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Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di riccardo (del 04/02/2014 @ 18:15:26, in Lettera P, visto n. 1036 volte)
Sono i muscoli costituiti da lamine di tessuto muscolare striato, situati sotto la pelle. Particolarmente sviluppati quelli del capo e quelli della faccia.
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Di riccardo (del 04/02/2014 @ 18:00:21, in Lettera P, visto n. 1766 volte)
L'orripilazione o piloerezione, volgarmente detta pelle d'oca, consiste nell'erezione dei peli e dei capelli dovuta dalla contrazione dei muscoli erettori dei peli in conseguenza di stimoli nervosi provocati ad esempio da un violento stato emotivo come la paura o la nostalgia, la gioia, lo stupore, l'ammirazione e l'eccitazione sessuale, il freddo. Il fenomeno della pelle d'oca si verifica quando i piccoli fasci muscolari alla base di ogni pelo, noti come muscoli erettori del pelo, si contraggono e tirano i peli fino a far assumere loro una posizione eretta. Il riflesso viene avviato dal sistema nervoso simpatico, che è responsabile di molte risposte attacco-fuga. Lo stimolo si comunica, tramite il simpatico, all'innervazione cutanea che induce la contrazione dei muscoli erettori dei peli (detti anche orripilatori), i quali modificano la posizione dei bulbi piliferi e quindi dei peli. Esistono anche alcune patologie che possono associarsi a piloerezione. In letteratura è nota l'esistenza di convulsioni pilomotorie ripetitive. Questo tipo di convulsioni è per altro molto raro[6][7]. Alcuni Autori hanno inoltre segnalato come la piloerezione sia un effetto collaterale decisamente frequente (tra il 40 ed il 50%) della infusione endovenosa di dobutamina. Tale effetto di solito precede l'aumento della frequenza cardiaca secondario alla infusione endovenosa del farmaco e, pertanto, è una chiara indicazione che l'infusione endovenosa è stata efficace.
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Di riccardo (del 04/02/2014 @ 17:45:40, in Lettera P, visto n. 1081 volte)
Tessuto continuo, detto anche cute, che riveste esternamente tutto il corpo e, in corrispondenza con le aperture naturali, si continua con la mucosa che tappezza le cavità interne dei vari apparati (digerente, respiratorio, urogenitale). Insieme agli annessi forma l'apparato tegumentario. A livello anatomico la cute si compone di tre strati principali: l'epidermide, che è lo strato esterno; il derma; l'ipoderma, o strato sottocutaneo. La cute è elastica e resistente, perlopiù sollevabile in pieghe, mentre in certe regioni del corpo appare molto aderente, quasi fissata ai piani sottostanti (come nel palmo della mano o nella pianta del piede). Il suo spessore varia da 0,5 mm (per esempio, nelle palpebre) a 5 mm (per esempio, nella pianta del piede) di cui 0,03-1,5 mm spettano all'epidermide. Genericamente è più sottile nella donna che nell'uomo, nel bambino che nel vecchio, nelle superfici flessorie piuttosto che in quelle estensorie. La cute appare di colorito variabile in relazione alla pigmentazione, all'età, nonché alla sua trasparenza e alla ricchezza dell'irrorazione sanguigna. La superficie della pelle, costituita dall'epidermide, presenta una quantità di rilievi microscopici e depressioni (dovuti alla forma delle parti scheletriche e muscolari sottostanti), nonché di creste cutanee meno appariscenti, solchi interpiliferi e ancora un'infinità di microscopici orifizi, dove sboccano i follicoli piliferi o le ghiandole sebacee e sudoripare. Alcuni solchi e rilievi possono essere transitori, perché dovuti ai movimenti delle articolazioni o dei muscoli, altri possono col tempo divenire anche permanenti (rughe). Istologicamente, nell'epidermide sono riconoscibili alcuni strati sovrapposti, il più esterno dei quali è quello corneo formato da cellule epiteliali appiattite, morte, prive di nucleo e corneificate, tra le quali vi sono fibrille cheratiniche, riunite in fasci o anche isolate; tali cellule vengono via via eliminate (desquamazione) e sostituite per produzione di nuovi elementi cellulari da parte dello strato germinativo sottostante. Quest'ultimo, detto anche strato di Malpighi, o strato spinoso, è costituito da cellule epiteliali prismatiche poligonali od ovalari, con grandi nuclei, fra le quali sono evidenti elementi intercellulari (o spine) e fasci di fibrille (tonofilamenti), che servono entrambi da saldatura tra una cellula e l'altra, per aumentarne la coesione. Tra questi strati principali possono essere presenti altri due intermedi, soprattutto nelle regioni cutanee più soggette a pressioni e sfregamenti: quello detto granuloso, a contatto inferiormente con lo strato di Malpighi, composto da cellule tendenti ad appiattirsi, ancora dotate di nucleo, però in via di degenerazione, e con granuli molto rifrangenti di cheratoialina, con segni infine di trasformazione dei tonofilamenti in fibrille cheratiniche; e quello definito lucido, in rapporto superiormente con lo strato corneo, dall'aspetto omogeneo e splendente, con cellule appiattite, prive di nucleo e imbibite di eleidina, una sostanza semifluida derivata dalla cheratoialina. Il derma costituisce lo strato intermedio della cute. E'uno strato di tessuto connettivo che comprende fibre collagene ed elastiche, molto vascolarizzato e fornito di una buona rete linfatica e di molte terminazioni nervose. Esso ospita anche ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee, bulbi piliferi. L'ipoderma, detto anche pannicolo adiposo sottocutaneo, è ricco di tessuto connettivo a trama lassa, in cui sono raccolte cellule adipose in quantità variabile a seconda delle condizioni di nutrizione, e con disposizione diversa in conseguenza del sesso e dello stato ormonale del soggetto. Il derma può assumere anche un notevole spessore, mentre nell'ipoderma, specie nelle regioni del corpo dove la cute è particolarmente sottoposta a tensioni, pressioni o sfregamenti, compaiono estese fessure, contenenti un liquido, con la specifica funzione di limitare gli eventuali danni derivanti dall'usura. Dal derma le creste si insinuano nell'epidermide soprastante: esse sono ricche di vasi attraverso i quali avviene la nutrizione dell'epidermide stessa, in quanto solo il derma è vascolarizzato. A livello fisiologico il derma è interamente percorso da fibre del sistema vegetativo (destinate ai vasi, ai muscoli lisci cutanei, alle ghiandole, ai peli), le cui terminazioni possono arrivare all'epidermide, che assume così la funzione di un importante organo sensoriale. Grazie all'attività delle sue ghiandole sudoripare, la cute svolge anche, in cooperazione con l'apparato urinario, una funzione escretoria. La cute ha infine capacità immunitaria e proprietà assorbenti, sia pure limitate. La pelle, posta al confine tra il mondo esterno e l'ambiente interno all'organismo, è per eccellenza un recettore complesso di stimoli fisici, chimici, meccanici ecc., che viaggiano nelle due direzioni e in relazione ai quali la cute reagisce prontamente e in vario modo, modificando altresì il suo comportamento. Ciò avviene grazie alla ricchezza di un apparato nervoso estremamente abbondante e sensibile, ricco di terminazioni tattili, termiche, dolorifiche e così via, in grado inoltre di stimolare varie attività cellulari, secretorie, di irrorazione sanguigna, di pigmentazione ecc. Svariate sono le funzioni biologiche della cute: - Protezione fisico-chimica; in larga misura legata alle caratteristiche di elasticità e di resistenza (soprattutto del derma). - Termoregolarizzatore; essendo cattiva conduttrice termica e svolge, per questo, un ruolo di estrema importanza nella termoregolazione, assicurando l'omeostasi della temperatura corporea con dilatazione e costrizione dei vasi sanguigni, variazione dell'evaporazione e della traspirazione a seconda delle temperature. - Barriera protettiva; il pigmento protegge la cute e quindi l'intero organismo dall'azione dannosa dei raggi luminosi. - Battericida; per le proprietà dello strato corneo, della secrezione sebacea e del sudore, la pelle protegge contro l'azione di sostanze e agenti patogeni. - impermeabilità; grazie al suo mantello acido emulsionato (formato dalla combinazione di sebo+sudore) e alle proprietà bioelettriche della cheratina, la cute è in grado di mantenere una elevata impermeabilità nei confronti di molte sostanze, specie idrosolubili, e di neutralizzare gli effetti dannosi delle sostanze ad alcalinità o acidità molto differenti dalla norma. - Capacità di modulare l'assorbimento e la penetrazione di molte sostanze, soprattutto attraverso l'apparato pilosebaceo e le modificazioni di idratazione delle membrane cellulari. Altre importanti funzioni della cute sono la secrezione sudorale e sebacea, quella di pigmentazione e quella cheratogena. In particolare il pigmento che dona il colore alla cute, cioè la melanina, è uno dei prodotti finali del metabolismo cutaneo. Essa si forma nella cute attraverso un complicato processo biochimico-enzimatico; è prevalentemente distribuita nelle cellule dello strato basale epidermico e in alcune altre cellule (melanofori) presenti a volte nel derma superficiale. Il pigmento protegge la cute dall'azione dannosa dei raggi ultravioletti solari, i quali hanno a loro volta la proprietà di provocare un processo fotochimico enzimatico ad azione pigmentante, in presenza dell'enzima tirosinasi.
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Di riccardo (del 04/02/2014 @ 17:29:09, in Lettera P, visto n. 1922 volte)
Malattia causata dalla carenza o dal mancato assorbimento di vitamine del gruppo B, niacina (vitamina PP), o di triptofano, amminoacido necessario per la sua sintesi. Poichè la vitamina PP è presente in genere nei prodotti freschi come latte, verdure e cereali, è frequente nelle popolazioni che si nutrono con alimenti poveri di niacina e di triptofano che si sviluppi la pellagra. Colpisce principalmente persone affette da un sistema alimentare fortemente squilibrato, fattori concorrenti sono stati disturbi gastrointestinali o alcolismo cronico, che pure interferiscono con l'assorbimento e l'assimilazione della vitamina. Anche alterazioni del metabolismo proteico possono causare la pellagra, come nel caso della sindrome carcinoide nella quale viene prodotta in eccesso serotonina, utilizzando fino al 70% del triptofano disponibile e causando quindi carenza di triptofano. A livello sintomatico La pellagra è responsabile di un quadro clinico detto "delle tre D": demenza, dermatite e diarrea. La pellagra comporta lesioni della pelle (soprattutto nelle zone esposte alla luce come desquamazione, eritema, cheratosi), diarrea, infiammazione della lingua e della bocca, irritabilità, confusione mentale, demenza, perdita di appetito e di peso, depressione e ansia. Particolare rilievo hanno i sintomi neurologici, che si manifestano inizialmente come una sindrome polinevritica con disturbi principalmente sensoriali. Risultano essere associati frequenti disturbi psichici (confusione e deterioramento intellettivo) e cutanei (eritemi ed eruzioni bollose). I sintomi della pellagra subclinica possono essere erroneamente interpretati come sintomi di una malattia mentale. Possibili complicanze della malattia possono essere identificate in lesioni a carico del sistema nervoso centrale (in particolare midollo spinale e tronco encefalico) con conseguenti quadri associati di ipertonia, nistagmo e sindrome piramidale. La pellagra deve essere distinta dalle patologie di origine genetica che determinano alterazioni nell'assorbimento intestinale o nel riassorbimento renale degli aminoacidi, come la malattia di Hartnup. In questo caso, il riscontro di aminoacidi nelle urine orienta verso una malattia genetica. Se non curato, questo disturbo può portare alla morte nel giro di pochi anni. La terapia consiste nella somministrazione di vitamina PP ad alte dosi per 14 giorni, quindi a dosi di mantenimento, e nel trattamento dello stato di malnutrizione con una dieta alimentare equilibrata.
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Di riccardo (del 02/01/2014 @ 12:50:55, in Lettera P, visto n. 1097 volte)
Farmaco chemioterapico, appartenente alla famiglia dei fluorochinoloni, con azione antibatterica ad ampio spettro, impiegato in caso di gravi infezioni genitourinarie, epatobiliari, addominali, respiratorie, nelle meningiti e nella setticemia. Si deve usare in pazienti di età superiore ai 18 anni in quanto, come tutti gli antibiotici di questa famiglia, si accumula in modo irreversibile nelle cartilagini articolari.
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Di dr.ssa Anna Carderi (del 19/12/2013 @ 14:31:39, in Lettera P, visto n. 1126 volte)
Tecnica dermo-estetica, usata in dermatologia per ottenere, attraverso una rigenerazione della pelle, l'eliminazione di piccole cicatrici di acne e varicella, di verruche piane giovanili, di discheratosi, di ispessimento patologico dello strato corneo della cute (ipercheratosi), di corni cutanei. Il peeling chimico si avvale di preparati chimici e, in modo particolare, di resorcina (antisettico appartenente alla classe dei difenoli), che, applicata a diverse concentrazioni sotto forma di pasta o pomata, ha un effetto esfoliante. Il peeling fisico prevede l'applicazione di radiazioni ultraviolette e l'asportazione meccanica degli strati cutanei più superficiali. Secondo la classificazione di Rubin i peeling chimici si suddividono in: - molto superficiali (assottigliamento o rimozione dello strato corneo) - superficiali (necrosi di una parte o di tutta l'epidermide fino allo strato basale) - medi (necrosi dell'epidermide e di una parte o di tutto il derma papillare) - profondi (necrosi dell'epidermide fino al derma reticolare) A livello dell'epidermide il peeling, diminuendo le coesione o lisando i cheratinociti: - rimuove lo strato corneo della cute e il tappo cheratinico dei comedoni - aumenta il turnover cellulare con relativa esfoliazione - inibisce l'attività delle ghiandole sebacee In base alla profondità di penetrazione, la sostanza chimica adoperata può coagulare la struttura proteica delle cellule (frosting) A livello del derma il peeling: -esercita un effetto irritante con conseguente eritema ed edema -stimola i fibroblasti a produrre glicoproteine e nuovo collagene, con ristrutturazione della componente fibrosa del derma Gli agenti chimici maggiormente utilizzati sono: acido glicolico acido mandelico acido piruvico acido salicilico acido tricloroacetico fenolo resorcinolo Le principali indicazioni al trattamento con peeling chimici sono: invecchiamento cutaneo discromie acne in fase attiva o cicatriziale acne rosacea iperseborrea
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Di dr.ssa Anna Carderi (del 19/12/2013 @ 14:21:16, in Lettera P, visto n. 1402 volte)
In ambito psichiatrico la pedofilia è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale, e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale per soggetti che invece non lo sono ancora, cioè in età pre-puberale. Il limite di riferimento di età varia da persona a persona (poiché ogni individuo raggiunge la maturità sessuale in tempi diversi), ma oscilla generalmente tra gli 11 e 13 anni. La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini) poichè le due categorie non sono sempre coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell'individuo o un disturbo psichico. La pedofilia definisce l'orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo. Vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia. L'attrazione sessuale - in qualche misura - verso i bambini non è sufficiente per la diagnosi di pedofilia. Il Manuale Diagnostico DSM IV-TR definisce pedofili solo quelle persone, aventi più di 16 anni, per le quali i bambini o le bambine costituiscono l'oggetto sessuale preferenziale, o unico. Occorre inoltre che il sintomo persista in modo continuativo per almeno 6 mesi. Non si considera pedofilia il caso in cui la differenza di età tra gli individui sia minore di circa 7 anni. Non sono da considerare pedofili i soggetti attratti principalmente da persone in fasce di età pari o superiori ai 12 anni circa, purché abbiano già raggiunto lo sviluppo puberale: l'attrazione per gli adolescenti è definita con i termini poco usati efebofilia e ninfofilia o «sindrome di Lolita». Il criterio psichiatrico DSM prevede diverse specificazioni, la pedofilia può essere: di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini/e) oppure di Tipo Non Esclusivo (persona attratta anche da persone adulte); di Tipo Differenziato (attrazione solo per uno dei due sessi) oppure di Tipo Indifferenziato. L'attrazione per bambini maschi risulta mediamente più resistente fra i child molester: il tasso di recidiva dei soggetti attratti da bambini è circa doppio di quelli attratti da bambine. Tali aspetti sono anche meglio dettagliati nell'ambito della psicopatologia sessuale dei Sexual Offender, vale a dire di quella categoria di persone che a motivo della loro compulsività sessuale rientrano nelle casistiche giudiziarie e attuano comportamenti che vengono riconosciuti come penalmente rilevanti. Il Tipo Indifferenziato inoltre sembra essere mediamente più grave del Tipo Differenziato. Vi è inoltre una forma di pedofilia limitata all'incesto (interesse rivolto solo a figli/e o a fratelli/sorelle). La diffusione dei reati di pedofilia è considerata elevatissima. Il 10-30% circa dei bambini subisce molestie sessuali entro i 18 anni. L'attrazione del pedofilo può essere rivolta sia verso i bambini sia verso le bambine, ma sembra che queste ultime siano le vittime più frequenti (88%). Sino a oggi le condanne per pedofilia hanno riguardato solo 40 casi su 4000. Secondo i dati raccolti da Telefono Azzurro e pubblicati nel Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, quasi il 60% degli abusi su minori avviene in famiglia. Nel panorama internazionale emerge che in Francia e in Inghilterra i minorenni vittime di abuso sessuale sono molto più numerosi, ma ciò che preoccupa in Italia è il "sommerso": è probabile, infatti, che alcune situazioni di abuso non arrivino alla denuncia. Occorre a tal riguardo tener sempre ben chiaro a mente che, secondo le disposizioni di legge attualmente vigenti in Italia, l'intrattenere da parte d'un adulto un qualsiasi tipo di contatto intimo con minori di 14 anni è severamente proibito[4] anche fosse consenziente; l'età minima a 13 anni riguarda invece esclusivamente i rapporti sessuali tra coetanei: 14 anni è inoltre anche l'età richiesta per le relazioni omosessuali. L'età può salire anche fino a 18 però quando l'adulto ha una posizione di autorevolezza o potere sul minore (e che abusi di ciò), un insegnante ad esempio (Vedi sotto in sezione "Aspetti normativi"). Nel caso in cui gli atti sessuali avvengano consenzientemente in cambio di denaro o altra utilità economica con un minore di 18 anni si ha il reato di Prostituzione minorile (Art. 600-bis, comma 2 c.p.).
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