che si può associare a broncopneumopatie croniche o a tumori polmonari e mediastinici.
Processo infiammatorio, acuto o cronico, localizzato alle articolazioni e associato a lesioni ossee delle facce articolari. Può essere di origine ossea o articolare.
È una delle cause più comuni di disturbi dolorosi, colpisce circa il 10% della popolazione adulta generale, e il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Durante il manifestarsi di tale patologia nascono nuovo tessuto connettivo e nuovo osso attorno alla zona interessata. Generalmente sono più colpite le articolazioni più sottoposte ad usura, soprattutto al carico del peso corporeo, come le vertebre lombari o le ginocchia.
L'articolazione interessata presenta caratteristiche alterazioni della cartilagine, con assottigliamento, fissurazione, formazione di osteofiti marginali e zone di osteosclerosi subcondrale nelle aree di carico. La membrana sinoviale si presenta iperemica e ipertrofica, la capsula è edematosa e fibrosclerotica.
Costituiscono fattori predisponenti l'obesità, il sesso femminile, traumi articolari, stress continuo, umidità.
I cambiamenti nello stile di vita, specialmente la perdita di peso e l'attività fisica, uniti alla terapia analgesica, rappresentano il perno del trattamento dell'osteoartrosi. Il paracetamolo rappresenta il farmaco di prima linea, mentre i FANS sono indicati solo nel caso il sollievo dal dolore non sia sufficiente, in relazione alla minore incidenza di effetti collaterali del primo nella terapia cronica.
I sintomi e i segni clinici che si presentano sono tutti localizzati nell’articolazione interessata e sono dolore, limitazione del movimento, rigidità, deformità articolare.
Nel caso di fallimento della terapia conservativa si ricorre al trattamento ortopedico, con il posizionamento di protesi. La chirurgia artroscopica nel trattamento dell'artrosi del ginocchio, tuttavia, non si è dimostrata migliore del placebo nel miglioramento dei sintomi dolorifici.
Malattia infiammatoria, acuta o cronica, delle ossa di origine microbica o traumatica. L'osteite tubercolare (oggi piuttosto rara) si localizza elettivamente alle epifisi delle ossa lunghe, e da qui diffonde all'articolazione contigua. Le parti dell'apparato scheletrico più colpite sono la colonna vertebrale, l'anca, il ginocchio. Altre forme sono l'osteite fibrocistica (vedi neurofibromatosi) e l'osteite deformante (vedi Paget, morbo di).
La terapia si basa sulla somministrazione di sintomatici (analgesici) e/o antibiotici; limitazione dell'uso o immobilizzazione dell'arto (apparecchio gessato per circa due settimane). L'infiammazione acuta del tessuto osseo può evolvere in lesione cronica; in questo caso è necessario asportare chirurgicamente la porzione di tessuto compromessa.
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