Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Protrusione della congiuntiva bulbare rispetto ai tessuti sottostanti dovuta alla formazione di una raccolta di liquido.
Acido biliare primario sintetizzato dal fegato e secreto nella bile coniugato con glicina e taurina: nell'intestino viene trasformato dalla flora batterica in un acido biliare secondario, l'acido litocolico. L'àcido chenodesossicòlico viene anche impiegato nella terapia medica dei calcoli biliari (colelitiasi), al fine di sciogliere i calcoli puri di colesterolo: a causa della sua tossicità per il fegato viene di solito associato all'acido ursodesossicolico. Alle dosi terapeutiche può indurre una lieve diarrea; è sconsigliato in gravidanza e nelle malattie infiammatorie dell'intestino (vedi anche biliari, acidi).
Sostanza proteica costituente principale di peli, capelli, strato corneo dell'epidermide, unghie. La cheratina pura è insolubile in acqua e in gran parte dei solventi organici; resiste all'azione degli acidi diluiti e degli enzimi proteolitici (pepsina, papaina). In base ai caratteri fisici, le cheratine vengono distinte in molli e dure. Le prime sono traslucide, di consistenza plastica, si desquamano facilmente in piccole scaglie; esposte al calore si retraggono, mentre in acqua fredda si idratano rigonfiandosi. Le cheratine dure sono invece compatte, di colore giallastro, non desquamabili e molto resistenti sia all'acqua sia al calore. La molecola della cheratina è ricca di zolfo e contiene quantità elevate degli aminoacidi prolina e cisteina. Nella struttura molecolare delle cheratine sono state messe in evidenza due componenti, una amorfa e una paracristallina.
La cheratina è usata per ricoprire le pillole "gastro-resistenti" e come materia prima per la produzione di idrolisati proteici.
Processo di formazione dello strato corneo dell'epidermide, che conferisce alla cute funzione difensiva contro gli agenti esterni. Dallo strato germinativo hanno origine le cellule della cute che, attraverso modificazioni anatomiche e biochimiche, si portano verso lo strato più superficiale: tale processo dura 28 giorni.
Processo infiammatorio della cornea. I sintomi prevedono iperemia congiuntivale, fotofobia, lacrimazione e dolore. Le cheratiti si dividono in superficiali, profonde, ulcere corneali, cheratiti specifiche (luetiche, tubercolari ecc.) e virali. Nelle cheratiti superficiali il processo infiammatorio è limitato all’epitelio, alla membrana di Bowmann e agli strati anteriori del parenchima corneale. Tra le cheratiti profonde la più frequente è la cheratite disciforme, di origine virale, monolaterale, che interessa l’endotelio e la lamina di Descemet e può condurre all’ipoestesia corneale. Nell’ulcera corneale si ha perdita di sostanza, attraverso cui penetrano germi vari, che può risolversi con completa guarigione ma opacizzazione della cornea, oppure progredire ed estendersi anche in profondità, con notevole tumefazione della membrana di Descemet (descemetocele) e conseguente perforazione dell’ulcera con fuoriuscita di umor acqueo, e glaucoma. Una varietà di ulcera corneale è il cheratoipopion. Tra le cheratiti virali la più frequente è quella erpetica. La terapia delle cheratiti prevede cure locali (pomate e colliri a base di antibiotici e antinfiammatori) e generali.
Infiammazione a carico di cornea e congiuntiva. La più frequente è la cheratocongiuntivite epidemica, per infezione da Adenovirus; a evoluzione lenta, insorge in genere dopo una faringotonsillite; i segni oculari sono: infiltrati infiammatori, perdita dell'epitelio corneale e diminuzione dell'acuità visiva. La terapia prevede l'uso di antibiotici e antinfiammatori.
Progressiva deformazione della curvatura della cornea, che assume una forma a cono. Colpisce nell'adolescenza e comporta diminuzione dell'acuità visiva, astigmatismo irregolare e miopia. la sua evoluzione comporta la perforazione della cornea e alla formazione di un leucoma. La terapia è medica, con l'uso di miotici; protesica, con applicazione di lenti a contatto corneali e sclerocorneali; chirurgica nelle forme gravi in cui i precedenti trattamenti non sono efficaci: consiste in interventi conservativi (diatermocoagulazione dell'apice corneale sfiancato) e sostitutivi (cheratoplastica o trapianto corneale).
Oggi c'è una nuova tecnica soft, che evita il trapianto di cornea: il cross linking corneale.
|