Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'uva spina è una varietà di ribes con acini di colore giallo o verde pallido, dal sapore acidulo. In Italia è poco usata e difficile da reperire, perché il degrado ambientale ne ha limitato la diffusione spontanea. Viene anche detta uva marina, uva spinella, uva dei frati, uva ursina.
Ved. anche Frutti di bosco e Ribes.
La pianta della Vitis vinifera, specie utilizzata per la produzione dell’uva, è originaria di una vasta zona compresa fra Europa, Africa del nord e Asia. Fu introdotta in Francia dai fenici nel 600 a. C.; i romani la introdussero in Germania nel secondo secolo dopo Cristo. Attualmente la produzione mondiale di uva da tavola supera i settanta milioni di quintali; l’Italia detiene il primato, con oltre quindici milioni. Le due regioni in cui viene prodotta la maggioranza di uva da tavola italiana sono Puglia (65%) e Sicilia (25%).
Alcune delle varietà più diffuse sono Alfonso Lavallèe, Cardinal (ottenuta nel 1939 a Fresno, in California; è una delle migliori varietà di uva precoce, con grappoli grandi e colore rosso violaceo), Italia (prodotta da un incrocio di uve Bicane e Moscato d’Amburgo; una delle più apprezzate, con grappoli grandi e consistenti, di colore giallo dorato, con un delicato sapore di moscato) e Regina (una delle più antiche e diffuse, di provenienza probabilmente siriana, introdotta in Italia dagli antichi romani).
Oltre all’importanza per la produzione del vino, anche il consumo di uva da tavola è importante per la nutrizione umana, soprattutto grazie alla presenza di zuccheri solubili in percentuali elevate (attorno al 18%). L’uva contiene poca vitamina C, quantità minime di proteine e grassi, è ricca di potassio e povera di sodio.
Ha leggere proprietà diuretiche e può essere utile a chi soffre di stipsi. Chi vuole evitare il consumo di buccia e semi può bere il succo d’uva. Oltre che essere consumata al naturale, può servire per preparare dolci, marmellate e sorbetti. In commercio si trova anche l’uva essiccata (uva passa, uvetta), che è notevolmente più calorica di quella fresca. Un’avvertenza agli amanti delle diete: la cosiddetta cura dell’uva (ampeloterapia), che consiste nella progressiva riduzione di tutti gli altri alimenti fino ad arrivare a mangiare solo uva (anche due chili al giorno), non può essere protratta oltre il limite fissato dal dietologo; inoltre, il consumo di quantità così elevate di questo frutto può causare problemi ad alcuni soggetti. Il consumo d'uva dovrebbe essere moderato anche nelle diete ipocaloriche, preferendole altra frutta, meno calorica e più saziante.
INFO AL: Uva fresca Carboidrati: 14,7; proteine: 0,5; grassi: 0,1; acqua: 80; calorie: 62
Uva essiccata Carboidrati: 72; proteine: 1,9; grassi: 0,6; acqua:17,1; calorie: 301.
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:10:59, in Lettera U, visto n. 2476 volte)
Piccola rientranza a fondo cieco situata nella prostata che si apre nell’uretra in corrispondenza del collicolo seminale. Nell’uomo costituisce l’omologo dell’utero e della vagina, di cui ha la medesima derivazione embriologica.
Di bob (del 16/01/2012 @ 15:11:58, in Lettera U, visto n. 1328 volte)
Piccola vescica dalla forma tondeggiante con un diametro di 2mm costituisce, insieme al sacculo e ai canali semicircolari, delle formazioni del labirinto membranoso dell’orecchio interno.
Di Admin (del 28/03/2013 @ 11:57:55, in Lettera U, visto n. 5294 volte)
Patologia che colpisce tutto l'utero, determinandone una perdita di
elasticità connessa a un progressivo ingrossamento e indurimento del tessuto.
Tipico dell'invecchiamento colpisce al di sopra dei trent'anni con una percentuale
che va dal 30 al 40 per cento. Le cause che determinano il
progressivo indurimento del miometrio, il muscolo dell'utero, sono molteplici;
tra le principali, oltre all'età, è un' eventuale infiammazione che interessi (o abbia interessato nel passato)
l'endometrio, ossia il tessuto interno dell'utero. E' una delle complicazioni che di frequente si
accompagnano o si susseguono a un'endometriosi. Per quanto concerne i
sintomi, la presenza di un utero fibromatoso è segnalata,
solitamente, da un aumento consistente sia delle perdite che dei dolori durante
il ciclo mestruale. Oltre a tali disturbi, che possono dare origine, peraltro, a
forti anemie, dovute alla brusca diminuzione di ferro e globuli rossi nel
sangue, le problematiche connesse alla fibromatosi uterina sono anche una
diminuzione della fertilità e, soprattutto, difficoltà nel corso della
gravidanza, tanto che, non di rado, si assiste a parti prematuri e si innalza il
rischio di aborti naturali. Al momento del parto stesso, poi, la scarsa
elasticità ostacola, a volte in maniera anche preoccupante, la fuoriuscita del
feto dal grembo materno. In merito ai rimedi, l'unica
soluzione sembra essere la somministrazione di sostanze che tendono a ridonare all'utero l'elasticità necessaria, in particolare farmaci contenenti estrogeni e progestinici. Qualora
alla fibromatosi uterina sia associata la presenza di fibromi uterini,
eventualità piuttosto frequente, quest'ultimi andranno trattati, invece, nel modo più opportuno.
Organo cavo dell'apparato genitale femminile, collegato alle ovaie tramite due condotti chiamati tube di Falloppio e all'esterno per mezzo della vagina.
Permette di accogliere l'embrione durante il suo sviluppo.
Danno ai tessuti cutanei conseguenti all'esposizione più o meno prolungata a agenti termici, chimici o a sorgenti elettriche. L'entità del danno prodotto è direttamente correlata al tipo di agente, al tempo di esposizione, alla sede corporea interessata, all'età del soggetto. Le ustioni possono essere classificate in base alla profondità in:
- ustioni di I grado o superficiali: con interessamento esclusivamente dell'epidermide. Clinicamente si manifestano con arrossamento, edema e dolore.
- ustioni di II grado o a medio spessore: con interessamento del derma superficiale (II grado superficiale) e profondo (II grado profondo), che clinicamente si presentano con una colorazione dal rosa pallido al bianco.
- ustioni di III grado o a tutto spessore: con interessamento della cute a tutto spessore, coinvolgendo pertanto anche il tessuto sottocutaneo (ipoderma). Le aree si presentano bianche, tese, non dolenti. Il grado estremo prende il nome di carbonizzazione.
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