Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Detto anche ossiuro, è un verme nematode, lungo circa 5-10 mm (verme a spillo); è all'origine dell'ossiuriasi.
Si definisce enterocele la protrusione o erniazione del piccolo intestino e del peritoneo nello spazio tra retto e vagina (tasca del Douglas) responsabile il più delle volte di compressione sul retto con conseguente stipsi. In caso di stipsi ostruttiva (SOD o Sindrome da Ostruita Defecazione)la terapia è prevalentemente chirurgica e dovrebbe essere preceduta da opportuna terapia con catartici.
Recettore collocato in organi cavi con la capacità di registrarne le condizioni e trasmettere l'informazione relativa ai centri che regolano la vita vegetativa.
Sinonimo di clistere.Introduzione nel retto-colon di mezzi di contrasto per lo studio radiologico del grosso intestino. Si parla di clisma opaco quando viene somministrata una sostanza opaca ai raggi X (in genere solfato di bario in soluzione acquosa), con lo scopo di dimostrare in modo grossolano la presenza di lesioni malformative, diverticolari o neoplastiche. Il clisma a doppio mezzo di contrasto è basato sull'introduzione di aria associata al solfato di bario, che consente una valutazione molto più precisa di tutto l'intestino crasso; viene preferito nella diagnosi di colite ulcerosa, malattia di Crohn del colon, colite ischemica, diverticolosi, polipi e tumori del colon-retto.
Di Admin (del 18/05/2010 @ 11:13:28, in Lettera E, visto n. 3355 volte)
Genere di batteri Lattacidi difficili da distinguere dagli Streptococchi sulla base delle sole caratteristiche fisiche. Alcune forme di Enterococchi sono comuni nell'organismo umano, Enterococcus faecalis ed Enterococcus faecium. Si tratta di organismi anaerobi facoltativi, vale a dire che preferiscono di norma consumare ossigeno, ma possono anche farne a meno.
Gli Enterococchi possono produrre infezioni del tratto urinario, endocarditi batteriche, meningiti, batteriemia e diverticoliti. Appaiono molto resistenti agli antibiotici. Raramente, in seguito ad interventi di neurochirurgia, l'organismo può subire una meningite enterococcica, complicazione che va trattata con vancomicina endovenosa.
Malattia infiammatoria acuta o cronica che colpisce la tonaca mucosa dell'intestino tenue e del colon, originata da processi infettivi, tossici, allergici, da fattori termici (assunzione di cibi o bevande molto fredde) o da malattie di origine sconosciuta (vedi anche enterite). La forma acuta si presenta con dolori addominali crampiformi diffusi, febbre di grado elevato, diarrea (con diverse scariche quotidiane di feci in parte liquide e con residui alimentari ben riconoscibili, a volte con presenza di muco e sangue), disidratazione, sete e forte stanchezza; la guarigione è spontanea in pazienti immunocompetenti e in assenza di complicanze. Un cenno particolare merita - in questo senso - l'enterocolite pseudomembranosa, gravissima e spesso drammatica complicanza di trattamenti antibiotici con farmaci come la clindamicina e la lincomicina. Le enterocoliti croniche possono essere conseguenti ad infezioni ileocecali (tubercolosi), di malattie la cui causa è ignota (morbo di Crohn ileocolico, enterocolite collagena), di esposizione a radiazioni o a farmaci antitumorali, di parassitosi o di micosi (candidosi); oltre a diarrea e a dolori addominali, possono presentarsi disturbi generali (calo ponderale da malassorbimento), anemia, ipoproteinemia e ipovitaminosi. La terapia, nelle enterocoliti acute, consiste nel riposo a letto, nella reidratazione per via endovenosa (specialmente nei bambini e nei lattanti), nella sospensione dell'alimentazione orale con passaggio, nei casi più seri, alla nutrizione parenterale totale. Nelle enterocoliti croniche vengono somministrati antibiotici sistemici (come nel caso della tubercolosi e del morbo di Crohn), e chemioterapici nelle parassitosi, antimicotici nelle candidosi, mentre nelle forme allergiche può essere utile il cromoglicato di sodio. Il morbo di Crohn prevede invece un trattamento specifico.
Sinonimo di ormoni. Sostanze che vengono prodotte dagli apparati del sistema endocrino (organi, singole cellule, masse cellulari) e svolgono funzioni differenziate all’interno dell’organismo; in generale, la funzione degli ormoni è quella di agire specificamente sui loro organi bersaglio, stimolando attività di vario tipo. Inoltre sono efficaci anche in quantità minime. Una prima grande distinzione è quella fra ormoni endocrini e ormoni tessutali (istio-ormoni). I primi sono prodotti dalle ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide, paratiroidi, ghiandole surrenali, pancreas, gonadi, epifisi, timo), i secondi da diversi sistemi cellulari (come la mucosa intestinale, determinate cellule pancreatiche, cellule intestinali). Possiamo poi distinguere gli ormoni, secondo la composizione chimica, in ormoni di tipo fenolico (adrenalina, noradrenalina), di tipo proteico (insulina, glucagone), di tipo steroideo (corticosteroidi, ormoni sessuali). All’interno delle ghiandole endocrine si svolge il processo di sintesi ormonale; questo processo varia a seconda della ghiandola interessata. Come materiale di partenza vengono utilizzati prodotti normalmente presenti nell’organismo, come proteine, aminoacidi, colesterolo. Questi elementi vengono elaborati all’interno della ghiandola mediante un sistema enzimatico che è specifico per ogni singola ghiandola, e che porta alla produzione di ormoni altrettanto specifici (benché ghiandole diverse possano produrre ormoni che svolgono azioni simili). La sintesi ormonale è controllata da fattori di tipo nervoso e umorale. In particolare, alcune ghiandole sono controllate direttamente dal sistema nervoso, come la parte midollare del surrene (che produce le catecolamine), controllata dall’ipotalamo e dal midollo allungato, o l’ipofisi posteriore (che produce ossitocina e vasopressina), controllata dall’ipotalamo. In altri casi invece la produzione ormonale è regolata per via umorale, come quella dell’insulina e del glucagone (la loro produzione è regolata dal livello di glucosio presente nel sangue) o del paratormone (regolata dal livello di calcio nel sangue). Vi sono poi ghiandole che, mediante la loro azione, ne controllano altre, come nel caso dell’ipofisi che stimola la funzione endocrina della tiroide (mediante la secrezione di tireotropina), delle gonadi (con le gonadotropine) e della corteccia surrenale (con la corticotropina). La funzione svolta dagli ormoni è quella di regolare i processi biologici che hanno luogo in organi o tessuti, sovrapponendosi in una certa misura ai meccanismi di controllo già presenti a livello delle cellule, allo scopo di adattarli alle esigenze globali dell’organismo in ciascun momento. Vi sono ormoni che agiscono rapidamente, mentre altri hanno un effetto più lento. Fra quelli che sortiscono un effetto immediato vi sono adrenalina e noradrenalina. Inoltre vi sono ormoni che operano in modo diretto, altri in modo indiretto. L’azione diretta si ha quando l’ormone agisce direttamente a livello del suo organo bersaglio; ad esempio, gli androgeni e gli estrogeni agiscono direttamente sugli organi genitali. Nell’azione indiretta l’ormone stimola un’altra ghiandola a produrre ormoni che, a loro volta, agiranno per via diretta; ad esempio, le gonadotropine prodotte dall’ipofisi svolgono un’azione di stimolo sulla produzione di estrogeni da parte dell’ovaio. Vi è poi l’azione condizionata; in questo caso l’ormone agisce direttamente sul suo organo bersaglio, ma l’effetto di questa azione dipende dallo stato cellulare dell’organo stimolato. La ricerca scientifica oggi permette di riprodurre per sintesi gran parte degli ormoni dell’organismo umano. Questo consente sia di studiare l’effetto di queste sostanze e comprenderne meglio la funzionalità, sia di produrre farmaci a partire da ormoni di sintesi con caratteristiche modificate rispetto alle loro controparti organiche. Alcuni esempi di farmaci di questo genere sono i contraccettivi, gli anabolizzanti, gli antiinfiammatori steroidei.
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