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Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di dr.ssa Anna Carderi (del 11/02/2014 @ 17:40:01, in Lettera P, visto n. 1655 volte)
Organo genitale e riproduttivo esterno maschile che contiene anche la parte terminale dell'uretra. Si compone di tre porzioni: -la radice, sita profondamente nello spessore del perineo anteriore e posta sotto la sinfisi pubica.E'formata da due radici, costituenti la porzione inferiore dei corpi cavernosi e da un bulbo, la porzione inferiore ed espansa del corpo spongioso. Le radici si inseriscono inferiormente all'arco pubico, mentre il bulbo sulla membrana perineale. La radice è una struttura allungata, inizialmente cilindrica in sezione, posteriormente diviene triangolare; in vivo è ricoperta dalle fibre muscolari spiraliformi del muscolo ischiocavernoso che dalla sinfisi pubica si porta posteriormente fino al muscolo trasverso superficiale del perineo. Il bulbo penieno è un corpo tondeggiante e ovalare collocato in mezzo alle due radici e fissato alla faccia inferiore della membrana perineale che lo riveste con uno strato fibroso; si continua nel corpo spongioso. È ricoperto dal muscolo bulbospongioso presso la sua faccia superficiale, mentre profondamente è perforato dall'uretra. -il corpo, dalla forma cilindrica, in stato di tumescenza è formato dai due corpi cavernosi, continuazioni delle radici, e dal corpo spongioso, continuazione del bulbo spongioso. I corpi cavernosi formano gran parte del corpo del pene e sono due strutture cilindriche allungate e parallele tra loro, separate da un setto fibroso completo prossimalmente e incompleto (spesso chiamato setto pettiniforme) distalmente, dove permette lo scambio di sangue tra i due corpi. Sia superiormente sia inferiormente presentano dei solchi mediani che decorrono per tutta la loro lunghezza sino alle radici, quello inferiore (faccia uretrale) è più profondo e accoglie il corpo spongioso, quello superiore invece accoglie il fascio neurovascolare dorsale del pene. I corpi cavernosi sono ricoperti dalla tonaca albuginea, due foglietti, uno superficiale che ricopre entrambe i corpi in un'unica guaina dalle fibre longitudinali e un foglietto profondo che ricopre singolarmente ciascun corpo e possiede fibre circolari; questo foglietto si fonde e dà origine al setto interposto tra i due corpi. Il corpo spongioso è una struttura cilindrica il cui spessore si fa minore distalmente sino alla sua espansione interna al glande e che ne segue la forma accogliendo al suo interno la porzione distale dell'uretra e la sua fossa navicolare (uretra peniena). È posto posteriormente rispetto ai corpi cavernosi e si adagia nel loro solco mediano inferiore (o posteriore). È ricoperto dalla tonaca albuginea. -il glande, rigonfiamento simile a un cono arrotondato al vertice, coperto da mucosa e rivestito da pelle retrattile. E'una struttura bulbare semiconica ricoperta dal prepuzio. La sua cute può andare dal rosato al violaceo, è piuttosto liscia e sulla faccia uretrale del pene è perforata dall'uretra che sbocca tramite l'orifizio uretrale, di forma ovale schiacciata e allungata. -il prepuzio, è assicurato al glande dal frenulo o filetto, all'altezza del solco balano-prepuziale che lo separa dal corpo. Sull'apice del glande si apre il meato urinario, che rappresenta l'orifizio terminale dell'uretra. Costituito principalmente da formazioni e tessuti erettili (corpi cavernosi e corpo spugnoso), il pene possiede la proprietà di aumentare di dimensioni e di consistenza passando dalla fase flaccida alla fase di erezione, diventando adatto alla penetrazione durante il coito. La lunghezza media di un pene eretto è di 15 cm e il 95% degli uomini di tutto il mondo ha un pene lungo tra i 12 e i 18 cm, mentre la media europea si attesta tra i 11 e 15 cm (dato del 1995.
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Di riccardo (del 13/02/2014 @ 11:06:53, in Lettera P, visto n. 1387 volte)
Sono un gruppo ben definito di malattie autoimmuni, caratterizzate da autoanticorpi contro le proteine strutturali della giunzione dermo-epidermica e, sotto il profilo clinico, da bolle tese ed erosioni a livello della cute o delle membrane mucose vicine alla superficie cutanea. La più comune tra queste patologie è il pemfigoide bolloso, che colpisce principalmente le persone anziane con un'incidenza che in Europa è più che raddoppiata negli ultimi dieci anni. La prognosi e i trattamenti variano molto a seconda della malattia; poiché i criteri clinici generalmente non sono sufficienti, per poter giungere ad una diagnosi esatta è necessario ricorrere a microscopia a immunofluorescenza diretta di un campione di biopsia perilesionale o a test sierologici. Per otto malattie pemfigoidi sono stati individuati gli antigeni bersaglio a livello molecolare e questo ha permesso lo sviluppo di esami diagnostici standard per l'individuazione di autoanticorpi nel siero, alcuni dei quali disponibili in commercio. In questo Seminario analizziamo la gamma clinica, i criteri diagnostici, i sistemi di analisi diagnostiche e le opzioni terapeutiche relative a questo gruppo di malattie.
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Di dr.psico (del 08/09/2007 @ 16:14:17, in Lettera P, visto n. 3210 volte)
È un gruppo di rare malattie autoimmuni che colpiscono la cute e le mucose, probabilmente di causa ereditaria. Il sistema immunitario ha tra i suoi compiti quello di produrre anticorpi per difendere l'organismo ed eliminare le infezioni causate da batteri, da virus o da altri microrganismi. Nel caso di una malattia autoimmune, il sistema immunitario attacca erroneamente l'organismo, producendo anticorpi che colpiscono in varia misura le cellule, i tessuti e gli organi del proprio corpo. Questi anticorpi che attaccano il proprio organismo vengono chiamati autoanticorpi. Le cellule dell'epidermide sono attaccate l'une alle altre per mezzo dei desmosomi, strutture di ancoraggio costituite da particolari proteine, le più importanti delle quali si chiamano desmogleine. Il loro legame previene il distacco tra le cellule dell'epidermide e mantiene la cute intatta. Il pemfigo insorge quando il sistema immunitario percepisce come estranee le desmogleine epidermiche e produce autoanticorpi per attaccarle causando la rottura dei legami tra le cellule, che si separano l'une dalle altre, scollandosi letteralmente. Questo evento causa la formazione di erosioni o di vere e proprie bolle piene di liquido, che possono a volte ricoprire gran parte del corpo ed interessare le mucose del cavo orale, o meno frequentemente del naso, dei genitali, degli occhi. Il pemfigo non è contagioso, non è trasmissibile per contatto interpersonale o sessuale né attraverso il sangue. È una malattia rara: il numero di nuovi casi diagnosticati nelle varie popolazioni ogni anno è molto basso. Esistono tre forme principali di pemfigo: volgare, foliaceo. paraneoplastico.Tali forme si differenziano in base al tipo di desmogleina attaccata dagli autoanticorpi e dallo strato dell'epidermide che è sede di formazione della bolla. Il pemfigo volgare, o comune, rappresenta la forma più frequente, ed è causato da autoanticorpi diretti contro la desmogleina, con o senza la contemporanea presenza degli autoanticorpi. Il legame dell'autoanticorpo causa la separazione delle celle nella porzione bassa dell'epidermide, a livello dello strato spinoso, con conseguente formazione di bolle a livello delle membrane mucose e della cute. Spesso le mucose sono colpite per prime, sotto forma di ulcerazioni dolorose, mentre a livello cutaneo le bolle possono somigliare a quelle delle ustioni di secondo grado, sebbene non mostrino tendenza spontanea alla guarigione. Nel pemfigo foliaceo sono presenti solo autoanticorpi diretti contro la desmogleina, e ciò fa si che le mucose non vengano colpite e che nella cute il danno sia solo a carico degli strati più superficiali dell'epidermide, cosicché la formazione di vere e proprie bolle intatte è un evento raro, mentre sono comuni le lesioni erosive spesso pruriginose. Il pemfigo paraneoplastico è una forma estremamente rara, ma la più grave. In essa il processo autoimmune provoca la formazione di autoanticorpi diretti sia contro le desmogleine che contro altre varie molecole presenti sulla cute e sulle membrane mucose.È una patologia associata sempre alla presenza di una neoplasia, spesso maligna, a volte già nota ma in alcuni casi svelata solo dall'insorgenza di questa complicanza. Si manifesta con ampie zone di scollamento della cute e delle membrane mucose e può, a differenza delle altre forme, associarsi ad interessamento delle vie aeree inferiori. Il pemfigo si diagnostica.attraverso una accurata anamnesi e un attento esame obiettivo, poiché spesso l'aspetto e la localizzazione delle lesioni sono spesso sufficienti per sospettare la diagnosi, eseguendo una biopsia lesionale con esame istologico, il quale riesce a visualizzare l'epidermide con le cellule separate tra di loro in maniera tipica perché ormai prive di legami ed eseguendo un'immunofluorescenza diretta su biopsia cutanea. Tale metodica è in grado di identificare la presenza degli autoanticorpi diretti contro le desmogleine, localizzati tra le cellule dell'epidermide, direttamente sulla cute del soggetto.Il cortisone è tuttora il farmaco principale per bloccare la reazione autoimmune e diminuito fino all'utilizzo di piccole dosi di mantenimento. Si associano al cortisone varie altre molecole immunosoppressive, il cui impiego è giustificato dall'esigenza di abbreviare il decorso della malattia e al contempo dalla necessità di combattere le complicanze legate all'impiego di forti dosaggi di cortisone per lungo periodo. Tra i vari farmaci immunosoppressori impiegati si utilizzano l'azatioprina, la ciclofosfamide, il micofenolato mofetile, il metotressato, la ciclosporina, il dapsone, i sali d'oro, le immunoglobuline endovena, l'idrossiclorochina.
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Di dr.ssa Anna Carderi (del 11/02/2014 @ 17:15:12, in Lettera P, visto n. 1023 volte)
Misurazione indiretta del bacino osseo per valutare le possibilità di svolgimento del parto. Si effettua nel corso dell'esame obiettivo ginecologico.
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Di dr.ssa Anna Carderi (del 11/02/2014 @ 17:04:34, in Lettera P, visto n. 1042 volte)
Formazione anatomica costituita da strutture muscolofasciali, da muscoli e da legamenti disposti in modo da svolgere una triplice funzione: sostenere gli organi che sono all'interno della pelvi, permettere il passaggio del feto durante il parto e svolgere un'azione simil-sfinterica per l'uretra, la vagina e il retto che li attraversano. Un'area romboidale che si estende dalla sinfisi pubica al coccige, chiudendo in basso la cavità addomino-pelvica, circondando e sostenendo l'uretra, la vescica e la vagina fino all'apparato ano-rettale. Lateralmente i suoi confini sono sostanzialmente individuabili a livello delle tuberosità ischiatiche. Il pavimento pelvico è stato lungamente Quella del pavimento pelvico rappresenta di fatto sia la regione chiave della defecazione e della minzione che quella della sessualità.
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Di riccardo (del 11/02/2014 @ 16:59:15, in Lettera P, visto n. 1136 volte)
Dette anche bacinetto renale è una formazione cava a pareti membranose, situata nella parete concava del rene, a livello dell'ilo. Di forma svasata a imbuto in essa sboccano i canali delle piramidi di Malpighi e da essa prende avvio l'uretere. Accoglie l'urina prodotta dal parenchima renale convogliandola nell'uretere. La pelvi renale è la sede di formazione dei calcoli. Benché possano depositarsi per gravità nel calice maggiore inferiore, crescendo ed obliterando l'intero bacinetto, molto spesso piccoli calcoli formati nella pelvi si immettono nell'uretere, bloccando il deflusso di urina. Questa condizione è alla base della colica ureterale. Molto più raramente, la pelvi è sede di neoplasie gravi, quali il carcinoma uroteliale.
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Di riccardo (del 04/02/2014 @ 18:17:30, in Lettera P, visto n. 1482 volte)
Annesso cutaneo costituito prevalentemente di cheratina, che si presenta come un sottilissimo bastoncino, in parte sporgente dalla cute e in parte contenuto in un'infossatura dell'epidermide, il follicolo pilifero. La parte esterna del pelo è detta fusto, quella interna radice. Nel punto di passaggio fra radice e fusto si nota una leggera strozzatura (colletto del pelo); il fusto ha sezione variabile (ovale, circolare, triangolare), superficie liscia, apice appuntito. La superficie del pelo è costituita da cellule corneificate lamellari, al di sotto delle quali si trovano cellule pigmentate e all'interno cellule cubiche, tra le quali si trovano spazi contenenti aria. Lo strato interno è detto midollare, quello intermedio corticale, quello esterno cuticola, alla quale, nella radice, si addossa una guaina epiteliale. Quest'ultima riveste una papilla dermica riccamente irrorata, il bulbo del pelo, e costituisce la matrice del pelo, da cui si formano tutti i suoi elementi. Entro il follicolo sbocca una ghiandola sebacea, il cui secreto mantiene impermeabile il pelo e la cute circostante (con funzione protettiva); inoltre, nel follicolo è impiantato un piccolo muscolo erettore del pelo (muscolo orripilatorio), la cui contrazione provoca il sollevamento verso l'esterno del bulbo e quindi del pelo. La distribuzione e l'entità del rivestimento pilifero sono in rapporto al sesso e all'età. Il colore dei peli è dovuto alla presenza di pigmento melaninico, mentre l'incanutimento è causato dalla progressiva scomparsa delle cellule pigmentate che lasciano quindi ampi spazi vuoti, i quali provocano la trasparenza (e di conseguenza l'aspetto bianco) del pelo. Secondo la regione cutanea interessata i peli acquistano nome diverso: capelli, barba, baffi, ciglia e sopracciglia, vibrisse. I vasi che nutrono i peli provengono dalla rete capillare del derma; l'innervazione è garantita da fibre terminali dei nervi della pelle. Chimicamente un pelo consiste in una serie di filamenti di cheratina, una sclero proteina che viene prodotta nel più profondo degli strati dell'epidermide. Partendo da qui, la cheratina migra verso gli strati superiori e va ad addensarsi in cellule specifiche, che perdono il nucleo e vengono dette cornee. Queste cellule morte ricche di cheratina e quindi molto dure e fibrose vanno a formare, oltre ai peli, diversi altri elementi degli organismi animali, come ad esempio le unghie, gli artigli, gli zoccoli e i corni dei rinoceronti. I peli fanno parte, insieme al follicolo pilifero e ad una ghiandola sebacea, del complesso pilosebaceo. Non sono disposti verticalmente, ma obliquamente ed emergono dall'epidermide a livello dei solchi epidermici superficiali secondo delle linee, denominate correnti, a decorso spiralato che convergono in un vortice centrale. Gli animali spesso posseggono, al contrario dell'uomo, particolari peli detti "peli tattili" o "vibrisse", situati vicino agli occhi o sul muso e dotati di molte più connessioni nervose al livello della radice. Tutti i peli contengono comunque, fatta eccezione per gli animali albini, dei pigmenti che conferiscono loro una grande varietà di colori. Nello specifico il pelo è formato da: -La cuticola; lo strato più esterno, con uno spessore di 2-4 μm, formato da scaglie quadrangolari legate fra loro con un margine libero che è rivolto verso la punta del pelo. Sono queste scaglie che determinano l'irregolarità della superficie. Le scaglie sono delle lamelle cornee derivanti da cheratinociti in un modo analogo a come avviene nell'epidermide. È uno strato sottoposto ad alterazione durante la crescita del pelo e protegge gli strati sottostanti. - Corteccia: è la parte principale del pelo ed appare striata longitudinalmente a causa delle cellule che la compongono. Queste, infatti, sono cellule epitaliali fusiformi e allungati rispetto all'asse maggiore del pelo ricche di cheratina e tonofibrille, un residuo nucleare, una proteina insolubile ricca di zolfo e granuli di pigmento melaninico. Il colore del pelo dipende dalla disposizione di tali granuli: contenenti eumelanina e disposti longitudinalmente nei soggetti bruni, sparsi e contenenti feomelanina e tricromi nei biondi e rossi. - Midolla; la parte più centrale che si va via via riducendo fino all'estremità del pelo. Non è presente nei peli folletti e poco marcata nei piccoli peli terminali. Corrisponde ad un quinto del pelo ed è composta da cellule poliedriche sovrapposte e poco cheratinizzate. Tali cellule presentano glicogeno e granuli acidofili costituiti da una proteina simile alla cheratoialina. La produzione dei peli non è un continuo, ma segue un ciclo secondo il quale il follicolo pilifero entra in una fase quiescente con espulsione del pelo, una fase di riposo e una fase di ricrescita. Questo ciclo riguarda i follicoli piliferi già esistenti alla nascita e non la formazione di nuovi follicoli, il cui numero è lo stesso (o meno) di quelli presenti alla nascita. Il ciclo è composto da tre fasi: anagen, catagen e telogen. Il ciclo è indipendente per ogni follicolo e quindi il numero di follicoli quiescenti o a riposo non è costante. Il pelo sostituisce nei mammiferi le scaglie di pesci, rettili e anfibi. Se queste però hanno ruolo nella termoregolazione, i peli dei mammiferi hanno invece fondamentale ruolo nella coibentazione, cioè il mantenimento della temperatura, la cui regolazione è compito del sistema circolatorio. I peli servono cioè a difendersi dalle temperature troppo alte e soprattutto da quelle inferiori alla norma. Il pelame della maggior parte dei mammiferi dotati di folta pelliccia è costituito generalmente da peli di due tipi diversi. I primi, generalmente di lunghezza maggiore, robusti, relativamente rigidi e assottigliati in punta, formano la cosiddetta giarra, che spesso è la sola parte della pelliccia esteriormente visibile ed è generalmente uguale in estate e in inverno. Al disotto della giarra è invece presente un altro strato di pelo, la lanugine o borra, più folta, più morbida e con funzione di isolamento termico. Questo strato varia invece a seconda delle stagioni, in quanto è quasi assente in estate e sviluppatissimo d'inverno, al punto da oltrepassare, talvolta, la giarra, comportando un cambiamento cromatico dell'animale a seconda delle stagioni, come nel caso del camoscio e del capriolo[4]. Il pelo può servire anche da difesa contro i predatori: è il caso dell'istrice e del riccio, che si proteggono rendendo ispide e addirittura appuntite le loro pellicce. Diverse e numerose sono le malattie che possono colpire il pelo degli animali e dell'uomo: in primo luogo ricordiamo la caduta di capelli, ma anche l'irsutismo o il cambiamento dei colori dei peli con tendenza al grigio. Quando non è legata all'età, la caduta dei capelli può essere sintomo di infiammazioni, infezioni ed anche di disturbi nervosi, mentre l'irsutismo, ovvero peli troppo folti, può derivare da disfunzioni delle ghiandole endocrine (in certi casi addirittura tumori). Ancora, è stato dimostrato che uno shock può essere in grado di far divenire i capelli grigi, così come uno stato d'ansia molto prolungato. Esistono poi numerosi esseri viventi che possono infestare il pelo degli animali come degli uomini: nei primi riscontriamo soprattutto la presenza di zecche e di pulci, mentre nei secondi si possono trovare pidocchi e piattole, rispettivamente nei capelli e nei peli pubici. Anche alcuni funghi possono causare malattie dei peli, soprattutto in condizioni di scarsa igiene.
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